lunedì 26 dicembre 2011

Chiusura natalizia

Per motivi personali, il blog non verrà aggiornato fino al giorno 7 gennaio 2012.
Appuntamento con tutti quindi a partire dal 8/1/2012 per un nuovo anno da trascorrere insieme nella comune e vicendevole preghiera.
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Preghiera del mattino 26/XII/2011

Signore Gesù, ti ringrazio di avermi dato come esempio santo Stefano, tuo servo fedele.
Poiché io, in questo periodo di Natale, sto meditando sul senso dell'Incarnazione, fa' che riceva la tua grazia, come l'ha ricevuta santo Stefano, per servirti tramite tutti i miei fratelli e sorelle.
L'amore che io manifesto loro sia una testimonianza del mio amore per te. Vieni, resta nel mio cuore e insegnami a perdonare.
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Non siete voi a parlare, ma è lo Spirito del Padre vostro

Guardatevi dagli uomini, perché vi consegneranno ai tribunali e vi flagelleranno nelle loro sinagoghe; e sarete condotti davanti a governatori e re per causa mia, per dare testimonianza a loro e ai pagani. Ma, quando vi consegneranno, non preoccupatevi di come o di che cosa direte, perché vi sarà dato in quell'ora ciò che dovrete dire: infatti non siete voi a parlare, ma è lo Spirito del Padre vostro che parla in voi. Il fratello farà morire il fratello e il padre il figlio, e i figli si alzeranno ad accusare i genitori e li uccideranno. Sarete odiati da tutti a causa del mio nome. Ma chi avrà perseverato fino alla fine sarà salvato.

La fedeltà a Cristo mette i discepoli in contrasto anche con i parenti e i connazionali che non vogliono accogliere l’annuncio del vangelo: "Sarete odiati da tutti a causa del mio nome" (v. 22).
Il discepolo, quando è perseguitato, deve perseverare fino alla fine (v. 22). Non c’è alternativa per essere salvati. Il vangelo impegna a tempo pieno e per sempre. La persecuzione fa parte della storia della salvezza: è la via della croce che continua. Il mondo ha odiato il Cristo e continua a odiarlo nei suoi discepoli. La ragione dell’odio è sempre la stessa: "per causa mia" (v. 18).
Il mondo odia i discepoli di Cristo perché con la loro esistenza lo mettono in questione, lo turbano e lo contestano. La persecuzione è una magnifica occasione per testimoniare Cristo davanti a tutti (v. 18).
Gesù non promette ai suoi missionari il successo e il prestigio, ma prospetta loro un destino di sofferenza e di persecuzione. Essi non devono preoccuparsi di fronte alle aggressioni, ma attendere e avere fiducia nell’azione di Dio. Il discepolo è chiamato a percorrere la strada della testimonianza nella sofferenza, prendendo come modello Gesù, il crocifisso risorto.


Padre Lino Pedron
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domenica 25 dicembre 2011

Apparizione Medjugorje annuale a Jakov Colo del 25 dicembre 2011

La Madonna è venuta con il Bambino Gesù tra le braccia. 
L'apparizione è iniziata alle 15.30 ed è durata 11 minuti. 
La Madonna ha detto a Jakov:


“Cari figli, oggi in modo particolare desidero condurvi e consegnarvi al mio Figlio. 
Figlioli aprite i vostri cuori e permettete a Gesù di nascere in voi, perché soltanto così figlioli, voi stessi potrete sperimentare la vostra nuova nascita e con Gesù nei vostri cuori incamminarvi verso il cammino della salvezza. 
Grazie per aver risposto alla mia chiamata”.
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Messaggio di Medjugorje del 25/12/2011

Cari figli, anche oggi vi porto tra le mie braccia il mio figlio Gesù affinché Lui vi dia la Sua pace.
Pregate figlioli e testimoniate perché in ogni cuore prevalga non la pace umana ma la pace divina che nessuno può distruggere.
Questa è quella pace del cuore che Dio da a coloro che ama.
Attraverso il battesimo tutti voi siete chiamati e amati in modo particolare, perciò testimoniate e pregate per essere le mie mani tese in questo mondo che anela a Dio e alla pace.
Grazie per aver risposto alla mia chiamata.
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sabato 24 dicembre 2011

Auguri dal chiostro: Buon Natale

«Dio, che aveva gia parlato nei tempi antichi molte volte e in diversi modi ai padri per mezzo dei profeti, ultimamente, in questi giorni, ha parlato a noi per mezzo del Figlio, che ha costituito erede di tutte le cose e per mezzo del quale ha fatto anche il mondo. Questo Figlio, che è irradiazione della sua gloria e impronta della sua sostanza e sostiene tutto con la potenza della sua parola, dopo aver compiuto la purificazione dei peccati si è assiso alla destra della maestà nell'alto dei cieli, ed è diventato tanto superiore agli angeli quanto più eccellente del loro è il nome che ha ereditato”. (Eb 1, 1-4).


DOMANDA: Caro Gesù Bambino, la notizia deve essere giunta dai Monti fino al Cielo: anche Tu sicuramente sarai informato della nostra crisi. Non osiamo pensare che il Cielo rimanga estraneo ai nostri guai. Siamo tutti molto preoccupati ancor più in vista del tuo prossimo Natale. Mancano i soldi per i piaceri, la mensa sarà meno ricca, i regali più poveri, si spengono le luci! La gente indignata si raduna e si agita nelle piazze, fanno cortei di protesta … I grandi della terra hanno tramato una grande crisi a danno di noi piccoli e noi piccoli non sappiamo come tirarci fuori. Intanto si appressa il giorno del tuo Natale. Dovrebbe essere festa per tutti invece rischia di essere un Natale triste perché stiamo diventando tutti più poveri e noi ormai non siamo più capaci di vivere in povertà. Qualcuno però forse dubita che Tu sia ben informato dei fatti, alcuni non sono certi che Tu conosca gli estremi della nostra situazione e delle malinconiche conseguenze. Allora, caro Bambino, ti chiedo un grande favore a nome mio e di tanti miei amici ai quali voglio inviare gli auguri insieme ai miei fratelli monaci: Ti rivolgo una semplice domanda: Tu che vieni da Dio e nasci da una Vergine, sai davvero tutto di noi, conosci i nostri guai? E soprattutto puoi e vuoi fare qualcosa per noi?


RISPOSTA: Miei cari, dal Cielo Dio è sempre chino sull’uomo, è la sua splendida creatura ora deturpata dal peccato: Egli tutto vede, tutto ascolta, tutti ama. Dal seno verginale della Madre Mia, anche Io, Figlio dell’Altissimo, tutto vedo con assoluta chiarezza e tutti amo di amore infinito ed eterno. Sì che conosco le vostre crisi cominciando dalla più antica, da quella che più gravemente vi ha contaminato, da cui tutte le altre scaturiscono, fin’ anche le crisi dei vostri giorni. Per Noi di lassù però, tanto per intenderci, crisi significa essenzialmente peccato, tradimento, mancanza di amore, egoismo, povertà, indigenza, presunzione. Tutto ciò che costruito da voi nel male, forma una coltre nera, un drappo funebre che vi oscura il Cielo e vi lascia tristi e al buio. Crisi vera per Noi significa uscire per colpa da un ambito di amore, da uno stato di totale benessere e ritrovarsi nudi e spauriti e con lo spettro di un dio che fa paura. Questo è il motivo per cui ancora non mi date la dovuta accoglienza: preferite ancora le tenebre alla luce anche se le tenebre vi avviliscono e vi accrescono la paura. Ma ancora non sapete che proprio per le vostre crisi e per fugare le vostre paure Io vengo tra voi? Non sapete che Io, Figlio di Dio, assumo la vostra natura e volontariamente mi immergo in tutte le povertà del vostro mondo? State sperimentando le tristi conseguenze di un esilio; Io vengo ad indicarvi la strada del ritorno. Siete sedotti dal possesso delle cose; Io vengo volontariamente nella estrema povertà per garantirvi l’eterna ed immarcescibile ricchezza. Vi abbaglia la gloria, il piacere e la grandezza vi avvincono; Io vengo ad umiliarmi nella carne per essere poi schiacciato dalla croce e garantirvi così una rinascita e la definitiva risurrezione perché umiliati, redenti e purificati nel mio sangue. Come vedi Io Bambino in una stalla, incarno in me tutte le umane povertà, tutte le vostre crisi collettive e personali. Mi immergo nel vostro buio, sperimento anche il freddo di una grotta e perfino le tenebre del sepolcro, ma poi debbo proclamare che Io sono la luce del mondo e garantire a chi mi segue la luce della vita. Debbo soprattutto indicare la meta ultima che la si raggiunge risorgendo e rientrando nel cuore stesso del Signore nel gaudio eterno.


