venerdì 31 maggio 2013

Consacrazione al Sacro Cuore di Gesù

Questa è la raccolta delle promesse fatte da Gesù a santa Margherita Maria, in favore dei devoti del Sacro Cuore:

1. Io darò loro tutte le grazie necessarie al loro stato.
2. Io metterò la pace nelle loro famiglie.
3. Io li consolerò in tutte le loro afflizioni.
4. Io sarò il loro sicuro rifugio in vita e specialmente in morte.
5. Io spanderò le più abbondanti benedizioni sopra tutte le loro imprese.
6. I peccatori troveranno nel mio Cuore la fonte e l'oceano infinito della misericordia.
7. Le anime tiepide diverranno fervorose.
8. Le anime fervorose s'innalzeranno rapidamente a una grande perfezione.
9. Io benedirò le case ove l'immagine del mio sacro Cuore sarà esposta e onorata.
10. Io darò ai sacerdoti il dono di commuovere i cuori più induriti.
11. Le persone che propagheranno questa devozione avranno il loro nome scritto nel mio Cuore e non ne sarà mai cancellato.

Consacrazione al Sacro Cuore di Gesù
(di Santa Margherita Maria Alacoque)

Io (nome e cognome), dono e consacro al Cuore adorabile di nostro Signore Gesù Cristo  la mia persona e la mia vita, (la mia famiglia/il mio matrimonio),  le mie azioni, pene e sofferenze,  per non voler più servirmi d'alcuna parte del mio essere,  che per onorarlo, amarlo e glorificarlo.
E' questa la mia volontà irrevocabile: essere tutto suo e fare ogni cosa per suo amore, rinunciando di cuore a tutto ciò che potrebbe dispiacergli.
Ti scelgo, o Sacro Cuore, come unico oggetto del mio amore, come custode della mia via, pegno della mia salvezza, rimedio della mia fragilità e incostanza,  riparatore di tutte le colpe della mia vita e rifugio sicuro nell'ora della mia morte. 
Sii, o Cuore di bontà, la mia giustificazione presso Dio, tuo Padre, e allontana da me la sua giusta indignazione. 
O Cuore amoroso, pongo tutta la mia fiducia in te, perché temo tutto dalla mia malizia e debolezza, ma spero tutto dalla tua bontà.
Consuma, dunque, in me quanto può dispiacerti o resisterti; il tuo puro amore s'imprima profondamente nel mio cuore, in modo che non ti possa più scordare o essere da te separato. 
Ti chiedo, per la tua bontà, che il mio nome sia scritto in te, poiché voglio concretizzare tutta la mia felicità e la mia gloria nel vivere e morire come tuo servo.
Amen.

Commento al Vangelo del 31/5/2013 - Visitazione-

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Atto di consacrazione a Maria

O Immacolata, regina del Cielo e della terra, rifugio dei peccatori e Madre nostra amorosissima cui Dio volle affidare l'intera economia della misericordia, io indegno peccatore, mi prostro ai tuoi piedi, supplicandoti umilmente di volermi accettare tutto e completamente come cosa e proprietà tua, e di fare ciò che ti piace di me e di tutte le facoltà della mia anima e del mio corpo, di tutta la mia vita, morte ed eternità. 
Disponi pure di me, se vuoi, di tutto me stesso, senza alcuna riserva, per compiere ciò che è stato detto di te:"Ella ti schiaccerà il capo", come pure:"Tu sola hai distrutto tutte le eresie del mondo intero", affinchè nelle tue mani immacolate e misericordiosissime io divenga uno strumento utile per innestare e incrementare il più fortemente possibile la tua gloria in tante anime smarrite e indifferenti e per estendere in tal modo, quanto più possibile, il benedetto Regno del Santissimo Cuore di Gesù. 
Dove tu entri, infatti, ottieni la grazia della conversione e santificazione, perchè ogni grazia scorre, attraverso le tue mani, dal CUore dolcissimo di Gesù fino a noi. Concedimi di lodarti, o Vergine Santissima.Dammi la forza contro i tuoi nemici. 
(di Massimiliano M. Kolbe)
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Preghiera del mattino del 31/V/2013

O Maria, fin dall'inizio di questo giorno che la Chiesa dedica alla contemplazione del mistero della tua visitazione, noi ci rivolgiamo a te per chiederti di accompagnarci con la tua grazia e con la tua protezione. 
Fa' che ti conosciamo, ti comprendiamo, che accogliamo la tua azione corredentrice. 
Donaci di essere capaci di quella comunicazione attenta, discreta, sincera, autentica che è il desiderio forse più vivo del cuore dell'uomo e della donna di oggi. 
Donaci di partecipare, anche in questo giorno, al tuo "sì", che rimane tale nella gioia e nel dolore, fino al momento della croce e della risurrezione.
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giovedì 30 maggio 2013

Divulgate il Rosario e pregatelo con Maria

Col Rosario si può ottenere tutto, Santa Teresina lo comprese bene tanto che disse che il Rosario è una lunga catena che lega il cielo alla terra; una delle estremità è nelle nostre mani e l'altra in quella della Mamma Celeste. 
Finché il Rosario sarà recitato Dio non ci abbandonerà perché questa preghiera è potente sul Suo Cuore. 
Il Rosario è il fermento che può rigenerare la terra. Non c'è preghiera che sia più gradita a Dio del Rosario. 
« O Rosario benedetto di Maria, catena dolce che ci rannodi a Dio,… non ti lasceremo mai più. Tu ci sarai conforto nell’ora dell’agonia. A te l’ultimo bacio della vita che si spegne »
Ave Maria! 
maria m.
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La sofferenza diventa dolce con Gesù al tuo fianco

Nella sofferenza quante lacrime versate!... Esse sono il distillato del dolore e rappresentano il fenomeno più tenero di un cuore angosciato; sono la voce dell'anima che ti parla quando il labbro non ha più parole. Le lacrime sono i battiti del cuore, sono parole che parlano con gli occhi, sono un tacito appello di aiuto. 
Quante lacrime ho versato nella mia angoscia, nel mio dolore, nella mia solitudine... Si solitudine... perché dove c'è la sofferenza nessuno vuole esserci... Poi ho raccolto tutte le mie lacrime le ho trasformate in energia, e sono diventate amore, dolore, forza, invocazione, e carezze di misericordia. Voglia di andare avanti, voglia di giustizia, voglia di amare. 
Amare... E trasformare il dolore in amore e come lampo che ti abbaglia la vista cerchi un mondo spirituale che ti sfugge, cerchi la comunicazione con Gesù, cerchi di attirarlo a te... lo saldi bene nel tuo cuore e corri verso la vita che ti attende... 
Lui come il Cireneo solleva la tua croce, diventa leggera fino al punto di non sentirla più. La sofferenza diventa dolce con Gesù al tuo fianco. Il Signore è con te, piange con te... un pianto dolce perchè Egli è tutto Amore, le mie lacrime si mescolano a quelle di Gesù e diventano forza mescolate a misericordia. 
Nel mio dolore ti ho attirato a me... ora vivi dentro di me... sei la mia forza... il mio coraggio... sei tutto per me Gesù... tu hai cambiato il mio cuore... mi hai fatto conoscere l'Amore, la pace e la serenità... 
Io Ti amo Gesù... 
Maria M.
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Rabbunì, che io veda di nuovo!

Mc 10,46-52 
E giunsero a Gerico. Mentre partiva da Gerico insieme ai suoi discepoli e a molta folla, il figlio di Timèo, Bartimèo, che era cieco, sedeva lungo la strada a mendicare. Sentendo che era Gesù Nazareno, cominciò a gridare e a dire: «Figlio di Davide, Gesù, abbi pietà di me!». Molti lo rimproveravano perché tacesse, ma egli gridava ancora più forte: «Figlio di Davide, abbi pietà di me!». Gesù si fermò e disse: «Chiamatelo!». Chiamarono il cieco, dicendogli: «Coraggio! Àlzati, ti chiama!». Egli, gettato via il suo mantello, balzò in piedi e venne da Gesù. Allora Gesù gli disse: «Che cosa vuoi che io faccia per te?». E il cieco gli rispose: «Rabbunì, che io veda di nuovo!». E Gesù gli disse: «Va', la tua fede ti ha salvato». E subito vide di nuovo e lo seguiva lungo la strada.

