venerdì 31 gennaio 2014

L’uomo getta il seme e dorme; il seme germoglia e cresce. Come, egli stesso non lo sa.

Mc 4,26-34 
Diceva: «Così è il regno di Dio: come un uomo che getta il seme sul terreno; dorma o vegli, di notte o di giorno, il seme germoglia e cresce. Come, egli stesso non lo sa. Il terreno produce spontaneamente prima lo stelo, poi la spiga, poi il chicco pieno nella spiga; e quando il frutto è maturo, subito egli manda la falce, perché è arrivata la mietitura». Diceva: «A che cosa possiamo paragonare il regno di Dio o con quale parabola possiamo descriverlo? È come un granello di senape che, quando viene seminato sul terreno, è il più piccolo di tutti i semi che sono sul terreno; ma, quando viene seminato, cresce e diventa più grande di tutte le piante dell'orto e fa rami così grandi che gli uccelli del cielo possono fare il nido alla sua ombra». Con molte parabole dello stesso genere annunciava loro la Parola, come potevano intendere. Senza parabole non parlava loro ma, in privato, ai suoi discepoli spiegava ogni cosa.

L’ottimismo di Gesù è evidente. Egli ha fiducia nel suo lavoro, crede nella forza delle idee e sa che quelle racchiuse nella parola di Dio hanno una potenza divina che supera tutte le altre: la parola uscita dalla bocca di Dio non tornerà senza effetto, senza aver operato ciò che egli desidera e senza aver compiuto ciò per cui egli l’ha mandata (cf. Is 55,11). 
Perché la Parola produca frutto basta seminarla, annunciando il vangelo: il resto viene da sé. Forse che il contadino, dopo la semina, si ferma nel campo per ricordare al seme che deve germogliare? Il seme non ha bisogno di lui, è autosufficiente: ha in sé tutto il necessario per diventare spiga matura. 
Così il regno di Dio annunciato dalla Parola. 
Compito del cristiano è l’evangelizzazione: il resto non dipende da lui, ma da chi accoglie la parola di Dio. Riferendosi alla comunità cristiana di Corinto, Paolo ha scritto: «Io ho piantato, Apollo ha irrigato, ma è Dio che ha fatto crescere» (1Cor 3,6). Non è l’azione dell’uomo che produce il Regno, ma la potenza stessa di Dio, nascosta nel seme della sua parola. 
Tante nostre ansie per il bene, non solo non sono utili, ma dannose. Tutte le nostre inquietudini non vengono da Dio, che ci ha comandato di non affannarci (cf. Mt 6,25–34), ma dalla nostra mancanza di fede. 
L’efficacia del vangelo è l’opposto dell’efficienza mondana. Il regno di Dio è di Dio. Quindi l’uomo non può né farlo né impedirlo. Può solo ritardarlo un po’, come una diga sul fiume. Gesù ha seminato la Parola, ed è lui stesso il seme di Dio gettato nel campo della storia. Ha bisogno solo di trovare una terra preparata che lo accoglie e una pazienza fiduciosa che sa attendere. Gesù ha proclamato: «Il regno di Dio è vicino» (Mc 1,5), ma apparentemente nulla è cambiato nel mondo: la gente continua a vivere, a soffrire e a morire. 
Di nuovo c’è semplicemente un uomo che predica in un luogo poco importante dell’impero e i suoi ascoltatori sono malati, analfabeti, squattrinati: quelli che non contano niente. È tutto qui il regno di Dio? Sì, è tutto qui! Grande come un granellino di senapa. Proprio perché Dio è grande non ha paura di farsi piccolo; proprio perché il suo regno è potente, può fare a meno di ogni apparato esterno grandioso: non ha bisogno di terrorizzare per affermarsi. Il mondo oppone al regno di Dio le sue terribili seduzioni: il denaro, il piacere, e le sue forze che impauriscono: la persecuzione, le tribolazioni, la morte violenta… 
Le parabole presentano una visione severa del Regno: esso viene attraverso lotte e opposizioni. Eppure esso prevarrà certamente contro ogni ostacolo. La venuta del regno di Dio non è tanto ostacolata dalla malvagità dei cattivi, ma dalla stupidità dei buoni. La nostra inesperienza spirituale è la più grande alleata del nemico. Il diavolo ci dà volentieri tanto zelo quando manchiamo di esperienza evangelica, perché usiamo per la venuta del regno di Dio quei mezzi che il Signore scartò come tentazioni: il successo, la pubblicità, l’efficienza e la grandezza. 
Gesù è la grandezza di Dio che per noi si è fatto piccolo fino alla morte di croce. Proprio così è diventato il grande albero dove tutti possono trovare accoglienza. Il discepolo deve rispecchiare il suo spirito di piccolezza e di servizio. Questo vince il male del mondo, che è desiderio di grandezza e di potere. 
Chi ama si fa piccolo per lasciare posto all’amato; il suo io scompare per diventare pura accoglienza dell’altro. Per questo la piccolezza è il segno della grandezza di Dio (cf. Lc 2,12). «Annunciava loro la parola secondo quello che potevano intendere» (v. 33). È un tratto importante della pedagogia di Gesù: progressività, adattamento alle persone e ai loro ritmi di crescita. Anche noi, a imitazione di Gesù, dobbiamo incarnarci nella situazione di chi non capisce o non riesce a convertirsi rapidamente e a reggersi costantemente in piedi, ricordandoci che un tempo eravamo anche noi nelle medesime condizioni e forse lo siamo ancora. 
L’evangelizzatore deve agire come Gesù. Egli vuole la conversione di tutti: il suo atteggiamento è dettato dalla misericordia e dalla compassione. Egli si rivolge a tutti, buoni e cattivi, disposti e indisposti (ricordiamo i quattro tipi di terreno della parabola!) perché vuole che tutti siano salvati. 
Padre Lino Pedron
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Preghiera del mattino 31/I/2014

In questo nuovo giorno vogliamo alzare il nostro sguardo verso di te, Signore nostro Dio, perché, guardandoti, la semina abbondante che ci hai affidato cresce e fruttifica. 
Fa' che in questo giorno, con l'aiuto insostituibile del tuo Spirito Santo, cresciamo in santità e in obbedienza, e che piantiamo con te il seme della Buona Novella presso tutti gli uomini, nostri fratelli.
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giovedì 30 gennaio 2014

Madre Teresa di Calcutta/71

Viviamo in un mondo che soffre la fame. Non solo fame di un pezzo di pane. Ma pure fame d’amore. Ci sono persone che si sentono non desiderate, non amate, dimenticate, trascurate. Intanto, noi siamo troppo occupati, fino al punto di non aver tempo per sorriderci l’un l’altro. Ancora meno tempo abbiamo per pregare. E meno ancora per restare uniti, per saziare il bisogno che abbiamo gli uni degli altri.
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Angelo Custode/83

Tu fai parte del popolo di Dio, sei separato dalla massa. Sei l’ambasciatore dell’amore, come ha detto l’apostolo Paolo nella sua lettera ai Corinzi. Prega affinché quell’amore ti sia offerto, dispensalo attorno a te. Accendi sempre quel fuoco che Gesù è venuto a portare al mondo, e che non ha attecchito che parzialmente. lo prego accanto a te, prego con te affinché, anche tu, diventi scintilla per propagare questo fuoco divino.
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Preghiamo 30-gen-2014

I teologi antichi dicevano: l'anima è una specie di navicella a vela, lo Spirito Santo è il vento che soffia nella vela, per farla andare avanti, gli impulsi e le spinte del vento sono i doni dello Spirito. 
Senza la sua spinta, senza la sua grazia, noi non andiamo avanti. 
Lo Spirito Santo ci fa entrare nel mistero di Dio e ci salva dal pericolo di una chiesa gnostica e dal pericolo di una chiesa autoreferenziale, portandoci alla missione. 
Papa Francesco

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mercoledì 29 gennaio 2014

Il seminatore uscì a seminare

Mc 4,1-20 
Cominciò di nuovo a insegnare lungo il mare. Si riunì attorno a lui una folla enorme, tanto che egli, salito su una barca, si mise a sedere stando in mare, mentre tutta la folla era a terra lungo la riva. Insegnava loro molte cose con parabole e diceva loro nel suo insegnamento: «Ascoltate. Ecco, il seminatore uscì a seminare. Mentre seminava, una parte cadde lungo la strada; vennero gli uccelli e la mangiarono. Un'altra parte cadde sul terreno sassoso, dove non c'era molta terra; e subito germogliò perché il terreno non era profondo, ma quando spuntò il sole, fu bruciata e, non avendo radici, seccò. Un'altra parte cadde tra i rovi, e i rovi crebbero, la soffocarono e non diede frutto. Altre parti caddero sul terreno buono e diedero frutto: spuntarono, crebbero e resero il trenta, il sessanta, il cento per uno». E diceva: «Chi ha orecchi per ascoltare, ascolti!». Quando poi furono da soli, quelli che erano intorno a lui insieme ai Dodici lo interrogavano sulle parabole. Ed egli diceva loro: «A voi è stato dato il mistero del regno di Dio; per quelli che sono fuori invece tutto avviene in parabole, affinché guardino, sì, ma non vedano, ascoltino, sì, ma non comprendano, perché non si convertano e venga loro perdonato». E disse loro: «Non capite questa parabola, e come potrete comprendere tutte le parabole? Il seminatore semina la Parola. Quelli lungo la strada sono coloro nei quali viene seminata la Parola, ma, quando l'ascoltano, subito viene Satana e porta via la Parola seminata in loro. Quelli seminati sul terreno sassoso sono coloro che, quando ascoltano la Parola, subito l'accolgono con gioia, ma non hanno radice in sé stessi, sono incostanti e quindi, al sopraggiungere di qual che tribolazione o persecuzione a causa della Parola, subito vengono meno. Altri sono quelli seminati tra i rovi: questi sono coloro che hanno ascoltato la Parola, ma sopraggiungono le preoccupazioni del mondo e la seduzione della ricchezza e tutte le altre passioni, soffocano la Parola e questa rimane senza frutto. Altri ancora sono quelli seminati sul terreno buono: sono coloro che ascoltano la Parola, l'accolgono e portano frutto: il trenta, il sessanta, il cento per uno». 