DUNQUE: Ora sì, possiamo scambiarci gli auguri nella certezza di avere dal Bambino che nasce la forza di superare ogni crisi cominciando da quelle più acute dello spirito: a Natale cresca e rinasca la luce della fede, quella fede che non si smarrisce neanche dinanzi alla povertà del Presepio ne si sgomenta dinanzi ad un Bambino che è il Dio vivo ed incarnato; arda la speranza che ci fa guardare lontano anche oltre i limiti del tempo, torni a fiorire l’amore, quello dovuto a Dio, quello dovuto al nostro prossimo, a tutto il mondo che ci circonda e ci ospita. Torni l’amore alla vita, la vita del tempo e quella dell’eternità. Così possiamo scoprire che la crisi di soldi per noi cristiani può essere occasione per generare la solidarietà, la crisi del consumismo e la carenza di beni materiali apre ad una migliore stima dei beni eterni del Cielo. Così ci esorta San Paolo: “Se dunque siete risorti con Cristo cercate le cose di Lassù non quelle della terra” (Col. 3,1) Che il Natale ci renda tutti più spirituali, per volare però dobbiamo rifarci le ali e sgombrare l’anima dai pesi mortali. Anche per questo nasce il Bambino! Buon Natale e buon Anno a tutti.


ORAZIONE: Concludiamo uniti nel rendimento di grazie a Dio Padre, che ha mandato il suo Figlio a riscattare tutti gli uomini, preghiamo per la salvezza e la pace del mondo: Mostraci, Signore, la tua misericordia.
Padre santo, che ci chiami ad annunziare la fede nel Cristo Signore, 
- aiutaci a non smentire mai con la condotta della vita il credo che professiamo.
Tu, che hai mandato il tuo Figlio a liberarci dal peccato e dalla morte,
- togli ogni ansia e tristezza dalla nostra città e dalla faccia della terra.
Fa che l'umanità inondata di gioia per la venuta del tuo Figlio,
- conosca la letizia perfetta nel possesso di te unico sommo bene.
Concedi a noi tuoi fedeli di vivere con sobrietà e amore in questo mondo,
- nell'attesa della beata speranza e della rivelazione gloriosa del tuo Cristo.


I Monaci Benedettini Silvestrini
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Dio si umilia

E a Betlemme nasce il nostro Dio: Gesù Cristo! - Non c'è posto nella locanda: nasce in una stalla. E sua Madre lo avvolge in fasce e lo adagia nella mangiatoia (Lc 2, 7). Freddo. Povertà. Io mi metto al servizio di Giuseppe. Com'è buono Giuseppe! Mi tratta come un figlio. E mi perdona se prendo in braccio il Bambino e rimango per ore a dirgli cose dolci e ardenti! E lo bacio - bacialo anche tu - e lo cullo, e canto per lui, e lo chiamo Re, Amore, mio Dio, mio Unico, mio Tutto! Com'è bello il Bambino e com'è corta la decina! (Santo Rosario, misteri guadiosi, 3)


La sua esistenza umana ha inizio nel seno di sua Madre, ove permane nove mesi come ogni altro mortale, nel modo più naturale. Ben sapeva il Signore quale estremo bisogno avesse di Lui l'umanità, e ardente era la sua ansia di scendere sulla terra per la salvezza di tutte le anime: eppure ogni cosa segue il suo corso. Egli nacque quando giunse il suo momento, come ogni altro uomo sulla terra. Dal concepimento alla nascita, nessuno — tranne Giuseppe ed Elisabetta — si rende conto del prodigio: Dio viene a porre la sua dimora tra gli uomini.
Il Natale di Gesù è soffuso di ammirevole semplicità: il Signore viene senza risonanza, sconosciuto a tutti. Qui in terra, soltanto Maria e Giuseppe partecipano a questa avventura divina. Poi i pastori, ai quali gli angeli recano l'annunzio. E, più tardi, quei saggi dell'Oriente. È così che ha compimento l'evento trascendente che unisce il cielo alla terra, Dio all'uomo.
È mai possibile tanta insensibilità di cuore al punto di abituarsi a queste scene? Dio viene nell'umiltà perché ci sia possibile avvicinarlo, perché ci sia possibile corrispondere al suo amore con il nostro amore, perché la nostra libertà si arrenda non più soltanto alla manifestazione della sua potenza, ma anche allo splendore della sua umiltà.
Ineffabile grandezza di un bambino che è Dio! Suo Padre è il Dio che ha fatto i cieli e la terra, eppure Egli è lì, in una mangiatoia, quia non erat eis locus in diversorio, perché non c'era altro posto sulla terra per il Signore di tutto il creato. (E' Gesù che passa, 18)
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Preghiera del mattino 24/XII/2011

Meraviglia! Che cosa vedremo in questo bambino?
Il mistero della nostra redenzione, su cui si chinano gli angeli, ci dà uno sguardo acuto quanto quello di Zaccaria sul proprio figlio, quando dice: "E tu, bambino, sarai chiamato profeta dell'Altissimo"...
Noi siamo, tramite lo Spirito, contemporanei della Natività, ma siamo già seduti con Cristo nei cieli.
Ecco perché noi ti contempliamo, Bambino posto in una mangiatoia, tu sei il Dio, l'Altissimo; indicibile è la bellezza del tuo volto; nella tua mano sinistra stringi l'universo tutto, mentre con la destra benedici.
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Ci visiterà un sole che sorge dall’alto

Zaccaria, suo padre, fu colmato di Spirito Santo e profetò dicendo: «Benedetto il Signore, Dio d'Israele, perché ha visitato e redento il suo popolo, e ha suscitato per noi un Salvatore potente nella casa di Davide, suo servo, come aveva detto per bocca dei suoi santi profeti d'un tempo: salvezza dai nostri nemici, e dalle mani di quanti ci odiano. Così egli ha concesso misericordia ai nostri padri e si è ricordato della sua santa alleanza, del giuramento fatto ad Abramo, nostro padre, di concederci, liberati dalle mani dei nemici, di servirlo senza timore, in santità e giustizia al suo cospetto, per tutti i nostri giorni. E tu, bambino, sarai chiamato profeta dell'Altissimo perché andrai innanzi al Signore a preparargli le strade, per dare al suo popolo la conoscenza della salvezza nella remissione dei suoi peccati. Grazie alla tenerezza e misericordia del nostro Dio, ci visiterà un sole che sorge dall'alto, per risplendere su quelli che stanno nelle tenebre e nell'ombra di morte, e dirigere i nostri passi sulla via della pace».

Con questo inno Luca ribadisce per il lettore non giudeo la lezione già data nel cantico di Maria: come leggere la storia con gli occhi della fede, secondo la promessa fatta ad Abramo. E’ un cantico di benedizione per il passato e di profezia per il futuro.
Il brano si divide in due parti. Nella prima (vv. 68-75) Zaccaria ringrazia per il Messia che Dio ha donato al suo popolo. Nella seconda (vv. 76-79) profetizza la funzione di suo figlio, che avrà il compito di precedere colui che " verrà a visitarci dall’alto come sole che sorge" (v. 78).
E’ un inno liturgico che ringrazia Dio per il dono delle sue promesse realizzate in Cristo. Anche in questo cantico viene messa in evidenza soprattutto la fedeltà di Dio alla sua promessa di salvezza, e il lettore è invitato a conoscere meglio la storia della salvezza per entrarvi di persona e aderirvi sempre meglio.
E’ lo Spirito Santo che dà a Zaccaria la fede e gli apre la bocca per annunciare la parola di Dio. E Zaccaria vede la realtà con gli occhi di Dio e ne parla come parlerebbe Dio, anzi è Dio che parla attraverso di lui.
La prima parola che lo Spirito Santo mette sulle labbra di Zaccaria è quella della benedizione e della lode a Dio.
La lode si differenzia dal semplice ringraziamento, in cui si è grati a Dio per i suoi doni; essa va oltre i doni stessi e arriva al Donatore. Dietro le cose e i fatti l’uomo di fede vede Dio stesso che in essi si esprime come dono. Allora
gode di Dio stesso, partecipa della sua gioia e ringrazia che Dio sia Dio.
Il potere di Dio è quello di dare la salvezza. La salvezza è Cristo, discendente della casa di Davide (2Sam 7). Il motivo di lode è solo e sempre Cristo: è lui il bene totale che il Padre ci ha dato ed è per questo dono che benediciamo Dio.
Ciò di cui i profeti hanno parlato è sempre la salvezza. E’ in essa che l’uomo può conoscere Dio nel suo amore per lui. In Gesù vediamo il vero volto di Dio, che è amore, tenerezza, compassione e sevizio: egli si immerge nel nostro male, come la medicina nel corpo del malato, se ne fa carico, dà la vita per noi e ci libera da ogni paura di Dio.
Il dio nemico dell’uomo, presentato dal serpente (Gen 3), non è Dio, ma lo stesso demonio. Da questa falsa immagine di Dio nasce la ribellione dell’uomo. La religione che impaurisce l’uomo, l’ateismo, il nihilismo hanno la stessa unica radice: la falsa immagine di un dio nemico, da affermare, da negare o da trascurare. Da questa inimicizia e sfiducia nasce la necessità che ogni uomo provveda a sé stesso: nasce l’egoismo, la paura della morte e l’ansia della
vita. Da qui deriva ogni alienazione e schiavitù dell’uomo a tutti i livelli: psicologico, economico, politico, religioso…
Così l’uomo diventa peccatore, ossia fallito (in ebraico "peccare" significa mancare il bersaglio, fallire la meta).
Il Signore è venuto a liberarci da satana e da tutte le schiavitù nelle quali ci aveva precipitati. L’ultimo nemico ad essere vinto sarà la morte (1Cor 15,26). La paura di essa è la mano del nemico "che ha il potere sulla morte" e che "nel timore della morte" tiene gli uomini "soggetti a schiavitù per tutta la vita " (Eb 2,14).
Senza la paura di Dio, la morte non ci avrebbe fatto paura. L’avremmo accettata per quello che è: il ricongiungimento con Dio, sorgente della nostra vita.
Dio concede misericordia salvando l’uomo di tutti i tempi. Egli si ricorda di essersi impegnato unilateralmente con l’umanità per mezzo della sua alleanza con Abramo (Gen 15). Il giuramento fatto ad Abramo è un impegno unilaterale: anche se l’uomo viene meno ai suoi impegni, Dio rimane fedele. Dio ha giurato su sé stesso di essere fedele alla sua promessa.
Per servire il Signore bisogna essere liberi dalla paura e passare dalla schiavitù dei nemici alla perfetta libertà.
Questo servizio a Dio si esprime nella pietà e nella giustizia, cioè in una vita da cui traspare la gloria del volto di Dio (cfr Lc 6,27-38).
Dopo aver benedetto Dio per Cristo, Zaccaria parla di suo figlio: la realtà di Giovanni, come quella di ogni uomo, è comprensibile solo dopo Cristo e alla sua luce. Per mezzo di Giovanni viene data la conoscenza della salvezza, l’esperienza del Salvatore. Questa conoscenza è concessa nella remissione dei peccati. Solo lì l’uomo peccatore conosce il Signore (cfr Ger 31,31-34). Il peccato è la nostra realtà di cui il Battista ci fa prendere coscienza sulle rive
del Giordano. Solo alla luce del perdono e della misericordia di Dio possiamo conoscere la nostra realtà di menzogna.
Questa conoscenza che si ottiene nel perdono è fare esperienza delle viscere materne della misericordia del nostro Dio dalle quali scaturisce. E’ Gesù il perdono dei peccati e la manifestazione della misericordia del Padre.
Il sole Gesù appare ad ogni uomo che è prigioniero del nemico, incatenato nel carcere del proprio peccato e in preda al terrore della morte. Illuminati da questa luce, diventiamo noi stessi luce. Gesù ha detto: "Io sono la luce del mondo: chi segue me non cammina nelle tenebre, ma avrà la luce della vita" (Gv 8,12). Solo in questa luce possiamo "dirigere i nostri passi sulla via della pace" (v. 79).


