domenica 30 settembre 2012

Novena a San Francesco/sesto giorno

L’esempio di san Francesco deve farci riflettere sulla necessità di mortificare i desideri del corpo affinché siano sempre subordinati alle esigenze dello spirito. 

San Francesco, prega per noi. 

Pater...  Ave....  Gloria...... 
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Chi non è contro di noi è per noi. Se la tua mano ti è motivo di scandalo, tagliala

Mc 9,38-43.45.47-48 
Giovanni gli disse: «Maestro, abbiamo visto uno che scacciava demòni nel tuo nome e volevamo impedirglielo, perché non ci seguiva». Ma Gesù disse: «Non glielo impedite, perché non c'è nessuno che faccia un miracolo nel mio nome e subito possa parlare male di me: chi non è contro di noi è per noi.  Chiunque infatti vi darà da bere un bicchiere d'acqua nel mio nome perché siete di Cristo, in verità io vi dico, non perderà la sua ricompensa. Chi scandalizzerà uno solo di questi piccoli che credono in me, è molto meglio per lui che gli venga messa al collo una macina da mulino e sia gettato nel mare. Se la tua mano ti è motivo di scandalo, tagliala: è meglio per te entrare nella vita con una mano sola, anziché con le due mani andare nella Geènna, nel fuoco inestinguibile. E se il tuo piede ti è motivo di scandalo, taglialo: è meglio per te entrare nella vita con un piede solo, anziché con i due piedi essere gettato nella Geènna. E se il tuo occhio ti è motivo di scandalo, gettalo via: è meglio per te entrare nel regno di Dio con un occhio solo, anziché con due occhi essere gettato nella Geènna, dove il loro verme non muore e il fuoco non si estingue. 