Fino a questo punto l’insegnamento di Gesù si era reso visibile nel suo agire: insegnava con i fatti: Ora esprime la sua dottrina in parabole, cioè con degli esempi, con dei paragoni illustrativi. Le parabole evangeliche non nascono semplicemente da un’esigenza didattica preoccupata della chiarezza e della vivacità. 
Nascono da un’esigenza teologica, dal fatto che non possiamo parlare direttamente del regno di Dio che è oltre le nostre esperienze, ma solo in parabole, indirettamente, mediante paragoni presi dalla vita quotidiana. La parabola del seminatore inizia e termina con il comand amento dell’ascolto: "Ascoltate!", "Chi ha orecchi per ascoltare, ascolti". La parola di Gesù è il seme immortale che ci rigenera: "Siete stati rigenerati non da un seme incorruttibile, ma immortale, cioè dalla parola di Dio viva ed eterna" (1Pt 1,23). 
Il regno di Dio è paragonato costantemente al seme, la cui forza vitale è attiva proprio nella morte. La morte non distrugge il seme, ma anzi è la condizione perché germini e si manifesti in tutta la sua potenza, a differenza di tutte le altre cose che marciscono e finiscono. L’oggetto dell’insegnamento di Gesù è la sua stessa vita, spiegata con similitudini. Queste parabole, mentre illustrano la storia di Gesù, ci danno anche il criterio di discernimento per essere tra i suoi e appartenere al suo regno: Non dobbiamo cercare il successo (vv. 3-9), la fama e la rilevanza (vv. 21-25), il protagonismo e la grandezza (vv. 26-32). 
L’opera di Dio passa attraverso le difficoltà, il fallimento, il nascondimento, l’irrilevanza, l’attesa paziente e la piccolezza, Queste sono le qualità del seme da cui nasce l’albero del Regno. Esso è come un chicco, che porta frutto abbondante non "nonostante" la morte, ma proprio perché muore (cfr Gv 12,24). 
Sono parabole di speranza contro ogni speranza, di una fede che sa che la parola di Dio è un seme che produce sempre il frutto e l’effetto per cui è mandata (cfr Is 55,11) . Le resistenze che incontra, rappresentate dai vari tipi di terreno, fanno parte del progetto di Dio. Gesù è il seminatore, il seme e il raccolto, perché chi l’ascolta si identifica con lui. Il risultato di questa semina sembra disastroso. 
Sembra che la parola di Gesù non riesca a entrare nel cuore dell’uomo; e, se entra, non mette radici; e, se mette radici , è soffocata. Eppure lui va avanti nella sua semina. "Egli disse loro: Andiamocene altrove per i villaggi vicini, perché io predichi anche là; per questo infatti sono venuto" (Mc 1,38). Noi oggi vediamo quanto Gesù abbia avuto ragione. 
Il suo seme è germinato in tutto il mondo. Gesù è la parola di Dio seminata in noi. Il mistero del regno di Dio nella storia è quello del seme, che rivive in noi la sua stessa vicenda di allora. 
Padre Lino Pedron
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Preghiera della sera

29-gen-2013 
Signore, felici sono coloro che vivono nella tua casa in qualità di figli e invocano il tuo santo nome. 
Felici sono coloro che ascoltano la tua parola e la mettono in pratica. 
In te, o Dio, noi ci compiaceremo, perché tu sei il nostro rifugio, di generazione in generazione. 
In comunione di fede e di lode con il tuo popolo di figli noi ti acclamiamo, al giungere della sera, come re di gloria e Padre nostro.
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martedì 28 gennaio 2014

Chi fa la volontà di Dio, costui per me è fratello, sorella e madre

Mc 3,31-35
Giunsero sua madre e i suoi fratelli e, stando fuori, mandarono a chiamarlo. Attorno a lui era seduta una folla, e gli dissero: «Ecco, tua madre, i tuoi fratelli e le tue sorelle stanno fuori e ti cercano». Ma egli rispose loro: «Chi è mia madre e chi sono i miei fratelli?». Girando lo sguardo su quelli che erano seduti attorno a lui, disse: «Ecco mia madre e i miei fratelli! Perché chi fa la volontà di Dio, costui per me è fratello, sorella e madre». 

Gesù si era allontanato dalla madre e dai parenti per seguire il richiamo di Dio, e ora mostra di essersi separato da essi anche interiormente non per freddezza d'animo o per disprezzo dei legami familiari, ma per appartenere completamente a Dio: egli ha compiuto personalmente quanto esige anche dai suoi discepoli: "Chi ama il padre o la madre più di me non è degno di me; chi ama il figlio o la figlia più di me non è degno di me" (Mt 10,37). 
Ma la sua risposta non ha solo questo significato; essa riguarda soprattutto la consapevolezza che la comunità cristiana deve avere di sé. Gesù si è scelto un'altra famiglia al posto di quella naturale: una famiglia spirituale. Il problema proposto dal brano è il discernimento se siamo con lui o contro di lui; se siamo dentro o fuori dalla comunità di Gesù. 
La vera famiglia di Gesù è composta da coloro che compiono la volontà di Dio: "Chi compie la volontà di Dio, costui è mio fratello, sorella e madre" (v. 35). Il compimento della volontà del Padre che è nei cieli sarà l'elemento discriminante anche nel giorno del giudizio finale: "Non chiunque mi dice: Signore, Signore, entrerà nel regno dei cieli, ma colui che fa la volontà del Padre mio, che è nei cieli" (Mt 7,21). 
Padre Lino Pedron
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Madre Teresa di Calcutta/70

Sappiamo bene che ciò che facciamo non è che una goccia nell'oceano.
Ma se questa goccia non ci fosse, all'oceano mancherebbe. 

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Angelo Custode/82

Consacra come prima cosa del tempo che trascorrerai solo con Gesù. Ogni volta, la gioia sgorgherà più forte dal tuo cuore; questi momenti privilegiati sono delle tappe della crescita interiore. Come vi invidiamo, noi Angeli, il potere di beneficiare delle ricchezze infinite che scaturiscono dal faccia a Faccia con Cristo, il Verbo incarnato! E di poter partecipare anche alla sua natura divina. Se comprenderai bene tutto questo, farai tua delizia la presenza di Gesù accanto a te. Gesù è il nuovo Adamo, il Verbo del Padre, l’unico Salvatore del mondo. Fa’ di Gesù il centro del tuo amore. Verrai ricolmato di gioia.
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Preghiamo 28-gen-2014

Signore, aiutami ad accostarmi al tuo Vangelo non per cercarvi ricette che non vi si possono trovare ma per nutrirmi della tua Parola, e che, come buon grano, essa cresca nelle mie terre fertili, fiorisca per i miei fratelli, come Buona Novella, e faccia maturare per loro frutti di giustizia e di pace. 
Michel Quoist

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lunedì 27 gennaio 2014

Satana è finito

Mc 3,22-30 
Gli scribi, che erano scesi da Gerusalemme, dicevano: «Costui è posseduto da Beelzebùl e scaccia i demòni per mezzo del capo dei demòni». Ma egli li chiamò e con parabole diceva loro: «Come può Satana scacciare Satana? Se un regno è diviso in sé stesso, quel regno non potrà restare in piedi; se una casa è divisa in sé stessa, quella casa non potrà restare in piedi. Anche Satana, se si ribella contro sé stesso ed è diviso, non può restare in piedi, ma è finito. Nessuno può entrare nella casa di un uomo forte e rapire i suoi beni, se prima non lo lega. Soltanto allora potrà saccheggiargli la casa. In verità io vi dico: tutto sarà perdonato ai figli degli uomini, i peccati e anche tutte le bestemmie che diranno; ma chi avrà bestemmiato contro lo Spirito Santo non sarà perdonato in eterno: è reo di colpa eterna». Poiché dicevano: «È posseduto da uno spirito impuro». 

