domenica 27 settembre 2009

Vergine addolorata

O Vergine addolorata!
per cui la terra fu un campo di assenzio, per cui la vita fu un passaggio di spine.
O Elettissima!
che vedesti nei cieli trasformarsi la Croce in fulgida corona.
O Madre pietà!
impetra pace eterna all’anima dei miei poveri Morti e dammi speranza di rivederli colà dove le lacrime cedono ad una santa gioia immortale.
O addolorata!
che ti vedesti strappare dal cuore tutto quello che avevi di più caro, di più dolce e prezioso e trovasti la forza di perdonare, di benedire, di dire "Fiat" nella tua santa rassegnazione.
O ammirabile nei tuoi tremendi dolori.
O Madre: Salve!
Come a porto sicuro, l’animo mia a te rifugge.
Come a nido di pace, a te vola.
Come a seno materno, a te ricorre.
O addolorata!
che sei l’amarezza di una lacrima che non si vuole disseccare, che comprendi la tortura di una piaga che non si rimargina.
Accogli me che soffro e fa che si senta sul mio capo, che non ha pace, la tua mano consolatrice, o Signora di consolazione!
Il mio cuore trovi nel tuo santo cuore il segreto di accettare il calice amaro, mentre tutto intorno a me crolla e mi abbandona!
O Vergine addolorata!Speranza dolcissima di chi piangeimpetrami da Dio la certezza che, di là dalla Croce – o Madre della Croce! –sorriderà un giorno felice alla desolata anima mia
E così sia!

