domenica 30 giugno 2013

Buona notte sotto il Manto di Maria

Ave Mamma dolcissima, perdona tutte le volte che siamo stati figli distratti, che non abbiamo ascoltato le tue parole che arrivano dal Cielo...siamo figli ingrati ma anche tra i nostri mille difetti siamo figli tuoi. 
Mai come adesso abbiamo bisogno di te, in questo momento di vuoto spirituale che il mondo sta attraversando, inseguendo falsi miti ed un edonismo che conduce all'infelicità...
Solo tu puoi riportarci a Dio, solo tu puoi donarci la vera fede, poichè tu sei la Mamma e puoi arrivare nel profondo dei nostri cuori. 
Solo tu puoi avvicinare i peccatori che non credono, non sperano e non amano. O Maria Santa, Madre Celeste, figlia dell'Eterno Padre e Madre nostra fa germinare nella tua Chiesa l'abbondanza della Messe affinchè si moltiplichi il Pane Eucaristico. 
Vieni o Madre di Misericordia cosi che su tutti gli Altari del mondo cresca alto e profumato il Grano Divino che tu seminasti. 
Ave Mamma! 
Che tu sia benedetta sempre e ovunque! 
Amen 
Ave Maria! 
Maria M.
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Prese la ferma decisione di mettersi in cammino verso Gerusalemme

Lc 9,51-62 
Mentre stavano compiendosi i giorni in cui sarebbe stato elevato in alto, egli prese la ferma decisione di mettersi in cammino verso Gerusalemme e mandò messaggeri davanti a sé. Questi si incamminarono ed entrarono in un villaggio di Samaritani per preparargli l'ingresso. Ma essi non vollero riceverlo, perché era chiaramente in cammino verso Gerusalemme. Quando videro ciò, i discepoli Giacomo e Giovanni dissero: «Signore, vuoi che diciamo che scenda un fuoco dal cielo e li consumi?». Si voltò e li rimproverò. E si misero in cammino verso un altro villaggio. Mentre camminavano per la strada, un tale gli disse: «Ti seguirò dovunque tu vada». E Gesù gli rispose: «Le volpi hanno le loro tane e gli uccelli del cielo i loro nidi, ma il Figlio dell'uomo non ha dove posare il capo». A un altro disse: «Seguimi». E costui rispose: «Signore, permettimi di andare prima a seppellire mio padre». Gli replicò: «Lascia che i morti seppelliscano i loro morti; tu invece va' e annuncia il regno di Dio». Un altro disse: «Ti seguirò, Signore; prima però lascia che io mi congedi da quelli di casa mia». Ma Gesù gli rispose: «Nessuno che mette mano all'aratro e poi si volge indietro è adatto per il regno di Dio». 

Gesù, che si dirige coraggiosamente verso Gerusalemme, esprime la sua decisione totale di fare la volontà del Padre, morendo per amore sulla croce. Il verbo "sarebbe stato tolto dal mondo" (v. 51) indica il compiersi del disegno di Dio. Gesù viene tolto dal mondo dagli uomini ed elevato fino al cielo da Dio. La stessa parola esprime le due facce di un'unica realtà, vista rispettivamente come azione dell'uomo e come azione di Dio. 
L'uomo compie il sommo male togliendo di mezzo il Figlio di Dio e Dio compie il sommo bene innalzandolo a sé nella gloria. Gesù è l'inviato del Padre che accoglie tutti e proprio per questo non viene accolto (quasi) da nessuno. Il peccato di tutti è il non accogliere la piccolezza di Dio in Gesù; è questa piccolezza la sua vera grandezza! Giacomo e Giovanni si sentono associati con Gesù, ma non capiscono che l'unico suo potere è l'impotenza di uno che si consegna per amore. Egli non porta il fuoco che brucia i nemici, ma l'amore che li perdona. 
Lo zelo senza discernimento, principio di tutti i roghi di tutti i tempi, è esattamente il contrario dello Spirito di Cristo. Giovanni, più tardi (At 8,15-17), ritornerà in Samaria con Pietro, e invocherà sugli stessi samaritani l'Amore del Padre e del Figlio: il fuoco dello Spirito, l'unico che Dio conosce e che il discepolo deve invocare sui nemici. 
Gesù è la misericordia che vince il male non solo dei samaritani, ma anche e prima ancora, dei suoi discepoli. Egli rivela un Dio di compassione e di tenerezza, ignoto a tutti, ai vicini e ai lontani. Anche se a lunga scadenza, l'impotenza di un Dio che ama avrà l'ultima parola, perché l'ultima parola è Amore. Luca vuole ricordare l'insuccesso con cui si apre questo ultimo viaggio di Gesù. Il primo viaggio era cominciato con il rifiuto dei galilei, suoi compaesani di Nazaret (4,30), questo con l'ostilità e la mancanza di ospitalità da parte dei samaritani. Questi due fatti anticipano il rifiuto finale degli ebrei di Gerusalemme. La reazione degli apostoli rispecchia una mentalità bellicosa che Gesù contraddice senza lasciare la ben che minima possibilità di fraintendimenti o di eccezioni. I samaritani respingono il suo invito, ma egli non respinge i samaritani e tanto meno si vendicherà di loro. 
Egli combatte in modo energico l'opinione dei suoi discepoli che si ostinano a pensare al Messia potente, sempre vittorioso e imbattibile, che dispone di fuoco e fulmini per distruggere tutto e tutti. Un tale modo di pensare è proprio di satana, che aveva invitato Gesù a ricorrere ai prodigi per imporre la sua credibilità (cf. Lc 4,1-13). Ma egli non ha assecondato l'istigazione del demonio allora, né asseconda quella dei discepoli ora, perché provengono ambedue dalla stessa matrice, quella di imporre il bene con la forza, che è sempre una forma di violenza. 
Un sistema missionario che Gesù non adotta e non approva, ma che affiorerà di frequente nel corso dei secoli. Il vangelo è una proposta che deve farsi strada da sé, con la forza del suo contenuto, e non con imposizioni esterne fisiche o morali. La nostra intelligenza è ottusa perché la nostra volontà ha dei desideri e delle priorità che si oppongono alla sequela di Cristo. La nostra volontà è divisa tra il desiderio di seguire lui e quello di tenere le nostre sicurezze materiali, affettive e personali. Siamo chiamati a prendere delle decisioni e a superare le ambiguità della nostra volontà. 
Padre Lino Pedron
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Preghiera del mattino del 30/VI/2013

Signore, tu ci hai dato il bel nome di cristiani, che significa che noi siamo di Cristo, che noi viviamo per lui e in lui. 
Il nostro cammino di conversione è lungo e pieno di lotte, di combattimenti che non sappiamo sempre condurre bene perché siamo ancora troppo attaccati a noi stessi. 
Allarga i nostri cuori affinché aspiriamo a trovare la nostra felicità unicamente in te. 
Guarda ancora, in questo giorno, il profondo desiderio del nostro cuore, rivolto a te, e liberalo da ogni schiavitù per renderlo libero in te.
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sabato 29 giugno 2013

Buongiorno nel Signore

Buongiorno nel Signore, iniziamo la giornata ringraziando Dio, e chiediamo la Sua Misericordia su tutti noi, in particolare sulle famiglie bisognose, sugli ammalati e su quelli che sono lontani dal Suo amore. 

TI ADORO, mio Dio, e ti amo con tutto il cuore. Ti ringrazio di avermi creato, fatto cristiano e conservato in questa notte. Ti offro le azioni della giornata: fa che siano tutte secondo la tua santa volontà per la maggior tua gloria. Preservami dal peccato e da ogni male. La tua grazia sia sempre con me e con tutti i miei cari. Amen 

Maria M.
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Tu sei Pietro, a te darò le chiavi del regno dei cieli

Mt 16,13-19 
Gesù, giunto nella regione di Cesarèa di Filippo, domandò ai suoi discepoli: «La gente, chi dice che sia il Figlio dell'uomo?». Risposero: «Alcuni dicono Giovanni il Battista, altri Elia, altri Geremia o qualcuno dei profeti». Disse loro: «Ma voi, chi dite che io sia?». Rispose Simon Pietro: «Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente». E Gesù gli disse: «Beato sei tu, Simone, figlio di Giona, perché né carne né sangue te lo hanno rivelato, ma il Padre mio che è nei cieli. E io a te dico: tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa e le potenze degli inferi non prevarranno su di essa. A te darò le chiavi del regno dei cieli: tutto ciò che legherai sulla terra sarà legato nei cieli, e tutto ciò che scioglierai sulla terra sarà sciolto nei cieli». 