Il lettore del vangelo sa ormai che le folle seguono Gesù, ma senza una fede profonda e con gli occhi chiusi nei confronti della sua missione. Il cieco Bartimèo, invece, crede in lui come figlio di Davide, con fede salda e imperturbabile, anche se i numerosi presenti tentano sgarbatamente di farlo tacere. Egli crede nella bontà e nella potenza di Gesù nelle quali cerca il soccorso di Dio. 
Il cieco è un emarginato. La sua professione di mendicante dimostra chiaramente che non può far nulla da sé e deve attendere tutto dagli altri. La molta folla intorno a Gesù è l'immagine della comunità che spesso non accoglie gli emarginati, ma li sgrida, li zittisce e li colpevolizza, credendo oltretutto di far bene. 
Ma Gesù impartisce un ordine chiaro: "Chiamatelo!". 
Nella preghiera del cieco, Gesù riconosce la fede, condizione necessaria per essere aggregato alla comunità che sale a Gerusalemme e alla croce. Appena acquistò la vista, divenne discepolo. Per seguire Gesù bisogna vedere bene e vederci chiaro. La domanda di Gesù: "Che vuoi che io ti faccia?" è la stessa che egli aveva rivolto a Giacomo e Giovanni (cf. Mc 10,36). La loro richiesta di posti d'onore contrasta con l'umile richiesta di Bartimèo: essi chiedevano di progredire nella cecità della loro superbia, egli chiede di avere la luce della fede che scruta nel Cristo crocifisso l'umiltà e la profondità di Dio. A questo punto del vangelo, Gesù rivolge anche a noi la stessa domanda che ha fatto al cieco: "Che vuoi che io faccia per te ?". E noi dobbiamo fare nostra la sua risposta: "Maestro, che io riabbia la vista !". 
Fine di tutta la catechesi di Gesù è portarci qui, dove si compie l'ultimo miracolo, quello definitivo: la guarigione dalla cecità e la vista della fede. Gesù è la luce del mondo (cf. Gv 8,12), il figlio di Davide che esercita la sua regalità usando misericordia, il Signore che dà la vista ai ciechi (Sal 146,8). L'invocazione del suo nome è la nostra salvezza (cf. At 2,21). Gesù significa "Dio salva". 
Egli ci salva perché è tutto misericordia rivolta alla nostra miseria. "Figlio di Davide, abbi misericordia di me" (v. 48). 
Questa espressione contiene tutta la preghiera, perché contiene tutto Dio. La misericordia è l'essenza di Dio. Egli non è misericordioso: è misericordia. Egli non ama i suoi figli in proporzione dei loro meriti, ma della loro miseria. E li ama uno ad uno (cf. Gal 2,30; 1Tim 1,15). 
Io, in persona, sono amato totalmente dal Padre in Gesù. L'amore non si divide, si moltiplica. L'amore di un padre non si divide per il numero dei figli, ma è tutto intero per ciascuno. Gettando il mantello, che era tutto per lui, questo povero segue Gesù, a differenza del ricco che, attaccato ai suoi beni, si allontanò triste (cf. Mc 10,22). 
Padre Lino Pedron
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Preghiera del mattino del 30/V/2013

Dio onnipotente, mi consacro a te, luce della mia vita. 
Ti consacro questo nuovo giorno con tutte le sue attività, pensieri e azioni. Non voglio separarmi da te. 
Voglio restarti sempre fedele. 
Voglio che tu provi compiacimento in me. 
Voglio cantarti un canto di lode sempre nuovo. 
Allontana da me ogni male.
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mercoledì 29 maggio 2013

Ascoltiamo Maria

"Vi invito all'abbandono in Dio. Desidero che rinunciate a quelle cose a cui siete attaccati e che danneggiano la vostra vita spirituale" (25/2/90). 

Una volta compiuti con amore tutti i tuoi doveri verso coloro che sono il tuo prossimo, conquistati uno spazio di silenzio e gettati nella preghiera cioè nell'abbraccio di Dio. "La preghiera diventi per te un bisogno (25/2/02), 
diventi per te gioia" (25/7/03). 

"Consacratevi al mio Cuore Immacolato. Desidero che vi consacriate personalmente, come famiglia e come parrocchia, in modo tale che tutto appartenga a Dio attraverso le mie mani" (25/10/88). 

Non pensare però di consacrarti a Maria, di riuscire a pregare e di goderne i frutti di gioia e di consolazione se continui ad avere le mani sporche e i piedi piantati nel fango dei tuoi peccati. "Quando stendete le mani, Io allontano gli occhi da voi. Anche se moltiplicate le preghiere, Io non ascolto. Toglite il male dalle vostre azioni e dalla mia vista! Cessate di fare il male, imparate a fare il bene, ricercate la giustizia, soccorrete l'oppresso, rendete giustizia all'orfano, difendete la causa della vedova " (Is.1,15-17). 

"Questo popolo si avvicina a me solo a parole e mi onora con le labbra, mentre il suo cuore è lontano da me e il culto che mi rendono è un imparaticcio di usi umani" (Is.29,13). 

Ogni incontro con Dio deve essere preceduto dalla consapevolezza della nostra condizione di peccatori, da una invocazione di misericordia e di perdono e da un sincero impegno di conversione. "Perdonate tutti coloro che vi hanno fatto del male" (25/9/97). 

"Non potete entrare nella Preghiera se non vi scaricate dal peso dei peccati e delle preoccupazioni" (4/2/85). 

"Non posso aiutare coloro che non pregano e non fanno sacrifici" (18/8/82). Riconciliatevi con Dio e "pregate fino a quando la vostra vita diventi preghiera.". (25-8-98). 

Ave Maria! 
Maria M.
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Signore, se vuoi, puoi guarirmi!

Siamo tutti spiritualmente malati ne sono convinta, per questo Signore mi rivolgo a te con la medesima prontezza con la quale chiamo il medico, perché mi guarisca dai miei difetti. 
Li riconosco Signore, ne sono tanti e mi sforzo di vincerli cercando di praticare le virtù opposte. 
Ma tu Signore, se vuoi puoi guarirmi. 
(maria m.)
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Santa Maria

Entriamo nel Cenacolo con Maria e preghiamo con lei, accanto a lei e cuore a cuore con il Figlio suo Gesù. 
Ave Maria! 
Maria M.
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Ecco, noi saliamo a Gerusalemme e il Figlio dell’uomo sarà consegnato

Mc 10,32-45 
Mentre erano sulla strada per salire a Gerusalemme, Gesù camminava davanti a loro ed essi erano sgomenti; coloro che lo seguivano erano impauriti. Presi di nuovo in disparte i Dodici, si mise a dire loro quello che stava per accadergli: «Ecco, noi saliamo a Gerusalemme e il Figlio dell'uomo sarà consegnato ai capi dei sacerdoti e agli scribi; lo condanneranno a morte e lo consegneranno ai pagani, lo derideranno, gli sputeranno addosso, lo flagelleranno e lo uccideranno, e dopo tre giorni risorgerà». Gli si avvicinarono Giacomo e Giovanni, i figli di Zebedèo, dicendogli: «Maestro, vogliamo che tu faccia per noi quello che ti chiederemo». Egli disse loro: «Che cosa volete che io faccia per voi?». Gli risposero: «Concedici di sedere, nella tua gloria, uno alla tua destra e uno alla tua sinistra». Gesù disse loro: «Voi non sapete quello che chiedete. Potete bere il calice che io bevo, o essere battezzati nel battesimo in cui io sono battezzato? ». Gli risposero: «Lo possiamo». E Gesù disse loro: «Il calice che io bevo anche voi lo berrete, e nel battesimo in cui io sono battezzato anche voi sarete battezzati. Ma sedere alla mia destra o alla mia sinistra non sta a me concederlo; è per coloro per i quali è stato preparato». Gli altri dieci, avendo sentito, cominciarono a indignarsi con Giacomo e Giovanni. Allora Gesù li chiamò a sé e disse loro: «Voi sapete che coloro i quali sono considerati i governanti delle nazioni dominano su di esse e i loro capi le opprimono. Tra voi però non è così; ma chi vuole diventare grande tra voi sarà vostro servitore, e chi vuole essere il primo tra voi sarà schiavo di tutti. Anche il Figlio dell'uomo infatti non è venuto per farsi servire, ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti». 