San Giuseppe Moscati

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Una Messa davvero unica

Padre Pio è l’Apostolo dell’Eucaristia del nostro secolo. L’Eucaristia era l’epicentro della sua giornata. Pensare a Padre Pio, per noi che l’abbiamo conosciuto, significa ritrovarlo nella Celebrazione eucaristica. Egli era divenuto un poema eucaristico dai mille capitoli. La sua era una Messa in cui si celebrava la liturgia del Sacramento di Sangue, di luce, di attrazione, di Redenzione universale, come ha detto il papa Giovanni Paolo II.
Il mio primo incontro con lui avvenne nelle ore ancor fresche della notte invernale della fine di febbraio del 1957. Provenivo in treno da Padova, accompagnato da don Attilio Negrisolo, un personaggio ben noto nelle biografie di Padre Pio. Centinaia e forse mille volte ho avuto la grazia di partecipare alla Messa del Padre, anche negli ultimi giorni della sua vita.
Vorrei cogliere alcuni aspetti esclusivi della Messa di Padre Pio, la Messa del primo sacerdote stigmatizzato: le folle, l’orario, la preparazione, l’attrazione, la durata, il ringraziamento.
Quella Messa era davvero unica, anche per l’orario. Alle 4 del mattino si apriva la chiesa. A quell’ora pensioni, alberghi e alloggi si svuotavano e i fedeli affluivano sul sagrato della chiesa, in attesa di potervi entrare, in qualsiasi stagione, nonostante la pioggia, la neve o il vento del Gargano. Ricordo che d’inverno, per il freddo, ci si rannicchiava, quasi stringendosi insieme per proteggersi in qualche modo dal gelo. Il gruppo eterogeneo era formato da persone provenienti da varie zone del nostro Paese e di Paesi esteri; si sentivano accenti diversi, che davano il segno dell’anima universale di quella Messa speciale che Padre Pio poi ci avrebbe offerto sull’altare. Ovviamente, era il sud che prevaleva, ma tutte le regioni si facevano sentire nelle loro modulazioni dialettali: Padre Pio era per tutti l’atteso.
Alla Messa del Santo ci si preparava, sin dalle ore 2.30, con una catena di Rosari, cui rispondeva la folla man mano che arrivava alla chiesetta del convento. La prima che avviava la recita delle corone era una certa Rosinella di Pietrelcina, un personaggio noto nell’ambiente locale, una donna robusta, energica e sbrigativa, dal carattere forte, un’anima meravigliosa formata dalla mano plasmatrice del Padre, investita di una singolare missione.
Il Padre voleva intorno al suo altare, ogni mattina, alcune persone: Cleonice Morcaldi, la Telfner, la Belloni e Petruccio il cieco, che poi vedevamo sempre appoggiato al lato sinistro dell’altare. Costoro dovevano essere sempre presenti al solito posto perché, in quella mistica Messa del Padre, avevano un compito specifico: ognuno aveva una mansione rappresentativa dei personaggi del Calvario. Al momento dell’apertura Rosinella aveva il compito di garantire il loro posto in chiesa, il più vicino possibile all’altare. Ovviamente doveva, quotidianamente, essere la prima ad attendere vicino alla porta, che lei raggiungeva ogni mattina molto prima delle ore 3, col suo seggiolino in mano.
Si pregava, ci si preparava a quella Messa e si recitava la preghiera cara a Maria e a Padre Pio. Era la corona del Rosario che disponeva i nostri cuori all’incontro con il Figlio di Maria ai piedi dell’altare. Padre Pio era tutto di Lei ed ogni giorno noi eravamo accompagnati da Lei al Calvario. Vi è un terzo elemento che fa parte della storia di quella Messa, come un capitolo che indubbiamente sembra stonare ma che non si può tralasciare, anche se comporta una spiegazione alquanto difficile da intendere. Adagio, ogni mattina, nello spazio del sagrato antistante la porta della chiesetta, si accumulavano centinaia di persone e, quando il frate sacrista dall’interno spalancava la porta, la folla si addensava verso la strettoia dell’ingresso, spingendo, pressando e spesso urtando, e poi, una volta entrate, le persone correvano, o meglio volavano verso l’altare, alla ricerca dei primi posti. Quotidianamente il dramma si ripeteva, sia davanti alla piccola chiesa del convento, sino al luglio 1959, sia in seguito, nella chiesa attuale, sino all’ultimo mattino, quando ci raggiunse la notizia che il Padre era morto durante la notte. Si trattava di un fatto ad effetto scandalizzante, anzi, ricordo bene che io pure ne rimasi colpito, per non dire sconcertato. Le prime volte intervenni, cercai pure di reagire, ma poi anch’io rimasi contagiato dal fenomeno e mi comportai come gli altri, cercando di raggiungere le prime posizioni. Che dire di questo fenomeno? A ragion veduta, nessun motivo di scandalo. La Messa di Padre Pio calamitava con originalità di modi, perché era una Messa unica, dalla liturgia mistica. Ogni evento ha le sue leggi. Ci si comportava come le folle che attorniavano Gesù giungendo persino a scoperchiare il tetto della casa di Pietro, a Cafarnao, per calarvi il paralitico, o costringendo il Maestro a rifugiarsi sul lago, parlando da una barca. Solo d’estate questa "liturgia" scompariva, quando il Padre celebrava all’aperto.
Alle 4.15 Padre Pio saliva sull’altare per avvolgere dell’amore di Cristo i suoi figli e il mondo intero. Alla Consacrazione il pane ed il vino diventavano Carne e Sangue nelle sue mani, che noi vedevamo sanguinanti. Il suo sangue, in quella Messa, saliva verso il Cielo, innalzato da quelle mani verginali e sacerdotali. All’Elevazione riviveva la Crocifissione, per passare, con la Comunione, alla vita del Risorto.
Celebrava la Messa in latino, non dialogata, senza canti, e la protraeva per quasi un’ora e mezza. Noi fedeli vi partecipavamo con devozione profonda, sempre rivolti all’altare.
Ite Missa est – Deo gratias. Il Padre rientrava in sacrestia, mentre l’onda del silenzio avvolgeva noi fedeli "saziati" da quella "Cena del Signore". Noi uomini ci raccoglievamo in sacrestia mentre il Padre sedeva su una sedia e, poggiato il capo al bancone, si concentrava in orazione raccogliendo su di sé il nostro sguardo nel silenzio della contemplazione. Dopo una decina di minuti benediceva noi e gli oggetti religiosi di coloro che erano in partenza. Camminando appresso a noi, disposti in fila sul suo percorso, dava la mano da baciare, accettava qualche fugace domanda e saliva in cella per circa mezz’ora, isolandosi nel suo mondo celeste.
Padre Pio, durante la sua Messa, non distribuiva la Comunione; perciò i fedeli ascoltavano una seconda Messa per ricevere l’Eucaristia e i sacerdoti, per celebrare, si avvicendavano ai vari altari.
La chiesetta del convento e la basilica della Madonna delle grazie, ambedue testimoni di quelle Messe, sono divenute, grazie a Padre Pio, un santuario eucaristico unico al mondo.
Don Nello Castello
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Virgo sacerdos