Gesù pone la domanda fondamentale, sulla quale si decide il destino di ogni uomo: "Voi chi dite che io sia?". Dire chi è Gesù è collocare la propria esistenza su un terreno solido, incrollabile. La risposta di Pietro è decisa e sicura. Ma il suo discernimento non deriva dalla "carne" e dal "sangue", cioè dalle proprie forze, ma dal fatto che ha accolto in sé la fede che il Padre dona. Gesù costituisce Pietro come roccia della sua Chiesa: la casa fondata sopra la roccia (cfr 7,24) comincia a prendere il suo vero significato. Non è fuori luogo chiedersi se Pietro era pienamente cosciente di ciò che gli veniva rivelato e di ciò che diceva. 
Notiamo il forte contrasto tra questa professione di fede seguita dall'elogio di Gesù: "Beato te, Simone…" e l’incomprensione del v. 22: "Dio te ne scampi, Signore…" e infine l’aspro rimprovero di Gesù: "Via da me, satana! Tu mi sei di scandalo, perché non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini!". Questo contrasto mette in evidenza la differenza tra la fede apparente e quella vera: non basta professare la messianicità di Gesù. Bisogna credere e accettare che il progetto del Padre si realizza attraverso la morte e la risurrezione del Figlio. Pietro riceve le chiavi del regno dei cieli. 
Le chiavi sono segno di sovranità e di potere. Pietro dunque insieme alle chiavi riceve piena autorità sul regno dei cieli. Egli esercita tale autorità sulla terra e non in funzione di portinaio del cielo, come comunemente si pensa. In qualità di trasmettitore e garante della dottrina e dei comandamenti di Gesù, la cui osservanza apre all'uomo il regno dei cieli, egli vincola alla loro osservanza. Gli scribi e i farisei, in quanto detentori delle chiavi fino a quel momento, avevano esercitato la medesima autorità. Ma, rifiutando il vangelo, essi non fanno altro che chiudere il regno dei cieli agli uomini. Simon Pietro subentra al loro posto. 
 Se si considera attentamente questa contrapposizione, risulta che il compito principale di cui è incaricato Pietro è quello di aprire il regno dei cieli. Il suo incarico va descritto in senso positivo. Non si potrà identificare la Chiesa con il regno dei cieli. Ma il loro accostamento in quest’unico brano del vangelo offre l’opportunità di riflettere sul loro reciproco rapporto. 
Alla Chiesa, quale popolo di Dio, è affidato il regno dei cieli (cfr 21,43). In essa vivono gli uomini destinati al Regno. Pietro assolve il proprio sevizio nella Chiesa quando invita a ricordarsi della dottrina di Gesù, che permette agli uomini l’ingresso nel Regno. 
Nel giudaismo, gli equivalenti di legare e sciogliere (‘asar e sherà’) hanno il significato specifico di proibire e permettere, in riferimento ai pronunciamenti dottrinali. Accanto al potere di magistero si pone quello disciplinare. In questo campo i due verbi hanno il senso di scomunicare e togliere la scomunica. Questo duplice potere viene assegnato a Pietro. Non è il caso di separare il potere di magistero da quello disciplinare e riferire l’uno a 16,19 e l’altro a 18,18. 
Ma non è possibile negare che in questo versetto 19 il potere dottrinale, specialmente nel senso della fissazione della dottrina, sta in primo piano. Pietro è presentato come maestro supremo, tuttavia con una differenza non trascurabile rispetto al giudaismo: il ministero di Pietro non è ordinato alla legge, ma alla direttiva e all'insegnamento di Gesù. Il legare e lo sciogliere di Pietro viene riconosciuto in cielo, cioè le decisioni di carattere dottrinale prese da Pietro vengono confermate nel presente da Dio. L’idea del giudizio finale è più lontana, proprio se si includono anche decisioni disciplinari. Nel vangelo di Matteo, 
Pietro viene presentato come il discepolo che fa da esempio. Ciò che gli è accaduto è trasferibile ad ogni discepolo. Questo vale sia per i suoi pregi sia per le sue deficienze, che vengono impietosamente riferite. Ma a Pietro rimane una funzione esclusiva ed unica: egli è e resta la roccia della Chiesa del Messia Gesù. Pietro è il garante della tradizione su Cristo com'è presentata dal vangelo di Matteo. Nel suo ufficio egli subentra agli scribi e ai farisei, che finora hanno portato le chiavi del regno dei cieli. 
A lui tocca far valere integro l’insegnamento di Gesù in tutta la sua forza. 
Padre Lino Pedron
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Padre Livio scrive 27-giu-2013

Cari amici, 
nel giorno del 32° anniversario la Regina della Pace, in un luminoso messaggio, ci ha aiutato a comprendere che cosa significa l’affidamento al suo Cuore Immacolato, che è stato uno dei temi fondamentali del Pontificato di Giovanni Paolo II.
La Madonna ha ripetuto ancora una volta di essere nostra Madre e per questo motivo non può lasciarci soli “allo sbando e nel peccato”. La Santa Vergine ha preso sul serio le parole di Gesù in croce: “Donna ecco tuo figlio” e ha accettato di essere nostra Madre. Questo è il compito che Maria svolge in Cielo con immenso amore e con commovente sollecitudine. Lei versa lacrime di sangue per ogni Suo figlio che si perde sulla via della rovina. Il Suo compito è quello di prenderci per mano e di avvicinarci al Suo Cuore perché, attraverso di Lei, possiamo conoscere Gesù, seguirLo, amarLo e servirLo. Ci ha preso in consegna uno ad uno e accompagna ogni nostro passo, perché sia nella direzione che porta a Dio e alla vita eterna.
Se Lei è la Madre, più madre di qualsiasi altra, noi, a nostra volta, dobbiamo accettare di essere Suoi figli. “Apritevi, figlioli, alla preghiera, apritevi al mio amore...Figlioli, siete invitati ad essere miei figli, i miei amati figli, perché possa presentarvi tutti al mio Figlio”.
L’affidamento a Maria consiste nell'accettare Maria come propria Madre, mettere nelle Sue mani la nostra vita, tutto ciò che siamo e tutto ciò che abbiamo, perché Lei ci guidi nel perfetto compimento del disegno di Dio su di noi. Non sono necessarie formule o preghiere particolari, ma all'inizio di ogni giorno chiedere alla Madre di illuminarci, di guidarci, di proteggerci, di rafforzarci, perché tutto sia fatto per la gloria di Dio e l’opera mirabile della creazione e della redenzione.
Diciamo nel silenzio del cuore: “Sì Madre, sono tuo figlio, come lo è stato Gesù. Ti accolgo nella mia vita e la metto nelle tue mani”. 
Vostro Padre Livio
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Preghiera del mattino del 29/VI/2013

Signore Gesù, presso Cesarea di Filippo, ci hai rivelato il mistero della Chiesa. Tu stesso sei la sua pietra angolare, e sei anche il suo costruttore. Sulle colonne, che sono i tuoi apostoli, tu hai costruito per Dio un tempio fatto di pietre vive. 
Tu hai fatto di me, grazie al battesimo, una di quelle pietre vive, concedendomi di prendere parte alla tua dignità e alla tua missione sacerdotale. 
Mediante la mia vita aspiro a porre con te e in te offerte spirituali gradite a Dio, desidero vivere in unione con tutta la Chiesa, nella quale tu hai affidato a Pietro e ai suoi successori il potere di legare e di sciogliere.
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venerdì 28 giugno 2013

Preghiamo per i nostri Pastori

Dio desidera le nostre preghiere, con la forza della nostra fede sosteniamo i nostri Pastori e invochiamo la Misericordia di Dio sulla Chiesa che soffre. 

Maria M.
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Le mani del Sacerdote

Oh, se si pensasse che le mani sacerdotali sono più sacre di un calice consacrato, non si giudicherebbe inutile baciarle e non si avrebbe l'ardire di stringerle a modo profano. 
Stringere la mano sacerdotale per saluto è una mancanza di rispetto, stringerla con un'intenzione non retta è molto più sacrilego che se si prendesse un calice dell'Altare per bervi. 
Quella mano è di Dio, e si è distesa sulle ginocchia del Vescovo per giurare a Dio solo la fedeltà dell'amore, come il servo di Abramo pose la sua mano sotto la coscia del padrone per giurargli che non avrebbe mai profanato la sua stirpe. 
Il Sacerdote è servo di Dio e le sue mani consacrate sono il segno della sua giurata fedeltà ; non possono stringersi in amicizia terrena, ma solo possono essere baciate some calice di Dio. 
Tu che baci un'oleografia con devozione, non bacerai la mano segnata con l'Olio santo, sulla quale la grazia dello Spirito Santo oleografò la Croce del Redentore e impresse il segno della grazia? 
O Gesù mio, come potrei io tendere queste mani, al mondo, al giuoco, al denaro, alle brutture della carne? 
Io che non sopporto di vedere in un luogo immondo la Croce, sia pure segnata su di un giornale, come potrei mettere in luoghi obbrobriosi di peccato il mio cuore e la mia mano, più sacri di un Calice? 
Don Dolindo Ruotolo
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Cos'è la preghiera per te?