Padre Lino Pedron
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venerdì 23 dicembre 2011

Nascita di Giovanni Battista

Per Elisabetta intanto si compì il tempo del parto e diede alla luce un figlio. I vicini e i parenti udirono che il Signore aveva manifestato in lei la sua grande misericordia, e si rallegravano con lei. Otto giorni dopo vennero per circoncidere il bambino e volevano chiamarlo con il nome di suo padre, Zaccaria. Ma sua madre intervenne: «No, si chiamerà Giovanni». Le dissero: «Non c'è nessuno della tua parentela che si chiami con questo nome». Allora domandavano con cenni a suo padre come voleva che si chiamasse. Egli chiese una tavoletta e scrisse: «Giovanni è il suo nome». Tutti furono meravigliati. All'istante gli si aprì la bocca e gli si sciolse la lingua, e parlava benedicendo Dio. Tutti i loro vicini furono presi da timore, e per tutta la regione montuosa della Giudea si discorreva di tutte queste cose. Tutti coloro che le udivano, le custodivano in cuor loro, dicendo: «Che sarà mai questo bambino?». E davvero la mano del Signore era con lui.

L’attuazione della salvezza comincia con la nascita di Giovanni. Essa riempie gli animi di gioia e li spinge ad elevare un canto di ringraziamento a Dio e a ricolmare di felicitazioni la madre del bambino.
Il centro di questo racconto è la questione del nome da dare al bambino. Il nome indica la natura della persona, la sua missione, il suo valore unico e irripetibile. Giovanni significa "Dio fa grazia"; significa dono, grazia, amore di Dio.
Il rito della circoncisione è movimentato. Tutto serve per mettere in rilievo la vocazione e la missione di Giovanni.
Nel suo nome, che significa "Dio fa grazia", c’è tutto il programma che è chiamato a realizzare. Esso indica che Dio sta per dare una prova inaudita della sua misericordia verso gli uomini.
L’uso ebraico di imporre al neonato il nome del genitore o di un antenato voleva indicare la continuità con il passato.
Qui viene interrotto perché questo bambino ha un cammino proprio da percorrere indipendentemente dalla parentela o discendenza carnale.
Ogni vita, ogni nascita è dono di Dio. La nascita di un uomo non è mai un caso, è sempre il compimento di un disegno d’amore di Dio. Il Signore mi ha disegnato con amore sul palmo della sua mano (Is 49,16), fin dal grembo di mia madre ha pronunciato il mio nome (Is 49,1), è lui che ha creato le mie viscere e mi ha tessuto nel grembo di mia madre (Sal 139,13).
L’uomo è il prodigio dell’amore di Dio: "Ti lodo perché mi hai fatto come un prodigio" (Sal 139,14). Dio dice ad ogni uomo: "Tu sei prezioso ai miei occhi, perché sei degno di stima e ti amo" (Is 43, 4). La nostra dignità si comprende solo se guardiamo a Colui dal quale abbiamo avuto inizio e al quale ritorniamo: alla fine Dio sarà tutto in tutti (1Cor 15,28).
Ogni nascita è una dilatazione dell’amore e della misericordia del Signore, la cui tenerezza si espande su tutte le creature (Sal 145,9). Solo se si capisce così una nascita, si può comprendere il vero valore e il vero spessore di una vita.
I vicini e i parenti si rallegrano con Elisabetta perché il Signore ha manifestato in lei la sua grande misericordia. Il credente è colui che vede l’azione di Dio dove il non credente vede solo l’azione dell’uomo.
Il nome di Giovanni viene da Dio (Lc 1,13). Il nome di ogni figlio, il suo essere, la sua vocazione, il suo destino vengono da Dio.
La meraviglia di tutti (v. 63) sta nella scoperta che Dio è grazia, misericordia e tenerezza.
Il v. 66 ci presenta un tema caro a Luca: l’ascolto della parola di Dio deve mettere radice nel cuore, crescere e fruttificare (cfr Lc 8,12ss).
Nel bambino Giovanni si manifestano la potenza e la mano di Dio per portare avanti la sua crescita e così prepararlo convenientemente ai suoi compiti futuri.


Padre Lino Pedron
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giovedì 22 dicembre 2011

L'amore si manifesta con i fatti

Spingiti fino a Betlemme, avvicinati al Bambino, cullalo, digli tante cose ardenti, stringitelo al cuore... — Non parlo di bambinate: parlo di amore! E l'amore si manifesta con i fatti: nell'intimità della tua anima, lo puoi ben abbracciare! (Forgia, 345)


Dobbiamo contemplare Gesù Bambino, nostro Amore, nella culla. Dobbiamo contemplarlo consapevoli di essere di fronte a un mistero. È necessario accettare il mistero con un atto di fede; solo allora sarà possibile approfondirne il contenuto, guidati sempre dalla fede. Abbiamo bisogno, pertanto, delle disposizioni di umiltà proprie dell'anima cristiana. Non vogliate ridurre la grandezza di Dio ai nostri poveri concetti, alle nostre umane spiegazioni; cercate piuttosto di capire che, nella sua oscurità, questo mistero è luce che guida la vita degli uomini.
Quando parlo davanti al presepio, cerco sempre di immaginarmi Gesù nostro Signore proprio così, avvolto in fasce e adagiato sulla paglia di una mangiatoia; ma al tempo stesso cerco di vederlo, mentre è ancora bambino e non parla, come Dottore e Maestro. Ho bisogno di considerarlo in questo modo, perché devo imparare da Lui. Per imparare da Lui è necessario conoscere la sua vita; è necessario leggere il santo Vangelo e meditare le scene del Nuovo Testamento per addentrarci nel senso divino dell'esistenza terrena di Gesù.
Dobbiamo infatti riprodurre la vita di Cristo nella nostra vita. Ma ciò non è possibile se non attraverso la conoscenza di Cristo che si acquista leggendo e rileggendo la Sacra Scrittura e meditandola assiduamente nell'orazione, così come facciamo ora, davanti al presepio.
Bisogna capire gli insegnamenti che Gesù ci dà fin dall'infanzia, fin da neonato, fin dal momento in cui i suoi occhi si sono aperti su questa benedetta terra degli uomini.
Gesù, che cresce e vive come uno di noi, ci rivela che l'esistenza umana, con le sue situazioni più semplici e più comuni, ha un senso divino. (E' Gesù che passa, nn. 13-14)
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Preghiera del mattino 22/XII/2011

"Sollevate, porte, i vostri frontali, alzatevi, porte antiche, ed entri il re della gloria " (Sal 24,7).
Quali sono queste porte antiche? Non siamo forse noi, ab antiquo, destinati a diventare i tabernacoli del Dio vivente?
Ed ecco che le porte sono invitate ad alzarsi, cioè ad assumere le dimensioni del Re della gloria che esse devono ricevere, e il nostro essere, accogliendo il Bambino, il re d'amore, si estende fino ad assumere la forma di uomo maturo, la statura perfetta di Cristo che ci corona di gloria e di tenerezza.
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Grandi cose ha fatto per me l’Onnipotente

Allora Maria disse: «L'anima mia magnifica il Signore e il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore, perché ha guardato l'umiltà della sua serva. D'ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata. Grandi cose ha fatto per me l'Onnipotente e Santo è il suo nome; di generazione in generazione la sua misericordia per quelli che lo temono. Ha spiegato la potenza del suo braccio, ha disperso i superbi nei pensieri del loro cuore; ha rovesciato i potenti dai troni, ha innalzato gli umili; ha ricolmato di beni gli affamati, ha rimandato i ricchi a mani vuote. Ha soccorso Israele, suo servo, ricordandosi della sua misericordia, come aveva detto ai nostri padri, per Abramo e la sua discendenza, per sempre».