Riportando l'episodio dell'esorcista estraneo al gruppo dei discepoli, il vangelo ci dà un insegnamento importante. In tutti i tempi, molti cristiani hanno creduto di avere il monopolio di Gesù e, di conseguenza, hanno corso il rischio di essere intolleranti. 
Il primo dovere di coloro che hanno autorità è quello di non proibire di fare il bene. Il bene, sotto ogni forma, non è monopolio di chi ha il potere o dei cristiani rispetto agli altri. Fare il bene, scacciare i demoni è un diritto e un dovere che compete ad ogni uomo. 
Gesù e lo Spirito Santo sono presenti ovunque si fa il bene e quindi anche fuori della comunità visibile della Chiesa. 
Dietro la rimostranza di Giovanni si vede con chiarezza l'egoismo di gruppo, la paura della concorrenza, che spesso si maschera di fede, ma in realtà è una delle sue più radicali smentite. Molti, troppi puntigliosi sostenitori di Dio (?) in realtà sostengono sé stessi o gli interessi del loro gruppo. Nel brano precedente del vangelo (Mc 9,33-37) i discepoli si dividevano tra loro in nome del proprio io. Qui si dividono dagli altri nel nome del proprio noi. 
Il proprio nome, individuale o collettivo, è principio di divisione; solo il “Nome” di Gesù è fattore di unità tra tutti. 
L'egoista è vittima dell'invidia, che è figlia dell'egoismo e madre dell'orgoglio. Essa trasforma la vita in un inferno perché produce una sofferenza proporzionale al bene invidiato, fino a una sofferenza infinita davanti al Bene infinito, Dio. Per questo la Bibbia ci insegna: “La morte è entrata nel mondo per invidia del diavolo” (Sap 2,24). 
L'amore è dono, l'invidia, al contrario, è il voler possedere tutto e tutti, e quindi distruggere la vita di tutto e di tutti. Egoismo, invidia, orgoglio possono essere sia in forma personale che in forma collettiva. Il peccato originale del singolo è mettere il proprio io al posto di Dio, il peccato originale del gruppo è mettere al posto di Dio il proprio noi. 
La Chiesa non è composta da chi segue noi, ma da chi segue Cristo, con noi o senza di noi. La motivazione portata da Gesù: “Non glielo proibite, perché non c'è nessuno che faccia un miracolo nel mio nome e subito dopo possa parlare male di me”(v.39) non è opportunistica, ma vuol far capire ai discepoli quanto sia irragionevole il loro atteggiamento. Egli dà come direttiva alla comunità la tolleranza e la magnanimità, e vuole che i suoi discepoli abbiano uno spirito aperto, che si elevi al di sopra della gretta mentalità di gruppo. 
Il vero cristiano, che è figlio di Dio, non vede negli altri dei nemici da combattere, ma dei fratelli da accogliere e da amare. Gesù Cristo è presente ovunque si fa qualcosa di buono, dentro o fuori della Chiesa visibile. Anche un bicchiere d'acqua dato a un povero cristiano, non resterà senza ricompensa. Questa presenza di Cristo, anche fuori della Chiesa ufficiale è per la comunità cristiana un costante richiamo: un richiamo al servizio e alla disponibilità verso tutti. 
Cristo ci chiama tutti a uscire con coraggio dalle nostre situazioni di comodo per incontrarlo in ogni uomo, cattivo o buono. Al tempo di Gesù, c'erano i maestri della legge che con il peso della loro autorità e con la minaccia delle loro scomuniche (cfr Gv 9,22; 12,42) cercavano di impedire alle persone semplici di seguire Gesù. 
Lo scandalo, di cui parla il vangelo, è tutto ciò che impedisce a qualcuno di seguire Dio per giungere alla salvezza. Per un uomo che svia gli altri dalla fede in Cristo sarebbe meglio, secondo la parola di Gesù, che fosse gettato in mare con una grossa pietra attaccata al collo. Piuttosto che far perdere la fede anche a uno solo, sarebbe meglio morire. Questa espressione ci richiama le parole pronunciate da Gesù nei confronti di Giuda: “Meglio sarebbe per lui, se non fosse nato”(Mc 14,21). Frasi di questo genere non vanno prese come sentenze di condanna diretta e immediata, ma piuttosto come delle espressioni che servono a far capire meglio la mostruosità dell'azione. Nell'applicare queste parole di Gesù, la comunità cristiana non intese limitarle solo ai bambini, ma a tutti i fedeli della comunità che venivano tentati a rinunciare alla fede. È sempre una cosa estremamente grave mettere in pericolo o distruggere la fede nel cuore dei semplici. 
La serie di sentenze riguardanti le membra del corpo divenute occasione di caduta morale, mostra quanto sia radicale l'esigenza di Gesù dal punto di vista etico. Per lui l'argomento della salvezza è così grave, che bisogna compiere ogni sforzo per entrare nel regno di Dio (cfr Lc 13,24). Quando è in gioco la nostra salvezza eterna, non ci si può accontentare delle mezze misure. “Il fuoco inestinguibile” e “il verme che non muore” (v.48) sono due modi di dire che si ricollegano all'Antico Testamento (Is 66,24). 
Nel testo di Isaia si parla degli uomini giudicati da Dio, i cui cadaveri ammassati nella valle dell'Hinnon, situata a sud-ovest di Gerusalemme, sono abbandonati privi di sepoltura alla corruzione (verme) e al fuoco distruttore. Dal nome della valle di Hinnon (in ebraico ge-Hinnon) deriva la parola Geenna. Era la discarica di Gerusalemme. 
Il “non entrare nella vita”, il “non entrare nel regno di Dio” significa il fallimento del fine ultimo della vita, il non entrare nella vita eterna di Dio: è il fallimento totale dell'esistenza, è il diventare “rifiuti” da gettare nella discarica per essere bruciati, perché inutili, ingombranti e maleodoranti. C'è qui un invito pressante a scoprire l'assoluta importanza di seguire Gesù per non perdere irrimediabilmente il dono della vita presente e futura. 
Padre Lino Pedron
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Preghiera del mattino del 30/IX/2012

Signore Gesù, a Nicodemo hai ricordato la suprema e fantasiosa libertà del tuo Spirito, che soffia dove vuole e riaccende la vita in ogni cuore. 
All'inizio di questa giornata donami la capacità di gustare ogni traccia della tua presenza, perché, libero da ogni pregiudizio, possa riconoscerti in ogni valore e in ogni opera buona presente nel mondo e nel cuore degli uomini. 
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sabato 29 settembre 2012

Vedrete il cielo aperto e gli angeli di Dio salire e scendere sopra il Figlio dell’uomo

Gv 1,47-51 
Gesù intanto, visto Natanaéle che gli veniva incontro, disse di lui: «Ecco davvero un Israelita in cui non c'è falsità». Natanaéle gli domandò: «Come mi conosci?». Gli rispose Gesù: «Prima che Filippo ti chiamasse, io ti ho visto quando eri sotto l'albero di fichi». Gli replicò Natanaéle: «Rabbì, tu sei il Figlio di Dio, tu sei il re d'Israele!».Gli rispose Gesù: «Perché ti ho detto che ti avevo visto sotto l'albero di fichi, tu credi? Vedrai cose più grandi di queste!». Poi gli disse: «In verità, in verità io vi dico: vedrete il cielo aperto e gli angeli di Dio salire e scendere sopra il Figlio dell'uomo».