Per me pregare è mettere il proprio cuore davanti a Dio. 

Quando mi accorsi che Dio era dentro di me improvvisamente la mia vita e il mio cuore furono riempiti di pace e di amore, mi sentivo appagata. E da quel giorno ho avuto un "Tu" al quale indirizzare la mia lode... 
Se non si avverte la presenza di Dio vivente la preghiera diventa sterile. Quello che sto cercando di trasmettere è la mia convinzione che Dio è una realtà personale con la quale entrare in contatto, una persona amica da coltivare, da conoscere e da stimare. 
Ave Maria! 

Maria M.
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Preghiera a S. Giuda Taddeo

Eccoci, dinanzi a Te, glorioso Apostolo S. Giuda per offrirti l'omaggio della nostra devozione e del nostro amore. 
Tu fai amorosamente sentire a quanti t'invocano il tuo potente aiuto e patrocinio, e come non sia vana la fiducia riposta nella bontà del tuo cuore. Appunto per questo noi Ti offriamo l'omaggio della nostra devozione, memori dei favori già ricevuti e pieni di gratitudine per l'assistenza concessa. 
Ma nello stesso tempo ci sentiamo spinti a supplicarti che non cessi mai il tuo aiuto e protezione. 
Tu che fosti legato da vincoli di parentela e da particolarissimo amore al Redentore Divino Gesù, fonte di ogni Bene, ottienici le grazie a noi necessarie per condurre una vita santa, ed impètraci anche quelle benedizioni che siano segno della divina compiacenza. 
Dio benedica, per tua intercessione, o caro Santo Apostolo, i fedeli che Ti onorano e promuovono il tuo culto, quanti spinti dal tuo esempio lavorano per la gloria ed il bene delle anime; che quanti Ti pregano - e tra questi anch'io - , sentano in cuore di essere esauditi: e la Grazia Divina scenda a corroborare la debolezza di tutti, affinché amando e servendo l'infinita maestà e bontà divina ci sia concessa la corona ed il gaudio dei servi fedeli. 
Amen. 
Pater, Ave, Gloria
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Madre Teresa di Calcutta/25

Le buone opere sono anelli che formano una catena di amore attorno al mondo.
Madre Teresa di Calcutta
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Preghiera del mattino del 28/VI/2013

"...Ed egli guarì i malati, affinché si compisse la parola di Isaia: Egli ha preso le nostre infermità, si è caricato delle nostre malattie". 
Come aspiriamo, Signore a questo "già - qui" del regno! Poiché, pur credendo che tu guarisci i malati e particolarmente i posseduti per mezzo dei sacramenti, vediamo che non tutti sono guariti. 
Fa' crescere in noi la fede affinché ci venga dato secondo la fede, e si moltiplichino i segni della tua venuta e della tua gloria.
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giovedì 27 giugno 2013

Preghiamo per i nostri figli

Signore Gesù, mio figlio è uscito di casa, mandagli un angelo a spianargli la via come facesti col giovane Tobia. 
E tu Arcangelo San Raffaele, prendi sotto la tua protezione questo figlio e guidalo con coraggio nel cammino della vita. 
E tu, Maria Madre buona, aiutalo! Imprimi nella sua anima forza, amore e generosità come l'Apostolo dell’amore Giovanni. 
Amen 
Maria M.
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Mamma!

Mamma, Madre mia cara, prendi il mio cuore e mettilo nel tuo. 
 Prendimi per mano, insegnami la verità... sono debole, fragile, ho bisogno sempre di te e della tua misericordia. 
Mi affido e consacro tutto quello che ho al tuo Cuore Immacolato, perché tu sei la mediatrice delle grazie, l'avvocata dei poveri peccatori, sei la Mamma nostra e speranza dell'umanità. 
Amen 
Maria M.
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Salgono a Te mio Dio le mie preghiere di supplica

Salgono a Te mio Dio le mie preghiere di supplica, per tutti quelli che sono nella sofferenza e nell'abbandono. 
Mi immergo nel Tuo amore che è un oceano sconfinato di felicità e di ricchezza che pochi conoscono dove tutto si può attingere. 
E' inesauribile la riserva di grazie che è li... a portata di tutti! 
Si, mio Dio, mi abbandono a te, come una bambina tra le tue braccia, sono felice di camminare al Tuo fianco e di poterti ripetere, in ogni situazione di gioia e di dolore che sono sempre "Tutta Tua" perché sono innamorata pazza di Te e che non rinuncerei a Te per nulla al mondo. 
Maria M.
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La casa costruita sulla roccia e la casa costruita sulla sabbia

Mt 7,21-29 
Non chiunque mi dice: «Signore, Signore», entrerà nel regno dei cieli, ma colui che fa la volontà del Padre mio che è nei cieli. In quel giorno molti mi diranno: «Signore, Signore, non abbiamo forse profetato nel tuo nome? E nel tuo nome non abbiamo forse scacciato demòni? E nel tuo nome non abbiamo forse compiuto molti prodigi?». Ma allora io dichiarerò loro: «Non vi ho mai conosciuti. Allontanatevi da me, voi che operate l'iniquità! ». Perciò chiunque ascolta queste mie parole e le mette in pratica, sarà simile a un uomo saggio, che ha costruito la sua casa sulla roccia. Cadde la pioggia, strariparono i fiumi, soffiarono i venti e si abbatterono su quella casa, ma essa non cadde, perché era fondata sulla roccia. Chiunque ascolta queste mie parole e non le mette in pratica, sarà simile a un uomo stolto, che ha costruito la sua casa sulla sabbia. Cadde la pioggia, strariparono i fiumi, soffiarono i venti e si abbatterono su quella casa, ed essa cadde e la sua rovina fu grande». Quando Gesù ebbe terminato questi discorsi, le folle erano stupite del suo insegnamento: egli infatti insegnava loro come uno che ha autorità, e non come i loro scribi. 

Gesù ci insegna che la preghiera deve andare in perfetta sintonia con la pratica della vita cristiana. Se non si compie la volontà del Padre celeste, la preghiera non serve a nulla. 
La volontà del Padre è il suo disegno di salvezza. 
La preghiera richiesta da Gesù deve portare il cristiano a impegnarsi con entusiasmo e fino alla morte nell’opera della salvezza. Dio non sa cosa farsene delle belle parole di preghiera se non sono seguite dalle opere dell’amore. La dissociazione tra culto e vita è la malattia dei farisei (Mt 23,3-4). L'unico criterio di valutazione nel giudizio finale sarà quello delle opere di misericordia (Mt 25,31-46). 
Molto probabilmente Matteo polemizza con certi carismatici che avevano sempre sulle labbra in nome del Signore, ma non facevano mai nulla di utile per il prossimo. Nel giorno del giudizio non saremo giudicati sul folclore religioso o sulle azioni prodigiose; il giudizio verterà unicamente sull'attuazione della volontà del Padre che ha il suo centro nell’amore fattivo per il prossimo (Mt 25,31-46). 
Nella parabola (vv. 24-27) viene riassunto il significato di tutto il discorso della montagna. Non basta ascoltare le parole di Gesù, bisogna anche metterle in pratica. 
La roccia che dà stabilità al cristiano è Cristo. 
La parabola ci indica le due condizioni necessarie perché la vita cristiana risulti solida: deve fondarsi su Cristo e passare dalle parole ai fatti. Non c'è vera adesione a Cristo senza l'impegno morale. Il fondamento sicuro della vita cristiana è la pratica degli insegnamenti di Gesù. L'ascolto è necessario, ma quel che più conta è l’esecuzione di ciò che è stato ascoltato. Nei vv. 28-29 Gesù ci viene presentato come il Maestro che nel discorso della montagna ha dato l'interpretazione autorevole e definitiva della volontà di Dio. L'insegnamento di Gesù si differenzia da quello degli scribi perché egli non ripete ciò che hanno detto i maestri del passato, ma parla in nome proprio: "Avete inteso che fu detto agli antichi... Ma io vi dico" (Mt 5,21-22; ecc.). Egli ha ricevuto dal Padre l'autorità su tutto l'universo (Mt 28,16). 
Gesù non è solamente un esegeta della Legge e dei Profeti, ma l’esegesi, il compimento della Legge e dei Profeti. Coloro che hanno capito che Gesù è l’adempimento definitivo di tutto l'agire di Dio possono discendere con lui dalla montagna e seguirlo. 
Padre Lino Pedron
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Preghiera del mattino del 27/VI/2013

Oggi tu ci insegni che la fede senza le opere è vana, che la pietà che non si apre all'azione è falsa, assomiglia alla sabbia mobile, sulla quale è impossibile costruire una strada. 
Le persone di grande spirito sono instancabilmente attive per il regno, anche se chiuse in un Carmelo, e le persone più attive sono soprattutto gli uomini di preghiera che, come san Vincenzo de Paoli, cominciano la loro giornata con molte ore di orazione.
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mercoledì 26 giugno 2013

Dai loro frutti li riconoscerete

Mt 7,15-20 
Guardatevi dai falsi profeti, che vengono a voi in veste di pecore, ma dentro sono lupi rapaci! Dai loro frutti li riconoscerete. Si raccoglie forse uva dagli spini, o fichi dai rovi? Così ogni albero buono produce frutti buoni e ogni albero cattivo produce frutti cattivi; un albero buono non può produrre frutti cattivi, né un albero cattivo produrre frutti buoni. Ogni albero che non dà buon frutto viene tagliato e gettato nel fuoco. Dai loro frutti dunque li riconoscerete. 