Questo brano è l'ultima delle tre predizioni che scandiscono la terza parte del vangelo. Ormai, appare all'orizzonte la meta. Il discorso è dettagliato, chiaro ed esplicito. 
Il viaggio a Gerusalemme ha come termine la consegna del Figlio dell'uomo. 
C'è tutta una serie di sette verbi messi in fila con la semplice congiunzione "e". 
Sei - il numero dell'uomo - descrivono la nostra azione: condannare, consegnare, schernire, sputacchiare, flagellare, uccidere. 
È come la somma di tutto il male, che raggiunge il culmine nell'uccisione di Dio. Ma la parola definitiva non spetta a noi, ma a Dio: "dopo tre giorni risusciterà". 
Dio che ha detto la prima parola (Gen 1), si riserva di dire anche l'ultima (escatologia). 
Egli ci lascia liberi, ma ingloba la nostra azione nella sua, offrendoci un dono impensabile. Gesù, il Cristo sofferente, il Figlio di Dio ucciso e risorto, umiliato e innalzato, è il mistero della nostra fede. 
La croce di Gesù non è un incidente di percorso, da dimenticare nella risurrezione. Cristo fu esaltato proprio per la sua obbedienza fino alla morte, e alla morte di croce (Fil 2,8-9). 
Qui è il mistero di Dio. 
La reazione dei discepoli alla terza predizione della Passione è peggiore delle precedenti. Dopo la prima ci fu un forte diverbio tra Gesù e Pietro, il quale pensa secondo gli uomini e non secondo Dio (Lc 8,32-33). Dopo la seconda ci fu l'incomprensione e il mutismo da parte di tutti gli apostoli, intenti a litigare su chi fosse il più grande (Lc 9,32-33). Dopo la terza ci si aspetterebbe un minimo di comprensione. Ma è come se Gesù non avesse detto nulla. Anzi, due dei prediletti, Giacomo e Giovanni, invece di ascoltarlo e fare la sua volontà, vogliono che lui li ascolti e faccia la loro. È il capovolgimento del rapporto fondamentale della fede. 
Certe verità e certe conseguenze delle proprie scelte di vita sono dure da accettare. Ci si dichiara completamente disponibili a Dio, ma in realtà si continua ad avere i propri programmi e interessi personali e sogni di grandezza umana. 
Giacomo e Giovanni non pretendono di avere il posto di Gesù, ma vogliono essere i primi due dopo di lui. Un simile modo di agire in una comunità può solo suscitare rancori, gelosie, contrasti e divisioni. Gesù ritorna sul dovere dell'umiltà e del servizio e pone sé stesso come modello da imitare. Egli non si mette nella logica dei grandi di questo mondo: non è venuto per essere servito, ma per servire e dare la sua vita per la salvezza di tutti. Egli riprende il discorso della croce e ne precisa il significato. Essa è: "servire e dare la propria vita in riscatto per tutti". Il termine "riscatto" rievoca un contesto giuridico: quando un uomo cade in schiavitù, o viene rapito e sequestrato, e non può pagare il riscatto, tocca al suo parente più prossimo pagare al suo posto. 
È quanto ha fatto Dio nei confronti d'Israele, liberandolo dalla schiavitù dell'Egitto e da tutte le schiavitù successive. In primo piano non c'è la giustizia, ma la solidarietà: il parente più prossimo non deve prendere le distanze, ma sentirsi coinvolto fino al punto di sostituirsi al parente caduto in schiavitù, fino a pagare per la sua liberazione, per la sua salvezza. 
Ecco la logica della croce: l'ostinata solidarietà di Dio rivelatasi a noi in Cristo. Il cammino della croce non è in primo luogo soffrire, ma servire e dare la vita per tutti. Il discepolo quindi deve seguire il Cristo, servo sofferente di Dio, fino al dono totale della vita per tutti: "Da questo abbiamo conosciuto l'amore: Egli ha dato la sua vita per noi; quindi anche noi dobbiamo dare la vita per i fratelli" (1Gv 3,16). 
Di conseguenza, nella Chiesa c'è una sola regola uguale per tutti: servire e dare la vita. E l'autorità dev'essere capita ed esercitata come situazione in cui la logica della croce si fa più chiara, più esplicita e più convincente. È giusto voler stare vicini al Signore, è bene desiderare di essere come Dio. 
Il male sta nel fatto che non conosciamo il vero Dio e crediamo di essere come lui proprio in quello che lui non è assolutamente. L'essenza di Dio, la sua Gloria, è l'amore che si fa servo e ultimo di tutti. Si sta vicino a Gesù, non cercando i primi posti, ma l'ultimo, perché egli si è fatto ultimo di tutti. La Gloria, sinonimo di Dio, in ebraico significa "peso". 
Il suo eccessivo amore, dall'alto dei cieli l'ha fatto scendere fino a noi, al di sotto di tutti noi: "Cristo Gesù, pur essendo di natura divina, non considerò un tesoro geloso la sua uguaglianza con Dio; ma spogliò sé stesso, assumendo la condizione di servo e divenendo simile agli uomini; apparso in forma umana, umiliò sé stesso facendosi obbediente fino alla morte e alla morte di croce" (Fil 2,5-8). 
Ogni nostra esaltazione è vanagloria, vuoto, assenza di peso: la massima dissomiglianza da Dio. La sua "gloria" è l'abbassamento fino alla morte di croce, esaltazione dell'amore e fine di ogni vanagloria. Alla sua destra e alla sua sinistra, al posto di Giacomo e di Giovanni, saranno intronizzati due malfattori, fratelli e rappresentanti di tutti noi. "Voi sapete che coloro che sono ritenuti capi delle nazioni le dominano, e i loro grandi esercitano su di esse il potere" (v. 42). 
Questa situazione è ancora attuale. 
Simile spettacolo si ripete a tutti i livelli, dove ci sono uomini che danno egoisticamente la scalata al potere e abusano della loro autorità. L'istinto del dominare è profondamente presente nel cuore dell'uomo e lo corrompe. 
Gesù non è un rivoluzionario politico, ma mira a rivoluzionare i suoi discepoli nell'intimo del loro spirito, imponendo loro una legge fondamentale che non solo vieta il dominio, ma imprime alla loro comunità una fisionomia completamente nuova. 
Per essi vale il paradossale principio: "Chi si esalta sarà umiliato e chi si umilia sarà esaltato" (Lc 18,14). Questo principio è stato sperimentato nella vita di Cristo e ha funzionato: "Umiliò sé stesso facendosi obbediente fino alla morte e alla morte di croce. 
Per questo Dio l'ha esaltato e gli ha dato un nome che è al di sopra di ogni altro nome" (Fil 2,8-9). La morte di Gesù è l'atto più grande con il quale egli attua il suo servizio in favore degli uomini. 
Come Dio accolse il sacrificio del suo Figlio, così egli richiede a tutti coloro che entrano in alleanza con lui, la disponibilità all'identico servizio sull'esempio di Cristo. 
Padre Lino Pedron
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martedì 28 maggio 2013

Una preghiera al Padre per invocare lo Spirito Santo

La promessa 
“Riceverete la forza dello Spirito Santo, che scenderà su di voi, e mi sarete testimoni sino agli estremi confini della terra”. (At 1,8) 
L’invocazione Signore, il sacrificio senza macchia del tuo Figlio Gesù e una rinnovata Pentecoste ci liberi dal peccato, e infonda nel nostro cuore il vigore della tua grazia. 
Amen. 

La promessa 
“Non vi lascerò orfani”, dice il Signore; “verrò di nuovo a voi, e si allieterà il vostro cuore”. (Gv 14,18; 16,22); 
“Voi avrete tribolazioni nel mondo, ma abbiate fiducia; io ho vinto il mondo”. (Gv 16,33) 
L’invocazione Venga su di noi, o Padre, la potenza dello Spirito Santo, perché aderiamo pienamente alla tua volontà, per testimoniarla con amore di figli. Nel suo pellegrinaggio sulla terra assisti il tuo popolo, e donagli di passare dalla nativa fragilità umana alla vita nuova nel Cristo risorto, perché il mondo veda le opere del tuo Figlio nella Chiesa e, vedendo, si converta all’Amore. Amen. 
(tratta liberamente dalle orazioni e antifone del lunedì della VII settimana di Pasqua) 
Dio ci protegga e ci benedica tutti. 
Maria M.
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Consacratevi al Cuore Immacolato di Maria "Cuore di Mamma"

PREGHIERA DI CONSACRAZIONE AL CUORE IMMACOLATO DI MARIA: 
O Cuore Immacolato di Maria, ardente di bontà, mostra il Tuo amore verso di noi. La fiamma del Tuo cuore, o Maria, scenda su tutti gli uomini. Noi Ti amiamo tanto. Imprimi nei nostri cuori il vero amore così da avere un continuo desiderio di Te. O Maria, umile e mite di cuore, ricordaTi di noi quando siamo nel peccato. Tu sai che tutti gli uomini peccano. Donaci, per mezzo del Tuo Cuore Immacolato la salute spirituale. Fa' che sempre possiamo guardare alla bontà del Tuo Cuore materno e che ci convertiamo per mezzo della fiamma del Tuo Cuore. Amen. 
Dettata dalla Madonna a Jelena Vasilj il 28 novembre 1983. 