Gesù, che legge nel cuore dell'uomo, riconosce la prontezza, la ricerca sincera e il desiderio di Natanaéle di incontrarsi con lui. E Gesù, vedendolo arrivare così aperto e disponibile, lo previene e lo saluta come un autentico rappresentante d'Israele in cui non c'è falsità. 
Secondo la spiegazione di qualcuno, Natanaéle sarebbe chiamato da Gesù “israelita”, cioè degno del nome di Israele, perché questo nome significa “colui che vede Dio” e a Natanaéle viene promessa la visione degli angeli che scendono e salgono sul figlio dell'uomo (v.51). 
Gesù conosce bene Natanaéle, anche se lo incontra per la prima volta, perché egli conosce tutti (2,24) e sa cosa c'è nell'uomo (2,25). E Gesù dà a Natanaéle una prova di conoscerlo bene: egli l'ha visto quando era sotto il fico. significa meditare e insegnare la Scrittura. Natanaéle, dunque, è un uomo applicato allo studio della Scrittura che cerca e attende la venuta del Messia. Anche mentre ascoltava la spiegazione delle Scritture, era accompagnato e sostenuto dallo sguardo amoroso di Dio. Natanaéle, toccato nell'intimo del suo cuore per la conoscenza che Gesù ha di lui (nota solo a Dio), riconosce in Gesù il Messia ed esclama: “Tu sei il Figlio di Dio, tu sei il re d'Israele” (v.49). Con la sua fede nel Messia, Natanaéle è già disposto ad un'ulteriore rivelazione di Gesù, che gli dice: “Vedrai cose maggiori di queste!” (v.50). Gesù parla di una rivelazione continua del Padre, di un movimento di salita e discesa degli angeli, richiamando la scena di Giacobbe, nella quale il patriarca “fece un sogno: una scala poggiava sulla terra, mentre la sua cima raggiungeva il cielo; ed ecco gli angeli di Dio salivano e scendevano su di essa” (Gen 28,12). 
Il salire e scendere è un richiamo alla realtà umana e divina di Gesù. Egli, pur essendo tra gli uomini, è in comunione col Padre, è il “luogo” dove si manifesta il Padre, è la “casa di Dio”, è la “porta del cielo”(cfr Gen 28,17). Gesù è la rivelazione del Padre, è il punto di unione tra cielo e terra, è il mediatore tra Dio e gli uomini, è la nuova scala di Giacobbe di cui Dio si serve per dialogare con l'uomo. In Gesù l'uomo trova il luogo ideale per fare esperienza di Dio che salva. 
La piena e definitiva rivelazione di Dio si avrà solo in Gesù risorto e seduto alla destra del Padre nei cieli, dove salgono e scendono gli angeli di Dio. Natanaéle è stato trasformato dall'incontro con Gesù perché in lui non c'è falsità; si è accostato a Gesù con cuore sincero e semplice. 
Padre Lino Pedron 
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Novena a San Francesco/quinto giorno

San Francesco sosteneva che "si sale prima in Cielo da un tugurio che da un palazzo". 
Ricercava sempre la santa semplicità e non permetteva che la strettezza del luogo trattenesse le espansioni del cuore. 
San Francesco, il "poverello di Assisi", con il suo distacco dalle cose di questo mondo nell'imitazione di Cristo, ci ricorda che Gesù volle scegliere per sé e per sua Madre la povertà: è bene essere distaccati dalle cose della terra per essere sempre più protesi verso le realtà del Cielo. 
San Francesco, prega per noi

Pater / Ave / Gloria /
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Preghiera del mattino del 29/IX/2012

Signore Gesù, che hai voluto scendere sulla terra perché l'uomo potesse elevarsi fino alle vette della divinità, illumina con la luce del tuo volto il nostro pellegrinare a te. 
Donaci la grazia di sentirci accompagnati dagli angeli e dai santi e di incontrare tanti amici che ci parlino di te, mentre attendiamo di far festa tutti insieme nella comune dimora del Padre.
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venerdì 28 settembre 2012

Il tesoro della Chiesa

Qui c'è il tesoro della Chiesa, il cuore del mondo,
il pegno del traguardo a cui ogni uomo,
anche inconsapevolmente anela;
nell'umile segno del pane e del vino,
Cristo cammina con noi, quale nostra forza e nostro viatico,
e ci rende per tutti testimoni di speranza.
Giovanni Paolo II
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Novena a San Francesco/quarto giorno

Eccoci al quarto giorno della novena.... 