I profeti cristiani sono i missionari e i predicatori itineranti (Mt 10,41), ma sono, ugualmente, i maestri e le guide della comunità. Criterio pratico per verificare la loro autenticità è la coerenza tra quello che annunciano e quello che vivono. 
Il cristiano dev'essere santamente critico anche nei confronti dei maestri e delle guide della comunità. Vera guida è colui che "fa frutti degni di conversione" (Mt 3,8), colui che vive il comandamento di Gesù: "Convertitevi" (Mt 4,17). 
Se alla sua parola non si accompagna la testimonianza della vita, è un falso profeta. 
Falsi profeti sono però anche tutti quei membri della comunità che riducono la fede alle belle parole, ma non vivono una vita coerente col vangelo. L'accusa di lupo rapace indica la sete di denaro: "i suoi capi in mezzo ad essa erano come lupi che dilaniano la preda…, per ottenere un ingiusto guadagno" (Ez 22,27). 
Padre Lino Pedron
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Hai risorto in me, Signore, l'amore

Gesù mi chiama per nome ed è solo allora che mi accorgo di Lui. 

Gesù: Maria... vieni a me: è finalmente il tuo momento. 
Eccomi qui davanti a te! Adesso puoi Maria, coraggio, tocca le ferite e toccherai la verità... 
Nel profondo della tua anima tu già lo sai che è già arrivato il tempo nuovo dell'avventura dietro di me! 
E dove io ti porterò ti renderò felice perché entrerai in un mondo che ha sete del Dio vivente. 

Maria: Signore mio, mio Tutto, Dio mio! Io credo in Te, credo che sei il Cristo morto e risorto per noi, 
Tu sei la potenza dello Spirito, sei la vita che è risorta, la vita fra noi. 
Tu ci hai detto che sarai sempre con noi, fino alla fine dei tempi e con noi camminerai ed ogni ginocchio si piegherà dinanzi al Trono della Parola e sarai il nostro respiro, il nostro cibo, e quando due o più saranno uniti nel Tuo Nome, Tu sarai più unito. 
Tu sei l'amore vivo tra noi! 

Maria M.
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La vittoria finale è Sua

Oggi più di ieri il Signore è legato, umiliato e calunniato nella Sua Chiesa e nelle sue membra, sta davanti al tribunale dei suoi nemici. 
La nostra fede in Lui e la nostra fedeltà non vengano meno per questo. 
LA VITTORIA FINALE E' SUA; e la sua vittoria è la nostra. 
Anche dinanzi a Gesù in catene dobbiamo inginocchiarci e rendergli la nostra testimonianza: "TU SEI IL CRISTO, IL FIGLIO DEL DIO VIVENTE!" "GESU', PER TE IO VIVO, PER TE IO MUOIO, GESU' SONO TUA IN VITA E IN MORTE". 
Maria M.
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Preghiera del mattino del 26/VI/2013

Signore, tu hai stretto un'alleanza con l'umanità intera al tempo di Noè, ma avevi bisogno di scegliere un popolo, di scegliere un uomo per far capire che volevi scegliere ogni uomo, di scegliere un popolo per scegliere ogni popolo. 
Questa scelta, questo scarto sono sempre in realtà un allargamento, e le sofferenze dei tuoi eletti, dei tuoi amici, sono solo per un momento e in vista della felicità dei più. 
Concedici di circondare di grande rispetto le sofferenze del tuo popolo Israele.
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martedì 25 giugno 2013

Messaggio Medjugorje a Marja del 25 giugno 2013

Cari figli! 

Con la gioia nel cuore vi amo tutti e vi invito ad avvicinarvi al mio cuore Immacolato affinchè Io possa avvicinarvi ancora di più al mio Figlio Gesù perché Lui vi dia la sua pace e il suo amore che sono il nutrimento per ciascuno di voi. 
Apritevi, figlioli, alla preghiera, apritevi al mio amore.

Io sono vostra Madre e non posso lasciarvi soli nel vagare e nel peccato. Figlioli, siete invitati ad essere i miei figli, i miei amati figli perché possa presentarvi tutti al mio Figlio. 

Grazie per aver risposto alla mia chiamata.
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Riflessione sul bene e sul male

Mi capita spesso, quando sono in macchina, di accendere la radio: muovendomi per il mio ministero, dopo avere recitato il rosario, ascolto alla radio le varie trasmissioni. E non nascondo che mi accade quasi sempre di essere provocato ad un giudizio.
Come oggi, (8-11-2012 ndr) per esempio: hanno trasmesso una notizia - a dire il vero non proprio delle ultime - in cui un intervistato (che pare anche abbia scritto un libro sull'argomento) affermava con convinzione che alcuni scienziati hanno scoperto il gene dell'altruismo, smentendo così la tesi secondo cui l'uomo, per costituzione, per nascita, tende ad essere cattivo, violento, egoista.
Certo, la notizia è interessante, però fa sorgere immediatamente una domanda dal profondo del cuore. Ma perché allora c'è la cattiveria nel mondo? Perché siamo circondati dalla violenza, dal disinteresse, da fatti che, per la loro ferocia, sembrano metterci al pari degli animali più crudeli? Perché nella nostra società possiamo assistere a spettacoli (demenziali) carichi di odio come i proclami di Beppe Grillo? Perché nel luogo che in qualche modo dovrebbe essere esemplare per la società, come il nostro Parlamento, si sentono i discorsi dell'onorevole Barbato, dell'Italia dei Valori, che si augura il ripristino dei campi di concentramento per gli avversari politici? Sì, è vero: se l'uomo è per natura buono e portato all'altruismo, ci deve essere stato qualcosa, un incidente di percorso, che ha rovinato il piano.
Forse si tratta del peccato originale, deriso da tanta saccente cultura, ed escluso dalla nostra filosofia illuminista, che si sta prendendo la rivincita. E ci ricorda che la libertà dell'uomo è il motore della storia, e che non c'è determinismo né nel bene né nel male. Siamo responsabili, e saremo anche giudicati delle azioni commesse. Ricordiamo: “alla sera della vita saremo giudicati sull'amore”.
I Papi, citando una frase famosa del bellissimo testo di De Lubac “Il dramma dell'umanesimo ateo”, ci hanno ricordato che «Un umanesimo chiuso, insensibile ai valori dello spirito e a Dio che ne è la fonte, potrebbe apparentemente avere maggiori possibilità di trionfare. Senza dubbio l'uomo può organizzare la terra senza Dio, ma "senza Dio egli non può alla fine che organizzarla contro l'uomo. L'umanesimo esclusivo è un umanesimo inumano"».
Se l'uomo ha dimenticato Dio, pare che dilaghi solamente una mentalità e una cultura di odio. Alla faccia degli atei e dei razionalisti d'ogni specie!
Il Signore vi dia pace ! 
Padre Carmine
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Messaggio Medjugorje straordinario ad Ivan del 24 giugno 2013

Cari figli, vengo a voi gioiosa e con gioia desidero invitarvi anche oggi: accogliete i miei messaggi e vivete i miei messaggi. 
Cari figli, con voi desidero realizzare i miei progetti col mondo, con la Chiesa. In modo particolare oggi vi chiamo: rinnovate i miei messaggi, vivete i miei messaggi. 
All'inizio mi sono presentata come Regina della pace. Anche oggi in modo particolare vi invito a pregare per la pace: per la pace nel cuore dell’uomo, per la pace nei vostri cuori, perché la pace viene dai vostri cuori. 
Cari figli, la Madre prega per tutti voi, la Madre vi ama tutti col suo amore materno e presenta tutti voi presso suo Figlio. 
Cari figli, anche oggi desidero dirvi grazie: grazie per avermi accolto, perché continuerete ad accogliere i miei messaggi ed a viverli.
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Tutto quanto volete che gli uomini facciano a voi, anche voi fatelo a loro

Mt 7,6.12-14 
Non date le cose sante ai cani e non gettate le vostre perle davanti ai porci, perché non le calpestino con le loro zampe e poi si voltino per sbranarvi. Tutto quanto volete che gli uomini facciano a voi, anche voi fatelo a loro: questa infatti è la Legge e i Profeti. Entrate per la porta stretta, perché larga è la porta e spaziosa la via che conduce alla perdizione, e molti sono quelli che vi entrano. Quanto stretta è la porta e angusta la via che conduce alla vita, e pochi sono quelli che la trovano! 