La seconda risposta degli uomini al problema fondamentale: "Chi è Gesù?" è data dagli scribi venuti da Gerusalemme. Sono persone importanti, hanno una posizione ufficiale nel mondo religioso giudaico, sono esperti della legge di Dio che hanno studiato a Gerusalemme, il centro culturale d'Israele. 
Essi tengono una specie di consulto, al termine del quale esprimono la loro diagnosi: "È posseduto da Beelzebùl, principe dei demoni" (v. 22), "è posseduto da uno spirito immondo" (v. 30). Queste due risposte, che definiscono Gesù pazzo e indemoniato, hanno una cosa in comune: definiscono Gesù indegno di essere preso in considerazione. Lui che guarisce i malati è giudicato malato; lui che scaccia i demoni è giudicato posseduto dal demonio. 
C'è nell'uomo qualcosa di demoniaco quando si ripiega su sé stesso e rifiuta la luce dello Spirito Santo. L'accusa degli scribi non è solamente una calunnia, ma anche una bestemmia. Attribuire a satana la potenza di cui Gesù dispone, significa opporsi all'azione dello Spirito Santo e rendere inefficace la misericordia divina. 
L'unico caso in cui il perdono può essere inefficace è il rifiuto di lasciarsi perdonare: è questo il peccato contro lo Spirito Santo. Peccare contro lo Spirito santo significa rifiutare di credere che in Gesù agisce Dio salvatore. Questo rifiuto è il peccato più grande che l'uomo possa commettere. Finché l'uomo rimane in simile situazione di rifiuto, la salvezza è impossibile. "In nessun altro c'è salvezza; non vi è infatti altro nome dato agli uomini sotto il cielo nel quale è stabilito che possiamo essere salvati" (At 4,12). 
Solo la fede in Gesù può eliminare la tragedia della situazione umana, altrimenti l'uomo "non avrà il perdono in eterno: sarà reo di colpa eterna" (v. 29). Dio perdona sempre tutti. 
Il peccato contro lo Spirito Santo è rifiutare il perdono che Dio ci offre. Se questo nostro rifiuto rimane per sempre, il peccato e la conseguente dannazione, dureranno per sempre. 
Non è Dio che non perdona; è l'uomo che non vuole essere perdonato. 
Gesù denuncia questo peccato "eterno" non per condannare gli scribi, ma per chiamarli a conversione, mostrando loro la gravità di quanto stanno facendo. Ogni "minaccia" di Dio nella Bibbia è di questo tipo, e raggiunge il suo effetto quando non si avvera perché ha provocato la conversione. 
Padre Lino Pedron
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Preghiamo per quelli che sono lontani dall'amore di Dio

La Regina della pace in quasi tutti i suoi messaggi ci invita alla preghiera, affinché il riflesso della nostra preghiera sia un faro che illumina tutti quelli che incontriamo. 
Purtroppo sono molti quelli che non pregano e non temono Dio e non hanno carità verso il prossimo...Anzi molti abusano del potere loro concesso dal Signore per opprimere i propri fratelli...Tanti hanno il cuore chiuso alle sventure degli altri, non spendono neppure una parola per sollevarle! 
La giustizia è manomessa, e quelli che hanno autorità se ne servono non per dare gloria a Dio, ma solo per consolare la loro naturale superbia, aggravando la propria anima giorno dopo giorno dalle innumerevoli colpe. 
Quante povere creature, aspettano invano la giustizia degli uomini che mai mai arriverà.... Poveri stolti, che credono di aver toccato il cielo con un dito, ma non hanno capito che Dio tiene conto delle singole nostre opere, e raccoglie una ad una le lacrime dei fratelli non ascoltati e aiutati. 
Maria M.
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Preghiera del mattino 27/I/2014

Cristo, luce del Padre, illuminaci al nascere di questo nuovo giorno e dissipa le ombre delle menzogne per mezzo della luce della tua verità. 
Tu, che hai distrutto il nostro peccato con il tuo sacrificio per salvare definitivamente coloro che sperano in te, difendendoci come tua carne e tue ossa contro le insidie del male. 
Noi crediamo nella tua potenza e nella tua vittoria, perché Dio è con te, e tu stai davanti a lui, per intercedere per noi. 
Noi vogliamo vivere la tua vittoria sul male.
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domenica 26 gennaio 2014

Venne a Cafàrnao perché si compisse ciò che era stato detto per mezzo del profeta Isaìa

Mt 4,12-23 
Quando Gesù seppe che Giovanni era stato arrestato, si ritirò nella Galilea, lasciò Nàzaret e andò ad abitare a Cafàrnao, sulla riva del mare, nel territorio di Zàbulon e di Nèftali, perché si compisse ciò che era stato detto per mezzo del profeta Isaia: Terra di Zàbulon e terra di Nèftali, sulla via del mare, oltre il Giordano, Galilea delle genti! Il popolo che abitava nelle tenebre vide una grande luce, per quelli che abitavano in regione e ombra di morte una luce è sorta. Da allora Gesù cominciò a predicare e a dire: «Convertitevi, perché il regno dei cieli è vicino». Mentre camminava lungo il mare di Galilea, vide due fratelli, Simone, chiamato Pietro, e Andrea suo fratello, che gettavano le reti in mare; erano infatti pescatori. E disse loro: «Venite dietro a me, vi farò pescatori di uomini». Ed essi subito lasciarono le reti e lo seguirono. Andando oltre, vide altri due fratelli, Giacomo, figlio di Zebedèo, e Giovanni suo fratello, che nella barca, insieme a Zebedèo loro padre, riparavano le loro reti, e li chiamò. Ed essi subito lasciarono la barca e il loro padre e lo seguirono. Gesù percorreva tutta la Galilea, insegnando nelle loro sinagoghe, annunciando il vangelo del Regno e guarendo ogni sorta di malattie e di infermità nel popolo. 