O Maria, Madre di misericordia, Madre e Figlia di Colui che è Padre delle misericordie e Dio di ogni consolazione [1], Dispensiera dei tesori del Figlio Tuo [2], Ministra di Dio [3] Madre del Sommo Sacerdote Cristo, e Tu stessa Sacerdote insieme ed Altare [4], Tempio immacolato del Verbo di Dio [5] Maestra degli Apostoli e dei Discepoli di Cristo [6], proteggi il Sommo Pontefice, intercedi per noi e per i nostri Sacerdoti, affinché il Sommo Sacerdote Cristo Gesù purifichi i nostri cuori, e possiamo così accostarci degnamente e piamente alla sacra sua mensa.O Vergine Immacolata, che non solo ci hai dato il Pane del Cielo, Cristo, a remissione del peccato [7], ma tu stessa sei Vittima accettissima a Dio immolata [8] e gloria del Sacerdozio [9]! e che, per testimonianza del beatissimo tuo servo S. Antonino quantunque non rivestita dei sacramento dell’Ordine, fosti tuttavia ripiena di ogni dignità e grazia, che tal Sacramento conferisce [10], dal che con ragione ti si da il titolo di Vergine e Sacerdote“; deh! riguarda pietosa noi e i sacerdoti del Figlio Tuo; ci salva, ci purifica e ci santifica, affinché possiamo santamente partecipare ai tesori ineffabili dei Sacramenti, e meritare il conseguimento della eterna salute delle anime nostre. Così sia.O Madre di misericordia, prega per noi.O Madre dell’Eterno Sacerdote, prega per noi.

[1] Riccardo da S. Lorenzo
[2] S. Bernardino.
[3] S. Bernardino da Busto.
[4] S. Epifanio.
[5] Blosio.
[6] S. Tommaso da Villanova.
[7] S. Epifanio.
[8]. S. Andrea Cretese.
[9] S. Efrem.
[10] Epistola di SS. Pio IX, 25 agosto 1873.

Concediamo 300 giorni d’indulgenza a chiunque recita con pietà e divozione questa preghiera.
9 Maggio 1906. Pius P. P. X.



Lotta contro quella fiacchezza

Sei tiepido se fai pigramente e di malavoglia le cose che si riferiscono al Signore; se vai cercando con calcolo o con furbizia il modo di diminuire i tuoi doveri; se non pensi che a te stesso e alla tua comodità; se le tue conversazioni sono oziose e vane; se non aborrisci il peccato veniale; se agisci per motivi umani. (Cammino, 331)

Lotta contro quella fiacchezza che ti fa pigro e rilassato nella vita spirituale. —Bada che può essere il principio della tiepidezza..., e, come dice la Scrittura, i tiepidi Dio li vomiterà. (Cammino, 325)

Che poco Amore di Dio hai quando cedi senza lottare perché non è un peccato grave!(Cammino, 328)

Come farai a venir fuori da questo stato di tiepidezza, di deplorevole languore, se non impieghi i mezzi? Lotti molto poco e, quando ti applichi, lo fai come per dispetto e di malavoglia, quasi desiderando che i tuoi deboli sforzi non abbiano effetto, per poterti così autogiustificare: per non essere esigente con te stesso e perché gli altri non esigano di più da te.Stai facendo la tua volontà; non quella di Dio. Finché non cambi, sul serio, non sarai felice, né raggiungerai la pace che adesso ti manca. Umìliati davanti a Dio, e cerca di volere per davvero. (Solco, 146)
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martedì 22 settembre 2009

La pace di Cristo nel regno di Cristo

Un segreto. —Un segreto a gran voce: queste crisi mondiali sono crisi di santi. —Dio vuole un pugno di uomini “suoi” in ogni attività umana. —Poi... pax Christi in regno Christi —la pace di Cristo nel regno di Cristo. (Cammino, 301)

Sforzati, se è necessario, di perdonare sempre coloro che ti offendono, fin dal primo istante, perché, per quanto grande sia il danno o l'offesa che ti fanno, molto di più ti ha perdonato Iddio. (Cammino, 452)