Il comando del v. 6 è rivolto a tutti coloro che annunciano la parola di Dio. I discepoli devono avere sempre presenti queste due cose: il dovere di predicare il vangelo e il dovere di non esporre alla profanazione la parola di Dio. I cani e i porci sono gli ignoranti, gli empi, i pagani. Le cose sante e le perle sono l’annuncio del regno di Dio. 
Il vangelo va annunciato a tutti, ma va anche difeso da coloro che lo rifiutano e lo deridono. 
La regola d’oro del v. 12 ci spinge verso un’operosità libera e creativa per il bene del prossimo. Essa è espressa in forma positiva e ci sprona a fare tutto il bene possibile a tutti. Ci invita a trasferirci con amore e fantasia nella situazione egli altri, nei panni degli altri. La mancanza di fantasia e di inventiva è mancanza d'amore. 
Il verbo "fare" indica un amore concreto e tangibile, come ci insegna anche la 1Gv 3,16-18: "Da questo abbiamo conosciuto l’amore: egli ha dato la sua vita per noi; quindi anche noi dobbiamo dare la vita per i fratelli. Ma se uno ha ricchezze di questo mondo e vedendo il suo fratello in necessità gli chiude il proprio cuore, come dimora in lui l’amore di Dio? Figlioli, non amiamo a parole né con la lingua, ma coi fatti e nella verità". 
La novità del vangelo sta nella concentrazione di tutta la volontà di Dio nel comandamento dell'amore. Questo amore, manifestato a noi in Cristo, ha la sua sorgente e il suo modello nel Padre (Mt 5,43-48). La "via" (v. 13) è il simbolo del cammino morale dell'uomo. 
La "via che conduce alla vita" è quella del vangelo, è Gesù in persona (Gv 14,6). La porta stretta e la via angusta significano le rinunce e le persecuzioni connesse con la scelta di vita cristiana. L'ingresso attraverso la porta stretta è l’ingresso nel regno di Dio (Mt 5,20; 18,1; ecc.), nella vita (Mt 18,8-9; 19,17), nella sala delle nozze (Mt 25,10) e nella gioia del Signore (Mt 25,21.23). In questo contesto del discorso della montagna, l'imperativo "entrate" significa: fate la volontà del Padre. 
Solo facendo la volontà del Padre si entra nel regno di Dio (Mt 7,21). 
Il discorso sui "molti" e sui "pochi" si riferisce alla situazione presente e non a quella definitiva dopo il giudizio. La via comoda della mediocrità, del peccato e dell’egoismo è molto affollata. Il sentiero stretto e ripido che porta a Dio, tracciato dal discorso della montagna, sembra poco battuto. Gesù quindi ci esorta: "Entrate per la porta stretta". 
Il tema della salvezza sarà ripreso in Mt 19,16-26. Alla domanda dei discepoli: "Chi si potrà dunque salvare?" Gesù risponde: "Questo è impossibile agli uomini, ma a Dio tutto è possibile". 
Qui, come in 22,14, Matteo recepisce la concezione pessimistica dell'apocalittica extra-biblica: "L'Altissimo ha creato questo mondo per molti, ma quello futuro per pochi" (4 Esd 8,1) non per ragguagliarci sul numero dei salvati, ma per spronarci all'impegno. 
Gesù offre la salvezza a tutti (Mt 26,28), ma tocca ai singoli accoglierla con decisione libera e responsabile. 
Padre Lino Pedron
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Preghiera del mattino del 25/VI/2013

Signore, insegnaci un santo rispetto, un rispetto meravigliato per le cose alte, per il sacro che tu hai deposto nelle nostre mani. 
Concedici di celebrare i tuoi misteri, e in modo particolare la liturgia, con infinito rispetto. 
Perché, se i porci che rappresentano i nostri più bassi istinti calpestano nel fango della volgarità i tuoi misteri, il figlio del regno prende la perla preziosa e la porta verso la luce, e il suo volto è tutto illuminato dai mille colori delle variegate operazioni del tuo Spirito.
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lunedì 24 giugno 2013

Domandati da dove è nato Cristo, e vedi perché la verità è germogliata dalla terra...

Sant'Agostino spiega con felice concisione: «Che cos’è la verità? Il Figlio di Dio. Che cos'è la terra? La carne. Domandati da dove è nato Cristo, e vedi perché la verità è germogliata dalla terra … la verità è nata da Maria Vergine» (En. in Ps. 84,13). 
E in un discorso di Natale afferma: «Con questa festa che ricorre ogni anno celebriamo dunque il giorno in cui si adempì la profezia: “La verità è sorta dalla terra e la giustizia si è affacciata dal cielo”. La Verità che è nel seno del Padre è sorta dalla terra perché fosse anche nel seno di una madre. La Verità che regge il mondo intero è sorta dalla terra perché fosse sorretta da mani di donna … 
 La Verità che il cielo non è sufficiente a contenere è sorta dalla terra per essere adagiata in una mangiatoia. Con vantaggio di chi un Dio tanto sublime si è fatto tanto umile? Certamente con nessun vantaggio per sé, ma con grande vantaggio per noi, se crediamo» (Sermones, 185, 1). 
Allocuzione di Benedetto XVI : « Veritas de terra orta est ! » 25 dicembre 2012
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Preghiera in onore di San Giovanni Battista

O glorioso S. Giovanni Battista, indicato da Gesù come il più grande tra i nati di donna, tu, benché santo fin dal seno materno e di vita innocentissima, scegliesti di vivere una vita austera ritirandoti nel deserto per prepararti a compiere la volontà di Dio che ti voleva Precursore del Messia; ottienici dal Signore la grazia di una sincera conversione per vivere sempre una vita conforme alla nostra vocazione cristiana.
Gloria al Padre …


O precursore, mirabil santo, di Chiaromonte tutela e vanto:
ascolta il cantico che innalzo a Te, o San Giovanni prega per me.

O apostolo zelantissimo di Gesù, che con il tuo esempio di penitente e l’efficacia della parola riuscisti a coinvolgere le folle e prepararle, con il battesimo di penitenza, ad accogliere il Salvator, donaci la grazia di essere, come Te, testimoni veri della nostra fede e carità perché il mondo possa vedere in noi, Chiesa di Dio, la presenza visibile di Gesù Cristo.
Gloria al Padre …


Fonte di grazia tua man disserra: Pien di miracoli è nostra terra.
Un fedel popolo ricorre a te, o San Giovanni, prega per me.

O Martire glorioso, che per la tua coerenza alla verità ti opponesti all’empio Erode, rimproverandogli apertamente la vita perversa e dissoluta, donaci un cuore forte e generoso perché possiamo sempre aderire a Cristo, unico nostro bene e sorgente della nostra speranza.
Gloria al Padre …


Rendi tu buono questo mio cuore, forte e ripieno di grande amore.
Tu custodiscilo: l’affido a Te, o San Giovanni, prega per me.

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Preghiera del mattino del 24/VI/2013

Signore, tu hai stretto un'alleanza con l'umanità intera al tempo di Noè, ma avevi bisogno di scegliere un popolo, di scegliere un uomo per far capire che volevi scegliere ogni uomo, di scegliere un popolo per scegliere ogni popolo. 
Questa scelta, questo scarto sono sempre in realtà un allargamento, e le sofferenze dei tuoi eletti, dei tuoi amici, sono solo per un momento e in vista della felicità dei più. 
Concedici di circondare di grande rispetto le sofferenze del tuo popolo Israele.
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domenica 23 giugno 2013

Ama il prossimo tuo come te stesso

Dio ha fame e sete nella persona del povero. 
Noi che onoriamo il Corpo di Gesù sull'Altare, non dobbiamo permettere che sia oggetto di disprezzo nei bisognosi, sue membra.
(maria m.)
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Preghiera a Gesù