San Francesco e santa Chiara ci ricordano che è necessario trovare il tempo per la preghiera, alimento spirituale della nostra anima. 
La castità perfetta non c'impone di evitare le creature di sesso diverso dal nostro, ma ci chiede di amarle solo di un amore che anticipa su questa terra quell'amore che potremo esprimere pienamente in Cielo dove saremo "simili agli angeli" (Mc 12,25). 
San Francesco e Santa Chiara, pregate per noi. 

Pater... / Ave... / Gloria....
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Tu sei il Cristo di Dio. Il Figlio dell’uomo deve soffrire molto

Lc 9,18-22 
Un giorno Gesù si trovava in un luogo solitario a pregare. I discepoli erano con lui ed egli pose loro questa domanda: «Le folle, chi dicono che io sia?». Essi risposero: «Giovanni il Battista; altri dicono Elia; altri uno degli antichi profeti che è risorto».Allora domandò loro: «Ma voi, chi dite che io sia?». Pietro rispose: «Il Cristo di Dio». Egli ordinò loro severamente di non riferirlo ad alcuno.  «Il Figlio dell'uomo - disse - deve soffrire molto, essere rifiutato dagli anziani, dai capi dei sacerdoti e dagli scribi, venire ucciso e risorgere il terzo giorno». 

Fino a questo punto del vangelo erano gli uomini che si interrogavano su Gesù e lo interrogavano. Ora è Gesù che interroga. Egli esige la nostra risposta. 
Il nodo centrale di questo brano è il passaggio dalla risposta di Pietro a quella di Cristo: si passa da un messianismo glorioso a quello del Servo sofferente di Dio che si consegna al Padre. È il mistero della croce che fa da discriminante nella fede in Gesù. È lo scandalo che esige conversione profonda e continua. La fede e la sequela di Cristo si decidono sulla strettoia della croce. 
Il discepolo non è colui che mette in questione Gesù, ma colui che si lascia mettere in questione da lui. La domanda è rivolta ai “voi”, ai discepoli nettamente distinti dalla folla. 
Di conseguenza, la risposta di Pietro è a nome di tutti: egli esprime la fede della Chiesa. 
Nel vangelo di Luca la funzione di Pietro è assai evidenziata. La sua risposta riconosce in Gesù il Cristo, il Messia atteso, colui che deve venire secondo la promessa di Dio (Lc 23, 35). 
Ma Dio esaudisce la sua promessa, non i nostri desideri. 
Per questo Gesù, come Cristo di Dio, deluderà le attese messianiche dell'uomo (Lc 23,35-39; 24,21). È il Cristo che viene da Dio e torna a Dio portando con sé anche noi. 
Questa opera di Cristo, che è la salvezza, compie ciò che noi non osavamo sperare in un modo che non sapevamo pensare. 
Sinceramente ognuno di noi avrebbe fatto un progetto diverso da quello di Dio per salvare il mondo e, in buona fede, lo avrebbe ritenuto più intelligente, migliore e più spiccio di quello escogitato dalla sapienza del Padre (cfr 1Cor 1,18-25). 
Il problema non è tanto il riconoscere che Gesù è il Cristo di Dio, ma “come” è il Cristo di Dio. Gesù non è il Cristo dell'attesa umana, ma il Figlio dell'uomo che affronta il cammino del Servo sofferente di Dio: è la prima autorivelazione piena di Gesù, il nocciolo della fede cristiana, il suo mistero di morte e di risurrezione redentrice. 
Il “bisogna” indica il compimento della volontà di Dio rivelata nella Scrittura. Tale volontà nasce dalla sua essenza, che è il suo amore riversato su di noi peccatori. Dio “deve” morire in croce per noi peccatori, perché ci ama e noi siamo sulla croce. 
Il mistero di Gesù è la sofferenza del Servo di Dio che ama il Padre e i fratelli. La croce è il nostro male che lui si addossa perché ci ama: è il suo perdersi per salvarci. 
La sua sofferenza è prodotta da tutte le forme del male che abbiamo escogitato per salvarci: l'avere, il potere e il sapere o, in altri termini, la ricchezza, la vanagloria e la superbia (cfr 1Gv 2,16). 
Per questo il potere rifiuta Gesù e poi lo uccide. Ma l'ultima parola non è “morte”, ma “risurrezione”. 
Questo volto di Gesù, il Figlio obbediente di cui qui sono tracciati i lineamenti netti e duri, sarà presentato sempre più chiaramente in tutta la seconda parte del vangelo di Luca 
Padre Lino Pedron
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Preghiera del mattino del 28/IX/2012