ASCOLTIAMO MARIA 
"Vi invito all'abbandono in Dio. Desidero che rinunciate a quelle cose a cui siete attaccati e che danneggiano la vostra vita spirituale" (25/2/90). 
Una volta compiuti con amore tutti i tuoi doveri verso coloro che sono il tuo prossimo, conquistati uno spazio di silenzio e gettati nella preghiera cioè nell'abbraccio di Dio. 
"La preghiera diventi per te un bisogno (25/2/02), 
diventi per te gioia" (25/7/03). 
"Consacratevi al mio Cuore Immacolato. Desidero che vi consacriate personalmente, come famiglia e come parrocchia, in modo tale che tutto appartenga a Dio attraverso le mie mani" (25/10/88). 
Non pensare però di consacrarti a Maria, di riuscire a pregare e di goderne i frutti di gioia e di consolazione se continui ad avere le mani sporche e i piedi piantati nel fango dei tuoi peccati. 
 "Quando stendete le mani, Io allontano gli occhi da voi. Anche se moltiplicate le preghiere, Io non ascolto. Toglite il male dalle vostre azioni e dalla mia vista! Cessate di fare il male, imparate a fare il bene, ricercate la giustizia, soccorrete l'oppresso, rendete giustizia all'orfano, difendete la causa della vedova " (Is.1,15-17). 
"Questo popolo si avvicina a me solo a parole e mi onora con le labbra, mentre il suo cuore è lontano da me e il culto che mi rendono è un imparaticcio di usi umani" (Is.29,13). 
Ogni incontro con Dio deve essere preceduto dalla consapevolezza della nostra condizione di peccatori, da una invocazione di misericordia e di perdono e da un sincero impegno di conversione. "Perdonate tutti coloro che vi hanno fatto del male" (25/9/97). 
"Non potete entrare nella Preghiera se non vi scaricate dal peso dei peccati e delle preoccupazioni" (4/2/85). 
"Non posso aiutare coloro che non pregano e non fanno sacrifici" (18/8/82). Riconciliatevi con Dio e "pregate fino a quando la vostra vita diventi preghiera.". (25-8-98). 
Ave Maria! 
Maria M.
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Come accogliere il Messaggio della Madonna

MESSAGGIO DEL 25 MAGGIO 2013 
Cari figli! Oggi vi invito ad essere forti e decisi nella fede e nella preghiera affinché le vostre preghiere siano tanto forti da aprire il cuore del mio amato Figlio Gesù. Pregate figlioli, senza sosta affinché il vostro cuore si apra all’amore di Dio. Io sono con voi, intercedo per tutti voi e prego per la vostra conversione. Grazie per aver risposto alla mia chiamata.

Come accogliere il MESSAGGIO della Madonna (come faceva Padre Slavko) 

RICEVETELO il giorno nel quale è stato donato 
LEGGETELO una prima volta in spirito di preghiera 
ACCOGLIETELO nel fondo del vostro cuore 
CONSIDERATELO come un messaggio che la Vergine vi dà personalmente e siateLe riconoscenti !! 
COPIATE il messaggio e mettetelo nel vostro messale, sul frigorifero, in ufficio, sullo specchio del bagno, sul parabrezza e dovunque, in modo da ricordarvelo sempre e che diventi il vostro compagno per tutto il mese. Con il permesso del vostro Parroco affiggetelo in parrocchia 
CONDIVIDETE il messaggio con tutti quelli che incontrate: è un tesoro del Cielo! Fate in modo cheTutto il mondo ne parli, fatelo pubblicare 
PREGATE il messaggio ogni giorno del mese; fate in modo che il messaggio dia il tono alla vostra vita spirituale. Vi farà crescere, vi aprirà al pentimento, alla guarigione ed alla speranza. 
CERCATE nel Vangelo i passaggi nei quali Gesù dice cose analoghe a quelle suggerite dalla Madonna
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Riceverete in questo tempo cento volte tanto insieme a persecuzioni, e la vita eterna nel tempo che verrà

Mc 10,28-31 
Pietro allora prese a dirgli: «Ecco, noi abbiamo lasciato tutto e ti abbiamo seguito». Gesù gli rispose: «In verità io vi dico: non c'è nessuno che abbia lasciato casa o fratelli o sorelle o madre o padre o figli o campi per causa mia e per causa del Vangelo, che non riceva già ora, in questo tempo, cento volte tanto in case e fratelli e sorelle e madri e figli e campi, insieme a persecuzioni, e la vita eterna nel tempo che verrà. Molti dei primi saranno ultimi e gli ultimi saranno primi». 

In origine con l'espressione "il centuplo", forse, si intendeva la vita eterna, ma la comunità cristiana scorgeva questo centuplo già nel fatto che i discepoli di Cristo, rinunciando alla casa, alla famiglia e alle proprietà, ritrovavano una nuova famiglia e una casa nella comunità. Sebbene i credenti possano trovare una certa compensazione nei numerosi "fratelli, sorelle, madri e figli", come pure nell'assistenza materiale che ricevono in seno alla comunità, devono tuttavia sapere che quaggiù siamo ancora nel tempo delle persecuzioni, delle tribolazioni, della croce. 
Anche il fare della comunità la propria casa può nascondere delle insidie. 
Chi cerca nella comunione con i fratelli e le sorelle di fede una reale compensazione in cambio di ciò che ha lasciato, non ha ancora compreso la chiamata a seguire Gesù fino alla croce. 
Gesù si separò perfino dai discepoli più cari, morendo solo e abbandonato, per la salvezza di tutti. 
La comunità non è in primo luogo un rifugio per le persone sole, ma uno spazio dove si raccolgono coloro che rinunciano ai propri desideri per amore di Gesù e si mettono al servizio degli altri uomini. 
Essa non costituisce un cantuccio tranquillo e appartato dal mondo, ma un punto di partenza per andare verso il mondo. 
Le persecuzioni sono i test di fedeltà a Cristo e al vangelo. Il giorno in cui la comunità cristiana non fosse più perseguitata si potrebbero fare solo due ipotesi: o tutti sono diventati definitivamente cristiani, compreso il diavolo, o i cristiani non sono più tali. 
Padre Lino Pedron
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lunedì 27 maggio 2013

Preghiera per ottenere la conoscenza di Dio

''Tu sei grande, Signore, e ben degno di lode; grande è la tua virtù e la tua sapienza incalcolabile (Sal 144,3; 146,5) 

E l'uomo vuole lodarti, una particella del tuo creato, che si porta attorno il suo destino mortale, che si porta attorno la prova del suo peccato e la prova che tu resisti ai superbi. Eppure l'uomo, una particella del tuo creato, vuole lodarti. Sei tu che lo stimoli a dilettarsi delle tue lodi, perché ci hai fatti per te, e il nostro cuore non ha posa finché non riposa in te. Che io ti cerchi, Signore, invocandoti e ti invochi credendoti, perché il tuo annunzio ci è giunto. 

Ma chi mi farà riposare in te, chi ti farà venire nel mio cuore a inebriarlo? Allora dimenticherei i miei mali e il mio unico bene abbraccerei: te. 

Cosa sei per me? Abbi misericordia, affinché io parli. E cosa sono io stesso per te, sì che tu mi comandi di amarti e ti adiri verso di me e minacci, se non obbedisco, gravi sventure, quasi fosse una sventura lieve l'assenza stessa di amore per te? Oh, dimmi per la tua misericordia, Signore Dio mio, cosa sei per me. Di' all'anima mia: «La salvezza tua io sono!». 

Dillo, che io l'oda. Ecco, le orecchie del mio cuore stanno davanti alla tua bocca, Signore. Aprile, e di' all'anima mia: «La salvezza tua io sono».

Rincorrendo questa voce, io ti raggiungerò, e tu non celarmi il tuo volto. Che io muoia, per non morire, per vederlo.'' 
Agostino, Le Confessioni, 1,1.5
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Vendi quello che hai e vieni! Seguimi!

Mc 10,17-27 
Mentre andava per la strada, un tale gli corse incontro e, gettandosi in ginocchio davanti a lui, gli domandò: «Maestro buono, che cosa devo fare per avere in eredità la vita eterna?». Gesù gli disse: «Perché mi chiami buono? Nessuno è buono, se non Dio solo. Tu conosci i comandamenti: Non uccidere, non commettere adulterio, non rubare, non testimoniare il falso, non frodare, onora tuo padre e tua madre». Egli allora gli disse: «Maestro, tutte queste cose le ho osservate fin dalla mia giovinezza». Allora Gesù fissò lo sguardo su di lui, lo amò e gli disse: «Una cosa sola ti manca: va', vendi quello che hai e dallo ai poveri, e avrai un tesoro in cielo; e vieni! Seguimi!». Ma a queste parole egli si fece scuro in volto e se ne andò rattristato; possedeva infatti molti beni. Gesù, volgendo lo sguardo attorno, disse ai suoi discepoli: «Quanto è difficile, per quelli che possiedono ricchezze, entrare nel regno di Dio!». I discepoli erano sconcertati dalle sue parole; ma Gesù riprese e disse loro: «Figli, quanto è difficile entrare nel regno di Dio! È più facile che un cammello passi per la cruna di un ago, che un ricco entri nel regno di Dio». Essi, ancora più stupiti, dicevano tra loro: «E chi può essere salvato?».  Ma Gesù, guardandoli in faccia, disse: «Impossibile agli uomini, ma non a Dio! Perché tutto è possibile a Dio». 