Signore Gesù, toccami con le tue mani benedette, segnate dalla Passione che hai vissuto per me; aprile su di me in questo momento! 
Mi sento completamente impotente di continuare a portare le mie croci. 
Ho bisogno della forza e della potenza delle tue mani, che toccandomi mi possono guarire. 
Gesù, Te lo chiedo non solo per me ma anche per tutti coloro che amo di più. 
Abbiamo un disperato bisogno di guarigione fisica e spirituale, toccaci con le tue mani che portano i segni del tuo amore per noi. 
Ho il mio limite, Signore, e sono piena di peccati... 
Riconosco che tu sei l'Onnipotente, la tua azione su di me può realizzare l'impossibile. 
Con fede e abbandono fiducioso, posso dire: "Mani di Gesù, piagate per me nella tua passione: toccatemi. 
Vieni, Signore Gesù! " Vieni, Signore Gesù! Vieni attraverso il Cuore Immacolato di Maria e ottienimi tutte le grazie necessarie per la mia salute corporale e spirituale, ottienimi infine la perseveranza nelle buone intenzioni e la pratica delle virtù. 
Amen 
Maria M.
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Digiuno è abbracciare la croce

La Madonna vi ha chiamato, ti ha chiamato a Medjugorje e desidera che tu pensi nel tuo intimo: io non sono qui per caso, la mia presenza qui ha un grande scopo.
Allora è importante che vi chiediate: cosa vuole la Madonna da me? Dovete sapere che lei vi chiama, lei vi parla.
Ecco, io vi dico che la Madonna a Medjugorje parla, lei è presente e abita a Medjugorje e qui, ora, tu puoi credere da prete, da uomo, da donna, da giovane.
Credere significa seguire e vivere la chiamata senza paure, come hanno fatto i 72 frati che il 7 febbraio 1945 presso un santuario qui vicino in un'ora sono stati uccisi e hanno testimoniato la loro scelta e la loro fede.
La Madonna a Medjugorje ha avvicinato il mondo: coloro che vengono qui si sentono una sola famiglia. Ognuno dice: la mia mamma è qui, dinanzi a me sono i frutti della sua presenza.
Lei, in questo posto povero e umile, è riuscita a riunire il mondo intero e tutti ci sentiamo bene, ci sentiamo a casa.
Bene, non è possibile scrivere in un solo libro e neanche in tanti tanti libri ciò che la Madonna ha fatto e ha detto a Meljugorje in sette anni, così come diceva san Giovanni di Gesù.
Lei parla ad ognuno che giunge qui, e ognuno può diventare messaggio, veggente, testimone. Chi ama veramente può tornare a casa veggente.
Ma cosa vuole la Madonna da te? Lei vuole distruggere la tua maschera, liberarti dalla tua vita superficiale per darti un cuore nuovo che ama, che è cristiano.  
Per questo ci invita a fare il digiuno.  
Digiunare non ci porta via qualcosa, ma libera la tua persona, libera il tuo amore, libera in te la pace, ti libera dalla paura.
Ricordo ancora la sorpresa dei primi giorni quando la Madonna diceva: «Digiunate perché satana è in voi e nelle vostre famiglie» ". Lo scopo della Madonna è quello di distruggere il nostro egoismo.
Il Vangelo non è una cosa privata, ma un dono per te e per tutta la chiesa. Un santo non vive per sé, non è santo per se stesso soltanto. Anche una mela è un frutto e il suo fine è di essere mangiata, consumata.
La chiesa c'è per la resurrezione e la Madonna desidera realizzare ciò; per questo ha detto: «Digiuna e satana sarà allontanato da Medjugorje». Molti dicono con varie scuse: «Non me la sento di fare il digiuno».
In. realtà la pubblicità invita al consumismo anche le famiglie cristiane e così il digiuno passa in second'ordine.
Il primo mercoledì di luglio, dopo le apparizioni, tutta la gente di Medjgorje convocata in chiesa ha detto di sì con la gioia alla richiesta della Madonna di digiunare per quattro giorni a pane e acqua. Il digiuno non distrugge ma edifica la gioia, edifica ciò che è divino in noi.
Una famiglia veramente cristiana non si lascia condizionare dalla pubblicità e dal consumismo: sa quale macchina serve, qual è il vestito giusto, il pranzo giusto. La Madonna ha detto: «Leggi la Bibbia e tu sai tutto».
Allora ecco che si fa digiuno con i pensieri, si fa il digiuno della propria volontà e dei propri progetti, perché si è attenti a scoprire la volontà e il progetto di Dio, giungendo a negare la mia volontà per affermare la volontà di Dio.  
Fare digiuno significa dire di no alla propria torre di Babele.
Dio e la Madonna non possono aiutarti a costruire la tua torre di Babele, quella dei tuoi progetti. Ti aiutano se chiedi di fare la volontà del Padre. Pietro che consiglia Gesù di non andare a morire non ama Gesù. Digiuno significa rinnegare se stessi ogni giorno, vedere nel volto degli altri il volto di Gesù, guardare il mondo col cuore, da veri cristiani.
Si digiuna cambiando le lenti dei propri occhi; si digiuna con le parole tenute a freno, non con la critica, perché noi cristiani siamo chiamati ad edificare; si digiuna con il vestito; a tavola con il cibo; con il comportamento; in tutti i campi di attività della vita. Digiuno non è distruggere la mia vita, ma liberare la mia persona nella dimensione della pace e dell'amore, liberarmi dall'odio e dalla paura.
Sbaglia chi ritiene che digiunare significhi solo non mangiare; il vero digiuno è mettersi nella disposizione di servire gli altri.
La Madonna nei messaggi ci chiede di abbracciare e di portare la croce.  
Ognuno di noi ha la sua croce. L'evoluzione della società ci porta ad occultare e a dimenticare la croce, eppure non esiste vita cristiana senza la croce; non c'è, non esiste la storia della salvezza senza la croce. Essa è il centro, la radice della fede e della chiesa.
Quando Gesù ha abbracciato la sua croce, questa non è più stata condanna, ma è diventata la salvezza, la pace, la luce, la forza che attira a sé l'uomo. Gesù dice nel vangelo di Giovanni: «Ed io, quando sarò innalzato da terra, trarrò a me tutti gli uomini». Così noi dobbiamo innalzare la nostra sofferenza: la tua debolezza, la tua sofferenza, il tuo dissidio familiare non vanno scartati, ma innalzati.
Anche la Madonna ci dice: abbraccia la croce.
Eppure sempre più spesso non sappiamo portare la croce. Ecco, noi tutti siamo venuti a Medjugorje per riabbracciare la croce, perché venire a Medjugorje significa mettere Gesù al primo posto nel nostro cuore, seguire e amare Gesù.
Non possiamo seguire due padroni ma uno solo, dice il Vangelo. Allora buttate tutto, le mentalità e le pratiche che non servono, che non sono giuste. Lasciate tutti i vostri idoli qui e seguite la strada di Gesù. Lasciate tutto e come la Madonna pronunciate il vostro "fiat".
Gesù non può agire in noi senza la chiesa che ci ha lasciato: lui ha sposato la chiesa e non desidera divorziare da lei.  
Noi siamo importanti per lui e ci ha detto cosa dobbiamo fare; ce lo ripete da sette anni attraverso la Madonna a Medjugorje: pregare con il cuore, digiunare, leggere la Bibbia, confessarsi ogni mese, vivere la Messa.  
Agire così vuol dire abbracciare la chiesa, in modo da portare i frutti della pace, della gioia, dell'amore, della santità e della vita cristiana. Noi siamo grandi se siamo obbedienti a Gesù, davanti al quale ora ci mettiamo in silenzio, per ascoltarlo con il cuore.  
Padre Jozo Zovko  (da Info da Medjugorje)
lo sento che non esiste una croce senza valore. (26 maggio 1988)
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Tu sei il Cristo di Dio. Il Figlio dell’uomo deve soffrire molto.

Lc 9,18-24 
Un giorno Gesù si trovava in un luogo solitario a pregare. I discepoli erano con lui ed egli pose loro questa domanda: «Le folle, chi dicono che io sia?». Essi risposero: «Giovanni il Battista; altri dicono Elia; altri uno degli antichi profeti che è risorto». Allora domandò loro: «Ma voi, chi dite che io sia?». Pietro rispose: «Il Cristo di Dio». Egli ordinò loro severamente di non riferirlo ad alcuno. «Il Figlio dell'uomo - disse - deve soffrire molto, essere rifiutato dagli anziani, dai capi dei sacerdoti e dagli scribi, venire ucciso e risorgere il terzo giorno». Poi, a tutti, diceva: «Se qualcuno vuole venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce ogni giorno e mi segua. Chi vuole salvare la propria vita, la perderà, ma chi perderà la propria vita per causa mia, la salverà. 