"Manda la tua verità e la tua luce; siano esse a guidarmi, mi portino al tuo monte santo e alle tue dimore" (Sal 43,3). 
Era già una preghiera del tuo salmista. 
Signore, tu ci hai insegnato, nella vita e tramite la vita del tuo Figlio diletto, che su questa montagna fu eretta una croce e che il cammino che porta ad essa è pieno di sofferenze. 
Concedici, Signore, la luce della tua verità, affinché essa ci illumini in mezzo alle menzogne e alle tentazioni del mondo e vinca le nostre debolezze, perché possiamo percorrere il cammino che conduce a te senza cadute e senza tradimenti.
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giovedì 27 settembre 2012

Per questo giorno, grazie

Mio Dio, che hai creato l'universo e i cieli, 
tu rivesti il giorno
dello scoppio della luce
e la notte della dolcezza del sonno.
Ti rendo grazie per questo giorno,
lo faccio ora, al calar della sera.
Dal fondo del cuore, ti ringrazio; 
ti amo del più puro amore 
e adoro la tua grandezza.
Le ore della notte allontanano 
la chiarezza del giorno, 
ma la fede non ha tenebre 
e la notte ne è illuminata.
Fa' che la mia anima vegli sempre 
senza conoscere il peccato. 
La fede custodirà il mio riposo 
da tutti i pericoli della notte. 
Sii tu il costante riposo 
del mio cuore.
Non lasciare che l'astuzia del maligno 
ne turbi la dolcezza.
Il riposo ristora le membra sfinite 
e mi prepara, nuovo, al giorno; 
consola il cuore affaticato 
e dissolve l'angoscia dei pensieri. 
Per questo, prego il Cristo 
e il Padre e lo Spirito Santo.
Inno dei primi secoli

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Novena a San Francesco/terzo giorno

Continuiamo, come ieri, la novena a San Francesco d'Assisi: 

Francesco, con la sua umiltà, ci esorta a non esaltarci né di fronte agli uomini né di fronte a Dio; a dare onore e gloria a Dio per quanto Egli opera per nostro mezzo. 
San Francesco, prega per noi. 

Pater...., Ave..., Gloria....
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Preghiera del mattino del 27/IX/2012

Lascia che ci rivolgiamo a te, Signore Dio, con le parole del salmista; inonda, questa mattina, i nostri cuori del tuo amore, affinché passiamo la nostra giornata nella gioia e nella lode al tuo nome. 
"Sia su di noi la bontà del Signore, nostro Dio: rafforza per noi l'opera delle nostre mani, l'opera delle nostre mani rafforza" (Sal 90,17). 
Perché questa terra sia più bella e gli uomini diventino migliori, fa' di noi, Signore, degli strumenti della tua pace.
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mercoledì 26 settembre 2012

Novena a San Francesco/secondo giorno

Come per la novena di San Pio (in cui la normale sequenza era stata interrotta) propongo oggi da fonte diversa la preghiera per questo giorno della novena: 

Imitiamo san Francesco nel contempla¬re la creazione come lo specchio del Creatore; ringraziamo Dio per il dono della creazione; cerchiamo di avere sem¬pre rispetto per ogni creatura, perché espressione dell'amore del Creatore; riconosciamo in ogni essere creato un nostro fratello. 
San Francesco, prega per noi. 