Questo brano di vangelo ci insegna il vero atteggiamento del cristiano nei confronti della proprietà, della povertà e della ricchezza. Il comportamento da tenere nei confronti dei beni terreni va visto in ordine a Gesù: se facilitano o impediscono il seguire Gesù. 
Dall'esempio presentato da questo brano di vangelo impariamo quanto le ricchezze esercitano un pericoloso potere perfino su persone serie e impegnate. Inoltre, sull'esempio di Pietro e dei primi discepoli che per Gesù hanno abbandonato tutto, siamo incoraggiati a camminare sulla via del distacco e della povertà. 
Non a tutti, forse, è indispensabile alleggerirsi dei propri averi; tutti però devono ascoltare l'appello a una totale dedizione, che Gesù rivolge a ciascuno, sia pure in modo diverso. 
Si tratta di fare spazio a Gesù. 
Rinunciare a sé stessi per seguire Gesù significa concretamente togliere di mezzo gli idoli che occupano lo spazio e il tempo della nostra vita, e sono di ostacolo sulla via del regno di Dio. L'uomo di cui parla il vangelo è un osservante della legge (v. 20), ma il seguire Gesù è molto di più che il semplice adempimento della legge. 
Anche il giusto ha un distacco da fare e non è detto che sempre lo faccia. Il peccatore pubblico Levi (cf. Lc 5,27-28) accettò l'invito, l'uomo ricco, giusto e osservante lo rifiutò. 
Una vocazione mancata a causa della schiavitù delle ricchezze. 
Queste perciò non sono innocue, ma tendono a rendere l'uomo schiavo. Quando questo avviene, le ricchezze comandano e l'uomo obbedisce. L'avidità di ricchezza è vera idolatria (cf. Col 3,5) e l'attaccamento al denaro è la radice di tutti i mali (cfr 1Tm 6,10). 
Il denaro è un ottimo servo, ma un pessimo padrone. Rifiutando la libertà che gli viene offerta, questo tale se ne va rattristato. Questa tristezza è segno che la grazia l'ha toccato: la sua ricchezza si oppone attualmente al progresso spirituale, ma la misericordia di Dio l'ha reso cosciente di ciò, facendogli capire che, con le sue azioni e osservanze, non può ottenere in eredità la vita eterna. La tristezza che lo invade è dono dell'amore del Dio buono (v.18) che incessantemente lo chiama. Fino a questo punto l'attaccamento ai suoi beni lo rende cieco: non vede il suo vero bene che è Dio presente in Gesù.. 
Nell'alternativa o Dio o mammona, sceglie mammona, ossia le cose che possiede. Alla fine, invece della gioia di chi ha trovato il tesoro (cf. Mt 13,44), ha la tristezza di chi l'ha perduto. È difficile entrare nel regno di Dio per coloro che hanno ricchezze (v. 23) e anche per gli altri (v. 24). 
Un giorno Gesù aveva parlato di quelli che ricevono il seme della Parola tra le spine: "Sono coloro che hanno ascoltato la parola, ma sopraggiungono le preoccupazioni del mondo e l'inganno della ricchezza e tutte le altre bramosie, soffocano la parola e questa rimane senza frutto" (Mc 4,18-19). Le ricchezze, ma non solo le ricchezze, possono preoccupare e ingannare l'uomo e soffocare la parola di Dio nel suo cuore. 
Tutti siamo troppo grandi per entrare nel regno di Dio dove entrano solo i piccoli e i bambini: siamo cammelli che tentano buffamente di passare per la cruna di un ago. Riconoscere questa nostra impossibilità è già un buon punto di partenza per diventare piccoli. 
 Salvarsi non è né facile né difficile: è assolutamente impossibile all'uomo. Solo Dio può salvarci. 
Il mestiere di Dio è fare ciò che è impossibile all'uomo. A noi non resta che chiedere, nonostante le nostre resistenze contrarie, questa salvezza impossibile che solo Dio può donarci. 
 Non si sceglie la povertà per sé stessa, non si lasciano le persone più care per il gusto di lasciarle: ciò sarebbe irragionevole, sarebbe un vero male. Se si sceglie di lasciare tutto e tutti è per qualcosa di più grande e soprattutto per Qualcuno più grande: per seguire Gesù e dedicare ideali, mente e cuore all'annuncio del vangelo. 
Sono queste le finalità che danno un senso alla povertà e al distacco. Nella povertà Gesù propone all'uomo la rinuncia al dio di questo mondo. 
La povertà è essenziale per seguire Cristo ed è indispensabile per avere la vita eterna (v. 17). 
Padre Lino Pedron
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Preghiera del mattino del 27/V/2013

Signore Dio, molto spesso siamo stanchi e disperati in questi tempi di insicurezza, in cui ci sentiamo deboli e siamo indecisi. 
Assistici in questo giorno che abbiamo cominciato. 
Concedici la tua luce e la tua forza. 
La tua volontà è che ogni uomo che tu hai portato alla vita trovi il suo sviluppo sulla terra e, infine, presso di te, per l'eternità.
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domenica 26 maggio 2013

Alla Scuola di Maria

Il cuore di Maria è uno scrigno di virtù, ma la virtù più grande è l'umiltà. 
Alla scuola di Maria possiamo imitare le sue qualità che l'hanno fatta perfetta nella fede, nella speranza e nella carità. 
Somigliare a Maria significa sprofondare in quella umiltà penetrando totalmente nell'Amore del Risorto. 
Ave Maria! 
Maria M.
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E' bello volare con lo spirito

E' bello volare con lo spirito e immergersi nella luce di Dio,da lassù vedi come l'erba inaridisce e i fiori cadono e comprendi la brevità, la meschinità delle cose di quaggiù. 
Attaccare ad esse il proprio cuore e come abbracciare un ombra. 
E' bello volare con lo spirito ed entrare in quello specchio di cielo che riflette l'immagine di Dio. 
Ave Maria! 
Maria M.
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Preghiera alla SS. Trinità

Misericordioso Dio d'Amore, di felicità e di pace, Padre Figlio e Spirito Santo, Ti adoro e Ti ringrazio per quello che fai per me e per tutti gli uomini. 
Per l'intercessione della Beatissima Vergine Maria, Madre Tua e Madre mia, pongo nel Calice che attraverso i Sacerdoti viene innalzato sugli Altari di tutto il mondo, tutti gli ammalati nel corpo e nello spirito e le loro sofferenze morali e spirituali. 
Amen 
Ave Maria! 
(maria m.)
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Tutto quello che il Padre possiede è mio; lo Spirito prenderà del mio e ve lo annuncerà

Gv 16,12-15 
Molte cose ho ancora da dirvi, ma per il momento non siete capaci di portarne il peso. Quando verrà lui, lo Spirito della verità, vi guiderà a tutta la verità, perché non parlerà da sé stesso, ma dirà tutto ciò che avrà udito e vi annuncerà le cose future. Egli mi glorificherà, perché prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà. Tutto quello che il Padre possiede è mio; per questo ho detto che prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà. 

Gesù vorrebbe comunicare ai discepoli altre rivelazioni che ora essi non sono capaci di accogliere perché lo Spirito Santo non ha ancora acceso in loro una fede profonda. 
Quando Gesù oppone la sua presente rivelazione in figure ed enigmi a quella futura, aperta e chiara, vuole riferirsi all'azione del suo Spirito che fa capire e penetrare nel cuore la sua parola. 
Lo Spirito della verità introdurrà i credenti nella verità tutta intera che è il Cristo, ma non porterà nuove rivelazioni. 
La sua funzione specifica consiste nel far capire e far vivere la parola di Gesù, rendendola operante nell'esistenza dei discepoli. 
Lo Spirito della verità glorificherà Gesù facendolo conoscere agli uomini, rivelandolo ad essi come Figlio di Dio e suscitando in essi la fede nella sua persona divina. 
 Tra Gesù e il Padre esiste perfetta comunione di vita e perfetta unità di azione. Lo Spirito riceverà dal Cristo tutti i beni della salvezza, la cui fonte si trova nel Padre 
Padre Dolindo Ruotolo
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Preghiera del mattino del 26/V/2013

Santissima Trinità, Padre, Figlio e Spirito Santo, col santo battesimo hai posto la tua dimora nel mio cuore, così che io ti posso adorare in ogni istante e vivere in piena comunione con te. 
Padre, con la tua parola mi hai creato, perché la tua sapienza mi ha voluto fin dall'eternità. 
Figlio, con il tuo amore spinto fino alla morte e con il tuo sangue prezioso sparso sulla croce, mi hai riscattato dal potere delle tenebre donandomi il tuo regno. 
Spirito Santo, amore del Padre e del Figlio, effuso su di me, mi hai trasformato in una nuova creatura, donandomi un cuore nuovo per amare ogni creatura in te. 
Ti rendano gloria e ti servano tutti i popoli della terra. 
Per tutti secoli dei secoli. 
Amen!
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sabato 25 maggio 2013

Messaggio di Medjugorje del 25/5/2013

Cari figli!