Luca inizia la sua opera con un prologo, come si addice a uno scrittore del suo tempo. Possiamo confrontare questo inizio del vangelo con il prologo del medico Dioscorides (vissuto al tempo di Nerone), al suo libro sulla medicina: "Poiché molti, non soltanto degli antichi ma anche dei contemporanei, hanno scritto sulla preparazione e sull'efficacia delle medicine…, carissimo Areios, anch'io voglio tentare…". In questa lunga frase del prologo, accuratamente meditata, Luca parla del motivo, del contenuto, delle fonti, del metodo e del fine del suo vangelo. La fonte della narrazione di Luca e di quelle dei suoi predecessori è la "tradizione della Chiesa", che risale ai testimoni oculari. Essi hanno visto i grandi avvenimenti della redenzione. 
Questi testimoni sono diventati anche ministri della Parola. Dio li ha autorizzati e dotati dei doni necessari per mettersi a disposizione della divina grandezza della Parola. Attraverso la parola di coloro che hanno visto, possiamo entrare in comunione "con il Padre e con il Figlio suo Gesù Cristo" (1Gv 1,3). La nostra fede non è fondata su miti o su leggende inventate, ma su precisi eventi storici. Ciò che si crede e si vive nella Chiesa ha la sua causa prima in Gesù Cristo, che visse e operò in questo mondo in un momento storico ben determinato. 
È importante conoscere la vita di Gesù attraverso un "racconto di seguito", cioè ordinato: in questo modo si rendono ben visibili i lineamenti storici del suo volto. Luca li contempla e li descrive perché il lettore possa ricordare e riprodurre in sé il vero volto di Dio, rivelato nel volto di Gesù. Dove si trascura di leggere il racconto dei testimoni oculari, il volto di Dio rimane sconosciuto e la vera rivelazione di Dio viene sostituita da false immagini di Cristo. 
Nascono così volti deformi di Cristo e del cristianesimo che non hanno nulla della verità trasmessa dai testimoni oculari. Il destinatario del racconto di Luca è Teofilo, nome che significa "amato da Dio" e "amante di Dio". 
Il discepolo è amato da Dio per diventare amante di Dio. Luca si rivolge quindi al cristiano che vuole diventare adulto nella fede e consapevole della sua responsabilità davanti al mondo e alla storia. Teofilo è un nome greco: destinatario dell'opera di Luca non è l'ebreo-cristiano, ma tutti coloro che "Dio ha voluto scegliere tra i pagani" (At 15,14), ossia ogni uomo di buona volontà nel quale c'è la presenza amante di Dio. 
Gesù ha cominciato la sua vita per opera dello Spirito Santo, ora comincia la sua opera nella potenza dello stesso Spirito Santo. Lo Spirito lo conduce in Galilea: Là era iniziata la sua vita, là comincia la sua opera. Nella disprezzata "Galilea dei pagani" zampilla la salvezza per la forza dello Spirito. 
L'operare dello Spirito Santo provoca ammirazione e fama, che si diffonde per tutti i paesi all'intorno. Lo Spirito agisce in estensione: la sua forza vuole mutare il mondo, santificarlo, riportarlo a Dio. 
In una città della Galilea, di nome Nazaret, Gesù fu concepito e allevato, giunse a maturità e dovette cominciare la sua opera secondo la volontà dello Spirito. Il suo inizio porta l'impronta di questa città insignificante e non credente, che si scandalizza del suo messaggio e cerca di assassinarlo. Il suo inizio parte dal nulla, dalla mancanza di fede dei suoi compaesani, dal peccato, dal rifiuto… 
Eppure Gesù comincia! 
Comincia nella sinagoga annunciando che lo Spirito Santo è sopra di lui e che Dio l'ha mandato a portare la salvezza ai poveri, ossia a tutti, perché tutti siamo poveri. Alla lettura segue la spiegazione, che è riassunta in una frase piena di penetrazione e di forza: "Oggi si è adempiuta questa Scrittura che voi avete udita con i vostri orecchi" (v. 21). 
La parola di Dio ha la sua radice nel passato, ma si realizza nell'"oggi", ogni volta che la Parola è annunciata. La Scrittura trova il suo compimento nell'orecchio dell'uditore che ascolta e obbedisce. Anche per il lettore del vangelo il problema dell'attualizzazione della Parola consiste prima di tutto nell'ascolto del vangelo: l'obbedienza ad esso ci rende attuali all'oggi di Dio, contemporanei di Gesù, moderni, perché in Cristo ogni uomo trova il suo compimento. 
Gesù annunzia e insieme porta il tempo della salvezza. Che il tempo della salvezza sia iniziato e che il Salvatore sia ormai presente, lo si può comprendere solo accogliendo questo messaggio. Non lo si vede né lo si sperimenta. Il messaggio della salvezza esige la fede; e la fede viene dall'ascolto, è risposta a una proposta. 
Tutto il vangelo è un ascolto della parola di Gesù che ci rende contemporanei a lui: nell'obbedienza della fede, accettiamo in lui l'oggi di Dio che ci salva. La profezia, che ora si compie, è il programma di Gesù. Egli non se l'è scelto da sé, ma gli è stato preparato dal Padre. Egli è l'Inviato del Padre. In lui il Padre visita gli uomini. 
Gesù opera con la parola e con i fatti, con l'insegnamento e la potenza. Il tempo della grazia è sorto per i poveri, per i prigionieri e per gli oppressi. Il grande dono portato da Gesù è la libertà: libertà dalla cecità fisica e spirituale, libertà dalla miseria e dalla schiavitù, libertà dal peccato. Finché Gesù rimane in terra, dura l'"anno di grazia del Signore". 
Cristo è anzitutto il donatore della salvezza, non il giudice che condanna. È il centro della storia, la più grande delle grandi opere di Dio. 
Padre Lino Pedron
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sabato 25 gennaio 2014

Messaggio di Medjugorje del 25 gennaio 2014

Cari figli! 
Pregate, pregate, pregate perché il riflesso della vostra preghiera influisca su tutti coloro che incontrate. 
Mettete la Sacra Scrittura in un posto visibile nelle vostre famiglie e leggetela perché le parole di pace scorrano nei vostri cuori. 
Prego con voi e per voi, figlioli, perché di giorno in giorno siate sempre più aperti alla volontà di Dio. 
Grazie per aver risposto alla mia chiamata.
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Il tuo cuore si arrenda alla grazia

O Dio, che hai illuminato tutte le genti con la parola dell’apostolo Paolo, concedi anche a noi, che oggi ricordiamo la sua conversione, di essere testimoni della tua verità e di camminare sempre nella via del Vangelo. 
Amen!
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Madre Teresa di Calcutta/69

“È di estrema importanza che i figli imparino dai loro genitori ad amarsi gli uni gli altri. Devono apprendere questo non a scuola, né dai loro insegnanti, bensì da voi. E molto importante che i vostri figli condividano con voi la gioia e il sorriso. Ci saranno sicuramente delle incomprensioni, perché ogni famiglia ha la propria croce, i propri problemi... siate voi i primi a perdonare, con un sorriso. Mostratevi sempre gioiosi e felici davanti ai vostri figli”.
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Angelo Custode/81

Dimentica le ombre del passato; non ricordarti che dei giorni luminosi del tuo itinerario già compiuto. Questi giorni sono stati tutti illuminati dall'amore. Dimentica i tuoi fallimenti, importano poco agli occhi del Signore. Sono dimenticati, perdonati. Ciò che importa, è la tua determinazione ad andare avanti, a progredire nella tua somiglianza al Signore. Egli ha preso su di sé il peso del tuo passato, dei tuoi peccati; metti la tua fiducia nel suo Cuore, e che sia totale, senza restrizione alcuna.
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Vieni in me, Spirito Santo

Vieni in me, Spirito Santo, Spirito di sapienza: donami lo sguardo e l'udito interiore, perché non mi attacchi alle cose materiali ma ricerchi sempre le realtà spirituali. 
Vieni in me, Spirito Santo, Spirito dell'amore: riversa sempre più la carità nel mio cuore. 
Vieni in me, Spirito Santo, spirito di verità: concedimi di pervenire alla conoscenza della verità in tutta la sua pienezza. 
 
Sant`Agostino

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Andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo

Mc 16,15-18 
E disse loro: «Andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo a ogni creatura. Chi crederà e sarà battezzato sarà salvato, ma chi non crederà sarà condannato. Questi saranno i segni che accompagneranno quelli che credono: nel mio nome scacceranno demòni, parleranno lingue nuove, prenderanno in mano serpenti e, se berranno qualche veleno, non recherà loro danno; imporranno le mani ai malati e questi guariranno». 

La finale del vangelo di Marco insiste sulla missione di portare il vangelo in tutto il mondo, unendo strettamente la testimonianza della parola a quella delle opere, dei segni. Con l'esortazione alla missione universale si congiunge l'affermazione che per la salvezza sono richiesti la fede e il battesimo. 
Inoltre agli annunciatori del vangelo viene promesso che la loro predicazione missionaria sarà sostenuta e confermata dai miracoli compiuti da Gesù risorto. 
La trasmissione delle parole di Gesù è al centro del testo e ha lo scopo di fare cristiani tutti i popoli. La missione, l'andare da tutti gli uomini, è un incarico che va capito bene. Se la missione è trasmettere agli uomini la parola di Gesù e le sue direttive per fare di loro, mediante il battesimo, dei discepoli, ciò esclude due malintesi. 
Il primo è il malinteso della rivendicazione del potere politico. Una concezione utopistica è quella di W. Soloviev che ritiene il regno di Dio come uno stato teocratico in questo mondo, e vede questa concezione radicata nella volontà di Gesù. Sulla terra vi sarebbe un unico potere, e questo non apparterebbe a Cesare, ma a Gesù Cristo. L'altro malinteso è la relativizzazione dell'incarico missionario, che arriva a sostenere che il compito dell'evangelizzazione consiste nell'aiutare i buddisti a diventare buddisti migliori, i musulmani a diventare più ferventi musulmani, e via dicendo. Il dialogo necessario con le religioni mondiali non elimina la necessità dell'annuncio e della testimonianza della fede cristiana e del battesimo. 
È il Cristo risorto al quale è stato dato ogni potere in cielo e in terra (cf. Mt 18,28), che manda i cristiani a predicare il vangelo ad ogni creatura. La missione è necessaria per volontà di Dio, che ha risuscitato Gesù Cristo dai morti. 
Padre Lino Pedron
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venerdì 24 gennaio 2014

Madre Teresa di Calcutta/68

“La donna è il cuore del focolare e il cuore del mondo. Preghiamo affinché noi donne possiamo portare a compimento lo scopo della nostra esistenza: amare ed essere amate. Attraverso questo amore, giungere ad essere strumento di pace nel mondo”.
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Angelo Custode/80

I pericoli e le prove che attraversi nel corso della vita, lontani dal fermare la tua crescita interiore, sono destinati ad accelerarla. Sforzati di superarli, qualunque sia la difficoltà. La grazia non ti mancherà mai, e nemmeno la mia presenza in preghiera accanto a te.
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Dammi il supremo coraggio dell'amore

Dammi il supremo coraggio dell'amore. 
Questa è la mia preghiera: 
coraggio di parlare, 
di agire, di soffrire, 
di lasciare tutte le cose, 
o di essere lasciato solo. 
Temprami con incarichi rischiosi, 
onorami con il dolore, 
e aiutami ad alzarmi ogni volta che cadrò. 
Dammi la suprema certezza dell'amore. 
Questa è la mia preghiera: 
la certezza che appartiene alla vita nella morte, 
alla vittoria nella sconfitta, 
alla potenza nascosta nella più fragile bellezza, 
a quella dignità nel dolore, 
che accetta l'offesa, 
ma disdegna di ripagarla con l'offesa. 
Dammi la forza di amare 
sempre e ad ogni costo. 