Questo cantico è molto vicino a quello che intonerà Gesù quando, esultando nello Spirito Santo, scoprirà che la benevolenza del Padre si rivela ai piccoli (Lc 10,21-22). Maria esalta l’opera di salvezza che Dio sta realizzando tra gli uomini.
Questo inno si sviluppa come un mosaico di citazioni e di allusioni bibliche, che trova un parallelo nel cantico di Anna (1Sam 2,1-10), considerato generalmente come la sua fonte principale sia dal punto di vista della situazione che della tematica e della formulazione. Qualche esegeta suggerisce di leggere questo cantico di Maria sullo sfondo della grande liberazione dell’Esodo e in particolare del celebre Cantico del mare (Es 15,1-18.21).
Maria canta la grandezza di Dio. Riconosce che Dio è Dio. La conseguenza della scoperta di Dio grande nell’amore è l’esultanza dello spirito. La scoperta dell’amore immenso di Dio per noi vince la paura. Chi conosce il vero Dio, gioisce della sua stessa gioia.
Il motivo del dono di Dio a Maria non è il suo merito, ma il suo demerito, la sua umiltà (da humus=terra, parola da cui deriva anche "uomo"). Maria è il nulla assoluto, che solo è in grado di ricevere il Tutto.
Dio è amore. L’amore è dono. Il dono è tale solo nella misura in cui non è meritato. Dio quindi è accolto in noi come amore e dono solo nella misura della coscienza del nostro demerito, della nostra lontananza, della nostra piccolezza e umiltà oggettive. Maria è il primo essere umano che riconosce il proprio nulla e la propria distanza infinita da Dio in modo pieno e assoluto. Il merito fondamentale di Maria è la coscienza del proprio demerito: ella riconosce la propria infinita nullità.
Per questo, giustamente, la Chiesa proclama Maria esentata dal peccato originale, che consiste nella menzogna antica che impedisce all’uomo questa umiltà fiduciosa, che dovrebbe essere tipica della creatura (cfr Sal 131).
L’umiltà di Maria non è quella virtù che porta ad abbassarsi. La sua non è virtù, ma la verità essenziale di ogni creatura, che lei riconosce e accetta: il proprio nulla, il proprio essere terra-terra. Tutte le generazioni gioiranno con lei della sua stessa gioia di Dio, perché in lei l’abisso di tutta l’umanità è stato colmato di luce e si è rivelato come capacità di concepire Dio, il Dono dei doni.
Dio è amore onnipotente. Lo ha mostrato donando totalmente sé stesso. Il suo nome (la sua persona) è conosciuto e glorificato tra gli uomini perché Dio stesso santifica il suo nome rivelandosi e donandosi al povero.
Maria sintetizza in una sola parola tutti gli attributi di colui che ha già chiamato Signore, Dio, Salvatore, Potente, Santo: il nome di Dio è Misericordia. Dio è amore che non può non amare. E’ misericordia che non può non sentire tenerezza verso la miseria delle sue creature. San Clemente di Alessandria afferma che "per la sua misteriosa divinità Dio è Padre. Ma la tenerezza che ha per noi lo fa diventare Madre. Amando, il Padre diventa femminile" (Dal Quis dives salvetur, 37, 2).
Maria descrive la storia biblica della salvezza in sette azioni di Dio. La descrizione con i verbi al passato significa quello che Dio ha già fatto nell’Antico Testamento, ma anche quello che ha compiuto nel Nuovo, perché il Cantico, composto dalla comunità cristiana, canta l’operato di Dio alla luce della risurrezione di Cristo già avvenuta.
A proposito di questa rivoluzione operata da Dio, che rovescia i potenti dai troni e manda a mani vuote i ricchi, notiamo che anche questa è un’opera grandiosa e commovente della misericordia di Dio: quando il potente cade nella polvere e il sazio prova l’indigenza, essi sono posti nella condizione per essere rialzati e saziati da Dio.
Nell’esperienza del vuoto e nel crollo degli idoli, l’uomo si trova nella condizione migliore per cercare Dio.
In Maria è presente Dio fatto uomo. In lui si realizzano le promesse di Dio. E’ per la fede in Cristo che si è discendenza di Abramo (Lc 3,8). Il compimento della promessa fatta da Dio ad Abramo è definitivo: "In te si diranno benedette tutte le famiglie della terra" (Gen 12,3).


Padre Lino Pedron
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mercoledì 21 dicembre 2011

Dobbiamo essere umili

Tu devi obbedire — o devi comandare — mettendoci sempre molto amore. (Forgia, 629).


Pertransiit benefaciendo. Che cosa fece Gesù per prodigare tanto bene e nient'altro che bene lungo il suo passaggio? I santi Vangeli ci danno la risposta facendoci conoscere, in tre parole, un'altra biografia di Gesù: Erat subditus illis. Egli obbediva. Oggi che il mondo è così pieno di disobbedienza, di mormorazioni, di disunione, tanto di più dobbiamo apprezzare l'obbedienza.
Sono un grande amico della libertà, e proprio per questo amo tanto la virtù cristiana dell'obbedienza. Dobbiamo sentirci figli di Dio e vivere il desiderio appassionato di compiere la volontà del Padre. Fare le cose secondo il volere di Dio perché ci va di farle: ecco il motivo più soprannaturale della nostra condotta.
Lo spirito dell'Opus Dei, che da più di trentacinque anni cerco di vivere e di insegnare, mi ha fatto comprendere e amare la libertà personale. Quando Dio nostro Signore concede agli uomini la sua grazia, quando li chiama con una vocazione specifica, è come se tendesse loro la mano; mano paterna, piena di fortezza, ma soprattutto di amore, perché Egli ci cerca a uno a uno, come figli e figlie, e conosce la nostra fragilità. Il Signore attende da noi lo sforzo di prendere la mano che ci porge: ci chiede questo sforzo come riconoscimento della nostra libertà. Per riuscire a compierlo è necessario essere umili, sentirci figli bambini e amare la benedetta obbedienza dovuta alla sua paternità benedetta. (E' Gesù che passa, 17)
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Preghiera del mattino 21/XII/2011

La tua fretta, mio Dio, questa sovrabbondanza che tu non puoi più contenere!
No, io non sono ancora pronto, non sarò mai pronto ad accoglierti, e ogni volta che tu verrai io ti dirò: "Signore, io non sono degno di accoglierti, ma di' soltanto una parola e io sarò salvato".
Io non sono pronto e l'umanità tutta si farà sorprendere dalla tua venuta.
Ecco che tu salti per i monti e balzi per le colline ornate di gioia.
E Maria non può contenere la sua fretta e l'entusiasmo della tua venuta, così si reca sulle colline della Giudea dove, secondo le parole dei profeti, si possono sentire le voci dello sposo e della sposa.
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A cosa devo che la madre del mio Signore venga a me?