Fino a questo punto del vangelo erano gli uomini che si interrogavano su Gesù e lo interrogavano. Ora è Gesù che interroga. Egli esige la nostra risposta. 
Il nodo centrale di questo brano è il passaggio dalla risposta di Pietro a quella di Cristo: si passa da un messianismo glorioso a quello del Servo sofferente di Dio che si consegna al Padre. 
E' il mistero della croce che fa da discriminante nella fede in Gesù. E' lo scandalo che esige conversione profonda e continua. La fede e la sequela di Cristo si decidono sulla strettoia della croce. 
Il discepolo non è colui che mette in questione Gesù, ma colui che si lascia mettere in questione da lui. La domanda è rivolta ai "voi", ai discepoli nettamente distinti dalla folla. Di conseguenza, la risposta di Pietro è a nome di tutti: egli esprime la fede della Chiesa. 
Nel vangelo di Luca la funzione di Pietro è assai evidenziata. La sua risposta riconosce in Gesù il Cristo, il Messia atteso, colui che deve venire secondo la promessa di Dio (Lc 23,35). Ma Dio esaudisce la sua promessa, non i nostri desideri. Per questo Gesù, come Cristo di Dio, deluderà le attese messianiche dell'uomo (Lc 23,35-39; 24,21). 
E' il Cristo che viene da Dio e torna a Dio portando con sé anche noi. 
Questa opera di Cristo, che è la salvezza, compie ciò che noi non osavamo sperare in un modo che non sapevamo pensare. Sinceramente ognuno di noi avrebbe fatto un progetto diverso da quello di Dio per salvare il mondo e, in buona fede, lo avrebbe ritenuto più intelligente, migliore e più spiccio di quello escogitato dalla sapienza del Padre (cf. 1Cor 1,18-25). Il problema non è tanto il riconoscere che Gesù è il Cristo di Dio, ma "come" è il Cristo di Dio. Gesù non è il Cristo dell'attesa umana, ma il Figlio dell'uomo che affronta il cammino del Servo sofferente di Dio: è la prima autorivelazione piena di Gesù, il nocciolo della fede cristiana, il suo mistero di morte e di risurrezione redentrice. 
Il "bisogna" indica il compimento della volontà di Dio rivelata nella Scrittura. Tale volontà nasce dalla sua essenza, che è il suo amore riversato su di noi peccatori. Dio "deve" morire in croce per noi peccatori, perché ci ama e noi siamo sulla croce. Il mistero di Gesù è la sofferenza del Servo di Dio che ama il Padre e i fratelli. 
La croce è il nostro male che lui si addossa perché ci ama: è il suo perdersi per salvarci. La sua sofferenza è prodotta da tutte le forme del male che abbiamo escogitato per salvarci: l'avere, il potere e il sapere o, in altri termini, la ricchezza, la vanagloria e la superbia (cf. 1Gv 2,16). 
Per questo il potere rifiuta Gesù e poi lo uccide. Ma l'ultima parola non è "morte", ma "risurrezione". Questo volto di Gesù, il Figlio obbediente di cui qui sono tracciati i lineamenti netti e duri, sarà presentato sempre più chiaramente in tutta la seconda parte del vangelo di Luca. 
L'invito di Gesù: "Se qualcuno vuol venire dietro a me…" è una chiamata universale a entrare con lui nel suo cammino verso il Padre. Per condividere il destino di Gesù in cammino verso il Padre bisogna rinnegare se stessi e portare ogni giorno la propria croce. 
Rinnegare se stessi significa ricevere la propria vita come grazia di cui non si dispone da padroni, portare ogni giorno il peso del servizio ai fratelli e del dono della vita per gli altri, e addossarsi il fardello delle prove, delle contraddizioni e delle persecuzioni. La via del Regno è quella della croce, sia per Cristo che per i cristiani. L'unico problema fondamentale per l'uomo è salvare o perdere la vita. Quindi seguire Gesù e rinnegare se stessi è la questione fondamentale della vita: è questione di vita o di morte. 
L'uomo non può essere il salvatore di se stesso, non ha in sé la sorgente della propria vita: non è il Creatore, ma una creatura. La salvezza è accettare Dio che mi ama e pensa a me. L'uomo si realizza amando. Amando Dio si realizza come Dio. Ma per amare bisogna essere amati. Il cristiano può amare Gesù e perdere la vita per lui perché Gesù per primo l'ha amato e ha dato se stesso per lui (cfr Gal 2,20). Il credente si affida a lui, nella vita e nella morte, perché Cristo è morto per tutti vincendo le barriere del male e della paura. "Che giova all'uomo guadagnare il mondo intero, se poi perde o rovina se stesso?" (v. 25). 
Il primo tentativo dell'uomo per salvare se stesso è quello di accumulare dei beni. Insidiato dal suo limite, l'uomo si garantisce cibo e vita guadagnando, accumulando e divorando tutto. E' la falsa sicurezza dei beni (cf. Lc 12,15-21; Sal 49): ciò che uno ha deve riempire il vuoto di ciò che non è. L'insaziabilità di beni è via alla perdizione: "L'attaccamento al denaro è la radice di tutti i mali" (1Tm 6,10). Gli unici beni che troveremo nell'eternità saranno quelli che abbiamo donato per misericordia nella vita presente. La presa di posizione nei confronti di Gesù e delle sue parole è decisiva per il futuro. 
Dio non giudica nessuno: salva tutti mediante suo Figlio. Un giudizio però c'è. Ma non è Dio a farlo: lo facciamo noi qui e ora su suo Figlio. Accettarlo o rifiutarlo è ricevere o no la sua gloria nel futuro. Il giudizio futuro lo facciamo noi nella storia presente. Il risultato della partita è dato solo alla fine, ma viene giocato tutto prima, in ognuno dei minuti di gioco, dei quali nessuno è insignificante. 
Padre Lino Pedron
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Preghiera del mattino del 23/VI/2013

Signore Gesù, tu hai chiesto ai tuoi apostoli: "Chi sono io secondo la gente?... Ma voi chi dite che io sia?". 
Tu oggi mi poni questa domanda. 
Quando ti rispondo con le parole di san Pietro, sento tutto il loro peso, perché immediatamente sento il tuo invito a seguirti, a rinunciare a me stesso, a portare tutti i giorni la mia croce e a seguire le tue orme sul cammino che Dio, e non le attese degli uomini, ha designato per te. 
Ho fiducia in te. 
Gesù, dammi una fede capace di esprimersi nell'adempiere con fiducia i miei doveri e nell'affrontare pazientemente le difficoltà quotidiane, per amore verso di te.
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sabato 22 giugno 2013

E' bellissimo mettersi al servizio degli altri

Verona - Il sacerdote Camilliano, padre Paul Ouedraogo, medico, ha appena terminato la sua specializzazione in pediatria in Italia e si prepara a rientrare in Burkina Faso, suo paese di origine, dove sarà responsabile del centro medico camilliano a Ouagadougou. In una intervista rilasciata a padre Danio Mozzi, Camilliano della Provincia Lombardo-Veneta, inoltrata all'Agenzia Fides, padre Paul offre la sua testimonianza di medico e di sacerdote. 
"Ho iniziato gli studi in Burkina Faso, purtroppo però nel 1999, a causa dei problemi politici, non ho potuto concludere il primo anno di studio - racconta padre Paul -. Allora i superiori mi hanno chiesto di venire in Europa, dove c'era maggiore stabilità sociale e politica, così ho fatto il concorso a Roma per entrare al Policlinico Gemelli. Al termine dei sei anni di studio sono tornato nel mio paese, dove mi hanno proposto di lavorare in chirurgia e pediatria, le priorità della comunità. Avevo fatto esperienza in entrambi i settori, ma sentivo che sarei stato utile, al 100%, nell'ambito pediatrico. Proprio in quel periodo ho incontrato un medico di Brescia che mi ha proposto di fare la specializzazione presso l'Ospedale di Brescia, che già collaborava con i Camilliani in Burkina. Sono stato quindi accolto in Italia nella Provincia Lombardo-Veneta dei Camilliani e ho fatto 5 anni di specializzazione. Adesso ho finito, e sono contento di tornare a casa per mettermi al servizio delle nostre opere, nel mio paese o altrove, se ritengono sia il caso". 
Da quando sono in Burkina Faso i Camilliani sono molto attenti alla salute del bambino e della madre, che costituiscono le fasce più deboli della società burkinabé. "Al mio rientro a Ouagadougou lavorerò, insieme alla mia comunità, presso il centro medico san Camillo - prosegue il sacerdote -, che diventerà a poco a poco un ospedale. Dopo 40 anni avrebbe bisogno di nuovi servizi e di una maggiore organizzazione interna. Collegati a questa struttura, nel centro medico sono attivi anche progetti alimentari. Si tratta di un programma di recupero nutrizionale per i bambini malnutriti, ogni giorno ne passano circa 100 - 120". 
Lanciando un appello particolare ai giovani, padre Paul li esorta: "Ai giovani che si occupano già di servire i malati, come infermieri, medici, fisioterapisti, e che magari dentro di loro sentono il desiderio di servire il Signore in maniera speciale, direi di non avere paura di dare al Signore, perché non è una cosa buttata via ma 'offerta' a Dio. Non devono avere paura perché è bellissimo potersi mettere al servizio degli altri". 
Nella sua tesi di laurea, padre Paul ha approfondito la Sickle Cell desease in ambito pediatrico. Si tratta di una patologia ematologica ereditaria che colpisce il 3% della popolazione del Burkina Faso nelle sue forme gravi. "Ogni anno nascono 12 mila bambini con questa malattia e circa la metà di loro non supera i 5 anni di vita. Al San Camillo di Ouagadougou sono seguiti per questa patologia 1400 bambini, per questo ho pensato di fare un Day Hospital per i pazienti che non sanno dove andare quando hanno le crisi. Il nostro centro infatti è il più grande di tutto il Burkina ed è quello che offre maggiore assistenza" aggiunge il Camilliano. (AP/DM) (18/10/2012 Agenzia Fides)