Tagore

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Chiamò a sé quelli che voleva perché stessero con lui

Mc 3,13-19 
Salì poi sul monte, chiamò a sé quelli che voleva ed essi andarono da lui. Ne costituì Dodici - che chiamò apostoli -, perché stessero con lui e per mandarli a predicare con il potere di scacciare i demòni. Costituì dunque i Dodici: Simone, al quale impose il nome di Pietro, poi Giacomo, figlio di Zebedèo, e Giovanni fratello di Giacomo, ai quali diede il nome di Boanèrghes, cioè «figli del tuono»; e Andrea, Filippo, Bartolomeo, Matteo, Tommaso, Giacomo, figlio di Alfeo, Taddeo, Simone il Cananeo e Giuda Iscariota, il quale poi lo tradì. 

È inutile cercare di localizzare questo monte perché «la montagna», in Marco, indica soprattutto il luogo delle rivelazioni divine, mentre il mare, come vedremo (4,35–39; 5,46–52), appare come il luogo della prova e delle dure realtà umane. Il numero dodici ha un chiaro valore simbolico: deve, evidentemente, essere messo in relazione con quello delle dodici tribù d’Israele presenti al Sinai per formare la co munità dell’Alleanza (Es 24,4; Dt 1,23; Gs 3,12; 4,2ss). 
La funzione dei Dodici viene subito precisata: «Ne costituì Dodici che stessero con lui e anche per mandarli a predicare e perché avessero il potere di scacciare i demoni» (vv. 14–15). 
Marco ha descritto Gesù come colui che predica e scaccia i demoni (1,39); ora afferma la stessa cosa dei suoi discepoli. La missione di Gesù continua e si rende visibile nel mondo attraverso i suoi inviati. Gesù sceglie e chiama. È il cerchio di Gesù che si alla rga: partecipa ad altre persone la sua forza e la sua auto- rità. In Gesù il regno di Dio si è fatto vicino agli uomini; ora si dilata nei Dodici e attraverso di loro si estenderà al mondo intero. Questi uomini sono presi dalla gente comune, con pregi e difetti, e sarebbe ingenuo e sbagliato idealizzare il gruppo che ne è uscito: non è una comunità di puri né un gr uppo di educande. Il seguito del vangelo ce ne darà puntuale conferma. 
Il cristianesimo non è un’ideologia: è una compagnia reale con Gesù, in un rapporto da persona a persona, che ci coinvolge totalmente. 
E da questo coinvolgimento con Gesù , veniamo spinti verso tutti gli uomini fino agli estremi confini della terra: «L’amore di Cristo ci spinge... (2Cor 5,14). Andare verso tutti gli uomini e stare con lui sembrano due cose contraddittorie. Ma, in realtà, il Cristo va insieme con i cristiani: «Allora essi partirono e predicarono dappertu tto, mentre il Signore operava con loro e confermava la parola con i prodigi che l’accompagnavano» (Mc 16,20). 
Non c’è alternativa tra contemplazione e azione. La nostra missione nasce dall’essere in Cristo, e la nostra pri- ma occupazione è di restare uniti con lui come il tralcio alla vite (cf. Gv 15,1ss), fino ad essere contemplativi nell'azione. 
Padre Lino Pedron
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giovedì 23 gennaio 2014

Richiesta di preghiere 23-gen-2014

Carissimi fratelli, Vi chiedo di pregare per la mia famiglia. Siamo in un periodo "agitato" e non riusciamo più ad essere sereni. Anzi... La mia salute sta peggiorando perché la situazione non mi aiuta di certo. Una mia nuora è ricoverata in ospedale per una gravidanza che non va' bene. Io non riesco più a pregare. Aiutatemi voi per favore. Grazie Laura
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Gli spiriti impuri gridavano: «Tu sei il Figlio di Dio!». Ma egli imponeva loro severamente di non svelare chi egli fosse

Mc 3,7-12 
Gesù, intanto, con i suoi discepoli si ritirò presso il mare e lo seguì molta folla dalla Galilea. Dalla Giudea e da Gerusalemme, dall'Iduméa e da oltre il Giordano e dalle parti di Tiro e Sidòne, una grande folla, sentendo quanto faceva, andò da lui. Allora egli disse ai suoi discepoli di tenergli pronta una barca, a causa della folla, perché non lo schiacciassero. Infatti aveva guarito molti, cosicché quanti avevano qualche male si gettavano su di lui per toccarlo. Gli spiriti impuri, quando lo vedevano, cadevano ai suoi piedi e gridavano: «Tu sei il Figlio di Dio!». Ma egli imponeva loro severamente di non svelare chi egli fosse. 

Il rifiuto e la condanna a morte di Gesù, da parte dei farisei e degli erodiani, segna il nuovo inizio del popolo di Dio. 
L’efficacia evangelica è molto diversa dall'efficienza umana: trae la sua forza dall'impotenza dell’uomo e dalla potenza di Dio: "Quando sono debole, è allora che sono forte" (2Cor 12,10). 
Perché Dio, contrariamente all'uomo, sa trarre successo dall'insuccesso e vita dalla morte. Le località nominate sono sette, un numero che indica completezza, totalità. Tutti accorrono a Cristo per formare la sua Chiesa. Egli non ha raggiunto il successo mediante la brama di avere, di potere e di apparire, origine di ogni male, ma ha vinto tutto questo proprio con il suo insuccesso, con la povertà, con il servizio e l’umiltà di chi ama. Gesù è presentato come il centro di un ampio movimento di gente che cerca e trova in lui la possibilità di guarire. 
L’uomo è malato e il pellegrinaggio verso Gesù nasce da questo bisogno di salvezza. È bello vedere Gesù pressato da tanta gente. Ma perché accorrono? Per interesse o per fede? Marco ci fa capire che l’entusiasmo della folla è suscitato dall’azione guaritrice di Gesù, non dalla fede. Solo i demoni conoscono l’identità di Gesù e la proclamano. Ma la loro propaganda è controproducente; il loro intento è di far fallire la rivelazione autentica di Gesù "bruciandola" anzitempo: di qui la reazione di Gesù che impone loro di tacere.
La trappola tesa a Gesù dai demoni sta nel fatto che satana vuole anticipare la manifestazione della gloria di Gesù prima della sua morte in croce, perché solo lì Gesù si rivela veramente Figlio di Dio (cfr Mc 15,39), che dona agli uomini la salvezza totale e definitiva, cioè la redenzione della loro esistenza nella comunione con Dio. 
È la tentazione che satana gli ripresenterà nuovamente per mezzo di Pietro (Mc 8,32-33). La fede non è solo sapere chi è Gesù. Anche i demoni lo sanno, meglio e prima di noi. 
Come scrive s. Giacomo: "Credono, ma tremano" (2,19). Credere è prima di tutto fare esperienza di Gesù che mi ha amato e ha dato sé stesso per me (cfr Gal 2,20). 
Una fede ideologica, che tutto conosce, ma non fa esperienza dell’amore di Dio, è un anticipo dell’inferno. È la pena del dannato che conosce il bene, ma non lo possiede. 
Il Signore non desidera la pubblicità da parte di nessuno (tanto meno da parte dei demoni!). Raggiunge tutti solo attraverso la debolezza di chi, conoscendolo veramente, lo annuncia come amore crocifisso, povero, umiliato e umile. 
La propaganda va esattamente nella direzione opposta e si serve proprio di quei mezzi che il Signore ha denunciato e rifiutato come tentazioni. 
Padre Lino Pedron
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mercoledì 22 gennaio 2014

Madre Teresa di Calcutta/67

“La gente non cerca nel sacerdote i suoi talenti umani, ma Dio. Il suo compito, pertanto, è quello di avvicinare le persone a Dio, non a se stesso. Se portano la gente a sé, e non a Dio, essi stanno cercando se stessi. La gente li amerà per le loro qualità, ma non perché rappresentano Cristo”.
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Angelo Custode/79

Non prendere mai alla leggera le parole di Gesù. È la Parola di Dio. “Se voi non cambierete e non diventerete come questi bambini, non entrerete nel Regno dei Cieli” (Mt 18,3). Come mettere in pratica queste parole? Diventando, su imitazione del Signore, “docili e umili di cuore”. Io ti sostengo con la mia preghiera; ad ogni passo che fai verso questo ideale, il mio cuore è in festa.
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Preghiamo 22-gen-2014

Il restare, il rimanere fedeli, implica un'uscita. 
Proprio se si rimane nel Signore si esce da se stessi. 
Paradossalmente proprio perché si rimane, proprio se si è fedeli, si cambia. 
Non si rimane fedeli, come i tradizionalisti, o i fondamentalisti, alla lettera. 
La fedeltà è sempre un cambiamento, un fiorire, una crescita. 
Papa Francesco

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È lecito in giorno di sabato salvare una vita o ucciderla?