In quei giorni Maria si alzò e andò in fretta verso la regione montuosa, in una città di Giuda. Entrata nella casa di Zaccaria, salutò Elisabetta. Appena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, il bambino sussultò nel suo grembo . Elisabetta fu colmata di Spirito Santo ed esclamò a gran voce: «Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo! A che cosa devo che la madre del mio Signore venga da me? Ecco, appena il tuo saluto è giunto ai miei orecchi, il bambino ha sussultato di gioia nel mio grembo. E beata colei che ha creduto nell'adempimento di ciò che il Signore le ha detto»

Dopo l’annunciazione dell’angelo, Maria si mette in cammino verso la montagna, con sollecitudine. Per Gesù è il primo viaggio missionario compiuto per mezzo della madre, che anticipa l’azione evangelizzatrice della comunità cristiana. Prende qui l’avvio il grande andare, che riempie tutto il vangelo di Luca e gli Atti degli apostoli. La parola di Dio va dal cielo alla terra, da Nazaret a Gerusalemme, da Gerusalemme in Giudea e fino ai confini della terra; va senza esitazioni, sempre in fretta.
Nel saluto di Maria, che porta Gesù nel grembo, Elisabetta e Giovanni incontrano il Salvatore. L’arrivo di Maria in casa di Elisabetta suscita grande sorpresa e Elisabetta esprime la propria meraviglia con le parole pronunciate da Davide al sopraggiungere dell’Arca dell’Alleanza: "Come potrà venire da me l’arca del Signore?" (2Sam 6, 9).
Nella casa di Zaccaria si realizza ciò che avverrà a Gerusalemme dopo la risurrezione del Signore. "Negli ultimi giorni, dice il Signore, io effonderò il mio Spirito sopra ogni persona; i vostri figli e le vostre figlie profeteranno" (At 2,17-21; Gl 3,1-5). La storia dell’infanzia della Chiesa sarà la ripetizione e la continuazione dell’infanzia di Gesù.
Elisabetta, "piena di Spirito Santo" (v. 41), conosce il segreto di Maria, e la proclama: "Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo" (v. 42). Dio ha benedetto Maria con la pienezza di tutte le benedizioni che sono in Cristo (cfr Ef 1,3).
Maria viene considerata come l’arca dell’Alleanza del Nuovo Testamento: nel suo grembo porta il Santo, la rivelazione di Dio, la fonte di ogni benedizione, la causa prima della gioia della salvezza, il centro del nuovo culto.
Il saluto di Maria provoca l’esultanza di Giovanni Battista. Il tempo della salvezza è il tempo della gioia.
Il cantico di lode di Elisabetta finisce con le parole che esaltano Maria: "Beata colei che ha creduto nell’adempimento delle parole del Signore" (v. 45). Maria è diventata la madre di Gesù perché ha obbedito alla parola di Dio. E quando una donna del popolo, rivolgendosi a Gesù, la proclamerà beata: "Beato il grembo che ti ha portato e il seno da cui hai preso il latte!", Gesù preciserà e completerà l’espressione di lode, dicendo: "Beati piuttosto coloro che ascoltano la parola di Dio e la osservano!" (Lc 11,27-28).
Con un atto di fede comincia la storia della salvezza d’Israele; Abramo parte per un paese sconosciuto con la moglie sterile, solo, perché Dio lo chiama e gli promette una discendenza benedetta (Gen 12). Con un atto di fede comincia la storia della salvezza del mondo; Maria crede alla parola del Signore: vergine, diventa la madre di Dio.
La prima beatitudine del vangelo di Luca è l’esaltazione della fede di Maria. La fede è la virtù che ha accompagnato Maria nel suo cammino e l’ha radicata profondamente nel progetto di salvezza di Dio.


Padre Lino Pedron
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martedì 20 dicembre 2011

Ecco, concepirai e darai alla luce un figlio

Al sesto mese, l'angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nàzareth a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, di nome Giuseppe. La vergine si chiamava Maria. Entrando da lei, disse: «Rallégrati, piena di grazia: il Signore è con te». A queste parole ella fu molto turbata e si domandava che senso avesse un saluto come questo. L'angelo le disse: «Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. Ed
ecco, concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. Sarà grande e verrà chiamato Figlio dell'Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine». Allora Maria disse all'angelo: «Come avverrà questo, poiché non conosco uomo?». Le rispose l'angelo: «Lo Spirito Santo scenderà su di te e la potenza dell'Altissimo ti coprirà con la sua ombra. Perciò colui che nascerà sarà santo e sarà chiamato Figlio di Dio. Ed ecco, Elisabetta, tua parente, nella sua vecchiaia ha concepito anch'essa un figlio e questo è il sesto mese per lei, che era detta sterile: nulla è impossibile a Dio». Allora Maria disse: «Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola». E l'angelo si allontanò da lei.

Nell'annunciazione di Giovanni Battista l'angelo Gabriele va al tempio di Gerusalemme. Nell'annunciazione di Gesù l'angelo va a Nazaret, territorio che era ritenuto pagano e trascurato da Dio, quella Galilea dalla quale "non era sorto alcun profeta" (Gv 7,52). Natanaele si chiede: "Può venire qualcosa di buono da Nazaret?" (Gv 1,46). Dio sceglie ciò che non ha appariscenza, ciò che è umile e disprezzato dagli uomini. La legge dell'incarnazione è questa:
"Gesù annientò sé stesso, umiliò sé stesso" (Fil 2,7-8).
Ma a Gerusalemme, nel tempio, nel culto solenne, nel sacerdote che presiede la celebrazione Dio non trova la fede, cioè non trova amore, ubbidienza e accoglienza. A Nazaret invece, nella Galilea dei pagani, lontana dal tempio e dal culto, trova una fanciulla sconosciuta, la Maria, piena di grazia, di fede e di disponibilità.
Nell'Antico Testamento Dio abita nel tempio, nel Nuovo elegge la sua dimora tra gli uomini (Gv 1, 14). Maria è il nuovo tempio, la nuova città santa, il popolo nuovo in mezzo al quale prende dimora Dio. Il nome di Gesù significa: Dio salva. "Jahvé, il tuo Dio, è dentro di te, potente salvatore" (Sof 3,17). Il nome nuovo che Maria riceve: "Piena-di-grazia" è l'investitura per una particolare missione nel piano di Dio, destinata a modificare la sua vita e il corso intero della storia. L’espressione "il Signore è con te" indica la protezione e l'assistenza che Dio le accorda in vista del compito che è destinata ad assolvere.
Il turbamento di cui parla il vangelo (v. 29) indica la presenza di Dio e sottolinea l'origine divina della comunicazione che Maria riceve, ed è segno che le parole dell'angelo sono piene di mistero.
Maria cerca di capirne il significato ponendosi delle domande, ma inutilmente. Alla fine deve chiederne la spiegazione all'angelo. L'angelo dà la spiegazione di ciò che ha affermato nel saluto iniziale. La grazia accordata a Maria è la nascita miracolosa di un figlio. Dio attuerà il suo disegno intervenendo con la potenza del suo Spirito.
Le perplessità di Maria alle parole dell'angelo riecheggiano quelle di Abramo all'annuncio della nascita di suo figlio (Gen 18,14). La fede in Dio che può operare meraviglie e cose impossibili all'uomo, ha salvato dall'incredulità Abramo; la stessa fede salva Maria (v. 37).
"Servi di Dio" sono coloro che hanno ricevuto una missione particolarmente importante e contemporaneamente danno prova di disponibilità, di remissività e di fede. Sulla bocca di Maria l'espressione "serva del Signore" riassume la sua missione e il coraggio con cui ha accettato l'invito divino che dà un significato nuovo e inatteso alla sua vita.
"Serva del Signore" è il nome che ella stessa si attribuisce dopo quello datole dai genitori: Maria, e quello annunciatole dall'angelo: Piena-di-grazia. Maria è la serva del Signore perché accetta umilmente il disegno di Dio, anche se non riesce a comprenderne tutta la portata e tutte le conseguenze.
L'espressione "avvenga a me", nel testo originale greco, è una forma verbale chiamata ottativo e contiene in sé un desiderio ardente e un entusiasmo vivo di vedere attuato quanto le è stato proposto. Maria ci insegna che la volontà di Dio va accolta con fede ed eseguita con gioia.


Padre Lino Pedron
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Preghiera del mattino 20/XII/2011

"Noi ti preghiamo, dicci, o Maria, il sentimento che ti ha commossa, l'amore che ti ha riempita quando ciò si è compiuto in te, quando il Verbo si è fatto carne in te; dicci, o Maria, cosa sentivano allora la tua anima, il tuo cuore, i tuoi sensi e la tua ragione. Tu ardevi come quel ceppo che un tempo fu mostrato a Mosè, senza bruciarti" (Amedeo di Losanna).


La mia anima si riempie del tuo mistero, Vergine Maria.
Io ti accolgo e tu entri nell'intimità del mio spirito per concepire il Verbo divino, la Parola del Padre generatasi in mezzo alle fiamme di quel carbone ardente che è il suo amore.
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Richiesta di preghiere 42/2011

144) Antonella: Santa Vergine Madre di Dio ti prego: Liberami dai lacci del maligno. Liberami dalle dipendenze. Ho bisogno che stendi la tua mano su di me e mi guarisci, subito pero'... Ci vuole il miracolo. Ho fede in te, lode e gloria Signore Gesu'!