 Pater.../ Ave... /  Gloria...
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Li mandò ad annunciare il regno di Dio e a guarire gli infermi

Lc 9,1-6 
Convocò i Dodici e diede loro forza e potere su tutti i demòni e di guarire le malattie. E li mandò ad annunciare il regno di Dio e a guarire gli infermi. Disse loro: «Non prendete nulla per il viaggio, né bastone, né sacca, né pane, né denaro, e non portatevi due tuniche. In qualunque casa entriate, rimanete là, e di là poi ripartite.Quanto a coloro che non vi accolgono, uscite dalla loro città e scuotete la polvere dai vostri piedi come testimonianza contro di loro». Allora essi uscirono e giravano di villaggio in villaggio, ovunque annunciando la buona notizia e operando guarigioni. 

Gesù non dà agli apostoli il potere di assoggettare gli uomini, ma di servirli, liberandoli dai loro mali fisici, morali e spirituali. 
Il male è il primo nemico dell'uomo: il cristiano deve combatterlo e vincerlo. 
Il comando di non portare nulla con sé richiede agli apostoli povertà di mezzi, prontezza e disponibilità. 
Gesù non ricorda loro l'oggetto dell'annuncio perché dovrebbe essere ovvio: il regno di Dio udito e visto in Gesù, ossia Gesù stesso. 
Ciò che non è ovvio, e su cui Gesù insiste, è il “come” deve vivere e presentarsi colui che l'annuncia. Egli non deve contraddire con la vita ciò che annuncia con la bocca. Se è vero che chi annuncia la parola di Dio non ha il potere di renderla credibile, è pur sempre vero che ha il potere di renderla poco credibile o del tutto incredibile. 
Questo “come” riguarda la povertà, l'umiliazione che ne consegue e l'insuccesso. Se non rispettiamo questo “come” nell'evangelizzazione, non lavoriamo alle dipendenze di Cristo, ma del diavolo, che usa sempre i mezzi dell'avere, del potere e dell'apparire. 
La povertà è necessaria per amare. Perché chi ha cose è tentato di dare solo cose; chi non ha nulla, dà sé stesso, cioè ama. 
La povertà è la vittoria sul Dio denaro che tutti cercano, è fede in Dio, è libertà da sé e dalle cose, è la condizione indispensabile per accogliere l'azione di Dio ed essere riempiti della sua grazia. Se con il denaro si ottiene tutto, Dio non serve più a nulla. 
Per avere fiducia in Dio, bisogna perdere la fiducia nel denaro. 
I veri apostoli, obbedendo alla parola del Signore, non hanno “argento e oro”, ma hanno “il nome di Gesù” nel cui potere operano la salvezza (cfr At 3,6). 
Padre Lino Pedron
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Preghiera del mattino del 26/IX/2012

Il nostro cuore è assetato della tua parola, Signore. 
Tu hai dato agli apostoli il compito esaltante di proclamare la tua parola e quello di condurci al tuo regno. 
Questa mattina, concedici la grazia che le nostre orecchie siano attente e i nostri cuori sensibili, affinché nessuna delle tue parole si perda. 
Fa' che l'insegnamento da esse proclamato cada nel terreno delle nostre anime e vi produca frutti spirituali, garanzie di eternità.
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martedì 25 settembre 2012

Messaggio di Medjugorje del 25/9/2012

Cari figli! 

Quando nella natura guardate la ricchezza dei colori che l’Altissimo vi dona, aprite il cuore e con gratitudine pregate per tutto il bene che avete e dite: sono creato per l’eternità e bramate le cose celesti perché Dio vi ama con immenso amore. 

Perciò vi ha dato anche me per dirvi: soltanto in Dio è la vostra pace e la vostra speranza, cari figli. 

Grazie per aver risposto alla mia chiamata.
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Mia madre e miei fratelli sono coloro che ascoltano la parola di Dio e la mettono in pratica

Lc 8,19-21 
E andarono da lui la madre e i suoi fratelli, ma non potevano avvicinarlo a causa della folla. Gli fecero sapere: «Tua madre e i tuoi fratelli stanno fuori e desiderano vederti». Ma egli rispose loro: «Mia madre e miei fratelli sono questi: coloro che ascoltano la parola di Dio e la mettono in pratica». 