Mc 3,1-6 
Entrò di nuovo nella sinagoga. Vi era lì un uomo che aveva una mano paralizzata, e stavano a vedere se lo guariva in giorno di sabato, per accusarlo. Egli disse all'uomo che aveva la mano paralizzata: «Àlzati, vieni qui in mezzo!». Poi domandò loro: «È lecito in giorno di sabato fare del bene o fare del male, salvare una vita o ucciderla?». Ma essi tacevano. E guardandoli tutt'intorno con indignazione, rattristato per la durezza dei loro cuori, disse all'uomo: «Tendi la mano!». Egli la tese e la sua mano fu guarita. E i farisei uscirono subito con gli erodiani e tennero consiglio contro di lui per farlo morire 

Un altro episodio ancora riguardo al sabato. Questa volta però non sono i discepoli di Gesù che trasgrediscono la legge, ma Gesù stesso. Il criterio di Gesù è questo: "Fare il bene, salvare una vita" (v. 4). 
Proprio a questo deve servire la legge del sabato: per la libertà e per il bene dell’uomo, per evitargli una vita da schiavo e da forzato. "Rattristato per la durezza dei loro cuori" (v. 5). Gesù aveva cercato di evitare questa situazione; si era sforzato di rompere le barriere cercando il dialogo, perché fossero loro a dire ciò che si poteva fare in giorno di sabato, "ma essi tacevano" (v. 5). A questo punto Gesù fece la sua scelta: scelse l’uomo e lo guarì. Non lasciò passare quel giorno di festa senza che diventasse anche per quel malato un segno concreto di libertà. Gesù ha sempre amato la libertà per sé e per gli altri. "Tennero consiglio contro di lui per farlo morire" (v. 6). 
Perché Gesù deve morire se guarisce la gente e cerca il vero bene dell’uomo? Per gli scribi la vera immagine di Dio può essere soltanto quella del giudice che condanna il colpevole (e, in questo, ben volentieri, gli darebbero una mano: cfr anche Gv 8,3-11). È abissale la differenza tra la loro concezione di Dio e il vero Dio, manifestato da Gesù: un Dio che sana, perdona, riconcilia, ama. 
Nel contrasto tra Gesù e coloro che detengono il potere, sono in gioco due diverse concezioni di Dio. Facciamo una breve digressione sulla logica dei farisei. Essi non hanno approvato la guarigione di un malato in giorno di sabato per timore di violare la legge, ma non hanno scrupolo, in giorno di sabato, di decidere la morte di una persona innocente, del Salvatore, di Dio stesso. Guarire e far vivere è un delitto che merita la morte, far morire è un’opera buona che rende gloria a Dio. 
Strana logica, strana morale: è la "morale" dell’odio che si oppone alla morale dell’amore. I farisei avevano fatto di Dio il nemico dell’uomo: il colmo dell’opera diabolica (cfr Gen 3; Gv 8,44). 
In Gesù si rivela Dio-con-noi-e-per-noi: questa è la grande novità della rivelazione. Ma gli uomini spesso rifiutano un Dio amico che li ama e li libera, e gli preferiscono un falso dio che li spadroneggi. Di fronte alla durezza di cuore dei farisei, Gesù prova indignazione e tristezza. 
Il Cristo manifesta contemporaneamente la collera di Dio e la sua compassione che non viene mai meno di fronte alle sue creature incapaci di aprirsi alle sue sollecitazioni. Il miracolo della guarigione dell’uomo che aveva la mano secca costerà la vita a Gesù. 
La croce si profila ormai chiaramente. È il prezzo del dono che ci fa guarendo la nostra mano incapace di accogliere e di donare. Le sue mani inchiodate scioglieranno la nostra mano rigida. Si scorge all’orizzonte l’albero dal quale penderà Gesù, il frutto della vita, verso cui possiamo e dobbiamo tendere la mano per diventare come Dio (cfr Gen 3). 
Questo racconto chiude una tappa del vangelo in cui Gesù ci ha rivelato chi è lui per noi in ciò che ha fatto per noi. 
Padre Lino Pedron
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martedì 21 gennaio 2014

Preghiera del mattino-5

6/1/2013

Gesù, nostro Salvatore, allontana ogni ostacolo dal cammino di coloro che ti cercano e concedi loro, dopo che ti hanno trovato e dopo che hanno ricevuto la tua luce, la santa gioia di offrire ad altri ciò che hanno ricevuto. A noi che ti preghiamo all'inizio di questa giornata concedi la grazia di avere sempre per stella la Madre di Dio: Maria ci guidi verso di te, che sei la luce eterna.
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C'è un uomo che vuole la vita e desidera giorni felici? (Salmo 33)

1 Esultate, o giusti, nel Signore;
per gli uomini retti è bella la lode.
2 Lodate il Signore con la cetra,
con l’arpa a dieci corde a lui cantate.
3 Cantate al Signore un canto nuovo,
con arte suonate la cetra e acclamate,
4 perché retta è la parola del Signore
e fedele ogni sua opera.
5 Egli ama la giustizia e il diritto;
dell’amore del Signore è piena la terra.
6 Dalla parola del Signore furono fatti i cieli,
dal soffio della sua bocca ogni loro schiera.
7 Come in un otre raccoglie le acque del mare,
chiude in riserve gli abissi.
8 Tema il Signore tutta la terra,
tremino davanti a lui gli abitanti del mondo,
9 perché egli parlò e tutto fu creato,
comandò e tutto fu compiuto.
10 Il Signore annulla i disegni delle nazioni,
rende vani i progetti dei popoli.
11 Ma il disegno del Signore sussiste per sempre,
i progetti del suo cuore per tutte le generazioni. 
12 Beata la nazione che ha il Signore come Dio,
il popolo che egli ha scelto come sua eredità.
13 Il Signore guarda dal cielo:
egli vede tutti gli uomini;
14 dal trono dove siede
scruta tutti gli abitanti della terra,
15 lui, che di ognuno ha plasmato il cuore
e ne comprende tutte le opere.
16 Il re non si salva per un grande esercito
né un prode scampa per il suo grande vigore.
17 Un’illusione è il cavallo per la vittoria,
e neppure un grande esercito può dare salvezza.
18 Ecco, l’occhio del Signore è su chi lo teme,
su chi spera nel suo amore,
19 per liberarlo dalla morte
e nutrirlo in tempo di fame.
20 L’anima nostra attende il Signore:
egli è nostro aiuto e nostro scudo.
21 È in lui che gioisce il nostro cuore,
nel suo santo nome noi confidiamo.
22 Su di noi sia il tuo amore, Signore,
come da te noi speriamo.
  1. L'invito è ringraziare e lodare Dio.
    Al primo posto Dio e la Sua Parola.

     Osserviamo con attenzione il ver.4: la Parola del Signore è retta, è giusta, è buona, e quindi (!!) ogni opera di questa Parola è coerente, è il frutto di questa buona parola. Questo è molto importante perchè dice che tutto il creato porta in sè un'intenzione, una direzione che Dio vi ha posto nel suo atto creatore. Dunque, proclama il ver.5, siccome il Signore "ama la giustizia e il diritto", la terra è "piena dell'amore del Signore".  Per questo la tradizione esegetica ebraica del ver.7 vede in quelle acque del mare raccolte "come in un otre" un'allusione al passaggio del Mar Rosso nella liberazione degli ebrei dal dominio egiziano. Tutta la creazione deve quindi essere osservata e trattata, secondo il ver.8, nel timor di Dio, cioè nella consapevolezza che tutto quello che esiste fa parte del suo disegno d'amore per l'umanità. Perchè tutto viene da Lui (ver.9).
    Per questo c'è un "giudizio evangelico" sui disegni delle nazioni confrontati con "il disegno del Signore": così i vers.10-11. I vers.12-15 sono la meravigliosa proclamazione della signorìa del Signore su tutta l'umanità: Egli ha plasmato il cuore di ogni uomo. In mezzo a tutta l'umanità c'è una nazione particolare, è il popolo di Dio, cui il Signore ha rivelato tutto questo per il bene dell'intera umanità: beata quella nazione! I vers.16-17 dicono quanto siano vani i disegni dei poteri mondani, che vogliono affermare la potenza dei potenti. I vers.18-19 proclamano la grande alternativa rispetto a questi imperi del mondo: chi teme Dio e spera nel suo amore conosce il grande progetto di Dio di liberare ogni uomo e donna della terra dal dominio della morte e di nutrirli con il pane vivo capace di saziare ogni fame!
    Come era iniziato, il Salmo finisce con una nuova grande lode al Signore, piena di fiducia, di gioia e di speranza in Lui.
    Su di noi sia il tuo amore, Signore, come da te noi speriamo.  Un abbraccio nel Risorto.
    Maria
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Richieste di preghiere 21 gen 2014

Carissimi vi chiedo una preghiera per Giorgio di 53 anni deceduto a seguito di un infarto. Il Signore lo accolga tra le Sue braccia amorose. Purtroppo a piangere questa morte ci sono due bambini e la moglie in attesa del terzo figlio. Il Signore consoli questa famiglia. Grazie. ardea da Trieste

Chiedo una preghiera per una bambina di 4 anni, si chiama Benedetta. Ieri le hanno diagnosticato un tumore al cervello, non possono fare neppure la biopsia. Il suo parroco dice che occorre solo un miracolo. Noi siamo certi che la preghiera la salverà. Grazie di cuore per chi pregherà per questa creatura.
Ave Maria! Maria M.
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Il sabato è stato fatto per l’uomo e non l’uomo per il sabato!