145) Massimo dalla Norvegia: Mia moglie Anne **** soffre di una brutta epilessia verso cui i farmaci si sono dimostrati poco efficaci. Vi chiedo di pregare per lei.
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Preghiera del mattino 19/XII/2011

Come sono strane le tue vie, Signore! Tu parli e Zaccaria perde l'uso della parola.
Non è allora normale che l'uomo dubiti e chieda dei segni, dal momento che l'esaudimento sopravviene dopo un'attesa tanto lunga?
"Zaccaria" significa: "Il Signore si ricorda", ma la nostra povera memoria...
Ecco che, 2000 anni dopo, attraverso la piccola santa di Lisieux, ci parli ancora attraverso l'infanzia, e noi siamo come dei vecchi chini su una culla.
Come la sento vicina la piccola Teresa, ora che giunge Natale!
Ed io le chiedo un cuore di bambino per capire Dio, che si è fatto bambino.
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lunedì 19 dicembre 2011

La nascita di Giovanni Battista è annunciata dall’angelo

Al tempo di Erode, re della Giudea, vi era un sacerdote di nome Zaccaria, della classe di Abia, che aveva in moglie una discendente di Aronne, di nome Elisabetta. Ambedue erano giusti davanti a Dio e osservavano irreprensibili tutte le leggi e le prescrizioni del Signore. Essi non avevano figli, perché Elisabetta era sterile e tutti e due erano avanti negli anni. Avvenne che, mentre Zaccaria svolgeva le sue funzioni sacerdotali davanti al Signore durante
il turno della sua classe, gli toccò in sorte, secondo l'usanza del servizio sacerdotale, di entrare nel tempio del Signore per fare l'offerta dell'incenso. Fuori, tutta l'assemblea del popolo stava pregando nell'ora dell'incenso. Apparve a lui un angelo del Signore, ritto alla destra dell'altare dell'incenso. Quando lo vide, Zaccaria si turbò e fu preso da timore. Ma l'angelo gli disse: «Non temere, Zaccaria, la tua preghiera è stata esaudita e tua moglie  Elisabetta ti darà un figlio, e tu lo chiamerai Giovanni. Avrai gioia ed esultanza, e molti si rallegreranno della sua nascita, perché egli sarà grande davanti al Signore; non berrà vino né bevande inebrianti, sarà colmato di Spirito Santo fin dal seno di sua madre e ricondurrà molti figli d'Israele al Signore loro Dio. Egli camminerà innanzi a lui con lo spirito e la potenza di
Elia, per ricondurre i cuori dei padri verso i figli e i ribelli alla saggezza dei giusti e preparare al Signore un popolo ben disposto». Zaccaria disse all'angelo: «Come potrò mai conoscere questo? Io sono vecchio e mia moglie è avanti negli anni». L'angelo gli rispose: «Io sono Gabriele, che sto dinanzi a Dio e sono stato mandato a parlarti e a portarti questo lieto annuncio. Ed ecco, tu sarai muto e non potrai parlare fino al giorno in cui queste cose avverranno, perché non hai creduto alle mie parole, che si compiranno a loro tempo».
Intanto il popolo stava in attesa di Zaccaria e si meravigliava per il suo indugiare nel tempio. Quando poi uscì e non poteva parlare loro, capirono che nel tempio aveva avuto una visione. Faceva loro dei cenni e restava muto. Compiuti i giorni del suo servizio, tornò a casa. Dopo quei giorni Elisabetta, sua moglie, concepì e si tenne nascosta per cinque mesi e diceva: «Ecco che cosa ha fatto per me il Signore, nei giorni in cui si è degnato di togliere la mia vergogna fra gli uomini».

Zaccaria ed Elisabetta sono santi perché sono giusti davanti a Dio. Osservano tutti i comandamenti della legge del Signore. Santità equivale a obbedienza a Dio.
La storia di Giovanni Battista inizia nel tempio mentre si prega solennemente. L’inizio della buona notizia viene dal cielo, portata da un angelo. Egli appare alla destra dell’altare: la parte destra è di buon augurio, promette salvezza
(cfr Mt 25,33-34).
Quando Dio si rivolge a una persona, inizia a parlare con un incoraggiamento: "Non temere!". Dio vuole incoraggiare l’uomo, metterlo a suo agio, non spaventarlo o opprimerlo.
Le preghiere di Zaccaria per avere un figlio sono state esaudite. Si conclude il tempo delle promesse e trovano compimento ogni speranza e ogni attesa umana. Dio stabilisce il nome al bambino che nascerà a Zaccaria. Dandogli il nome gli dà la sua missione e il suo potere. Il nome Giovanni significa "Dio fa grazia". Il tempo della visita di Dio portatrice di grazia, è prossimo; Giovanni annunzierà che il tempo della salvezza è vicino.
La sua nascita porterà gioia per l’esaudimento della promessa ed esultanza per la salvezza. Giovanni ha la missione di chiudere il tempo della promessa e di proclamare il nuovo tempo della salvezza, apportatrice di gioia e di giubilo.
"Egli sarà grande davanti al Signore" (v. 15). La sua missione nel piano della salvezza lo eleva al di sopra di tutti i grandi della storia sacra. Quelli vivevano nell’attesa del regno di Dio e della salvezza, Giovanni la precede immediatamente e ne proclama l’inizio.
Poiché "sarà pieno di Spirito Santo" (v. 15) sarà profeta, annunciatore della parola e della volontà di Dio. Gli altri ricevettero il carisma profetico in età adulta, Giovanni è profeta fin dal primo istante della sua vita, già nel seno materno.
Egli sarà un profeta di penitenza. Con lui si aprirà un movimento di conversione verso Dio. La predicazione di Giovanni ha lo scopo di preparare la venuta di Dio. Egli avrà lo spirito e la forza di Elia. La sua missione è quella di preparare al Signore che viene a visitare il suo popolo, una comunità di uomini retti e santi, pronti ad accoglierlo. L’obiezione di Zaccaria (v. 18) serve a provocare un approfondimento, una chiarificazione del discorso avviato. L’angelo Gabriele è stato inviato per portare un lieto annuncio, ma poiché Zaccaria ha stentato ad accoglierlo, la verità di quanto ha annunciato sarà garantita da un segno punitivo: "Sarai muto e non potrai parlare fino al giorno in cui queste cose avverranno" (v. 20). Per l’evangelista il silenzio di Zaccaria e il nascondimento di Elisabetta (v. 23) servono a celare il disegno di Dio fino all’annuncio dell’angelo Gabriele a Maria: il concepimento di Giovanni è un segreto che spetta a Dio svelare. Il miracolo che Dio ha operato in Elisabetta, le ridona la dignità e la gioia della maternità, e imprime un nuovo corso alla sua vita. Per Dio non è mai troppo tardi!


Padre Lino Pedron
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domenica 18 dicembre 2011

Preghiera del mattino 18/XII/2011

Mio Dio, penso ai nomi che ti danno.
Tu che sei qui, tu che hai detto che sarai qui quando qualcuno ti chiamerà e si lascerà condurre da te.
Sei un aiuto per gli uomini, sei al loro fianco quando hanno bisogno di te.
Poiché tutto questo non ti bastava, e gli uomini ti dimenticavano continuamente, poiché i tuoi nomi non erano abbastanza per percepire la tua grandezza e la tua presenza, tu ti sei avvicinato a noi come un fratello, con un volto umano, e sei diventato uno di noi, uno come noi.
In Gesù, tu sei veramente con noi.
Non me lo ripeterò mai abbastanza, o tu, mio Dio.
Amen.
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sabato 17 dicembre 2011

Consentigli di essere esigente con te!

Dio ci ama infinitamente di più di quanto tu stesso ti ami... consentigli, dunque, di essere esigente con te! (Forgia, 813)


Il Signore conosce bene i nostri limiti, l'attaccamento alla nostra personalità, le nostre ambizioni; conosce quanto ci sia difficile dimenticare noi stessi e darci agli altri. Sa che cosa sia non trovare amore e costatare che anche quelli che dicono di seguirlo lo fanno solo a metà. Ricorderete le scene drammatiche, narrate dagli Evangelisti, nelle quali vediamo gli Apostoli pieni ancora di aspirazioni temporali e di progetti soltanto umani. Ma Gesù li ha scelti, li tiene con sé, e affida loro la missione che Egli aveva ricevuto dal Padre.
Anche noi siamo chiamati da Gesù che ci domanda, come a Giacomo e a Giovanni: Potestis bibere calicem, quem ego bibiturus sum?, siete disposti a bere il calice che io sto per bere, il calice dell'abbandono completo alla volontà del Padre? Possumus!, sì, siamo disposti, rispondono Giacomo e Giovanni. Io e voi, siamo veramente disposti a compiere in tutto la volontà di Dio nostro Padre? Abbiamo dato tutto intero il nostro cuore al Signore, o ci manteniamo attaccati a noi stessi, ai nostri interessi, ai nostri comodi, al nostro amor proprio? C'è qualcosa che non si addice alla nostra condizione di cristiani e che ci impedisce di purificarci? Ecco oggi l'occasione di rettificare. (E' Gesù che passa, 15)
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venerdì 16 dicembre 2011

Novena di Natale

(dal 16 al 24 dicembre)
pubblicata da Maria M.


1° giorno 
In principio Dio creò il cielo e la terra. Ora la terra era informe e deserta e le tenebre ricoprivano l'abisso e lo spirito di Dio aleggiava sulle acque. Dio disse: "Sia la luce!". E la luce fu. Dio vide che la luce era cosa buona e separò la luce dalle tenebre e chiamò la luce giorno e le tenebre notte. E fu sera e fu mattina: primo giorno... (Gen 1,1-5).


Il primo giorno di questa novena vogliamo ricordare proprio il primo giorno della creazione, la nascita del mondo. La prima creatura voluta da Dio potremmo definirla molto natalizia: la luce, come fuoco che illumina, è uno dei simboli più belli del Natale di Gesù.