Caratteristica evidente di un uomo di Dio, di una donna di Dio, è la pace della sua anima: ha “la pace” e dà la pace alle persone che frequenta. (Forgia, 649)

Abìtuati a rispondere alle sassate dei poveri “odiatori” con una sassaiola di Avemarie.(Forgia, 650)

La Madonna così l'invoca la Chiesa è la Regina della pace. Per questo quando la tua anima, l'ambiente famigliare o professionale, la convivenza nella società o tra i popoli sono agitati, non cessare di acclamarla con questo titolo: «Regina pacis, ora pro nobis!» Regina della pace, prega per noi! Hai provato, almeno, quando perdi la serenità?... La sua immediata efficacia ti sorprenderà. (Solco, 874)
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Il lavoro, un segno dell'amore di Dio

Ti sta aiutando molto -mi dici- questo pensiero: dall'epoca dei primi cristiani, quanti commercianti si saranno fatti santi? E vuoi dimostrare che anche adesso è possibile... Il Signore non ti abbandonerà in questo impegno. (Solco, 490)

Quel che ho sempre insegnato - da quarant'anni a questa parte - è che ogni lavoro umano onesto, sia intellettuale che manuale, deve essere realizzato dal cristiano con la massima perfezione possibile: vale a dire con perfezione umana (competenza professionale) e con perfezione cristiana (per amore della volontà di Dio e al servizio degli uomini). Infatti, svolto in questo modo, quel lavoro umano, anche quando può sembrare umile e insignificante, contribuisce a ordinare in senso cristiano le realtà temporali - manifestando la loro dimensione divina - e viene assunto e incorporato nell'opera mirabile della Creazione e della Redenzione del mondo. In tal modo il lavoro viene elevato all'ordine della grazia e si santifica: diventa opera di Dio, operatio Dei, opus Dei.Ricordando ai cristiani le parole meravigliose del libro della Genesi - dove si dice che Dio creò l'uomo perché lavorasse -, abbiamo fatto attenzione all'esempio di Cristo, che trascorse quasi tutta la sua esistenza terrena nel lavoro di artigiano, in un villaggio. Noi amiamo questo lavoro umano che Egli adottò come condizione di vita, che coltivò e santificò. Noi vediamo nel lavoro, nella nobile fatica creatrice degli uomini, non solo uno dei valori umani più elevati, lo strumento indispensabile per il progresso della società e il più equo assetto dei rapporti fra gli uomini, ma anche un segno dell'amore di Dio per le sue creature e dell'amore degli uomini fra di loro e per Dio: un mezzo di perfezione, un cammino di santità. (Colloqui con Mons. Escrivá, 10)
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Gesù aiutaci

Sulla barca della vita noi incontriamo tante sofferenze. Sii tu la nostra luce; Ti preghiamo umili per raggiugere il porto sicuro dove Tu ci condurrai da Te
PADRE NOSTRO
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Signore, voglio davvero essere santo

Che la tua vita non sia una vita sterile. —Sii utile. —Lascia traccia. —Illumina con la fiamma della tua fede e del tuo amore. Cancella, con la tua vita d'apostolo, l'impronta viscida e sudicia che i seminatori impuri dell'odio hanno lasciato. —E incendia tutti i cammini della terra con il fuoco di Cristo che porti nel cuore. (Cammino, 1)

Cerchiamo di alimentare in fondo al nostro cuore un desiderio ardente, una gran voglia di raggiungere la santità, anche se ci vediamo pieni di miserie. Non spaventatevi: quanto più si procede nella vita interiore, tanto più chiaramente ci si accorge dei difetti personali. L'aiuto della grazia diventa come una specie di lente d'ingrandimento, per cui la più piccola inezia di fango, il granello di polvere quasi impercettibile, risaltano in dimensioni gigantesche, perché l'anima acquisisce la finezza divina, e così anche la più piccola ombra disturba la coscienza che apprezza soltanto il lindore di Dio.
Ripeti con me, dal fondo del cuore: Signore, voglio davvero essere santo, voglio davvero essere un tuo degno discepolo e seguirti incondizionatamente. E subito farai il proposito di rinnovare quotidianamente i grandi ideali da cui in questo momento ti senti animato. (Amici di Dio, 20)
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