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Proclamazione del dogma di Maria Madre di Dio, a Efeso (431)

Compia, Venerabili Fratelli, questi Nostri paterni voti, che sono certamente anche i vostri, e ottenga a tutti noi un verace amore per la Chiesa, la Vergine Madre di Dio, la cui anima santissima fu ripiena del divino Spirito di Gesù Cristo più che tutte le altre anime insieme: Ella che, "in rappresentanza di tutta l’umana natura", diede il consenso affinché avesse luogo "una specie di sposalizio spirituale tra il Figlio di Dio e l’umana natura" (S. Thom., III, q. 80, a. 1). 
Fu Lei che con parto ammirabile dette alla luce il fonte di ogni vita celeste, Cristo Signore, fin dal suo seno verginale ornato della dignità di Capo della Chiesa; fu Lei che poté porgerlo, appena nato, come Profeta, Re e Sacerdote a coloro fra i giudei e fra i gentili che per primi accorsero ad adorarlo.
Inoltre il suo Unigenito, accondiscendendo alla sua materna preghiera, in Cana di Galilea, operò quel mirabile prodigio per il quale i suoi discepoli credettero in Lui (Jo. II, 11). Ella fu che, immune da ogni macchia, sia personale sia ereditata, e sempre strettissimamente unita col Figlio suo, Lo offerse all’eterno Padre sul Golgota, facendo olocausto di ogni diritto materno e del suo materno amore, come novella Eva, per tutti i figli di Adamo contaminati dalla sua miseranda prevaricazione. Per tal modo, Colei che quanto al corpo era la madre del nostro Capo, poté divenire, quanto allo spirito, madre di tutte le sue membra, con nuovo titolo di dolore e di gloria.
Ella fu che, con le sue efficacissime preghiere, impetrò che lo Spirito del divin Redentore, già dato sulla Croce, venisse infuso nel giorno di Pentecoste con doni prodigiosi alla Chiesa, da poco nata. 
Ella finalmente, sopportando con animo forte e fiducioso i suoi immensi dolori, più che tutti i fedeli cristiani, da vera Regina dei martiri, "compì ciò che manca dei patimenti di Cristo... a pro del Corpo di lui, che è la Chiesa" (Col. I, 24). Ella, per il mistico Corpo di Cristo nato dal Cuore squarciato del nostro Salvatore (cfr. Off. SS. mi Cordis in hymno ad Vesp.), ebbe quella stessa materna sollecitudine e premurosa carità con la quale nella culla ristorò e nutrì del suo latte il Bambino Gesù. 
Pio XII 
Enciclica Mystici Corporis Christi (29 giugno1943)
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Scendi Spirito Santo

Scendi Spirito Santo, scendi su di noi, scendi sulla Chiesa, scendi su coloro per
i quali ti preghiamo. Scendi su tutte le 
creature e rinnova la terra. Noi ti adoriamo SS. Trinità, Ti adoriamo Dio Padre, Dio Figlio uniti nell'amore
dello Spirito Santo.

Maria M.

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Non preoccupatevi del domani

Mt 6,24-34 
Nessuno può servire due padroni, perché o odierà l'uno e amerà l'altro, oppure si affezionerà all'uno e disprezzerà l'altro. Non potete servire Dio e la ricchezza.  Perciò io vi dico: non preoccupatevi per la vostra vita, di quello che mangerete o berrete, né per il vostro corpo, di quello che indosserete; la vita non vale forse più del cibo e il corpo più del vestito? Guardate gli uccelli del cielo: non seminano e non mietono, né raccolgono nei granai; eppure il Padre vostro celeste li nutre. Non valete forse più di loro? E chi di voi, per quanto si preoccupi, può allungare anche di poco la propria vita? E per il vestito, perché vi preoccupate? Osservate come crescono i gigli del campo: non faticano e non filano. Eppure io vi dico che neanche Salomone, con tutta la sua gloria, vestiva come uno di loro. Ora, se Dio veste così l'erba del campo, che oggi c'è e domani si getta nel forno, non farà molto di più per voi, gente di poca fede? Non preoccupatevi dunque dicendo: «Che cosa mangeremo? Che cosa berremo? Che cosa indosseremo?». Di tutte queste cose vanno in cerca i pagani. Il Padre vostro celeste, infatti, sa che ne avete bisogno. Cercate invece, anzitutto, il regno di Dio e la sua giustizia, e tutte queste cose vi saranno date in aggiunta. Non preoccupatevi dunque del domani, perché il domani si preoccuperà di se stesso. A ciascun giorno basta la sua pena. 

Dio vuole per sé tutto l'uomo e non tollera compromessi: "Amerai il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente" (Mt 22,37). Dietro tutte le forme di idolatria si nasconde il maligno. Egli si nasconde dietro il mammona, che è l'insieme delle cose che possediamo. Chi adora il mammona, adora satana. 
Il detto intende provocare nell'ascoltatore una decisione chiara: o Dio o il possesso. 
Quando si cerca di accumulare ricchezza, questa diventa un idolo e Dio viene dimenticato. 
Questo detto trova una clamorosa dimostrazione nel racconto di Mt 19,16-30. Il ricco che non accoglie la chiamata di Gesù indica l'impossibilità di vivere secondo il vangelo e di restare contemporaneamente attaccati alle proprie ricchezze. 
La conquista del mondo è il comando dato da Dio agli uomini (Gen 1,28). L'uso delle cose è legittimo, ma esse devono restare al nostro servizio e non noi al loro. Quando il possesso delle cose impedisce o ritarda il cammino verso Dio e il prossimo, allora abbiamo la riprova che il mammona è più importante di Dio e dei fratelli. 
Il peccato è amare le creature al posto del Creatore. 
Tutto deve essere sacrificato per il raggiungimento del fine ultimo che è Dio (Mt 5,29-30). 
 Chi vive totalmente orientato a Dio, come ci ha insegnato il vangelo fino a questo punto, deve evitare l'affanno per le necessità materiali. Dio che ci ha già dato il più (la vita) ci darà anche il meno (il cibo e il vestito). Affannarsi è mancanza di fede nell'amore infinito e provvidente del Padre. In queste preoccupazioni inutili possono cadere ugualmente, anche se per motivi opposti, il povero e il ricco. 
 Il senso della vita non può ridursi alla sola ricerca dei beni materiali e all'appagamento dei bisogni fisici. Gesù ci ha già insegnato in Mt 4,4: "Non di solo pane vivrà l'uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio". 
 I motivi per cui dobbiamo liberarci dai desideri di possedere e dalle preoccupazioni materiali sono due: la conoscenza del vero Dio, nostro Padre, provvidente e buono, e il compito prioritario che Dio ci ha affidato di cercare il suo regno e la sua giustizia. 
I pagani sono tutti coloro che non conoscono Dio come loro Padre provvidente e salvatore e di conseguenza si agitano come se fossero degli orfani che devono confidare esclusivamente nelle proprie forze. Gesù non vuole assolutamente distogliere l'uomo dal lavoro. Sta scritto infatti: "Il Signore Dio prese l'uomo e lo pose nel giardino di Eden, perché lo coltivasse e lo custodisse" (Gen 2,15). 
Egli vuole insegnarci a vivere bene, come persone intelligenti e illuminate dalla fede. Infatti affannarsi è inutile e dannoso. L'affanno guasta l'uomo e gli accorcia la vita: "Quale profitto c'è per l'uomo in tutta la sua fatica e in tutto l'affanno del suo cuore in cui si affatica sotto il sole? Tutti i suoi giorni non sono che dolori e preoccupazioni penose; il suo cuore non riposa neppure di notte. Anche questa è vanità" (Qo 2,22-23). 
Dopo averci ripetutamente comandato di non affannarci per l'oggi, Gesù ci comanda di non affannarci neppure per il domani perché è un atteggiamento sciocco: "E chi di voi, per quanto si dia da fare, può aggiungere un'ora sola alla sua vita?" (Mt 6,27). 
Il Padre nostro celeste, che ha cura del nostro presente, avrà cura anche del nostro domani. 
Padre Lino Pedron
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