Impegno personale: pregherò perché in tutto il mondo creato e amato da Dio possa giungere, la luce della fede in Gesù.


2° giorno 
Cantate al Signore un canto nuovo, cantate al Signore da tutta la terra.
Cantate al Signore, benedite il suo nome, annunziate di giorno in giorno la sua salvezza. In mezzo ai popoli raccontate la sua gloria, a tutte le nazioni dite i suoi prodigi. Gioiscano i cieli, esulti la terra, frema il mare e quanto racchiude; esultino i campi e quanto contengono, si rallegrino gli alberi della foresta davanti al Signore che viene, perché viene a giudicare la terra. Giudicherà il mondo con giustizia e con verità tutte le genti (Sal 95,1-3.15-13).


È il salmo responsoriale del giorno di Natale. Il libro dei salmi nella Bibbia costituisce la nascita della preghiera di un popolo. Gli autori sono poeti "ispirati", cioè guidati dallo Spirito a trovare le parole per rivolgersi a Dio in atteggiamento di supplica, di lode, di ringraziamento: attraverso la recita del salmo, si innalza la preghiera di un singolo o di un popolo che come vento, leggero o impetuoso a seconda delle circostanze, raggiunge il cuore di Dio.


Impegno personale: sceglierò oggi un salmo per rivolgermi al Signore, scelto in base allo stato d'animo che sto vivendo.


3° giorno 
Un germoglio spunterà dal tronco di Iesse, un virgulto germoglierà dalle sue radici. Su di lui si poserà lo spirito del Signore, spirito di sapienza e di intelligenza, spirito di consiglio e di fortezza, spirito di conoscenza e di timore del Signore. Si compiacerà del timore del Signore. Non giudicherà secondo le apparenze e non prenderà decisioni per sentito dire; ma giudicherà con giustizia i miseri e prenderà decisioni eque per gli oppressi del paese (Is 11,1-4).


Come i salmisti, così anche i profeti sono uomini ispirati da Dio, che aiutano il popolo eletto a vivere la loro storia come grande vicenda di amicizia col Signore. Attraverso di loro la Bibbia testimonia la nascita dell'attesa della visita di Dio, come fuoco che consuma il peccato di infedeltà o che scalda la speranza di liberazione.


Impegno personale: voglio individuare i segni del passaggio di Dio nella mia vita e ne farò un'occasione di preghiera lungo questa giornata.


4° giorno 
In quel tempo l'angelo disse a Maria: "Lo Spirito Santo scenderà su di te, su te stenderà la sua ombra la potenza dell'Altissimo. Colui che nascerà sarà dunque santo e chiamato Figlio di Dio. Vedi: anche Elisabetta, tua parente, nella sua vecchiaia, ha concepito un figlio e questo è il sesto mese per lei, che tutti dicevano sterile: nulla è impossibile a Dio". Allora Maria disse: "Eccomi, sono la serva del Signore, avvenga di me quello che hai detto". E l'angelo partì da lei (Lc 1,35-38).


Lo Spirito Santo, quando incontra la risposta obbediente e disponibile dell'uomo, diventa fonte di vita, come vento che soffiando sui campi porta in giro vita per nuovi fiori. Maria, con il suo sì, ha consentito la nascita del Salvatore e ha insegnato a noi ad accogliere la salvezza.


Impegno personale: se ne ho la possibilità, parteciperò oggi alla S. Messa e riceverò l'Eucaristia, facendo nascere Gesù dentro di me. Stasera nell'esame di coscienza metterò di fronte al Signore l'obbedienza ai miei impegni di fede.


5° giorno 
In quel tempo Giovanni diceva alle folle: "Io vi battezzo con acqua; ma viene uno che è più forte di me, al quale io non son degno di sciogliere neppure il legaccio dei sandali: costui vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco... Quando tutto il popolo fu battezzato e mentre Gesù, ricevuto anche lui il battesimo, stava in preghiera, il cielo si aprì e scese su di lui lo Spirito Santo in apparenza corporea, come di colomba, e vi fu una voce dal cielo: "Tu sei il mio figlio prediletto, in te mi sono compiaciuto" (Lc 3,16.21-22).


Ognuno di noi è diventato figlio prediletto del Padre, quando ha ricevuto il primo dono dello Spirito Santo nel Battesimo, come fuoco capace di accendere nel cuore il desiderio di annunciare il Vangelo. Gesù, grazie all'accoglienza dello Spirito e in obbedienza alla volontà del Padre, ha indicato a noi la via per la nascita del Vangelo, cioè della buona notizia del Regno, in mezzo agli uomini.


Impegno personale: mi recherò in chiesa, al fonte battesimale, per fare memoria riconoscente al Padre del dono di essere suo figlio e rinnoverò la volontà di essere suo testimone in mezzo agli altri.


6° giorno 
Era verso mezzogiorno, quando il sole si eclissò e si fece buio su tutta la terra fino alle tre del pomeriggio. Il velo del tempio si squarciò nel mezzo. Gesù, gridando a gran voce, disse: "Padre, nelle tue mani consegno il mio spirito". Detto questo spirò (Lc 23,44-46).


Il mistero del Natale è legato misteriosamente al mistero della Passione di Gesù: egli comincia a conoscere da subito la sofferenza, per il rifiuto ad essere accolto che lo farà nascere in una povera stalla e per l'invidia dei potenti che scatenerà la furia omicida di Erode. Ma esiste anche un misterioso legame di vita tra i due momenti estremi dell'esistenza di Gesù: il soffio di vita che fa nascere il Signore è lo stesso soffio dello Spirito che Gesù sulla Croce riconsegna a Dio per la nascita della Nuova Alleanza, come vento vitale che spazza via l'inimicizia tra gli uomini e Dio sorta col peccato.


Impegno personale: risponderò con un gesto di generosità al male che purtroppo è diffuso intorno a noi o che addirittura nasce da me. Se poi sono io a subire un'ingiustizia, perdonerò di cuore e stasera ricorderò al Signore la persona che mi ha causato questo torto.


7° giorno 
Mentre il giorno di Pentecoste stava per finire, si trovavano tutti insieme nello stesso luogo. Venne all'improvviso dal cielo un rombo, come di vento che si abbatte gagliardo, e riempì tutta la casa dove si trovavano. Apparvero loro lingue come di fuoco che si dividevano e si posarono su ciascuno di loro; ed essi furono tutti pieni di Spirito Santo e cominciarono a parlare in altre lingue come lo Spirito dava loro il potere d'esprimersi (At 2,1-4).


Qui ritroviamo le immagini ormai familiari del vento e del fuoco, che dicono la realtà viva e diversificata dello Spirito. La nascita della Chiesa, che avviene nel Cenacolo dove sono riuniti gli apostoli insieme con Maria, dà inizio a una storia ininterrotta fino ad oggi, come fuoco che arde senza consumarsi per trasmettere l'amore di Dio a tutte le generazioni.


Impegno personale: ricorderò oggi con gratitudine il giorno della mia Cresima, quando sono diventato per mia scelta un discepolo responsabile nella vita della Chiesa. Affiderò al Signore, nella mia preghiera, il mio vescovo, il mio parroco e tutta la gerarchia ecclesiastica.


8° giorno 
Mentre essi stavano celebrando il culto del Signore e digiunando, lo Spirito Santo disse: "Riservate per me Barnaba e Saulo per l'opera alla quale li ho chiamati". Allora, dopo aver digiunato e pregato, imposero loro le mani e li accomiatarono. Essi dunque, inviati dallo Spirito Santo, discesero a Selèucia e di qui salparono verso Cipro. Giunti a Salamina cominciarono ad annunziare la parola di Dio nelle sinagoghe dei Giudei, avendo con loro anche Giovanni come aiutante (At 13,1-4).


Il libro degli Atti degli Apostoli ci testimonia la nascita della missione, come vento che soffia incessantemente da un estremo all'altro del mondo portando ai quattro angoli della terra il Vangelo.


Impegno personale: pregherò con molto affetto per il Papa, che ha la responsabilità della diffusione del Vangelo in tutto il mondo, e per i missionari, infaticabili viaggiatori dello Spirito.


9° giorno 
Pietro stava ancora parlando, quando lo Spirito Santo scese sopra tutti coloro che ascoltavano il discorso. E i fedeli venuti con Pietro si meravigliavano che anche sopra i pagani si effondesse il dono dello Spirito Santo; li sentivano infatti parlare lingue e glorificare Dio. Allora Pietro disse: "Forse che si può proibire che siano battezzati con l'acqua questi che hanno ricevuto lo Spirito Santo al pari di noi?". E ordinò che fossero battezzati nel nome di Gesù Cristo. Dopo tutto questo lo pregarono di fermarsi alcuni giorni (At 10,44-48).


Come oggi noi possiamo inserirci nella vita della Chiesa e nascere a tutte le novità che il Signore ha preparato per noi? Attraverso i sacramenti, che segnano ancor oggi ogni successiva nascita della fede. I sacramenti, come fuoco che trasforma, ci introducono sempre di più nel mistero di comunione con Dio.