Oggi vi invito ad essere forti e decisi nella fede e nella preghiera affinché le vostre preghiere siano tanto forti da aprire il cuore del mio amato Figlio Gesù. 

Pregate figlioli, senza sosta affinché il vostro cuore si apra all'amore di Dio. 

Io sono con voi, intercedo per tutti voi e prego per la vostra conversione.

Grazie per aver risposto alla mia chiamata.
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Epistolario di san Pio/33

133) Oh! se mi fosse possibile aprirvi tutto il mio cuore e farvi leggere tutto ciò che vi passa, forse chi sa che non mi apportasse un po' di sollievo. 

134) Lasciate che una pecorella smarrita sfoghi il suo dolore sul cuore del proprio padre e che le sue lacrime si confondano con quelle di Lui. 

135) Gesù, amore nel cuore non ce ne ho più, tu sai che l'ho donato tutto a Te. 

136) Se vuoi più amore prendi questo mio cuore e riempilo del tuo amore. Anzi te ne prego di farlo, io lo desidero.
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Che sappiamo aprire l'anima

«Tota pulchra es Maria, et macula originalis non est in te!» Sei tutta bella, o Maria, e la macchia originale non è in te!, canta giubilante la liturgia. Non c'è in Lei la minima ombra di doppiezza: ogni giorno chiedo a nostra Madre che sappiamo aprire l'anima nella direzione spirituale, affinché la luce della grazia illumini tutta la nostra condotta! Se la supplichiamo così, Maria ci otterrà il coraggio della sincerità, per essere più uniti alla Trinità Beatissima. (Solco, 339) 

Non mi abbandonare, Signore mio: non vedi in che abisso senza fondo andrebbe a finire questo tuo povero figlio? 
— Madre mia: sono anche figlio tuo. (Forgia, 314) 

Affàcciati molte volte in oratorio, per dire a Gesù:... mi abbandono nelle tue braccia. 
— Lascia ai suoi piedi ciò che hai: le tue miserie! 
— In questo modo, nonostante il turbinìo di cose che ti porti dietro, non mi perderai mai la pace. (Forgia, 306) 

«Nunc coepi!» adesso comincio!: è il grido dell'anima innamorata che, in ogni momento, tanto se è stata fedele quanto se le è mancata generosità, rinnova il suo desiderio di servire di amare! con tutta lealtà il nostro Dio. (Solco, 161)
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Chi non accoglie il regno di Dio come lo accoglie un bambino, non entrerà in esso

Mc 10,13-16 
Gli presentavano dei bambini perché li toccasse, ma i discepoli li rimproverarono. Gesù, al vedere questo, s'indignò e disse loro: «Lasciate che i bambini vengano a me, non glielo impedite: a chi è come loro infatti appartiene il regno di Dio. In verità io vi dico: chi non accoglie il regno di Dio come lo accoglie un bambino, non entrerà in esso». E, prendendoli tra le braccia, li benediceva, imponendo le mani su di loro. 

C'è ancora una completa divergenza tra Gesù e i discepoli nell'idea che si fanno della sua missione. Devono imparare che il regno di Dio non è in mano alle persone che contano, che le preferenze di Dio sono rivolte a coloro che sono considerati insignificanti, come i bambini, a coloro che sanno attendere e accogliere tutto da lui, senza pretese, alla maniera dei piccoli. 
La reazione violenta di Gesù (si indignò), dà ragione all'ardire dei bambini e dei loro genitori e torto all'ottusità dei discepoli. "Lasciate che i bambini vengano a me e non glielo impedite". 
Questa frase ci richiama l'altra: "Chi scandalizza (impedisce, mette ostacolo) uno di questi piccoli che credono, è meglio per lui che gli si metta una macina da asino al collo e venga gettato nel mare" (Mc 9,42). Questo riferimento spiega ulteriormente l'indignazione di Gesù verso i discepoli: aveva appena finito la lezione ed essi dimostrano con i fatti che, ancora una volta, non avevano capito o non avevano voluto capire niente. "Perché a chi è come loro appartiene il regno di Dio". 
Soltanto i bambini sono in grado di chiamare Dio "Abbà", "Papà", "Babbo" con fiducia infantile e sentirsi al sicuro sotto la sua protezione, consci del suo illimitato amore. I bambini quindi sono quelli di ogni età che sentono in questo modo nei confronti di Dio e vivono "l'infanzia spirituale". 
"E prendendoli tra le braccia e ponendo le mani sopra di loro, li benediceva". L'umanità di Gesù è autentica, profonda e senza artifici. Nel suo modo di fare rivela un cuore delicato, sensibile e incline alla bontà. 
Il vero discepolo è colui che sa di non possedere nulla e di ricevere tutto dal Padre, come un bambino. 
È totalmente dipendente da Dio. E ciò non solo non gli dispiace, ma lo fa totalmente felice. 
Il Regno non è un prodotto da costruire, ma un dono da accogliere, che c'è già. È Gesù, il Figlio nel quale anche noi diventiamo figli del Padre e fratelli di tutti. 
Padre Lino Pedron
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Preghiera del mattino del 25/V/2013

Di nuovo ti vengono presentati dei bambini, Signore. 
E la tua santa collera scoppia contro i discepoli che cercano di allontanarli. I bambini sono infatti segni del regno dei cieli in mezzo a noi. 
È il regno dell'amore che respingiamo allontanando i bambini. 
Signore, rendici attenti a queste bocche che ti glorificano, a questa purezza di relazione fra loro e te, poiché i loro angeli custodi contemplano nei cieli il volto del Padre. 
I bambini sono la tua gioia, tu li copri di baci e li benedici poiché essi sono le primizie dell'umanità riscattata, riconciliata, che gioca con il Padre nell'Eden.
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venerdì 24 maggio 2013

Bussa alla porta del Cielo... Maria ti aspetta!

Preghiera di "Consacrazione quotidiana" 

 Anche oggi mi consacro a Te, Mamma, per essere tutto Tuo. 
Mettimi nel Tuo grembo e con lo Spirito Santo formami un "altro Gesù". Aiutami in ogni istante a fare ogni cosa "in Te" come mia "Mamma" "con Te" come mio "Modello" "per mezzo di Te" come mio "Aiuto" "per Te" come mio "Amore". 
Fa che non sia più io a vivere ma Tu a vivere in me, perché vivano in me totalmente e per sempre Dio Padre, Gesù e lo Spirito Santo, che mi impegno a testimoniare davanti a tutti e che un giorno prego di poter contemplare faccia a faccia, in una gioia senza fine, con Te nella "Casa del Cielo".
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Atto di Consacrazione al Cuore Immacolato di Maria


ATTO DI CONSACRAZIONE AL CUORE IMMACOLATO DI MARIA 
Secondo San Luigi Maria di Montfort

Io, (nome), peccatore infedele, rinnovo oggi e ratifico nelle tue mani, O Maria Immacolata, i voti del mio Battesimo.
Rinunzio per sempre a Satana, alle sue seduzioni e alle sue opere e mi dò interamente a Gesù Cristo, la Sapienza incarnata, per portare la mia croce dietro a Lui tutti i giorni della mia vita.
E affinchè io gli sia più fedele che nel passato, ti scelgo oggi,  o Maria, alla presenza di tutta la Corte celeste, per mia Madre e Padrona.
A Te, come uno schiavo, io abbandono e consacro il mio corpo e l'anima mia, i miei beni interni ed esterni e il valore stesso delle mie buone opere passate, presenti e future, lasciandoti un intero e pieno diritto di disporre di me e di tutto ciò che mi appartiene, senza eccezione, a tuo piacimento, alla maggior gloria di Dio nel tempo e nell'eternità. 

Amen.
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Benedetta monotonia di avemarie!

