domenica 27 dicembre 2009

Scese dunque con loro e venne a Nàzaret e stava loro sottomesso

Sant'Antonio di Padova (c. 1195-1231), francescano, dottore della Chiesa
Sermoni per la domenica e le feste dei santi

«Stava loro sottomesso». A queste parole, si dilegui ogni orgoglio, crolli ogni rigidità, si sottometta ogni disobbedienza. «Stava sottomesso». Chi? Colui che, con una sola parola, ha creato tutto dal nulla. Colui che, come dice Isaia, «con il cavo della mano misurò il mare; che sul suo palmo prese le dimensioni dei cieli; che con tre dita sollevò la terra; colui che pesa sulla sua bilancia colline e montagne» (40,12). Colui che, come dice Giobbe, «fa tremare la terra e scuote le colonne del cielo; colui che comanda al sole e fa rientrare le stelle; colui che dispiega i cieli e cammina sulle onde del mare; colui che fece le costellazioni; colui che opera meraviglie prodigiose e senza numero» (9,6-10)... È lui, così grande, così potente, che è sottomesso. E sottomesso a chi? A un operaio e a una poverissima vergine.
O «primo e ultimo»! (Ap 1,17) O capo degli angeli, sottomesso a degli uomini! Il Creatore del Cielo, sottomesso a un operaio, il Dio di eterna gloria sottomesso a una piccola povera vergine! Si è mai visto nulla del genere? Si è mai sentita una cosa simile?
Allora, non esitate a obbedire, a sottomettervi... Scendere, venire a Nàzaret, essere sottomessi, obbedire perfettamente: qui sta tutta la sapienza... Questo significa essere sapiente con sobrietà. La pura semplicità è «come le acque di Siloe, che scorrono in silenzio» (Is 8,6). Ci sono dei sapienti negli ordini religiosi; ma è attraverso uomini semplici che Dio ve li ha raccolti. Dio «ha scelto quelli che erano stolti e infermi, deboli e ignoranti», per raccogliere attraverso di essi «coloro che erano sapienti, potenti e nobili», «affinché nessuna carne possa gloriarsi in se stessa» (1Co 1,26-29), bensì in colui che è sceso, che è venuto a Nàzaret, e che è stato sottomesso.
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