Impegno personale: pregherò per tutti coloro che nella mia comunità o anche nella mia famiglia stanno per ricevere un dono dello Spirito attraverso un sacramento e affiderò di cuore al Signore tutti i consacrati affinché seguano il Cristo con fedeltà.


Preghiera conclusiva 
Invochiamo lo Spirito su tutto il mondo creato da Dio, su noi che abbiamo in Maria il modello della collaborazione pronta alla sua opera di salvezza, e sui sacerdoti che in questo tempo natalizio sono impegnati a portare il Vangelo di Gesù di casa in casa. Spirito di Dio, che agli inizi della creazione ti libravi sugli abissi del mondo, e trasformavi in sorriso di bellezza il grande sbadiglio delle cose, scendi ancora sulla terra, questo mondo che invecchia sfioralo con l'ala della tua gloria. Spirito Santo, che hai invaso l'anima di Maria, donaci il gusto di sentirci "estroversi". Rivolti, cioè, verso il mondo. Mettici le ali ai piedi perché, come Maria, raggiungiamo in fretta la città, la città terrena che tu ami appassionatamente. Spirito del Signore, dono del Risorto agli apostoli del Cenacolo, gonfia di passione la vita dei tuoi preti. Rendili innamorati della terra, capaci di misericordia per tutte le sue debolezze. Confortali con la gratitudine della gente e con l'olio della comunione fraterna. Ristora la loro stanchezza, perché non trovino appoggio più dolce per il loro riposo se non sulla spalla del Maestro.
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Preghiera del mattino 16/XII/2011

Come sono strane le tue vie, Signore!
Tu parli e Zaccaria perde l'uso della parola.
Non è allora normale che l'uomo dubiti e chieda dei segni, dal momento che l'esaudimento sopravviene dopo un'attesa tanto lunga?
"Zaccaria" significa: "Il Signore si ricorda", ma la nostra povera memoria...
Ecco che, 2000 anni dopo, attraverso la piccola santa di Lisieux, ci parli ancora attraverso l'infanzia, e noi siamo come dei vecchi chini su una culla.
Come la sento vicina la piccola Teresa, ora che giunge Natale! Ed io le chiedo un cuore di bambino per capire Dio, che si è fatto bambino.
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Giovanni era la lampada che arde e risplende

Voi avete inviato dei messaggeri a Giovanni ed egli ha dato testimonianza alla verità. Io non ricevo testimonianza da un uomo; ma vi dico queste cose perché siate salvati. Egli era la lampada che arde e risplende, e voi solo per un momento avete voluto rallegrarvi alla sua luce. Io però ho una testimonianza superiore a quella di Giovanni: le opere che il Padre mi ha dato da compiere, quelle stesse opere che io sto facendo, testimoniano di me che il Padre mi ha mandato.

A sostegno della sua missione divina Gesù presenta quattro testimoni: il Battista, le proprie opere, il Padre, le Scritture.
Anzitutto Gesù si appella alla testimonianza di Dio, espressa prima in un personaggio misterioso e senza nome (v. 32) e poi ripresa in seguito, in forma esplicita, con l’appellativo di Padre (vv. 37-38).
Gesù fa appello alla testimonianza del Padre: essa è vera, forte, inoppugnabile, incontestabile. L’uomo può ingannarsi nei suoi giudizi, Dio no.
Il Battista ha reso testimonianza a Cristo che è la verità (Gv 14,6). Gesù non ha bisogno di una testimonianza umana; si è appellato alla testimonianza del Battista solo per favorire la salvezza dei suoi interlocutori. La testimonianza del Battista ha avuto lo scopo di favorire la fede di tutti, soprattutto dei giudei (Gv 1,7). Il Battista ha preparato e favorito la rivelazione di Gesù a Israele (Gv 1,31).
Le autorità religiose di Gerusalemme vollero essere illuminate dalla parola del Battista, e per tale ragione gli mandarono un’ambasceria (Gv 1,19ss). Ma purtroppo non accettarono la sua testimonianza; non vollero riconoscere
Gesù come Messia e Figlio di Dio, nonostante la proclamazione chiara ed esplicita del Battista (Gv 1,29ss).
Dopo aver citato in suo favore la testimonianza del Battista, Gesù ne porta una maggiore: le opere che compie.
Tra esse occupa un posto di primo piano la risurrezione dei morti.
I giudei non hanno mai sperimentato la presenza visibile di Dio e non sono in comunione con lui, perché non credono nel suo inviato. L’esperienza di Dio si concretizza nella dimora della sua parola nel cuore dell’uomo. Dio ha reso
e continua a rendere testimonianza al Figlio suo nel cuore di ogni uomo. Solo chi accoglie la parola di Dio in sé, accoglie la testimonianza del Padre.
Dopo la testimonianza del Padre, Gesù si appella alla testimonianza delle Scritture. L’Antico Testamento deve fornire la fede in Gesù, perché parla di lui. "La legge era uno strumento di preparazione. Coloro che la capivano veramente, coloro che per mezzo di essa entravano nel disegno di Dio e vi corrispondevano meglio che potevano, erano guidati verso il termine voluto dal Padre, Gesù Cristo, nel quale solo è offerta la vita eterna" (Giblet). I giudei che studiavano le Scritture avrebbero dovuto essere le persone più preparate ad accogliere Gesù. Ma purtroppo i giudei non vogliono credere in Gesù.
A differenza dei giudei che ricevono gloria gli uni dagli altri, e perciò non possono credere, Gesù non riceve gloria dagli uomini, non cerca il loro plauso. L’amore dei giudei per la gloria umana è l’amore dell’uomo per la falsa grandezza.
Gli avversari sono ostinati nella mancanza di fede perché amano più la gloria degli uomini che quella di Dio (cf. Gv 12,43). Questi increduli ostinati avranno come accusatore il loro stesso profeta, Mosè, perché essi non credono neppure ai suoi scritti.


Padre Lino Pedron
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giovedì 15 dicembre 2011

Giovanni è il messaggero che prepara la via al Signore

Quando gli inviati di Giovanni furono partiti, Gesù si mise a parlare di Giovanni alle folle: «Che cosa siete andati a vedere nel deserto? Una canna sbattuta dal vento? Allora, che cosa siete andati a vedere? Un uomo vestito con abiti di lusso? Ecco, quelli che portano vesti sontuose e vivono nel lusso stanno nei palazzi dei re. Ebbene, che cosa siete andati a vedere? Un profeta? Sì, io vi dico, anzi, più che un profeta. Egli è colui del quale sta scritto: Ecco, dinanzi a te mando il mio messaggero, davanti a te egli preparerà la tua via. Io vi dico: fra i nati da donna non vi è alcuno più grande di Giovanni, ma il più piccolo nel regno di Dio è più grande di lui. Tutto il popolo che lo ascoltava, e anche i pubblicani, ricevendo il battesimo di Giovanni, hanno riconosciuto che Dio è giusto. Ma i farisei e i dottori della Legge, non facendosi battezzare da lui, hanno reso vano il disegno di Dio su di loro.

Dopo aver rivelato sé stesso come "colui che viene", Gesù spiega alla folla il ruolo di Giovanni Battista nel disegno di Dio. Egli è più che un profeta: è il profeta ultimo annunciato da Malachia 3,1ss, che conclude il tempo della promessa iniziata con Abramo e che trova il suo compimento nella storia di Cristo Gesù parla del vestito e dell’abitazione di Giovanni: egli indossa la ruvida tunica di cammello che è la divisa del profeta (Mc 1,26; 2Re 1,8).La sua abitazione è il deserto e infine il carcere perché è servo di Dio e denuncia il peccato dei potenti e del popolo.
Giovanni è più che un profeta perché con lui finisce il profetismo che promise e preparò la venuta del Signore.
Dopo di lui la profezia non sarà più promessa del Cristo che deve venire, ma ricordo del Cristo già venuto.
Nel v. 27 Gesù allude a Ml 3,1 e a Es 23,20 in cui si parla del messaggero finale, prima dell’immediata visita di Dio stesso al suo popolo: è l’appello definitivo alla conversione, per accogliere la salvezza di Dio.
In polemica con quanti non l’hanno accolto, il Battista è proclamato il più grande di tutti i profeti. Tra i nati di donna nessuno è più grande di lui. Egli è l’unico profeta che vede la piena realizzazione di ogni profezia. Ma con Gesù si passa dalla realtà umana di figli nati da donna, alla realtà divina di figli nati da Dio, per cui il più piccolo nato da Dio è più grande del più grande nato da donna.
Il popolo e i pubblicani riconobbero che Dio è giusto: per questo accolsero l’appello alla conversione e al battesimo.
Accettando la predicazione del Battista, il popolo umile ha aderito al piano di salvezza di Dio e in questo modo ha incontrato il Salvatore che gli viene incontro sulla stessa via del fiume: seguendo Giovanni incontrarono Gesù. I farisei e i dottori della legge invece rifiutando la conversione e il battesimo di Giovanni, non incontrarono il Salvatore.
Credersi giusti e rifiutare di convertirsi è vanificare la salvezza di Dio.


Padre Lino Pedron
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