Mc 2,23-28
Avvenne che di sabato Gesù passava fra campi di grano e i suoi discepoli, mentre camminavano, si misero a cogliere le spighe. I farisei gli dicevano: «Guarda! Perché fanno in giorno di sabato quello che non è lecito?». Ed egli rispose loro: «Non avete mai letto quello che fece Davide quando si trovò nel bisogno e lui e i suoi compagni ebbero fame? Sotto il sommo sacerdote Abiatàr, entrò nella casa di Dio e mangiò i pani dell'offerta, che non è lecito mangiare se non ai sacerdoti, e ne diede anche ai suoi compagni!». E diceva loro: «Il sabato è stato fatto per l'uomo e non l'uomo per il sabato! Perciò il Figlio dell'uomo è signore anche del sabato». 

Leggiamo nel Libro del Deuteronomio 5,12-15: "Osserva il giorno di sabato per santificarlo, come il Signore tuo Dio ti ha comandato. Sei giorni faticherai e farai ogni lavoro, ma il settimo giorno è il sabato per il Signore Dio tuo: non fare lavoro alcuno né tu, né tuo figlio, né tua figlia, né il tuo schiavo, né la tua schiava, né il tuo bue, né il tuo asino, né alcuna delle tue bestie, né il forestiero che sta entro le tue porte, perché il tuo schiavo e la tua schiava riposino con te. Ricordati che sei stato schiavo nel paese d’Egitto e che il Signore tuo Dio ti ha fatto uscire di là con mano potente e braccio teso; perciò il Signore tuo Dio ti ordina di osservare il giorno di sabato". Il sabato è il giorno del riposo settimanale, consacrato a Dio che ha riposato nel settimo giorno della creazione (cfr Gen 2,2-3; Es 20,11). 
A questo motivo religioso si unisce una preoccupazione umanitaria: è necessario che i non-liberi, gli schiavi, sentano almeno ogni sette giorni la gioia della libertà. Inoltre, gli israeliti devono ricordare che essi sono liberi perché Dio li ha liberati dalla schiavitù. 
Il sabato è quindi una festa-ricordo, un memoriale di ciò che Dio ha fatto per loro e di come Dio vuole l’uomo: lo vuole libero. "I discepoli cominciarono a strappare le spighe". La legge permetteva esplicitamente questo gesto: "Se passi tra la messe del tuo prossimo, potrai coglierne spighe con la mano, ma non mettere la falce nella messe del tuo prossimo" (Dt 23,26), però non faceva allusione al sabato. 
La Mishnah (la legge orale, per distinguerla da quella scritta, cioè la Bibbia) che codificò le leggi sabbatiche sviluppate dalla tradizione ebraica, elenca trentanove attività proibite, fra le quali figurano le varie attività agricole, compresa la spigolatura. Era anche precisato che non si poteva strappare le spighe, ma solo sgranarle con le dita. Qual è l’interpretazione della legge che meglio rivela le intenzioni di Dio, il volto di Dio? Dio sta dalla parte di Gesù. E Gesù stabilisce un principio: "Il sabato è stato fatto per l’uomo e non l’uomo per il sabato!". 
Nell’ambiente in cui viveva Gesù, la legge valeva assai più dell’uomo. Gesù non ha abolito la legge, ma ha contestato le false interpretazioni di essa e ha indicato il principio che dà valore ad ogni legge: la legge è per l’uomo. Non l’avesse mai fatto! È noto, infatti, che il potere costituito fa, quasi sempre, della legge la sua forza. Guai a chi la tocca! Chi tocca muore! E Gesù è morto anche perché, secondo loro, violava la legge del sabato. "Il sabato è fatto per l’uomo" significa anzitutto che ogni legge, anche la più sacra, è a vantaggio dell’uomo. 
Nella creazione tutto fu fatto per l’uomo, compreso il sabato che è figura del Signore stesso della vita. L’uomo è per Dio perché Dio per primo è per l’uomo. La libertà di coscienza di Gesù, che è vera adesione alla volontà di Dio, esprime un annuncio di salvezza altrettanto beatificante quanto quello contenuto nelle parole "il Figlio dell’uomo ha il potere di perdonare i peccati sulla terra" (Mc 2,10). 
Infatti il perdono dei peccati e la liberazione dalla grettezza umana esprimono ugualmente bene la stessa potenza di salvezza. I comandamenti di Dio sono stati dati per amore dell’uomo, per il suo vero bene. Unicamente la coscienza di una responsabilità nei riguardi di questo Dio, a cui dovremo rendere conto di ogni nostra azione e di ogni nostra parola (cfr 2Cor 5,10), ci dà anche il diritto a una coraggiosa libertà come quella di Gesù. 
Padre Lino Pedron
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lunedì 20 gennaio 2014

Madre Teresa di Calcutta/66

“È necessario che i sacerdoti sappiano portare l’amore nelle famiglie, perché senza l’amore la famiglia non può sostenersi. Anche i giovani vogliono incontrare Gesù nei poveri e, quando lo incontrano, dicono che hanno trovato la gioia...”.
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Angelo Custode/78

Quando pensi alla mia presenza vicino a te durante il giorno, ricordati delle parole di Gesù a proposito degli Angeli custodi dei bambini: “I loro Angeli contemplano senza sosta il volto di mio Padre che è nei Cieli” (Mt 18,10). Sì, pur rimanendo sempre con te in ogni momento, io contemplo il Volto risplendente di bellezza e di santità del nostro Padre celeste. Un giorno, sarà insieme che noi lo contempleremo, ricolmi della felicità di questa visione beata, per tutta l’eternità.
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Preghiamo 20-gen-2014

O Padre, che in Cristo, Agnello Pasquale e luce delle genti, chiami tutti i popoli a formare il popolo della nuova alleanza, conferma in noi la grazia del Battesimo con la forza del Tuo Spirito, perché tutta la nostra vita proclami il lieto annunzio del Vangelo. 
Amen. 
Dalla liturgia

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Lo sposo è con loro

Mc 2,18-22 
I discepoli di Giovanni e i farisei stavano facendo un digiuno. Vennero da lui e gli dissero: «Perché i discepoli di Giovanni e i discepoli dei farisei digiunano, mentre i tuoi discepoli non digiunano?». Gesù disse loro: «Possono forse digiunare gli invitati a nozze, quando lo sposo è con loro? Finché hanno lo sposo con loro, non possono digiunare. Ma verranno giorni quando lo sposo sarà loro tolto: allora, in quel giorno, digiuneranno. Nessuno cuce un pezzo di stoffa grezza su un vestito vecchio; altrimenti il rattoppo nuovo porta via qualcosa alla stoffa vecchia e lo strappo diventa peggiore. E nessuno versa vino nuovo in otri vecchi, altrimenti il vino spaccherà gli otri, e si perdono vino e otri. Ma vino nuovo in otri nuovi!». 