Capisco che ogni Avemaria, ogni saluto alla Vergine, è un nuovo palpito di un cuore innamorato. (Forgia, 615) 

«Vergine Immacolata, so bene di essere un povero miserabile, che non fa altro che aumentare tutti i giorni il numero dei propri peccati...». Mi hai detto che parlavi così con nostra Madre, l'altro giorno. 
E ti ho consigliato, con sicurezza, di recitare il Santo Rosario: benedetta monotonia di avemarie che purifica la monotonia dei tuoi peccati! (Solco, 475) 

Il Rosario non lo si recita solo con le labbra, biascicando una dietro l'altra le avemarie. Questo è il borbottìo delle bigotte e dei bigotti. Per un cristiano, l'orazione vocale deve radicarsi nel cuore, in modo che, durante la recita del Rosario, la mente possa addentrarsi nella contemplazione di ciascuno dei misteri. (Solco, 477) 

Rimandi sempre il Rosario a più tardi, e finisci per ometterlo a motivo del sonno. Se non disponi di altri momenti, recitalo per la strada e senza che nessuno se ne accorga. Per di più, ti aiuterà ad avere presenza di Dio. (Solco, 478)
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L’uomo non divida quello che Dio ha congiunto

Mc 10,1-12 
Partito di là, venne nella regione della Giudea e al di là del fiume Giordano. La folla accorse di nuovo a lui e di nuovo egli insegnava loro, come era solito fare. Alcuni farisei si avvicinarono e, per metterlo alla prova, gli domandavano se è lecito a un marito ripudiare la propria moglie. Ma egli rispose loro: «Che cosa vi ha ordinato Mosè?». Dissero: «Mosè ha permesso di scrivere un atto di ripudio e di ripudiarla». Gesù disse loro: «Per la durezza del vostro cuore egli scrisse per voi questa norma. Ma dall'inizio della creazione li fece maschio e femmina; per questo l'uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie e i due diventeranno una carne sola. Così non sono più due, ma una sola carne. Dunque l'uomo non divida quello che Dio ha congiunto». A casa, i discepoli lo interrogavano di nuovo su questo argomento. E disse loro: «Chi ripudia la propria moglie e ne sposa un'altra, commette adulterio verso di lei; e se lei, ripudiato il marito, ne sposa un altro, commette adulterio». 

Da quando gli uomini si sono ribellati a Dio hanno continuamente sperimentato il male della divisione e non riescono più a capire un discorso serio sull'unità. 
Ma il cristiano deve capire. 
Se egli crede che Cristo è morto per riunire insieme i figli di Dio che erano dispersi (Gv 11,52), e fare dell'umanità una sola grande famiglia, deve trarne le conseguenze ad ogni livello, anche a quello matrimoniale. Al tempo di Gesù, il divorzio era ammesso sulla base di un testo del Deuteronomio, 24,1: "Quando un uomo ha preso una donna e ha vissuto con lei da marito, se poi avviene che essa non trovi grazia ai suoi occhi, perché egli ha trovato in lei qualche cosa di vergognoso, scriva per lei un libello di ripudio e glielo consegni in mano e la mandi via da casa". 
Per capire bene la legge del Deuteronomio (che in realtà è una permissione) e non degradare la parola di Dio, dobbiamo fare un po' di storia. Come la legge del taglione (che consiste nell'infliggere al colpevole lo stesso danno da lui inflitto alla vittima: Es 21,23-25; Lv 24,17-20; Dt 19,18-21) tendeva a limitare gli eccessi della vendetta (cf. Gen 4,23-24), così la legge del divorzio è una legge restrittiva. All'inizio, l'uomo sposato, in Israele, godeva il diritto quasi assoluto di ripudiare a suo arbitrio la sua sposa. Il Deuteronomio 24,1 limita appunto questo barbaro arbitrio: è un primo argine per riportare il matrimonio nell'alveo voluto da Dio all'inizio della creazione (Gen 1,24; 2,4). E, come la legge del taglione sarà superata dal comandamento dell'amore (cfr Mt 5,38-48), così la legge del divorzio, "permesso per la durezza del cuore", cioè per colpa dell'egoismo, sarà superata dal comandamento dell'indissolubilità del matrimonio. 
Nell'Antico Testamento viene lodata la fedeltà coniugale (Pr 5,15-20), e il divorzio è considerato riprovevole, sebbene in alcuni casi venisse tollerato "per la durezza di cuore". Il legislatore non solo pone limiti al divorzio, ma cerca di renderne difficile l'attuazione: la dote pagata ai familiari della sposa non viene restituita, e se l'uomo voleva contrarre nuove nozze doveva sobbarcarsi l'onere di un nuovo contributo. I profeti cercano di limitare la possibilità di ripudio della sposa ai casi di adulterio (Os 2,4; Ger 3,8). Malachìa è colui che difende con maggiore chiarezza l'indissolubilità del vincolo matrimoniale: Dio in persona, per mezzo del matrimonio, fa dell'uomo e della donna una carne sola, una sola vita; l'uomo che ripudia la propria moglie si carica di una grande responsabilità davanti a Dio che detesta il ripudio (Ml 2,14-16). 
Tuttavia, l'insegnamento positivo dell'assoluta indissolubilità del matrimonio lo troviamo solo nel Nuovo Testamento. Gesù indica Gen 1,27 e 2,24 come la ragione per la quale il matrimonio è indissolubile. Egli si richiama alla volontà del creatore: il Dio unico crea l'uomo a sua immagine, fondando l'unità indissolubile del matrimonio. 
È Dio stesso che unisce l'uomo e la donna. 
La sua parola creatrice opera la "congiunzione" dei sessi. Così dunque la posizione di Gesù è senza ambiguità: rifiutando decisamente la poligamia, condanna contemporaneamente il divorzio seguito da seconde nozze, qualunque ne sia il motivo, fondandosi sui valori originari dell'unione coniugale indissolubile. 
Così le interpretazioni rabbiniche si trovano definitivamente scavalcate nel senso già indicato dal profeta Malachìa, per il quale ripudiare la propria moglie equivale a rompere l'alleanza di Dio col suo popolo, perché questa si incarna nell'unione degli sposi (Ml 2,13-16). Gesù non è venuto per abolire la Legge e i Profeti, ma per dare compimento (Mt 5,17). 
Con il dono del suo Spirito, Gesù ci libera dalla durezza di cuore e ci rende nuovamente capaci di vivere ciò che era "in principio". Il discepolo scopre in Gesù la vera dignità dell'uomo: essere partner di Dio che lo ama infinitamente. 
Egli vive il matrimonio come immagine di questo grande mistero. 
Presso molti popoli, anche ai nostri giorni, l'uomo acquista la donna comprandola dalla sua famiglia; essa diventa sua proprietà che può abbandonare quando non gli serve più. Chiaramente questo tipo di rapporto fondato sul possesso non è secondo il disegno di Dio, perché il rapporto tra Dio e l'umanità, di cui il matrimonio è segno o sacramento, è un rapporto di amore, non di possesso. L'uomo può possedere le cose e gli animali, non un altro uomo. Al di là della forma, anche presso di noi il matrimonio è spesso un possesso, una compravendita di mutue relazioni, una prostituzione reciproca. Il matrimonio, invece che amore e servizio, diventa egoismo e sopraffazione. Si sta insieme finché dura l'interesse del più forte. Quando cessa l'interesse, ossia l'egoismo, l'uso dell'altro, la strumentalizzazione, cessa tutto. Tutto questo succede perché l'uomo e la donna sono malati di durezza di cuore. Il cuore dell'uomo è indurito, è egoista, non è capace di amare: questo è il suo peccato, il suo fallimento a tutti i livelli. 
Solo con Cristo, la creazione raggiunge il suo fine: torna ad essere come Dio l'ha pensata fin dall'inizio. 
Anche il matrimonio trova il suo significato esclusivamente in Cristo. Fuori di lui non esiste nulla e nulla ha senso (cf. Ef 1,4; Col 1,16-17) 
Padre Lino Pedron
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Caro Gesù

Caro Gesù, la mia sofferenza è dolce, con te al mio fianco. 
Tu sei con me, piangi con me; le mie lacrime si mescolano alle tue e diventano forza intrisa di misericordia. Nel mio dolore ti ho attirato a me, ora vivi dentro di me, sei la mia forza, il mio coraggio. 
Sei tutto per me, Gesù. Hai cambiato il mio cuore, mi hai fatto conoscere l'amore, la pace e la serenità. 
Io ti amo, Gesù! 
Maria M.
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A te che soffri!