Una festa di nozze è l’occasione classica per darsi all'allegria. Le nozze diventano così una figura del tempo della salvezza, come leggiamo anche nel libro di Isaia: "Dio gode con te come lo sposo con la propria sposa" (62,5; cfr 61,10). 
Questa immagine è ancora più rafforzata dall’applicazione del Cantico dei cantici ai rapporti tra Dio e la nazione ebraica. Gesù, presentandosi come lo Sposo, spiega la sua presenza in terra come il sopraggiungere del tempo della salvezza in cui si adempie la beatificante promessa di Dio, In questo tempo di nozze non è immaginabile che gli invitati facciano digiuno. 
Fin dal principio la Chiesa ha compreso questo insegnamento, e nella sua liturgia risuona l’eco della sua allegrezza: "Ogni giorno tutti insieme frequentavano il tempio e spezzavano il pane a casa prendendo i pasti con letizia e semplicità di cuore, lodando Dio e godendo la simpatia di tutto il popolo" (At 2,46-47). 
La risposta di Gesù è chiarissima, però è anche scandalosa per i discepoli di Giovanni e per i farisei, perché Gesù si presenta come lo Sposo, richiamandosi ai profeti dell’Antico Testamento: "Nessuno ti chiamerà più Abbandonata né la tua terra sarà più detta Devastata, ma tu sarai chiamata Mio Compiacimento e la tua terra Sposata, perché il Signore si compiacerà di te e la tua terra avrà uno sposo. Sì, come un giovane sposa una vergine, così ti sposerà il tuo Architetto; come gioisce lo sposo per la sposa, così il tuo Dio gioirà per te" (Is 62,4-5). 
Gesù si identifica con lo Sposo-Dio innamorato del suo popolo, evocato dai profeti (cfr Os 2,18; 3,3-5; Ez 16,8-14; Is 54,5-6; ecc.). I "giusti" digiunano perché ignorano l’amore gratuito di Dio che mangia con i peccatori e i non meritevoli. Tutti intenti a meritare l’amore di Dio con le loro opere, non si accorgono che l’amore meritato non è né gratuito né amore; se ne escludono proprio con il loro sforzo per conquistarlo. 
Questo brano ci fa fare un passo in avanti rispetto al brano precedente: il nostro mangiare da peccatori perdonati con il Signore non è un banchetto qualunque, è un pranzo di nozze. 
Questa è la gioia inesprimibile che nessuno avrebbe osato sperare: in Gesù si celebrano le nozze di Dio con l’umanità. Lui si è unito a noi per unirci a sé. Si è fatto come noi per farci come lui. "Dio si è fatto uomo perché l’uomo diventasse Dio" (s. Ireneo). Ora i due vivono in comunione e intimità di vita, formano una carne sola e hanno un unico Spirito. "Il principale motivo della venuta del Signore è quello di rivelare l’amore di Dio per noi e di inculcarcelo profondamente… 
Cristo è venuto soprattutto perché l’uomo sappia quanto è amato da Dio" (s. Agostino). Dalle prime pagine della Bibbia fino alle ultime, Dio si presenta come il nostro unico interlocutore, il nostro Sposo geloso. Il rapporto donna-uomo è figura del rapporto uomo-Dio. Egli ci ama di un amore eterno. Il vero cristiano è colui che ha conosciuto e creduto all’amore che Dio ha per lui (1Gv 4,16) e dice il suo sì matrimoniale a Colui che da sempre gli ha detto sì, e vive nella gioia dell’unione sponsale con lui. 
Se nel passato digiunava nell’attesa dello Sposo, ora gode della sua presenza e celebra il pranzo delle nozze. Anche lui conoscerà il digiuno (v. 20) nei giorni in cui lo Sposo gli sarà strappato con violenza nella morte di croce. Il discepolo è unito al suo Signore come la sposa allo sposo. L’altra parte dell’uomo, la costola che gli manca e che freneticamente cerca e ricerca, è Dio. 
Questo mistero è grande (Ef 5,32): è il più grande mistero dell’universo. L’amore nuziale è il più bel modo di esprimere il nostro amore con Dio. Con la venuta di Gesù si compie la promessa di Dio alla sposa infedele: "Ti farò mia sposa per sempre… e tu conoscerai (amerai) il Signore (Os 2,21-22). Chiamandosi sposo, Dio ci ha dato la più bella presentazione di sé e di noi. Sposo e sposa sono due termini relativi, dei quali l’uno non può stare senza l’altro. Colui che liberamente ci ha creati, necessariamente ci ama di amore eterno (Ger 31,3) e ci comanda: "Amami con tutto il cuore" (cfr Dt 6,4), perché anch'io ti amo e non posso non amarti. 
L’Amore vuole essere liberamente amato. La grandezza dell’uomo è amare Dio. E uno diventa ciò che ama. 
Lo stesso amore che ha fatto diventare Dio uomo, fa diventare l’uomo Dio. Con le parabole del nuovo e del vecchio (vv. 21-22), Gesù individua una prima fondamentale resistenza nei confronti del suo messaggio. Si può rifiutare la conversione evangelica in nome dell’equilibrio, della saggezza, del buon senso, della tradizione, del "si è sempre fatto così": valori più che sufficienti per mettere in pace la coscienza. Tutte queste cose significano attaccamento al proprio schema e rifiuto di rinnovarsi: esattamente il contrario del "convertitevi e credete nel vangelo" (1,15). Gesù Cristo è stoffa nuova, vino nuovo. 
Non si può appiccicare Cristo e il suo vangelo su una mentalità vecchia, su un modo vecchio di vivere: si perderebbe la tranquillità di prima senza acquistare la gioia della conversione. La venuta dello Sposo rinnova a tal punto l’uomo, che egli non può pensare di adattarsi in qualche maniera a questa radicale novità. 
Aprirsi ad essa significa accettare che tutto ciò che è vecchio crolli per far posto al nuovo. Tutte le religioni, compresa quella ebraica, e le comunità dei discepoli di Giovanni Battista, sono otri vecchi, incapaci di contenere il vino nuovo che è la vita nuova in Cristo, lo Spirito Santo, l’amore stesso di Dio, la vita di Dio. Il cuore di pietra era l’otre vecchio per la lettera che uccide; il cuore di carne è l’otre nuovo per lo Spirito che dà la vita (cfr 2Cor 3,6). 
Padre Lino Pedron
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Preghiera del mattino 20/I/2014

Colui il cui cuore è aperto è capace di ospitare la vita nuova che viene dalla fonte dell'amore di Dio. 
Fa' che noi ti apparteniamo, Signore. 
Sì, noi ci allontaniamo talvolta dalla fede e deformiamo i tuoi disegni. 
Concedici il tuo Spirito. 
Concedici la grazia di riempire di vino nuovo le botti nuove, cioè di spirito di amore e di misericordia, per aprire nel nostro mondo le vie della giustizia, della solidarietà e della pace.
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domenica 19 gennaio 2014

Un Messaggio carico di "Misericordia"

I messaggi che ci trasmette Maria sono parola di Cristo … parola dello Spirito Santo;  Maria dice: “Io sono continuamente in mezzo a voi perché col mio infinito Amore desidero mostrarvi la porta del Paradiso” un messaggio carico di misericordia, che ci riporta a quando Gesù  sulla Croce pregò per coloro che lo avevano crocifisso…e con la stessa misericordia Maria rivolge la sua attenzione ai cuori più induriti…ai peccatori…affinché la mano del Padre si posi con infinito Amore su di essi, riconducendoli sulla via maestra. “Desidero dirvi come questa porta si apre: per mezzo della bontà, della misericordia, dell’amore e della pace, per mezzo di mio Figlio. “ Per natura nel cuore dell’essere umano manca il principio dell’amore di Dio…Maria ci indica la porta per accedere al Cuore di Cristo, fonte infinita di Pace e Amore…L’uomo, per ritrovarsi in questo Amore, deve rinnovarsi in primis nello spirito, avviando un processo di rigenerazione della mente e del cuore…attraverso la preghiera, la meditazione, sperimentando la bontà, la misericordia, la pace…Dallo scrutare la propria individualità l’uomo può ritrovare la presenza o meno della Fede…dell’Amore per Dio, impiantata nell’anima dallo Spirito Santo…così facendo potrà accrescerne con diligenza la misura, mediante l'uso costante dei mezzi di grazia, ricordando che lo  scopo ultimo di tutti deve essere l’Amore del nostro  Padre, che si estrinseca attraverso l’amore per il proprio prossimo, per il proprio fratello…un Amore che deve essere azione quotidiana, e non semplice “intenzione”.
“Per mezzo di questo amore salvifico e dello Spirito Santo, Egli mi ha scelto ed io, insieme a Lui, scelgo voi perché siate apostoli del suo amore e della sua volontà”.  La Madonna ci invita ad essere apostoli dell’ Amore di Dio, facendo propri gli insegnamenti di Cristo, e diffondendoli nel mondo.
“…pregate, pregate, digiunate e confessatevi regolarmente. Se nutrirvi di mio Figlio è il centro della vostra vita, allora non abbiate paura: potete tutto. Io sono con voi.” L’Amore per Cristo deve essere il fulcro dell’esistenza di ogni uomo…fondendoci nel Suo Sacro Cuore, nulla potrà esserci precluso… Nella preghiera, nella penitenza e nella confessione troveremo la strada per la salvezza…e Maria ci sosterrà lungo questo percorso. Poniamo al centro della Nostra vita l’Eucaristia, perché Cristo è spiritualmente presente in questo Sacramento …coloro che la con fede nutriranno la propria anima di colui che è la Vita :  «Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue dimora in me ed io in lui».  
“Prego ogni giorno per i pastori e mi aspetto lo stesso da voi perché, figli miei, senza la loro guida ed il rafforzamento che vi viene per mezzo della loro benedizione non potete andare avanti. Vi ringrazio.”
Maria ci invita a pregare anche per tutti i sacerdoti…loro sono la nostra guida, abbiamo bisogno del loro esempio per poter condurre un cammino retto…Il mondo è disseminato di spine, di insidie, ed i sacerdoti non ne sono immuni, perché ancor prima di essere consacrati, sono uomini, e come tali vittime delle tentazioni del male. Per tal motivo non dobbiamo smettere di pregare per l’incolumità del loro spirito, affinché possano condurre in porto nel migliore dei modi possibili la loro santa missione di apostolato.
Ave Maria!
Maria M.
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