Carissimo/a, 
davanti al mistero del dolore bisogna chinare il capo. 
I pensieri di Dio non sono i nostri pensieri come le sue vie non sono le nostre vie. 
Una cosa è certa che Lui ci ama di un amore incondizionato e per ognuno di noi ha un disegno d'amore un piano di grazia. 
Certo la vita è un grosso Orto degli Ulivi a volte giungono delle croci pesanti che ti pongono di fronte a un vuoto senza fondo, mentre senti che il tuo cuore ha bisogno di pienezza perché lo senti vuoto un vuoto che solo Dio può colmare. 
Pregheremo per te fratello/sorella, con tutto l'ardore anche se sono certa che Dio non è mai stato così presente nella tua vita come ora, Lui ti è vicino e ti aiuta a lenire il dolore affinché non venga mai meno la tua fede nella sofferenza. 
Il dolore è come l'amore senza l'amore non puoi vivere, senza dolore non puoi amare, il mistero è tutto qui! 
Ave Maria! 
Maria M.
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Preghiera del mattino del 24/V/2013

Signore, ciò che tu unisci nello Spirito rimane unito per sempre. 
All'inizio del mondo, separasti le acque che sono sopra il firmamento dalle acque sotto il cielo, separasti la notte dal giorno. 
A partire da questa separazione tra la vita e il nulla, non hai mai smesso di unire per la vita, che non torna mai indietro. 
Tu non dividi mai poiché separeresti membra vive. 
Concedici di prendere parte alla tua opera di creazione, concedici di capire che separare ciò che tu hai unito (gli sposi fra loro, i bambini dai genitori) è uccidere o condannare a morte.
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giovedì 23 maggio 2013

Padre assistici sempre

Padre assistici sempre. 
Orienta la nostra vita verso i campi infiniti del Tuo amore. 
Spirito Santo di Dio colmaci con la Tua luce e con i Tuoi doni. 
(maria m.)
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Camminare con Gesù...

Se vogliamo camminare con Gesù dobbiamo cambiare stile di vita, iniziando a togliere il cartellino "occupato" dal proprio cuore e lasciare entrare l'amore di Dio. 
Così possiamo entrare in relazione con Dio, perché egli è entrato in relazione con noi attraverso la Sua Parola "fatta carne" in Gesù. 
(maria m.)
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Insegnami a trattare tuo Figlio!

Se non frequenti Cristo nell'orazione e nel Pane, come potrai farlo conoscere? (Cammino, 105)

Cerca di ringraziare Gesù nell'Eucaristia, cantando lodi alla Madonna, la Vergine pura, senza macchia, colei che ha messo al mondo il Signore.
— E, con audacia di bambino, azzàrdati a dire a Gesù: mio dolce Amore, sia benedetta la Madre che ti ha messo al mondo!
Sii certo che gli farai piacere, ed Egli infonderà nella tua anima un amore ancora più grande. (Forgia, 70)

Cerca Dio nel fondo del tuo cuore pulito, puro; nel fondo della tua anima quando gli sei fedele, e non perdere mai questa intimità!
— E se qualche volta non sai come parlargli, o che cosa dire, o non osi cercare Gesù dentro di te, rivolgiti a Maria, “tota pulchra” — tutta pura, meravigliosa —, per confidarle: Maria, Madre nostra, il Signore ha voluto che fossi tu, con le tue mani, a prenderti cura di Dio: insegnami — insegna a tutti noi — a trattare tuo Figlio! (Forgia, 84)

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È meglio per te entrare nella vita con una mano sola, anziché con le due mani andare nella Geènna

Mc 9,41-50 
Chiunque infatti vi darà da bere un bicchiere d'acqua nel mio nome perché siete di Cristo, in verità io vi dico, non perderà la sua ricompensa. Chi scandalizzerà uno solo di questi piccoli che credono in me, è molto meglio per lui che gli venga messa al collo una macina da mulino e sia gettato nel mare. Se la tua mano ti è motivo di scandalo, tagliala: è meglio per te entrare nella vita con una mano sola, anziché con le due mani andare nella Geènna, nel fuoco inestinguibile. E se il tuo piede ti è motivo di scandalo, taglialo: è meglio per te entrare nella vita con un piede solo, anziché con i due piedi essere gettato nella Geènna. E se il tuo occhio ti è motivo di scandalo, gettalo via: è meglio per te entrare nel regno di Dio con un occhio solo, anziché con due occhi essere gettato nella Geènna, dove il loro verme non muore e il fuoco non si estingue. Ognuno infatti sarà salato con il fuoco. Buona cosa è il sale; ma se il sale diventa insipido, con che cosa gli darete sapore? Abbiate sale in voi stessi e siate in pace gli uni con gli altri». 

Gesù Cristo è presente ovunque si fa qualcosa di buono, dentro o fuori della Chiesa visibile. Anche un bicchiere d'acqua dato a un povero cristiano, non resterà senza ricompensa. 
Questa presenza di Cristo, anche fuori della Chiesa ufficiale è per la comunità cristiana un costante richiamo: un richiamo al servizio e alla disponibilità verso tutti. Cristo ci chiama tutti a uscire con coraggio dalle nostre situazioni di comodo per incontrarlo in ogni uomo, cattivo o buono. 
Al tempo di Gesù, c'erano i maestri della legge che con il peso della loro autorità e con la minaccia delle loro scomuniche (cf. Gv 9,22; 12,42) cercavano di impedire alle persone semplici di seguire Gesù.. Lo scandalo, di cui parla il vangelo, è tutto ciò che impedisce a qualcuno di seguire Dio per giungere alla salvezza. Per un uomo che svia gli altri dalla fede in Cristo sarebbe meglio, secondo la parola di Gesù, che fosse gettato in mare con una grossa pietra attaccata al collo. Piuttosto che far perdere la fede anche a uno solo, sarebbe meglio morire. Questa espressione ci richiama le parole pronunciate da Gesù nei confronti di Giuda: "Meglio sarebbe per lui, se non fosse nato"(Mc 14,21). Frasi di questo genere non vanno prese come sentenze di condanna diretta e immediata, ma piuttosto come delle espressioni che servono a far capire meglio la mostruosità dell'azione. 
Nell'applicare queste parole di Gesù, la comunità cristiana non intese limitarle solo ai bambini, ma a tutti i fedeli della comunità che venivano tentati a rinunciare alla fede. È sempre una cosa estremamente grave mettere in pericolo o distruggere la fede nel cuore dei semplici. La serie di sentenze riguardanti le membra del corpo divenute occasione di caduta morale, mostra quanto sia radicale l'esigenza di Gesù dal punto di vista etico. Per lui l'argomento della salvezza è così grave, che bisogna compiere ogni sforzo per entrare nel regno di Dio (cf. Lc 13,24). Quando è in gioco la nostra salvezza eterna, non ci si può accontentare delle mezze misure. "Il fuoco inestinguibile" e "il verme che non muore" (v. 48) sono due modi di dire che si ricollegano all'Antico Testamento (Is 66,24). 
Nel testo di Isaia si parla degli uomini giudicati da Dio, i cui cadaveri ammassati nella valle dell'Hinnon, situata a sud-ovest di Gerusalemme, sono abbandonati privi di sepoltura alla corruzione (verme) e al fuoco distruttore. Dal nome della valle di Hinnon (in ebraico ge-Hinnon) deriva la parola Geenna. Era la discarica di Gerusalemme. Il "non entrare nella vita", il "non entrare nel regno di Dio" significa il fallimento del fine ultimo della vita, il non entrare nella vita eterna di Dio: è il fallimento totale dell'esistenza, è il diventare "rifiuti" da gettare nella discarica per essere bruciati, perché inutili, ingombranti e maleodoranti. 
C'è qui un invito pressante a scoprire l'assoluta importanza di seguire Gesù per non perdere irrimediabilmente il dono della vita presente e futura. "Ciascuno sarà salato col fuoco" (v. 49). Il fuoco che sala si riferisce sia al castigo che punisce i peccatori conservandoli, sia al fuoco che purifica i fedeli per farne vittime gradite a Dio (cf. Lv 2,13 cui fa allusione un'aggiunta "e ogni vittima sarà salata col sale"). Il sale e il fuoco fanno pensare alla purificazione che i discepoli devono attuare attraverso la persecuzione e la sofferenza. 
Può essere una spiritualizzazione di Lv 2,13: similmente ai sacrifici dell'Antico Testamento, anche il sacrificio di sé dei cristiani dev'essere salato col fuoco dello Spirito Santo (cf. Mt 18,3; Mc 8,35; Gv 3,5). "Abbiate sale in voi stessi e siate in pace gli uni con gli altri" (v. 50). È un'allusione alla disputa sulla vera grandezza (9,33-34) che aveva occasionato tutta questa seconda parte del capitolo. 
L'amore fraterno esclude atteggiamenti di rivalità nel servizio del vangelo. 
La sapienza di Cristo è principio di pace gli uni con gli altri. 
Padre Lino Pedron
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