Noi ora non possiamo vedere Dio, ma possiamo in ogni momento ascoltare la sua parola. 
Per mezzo di Gesù la parola di Dio è venuta nel mondo, ha compiuto la sua corsa vittoriosa lungo i secoli ed è giunta fino a noi. Nella parola di Dio è racchiusa tutta l'opera di salvezza compiuta da Gesù: è presente egli stesso come Salvatore. 
La Parola ci genera (Gc 1,18), ci santifica (1Tm 4,5), ci salva (At 13,26), ci dà la vita eterna (Gv 6,68). Chi ascolta la parola di Dio e la mette in pratica, diventa madre e fratello di Gesù. 
L'onore di essere madre e fratello di Gesù è possibile a tutti: basta ascoltare e mettere in pratica la parola di Dio. La vera parentela con Gesù nasce solo dall'ascolto della sua parola e dall'attuazione di essa nella pratica. Questa è una buona notizia per tutti gli estranei, i peccatori e i lontani, i quali sono chiamati ad essere familiari di Dio nella sua misericordia. Ma questa buona notizia è sempre stata uno scandalo per i giusti che accampano privilegi e pretendono di avere l'esclusiva di Dio. 
Questa parola è stata paragonata al seme, forza che genera la vita di sua natura. I credenti sono stati generati “non da seme corruttibile, ma immortale, cioè dalla parola di Dio viva ed eterna” (1Pt 1,23). 
Gesù è la parola-seme che produce in noi la vita di Dio. Il credente, nei confronti del mondo, è investito della duplice responsabilità di Maria: accogliere e generare il Cristo. In Maria troviamo le varie tappe da percorrere: 1. “Ecco la serva del Signore: avvenga a me secondo la tua parola” (Lc 1,38). È l'apertura ad accogliere Dio e la sua parola: è la semina, l'accoglienza della fede. 2. “Beata colei che ha creduto” (Lc 1,45). È la beatitudine e la gioia che nasce come primo frutto della fede che accoglie la parola di Dio. 3. “Maria conservava queste cose, meditandole nel suo cuore” (Lc 2,19). 
La parola di Dio deve essere conservata, perché è chiamata a crescere ed è destinata a realizzarsi (Ap 1,3; 22, 7,20). 
Essa è come un seme. “Il seme caduto in terra buona sono coloro che, dopo aver ascoltato la parola con il cuore buono e perfetto, la custodiscono e producono frutto con la loro perseveranza” (Lc 8,15). 
 L'accoglienza fruttuosa della parola di Dio fa diventare il credente come Maria. La sua beatitudine di madre nella fede (cfr Lc 1,45) è estesa a chiunque ascolta la parola di Dio e la mette in pratica. 
Padre Lino Pedron
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Novena a San Francesco/1

Comincia oggi la novena a San Francesco d'Assisi, come nel caso della novena a San Pio non posso garantire che l'invio sarà completo, ma intanto cominciamo... 

Chiediamo a Dio, con la preghiera, che ci illumini sulle scelte della nostra vita e cerchiamo di imitare la prontezza e l'entusiasmo di Francesco nell'adempiere alla volontà di Dio. 
San Francesco, prega per noi.

Pater / Ave / Gloria
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Preghiera del mattino del 25/IX/2012

"Mia madre e i miei fratelli sono coloro che ascoltano la parola di Dio e la mettono in pratica". 
Eppure, a chi potremmo rivolgerci se non a te, Vergine Maria, Madre di Dio e degli uomini, quando cerchiamo di fare la volontà di Dio mettendo in pratica l'insegnamento di suo Figlio? 
Tu, Madre degli uomini, hai saputo trovare a Cana le parole giuste per attirare l'attenzione di tuo Figlio sulla mancanza di vino, affinché nessuna ombra turbasse la luminosa felicità dei giovani sposi, alle soglie di una nuova vita. 
Sii nostra interprete presso tuo Figlio, nostro Signore. 
Chiedigli di guardarci con occhi comprensivi. 
Veda la nostra miseria, perdoni le nostre debolezze, ci sostenga con la sua grazia nei nostri sforzi per diventare suoi veri discepoli.
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lunedì 24 settembre 2012

L’uomo deve ritornare nel paradiso

Deve ritrovare se stesso, salvaguardare la sua dignità, rimettere insieme la sua intelligenza smarrita, tornare alla sua vera identità. 
C’è un solo modo in cui questo può essere fatto, dice il Vangelo di Cristo. 
Dio stesso deve venire, come la donna della parabola che cerca la moneta perduta. 
Dio stesso deve diventare uomo, affinché, nell’uomo-Dio, l’uomo possa perdersi in quanto uomo e trovarsi quale Dio. 
Dio stesso deve morire in croce, lasciando all’uomo un modello e una prova del suo amore infinito. 
E l’uomo, comunicando con Dio nella morte e risurrezione di Cristo, deve morire la sua morte spirituale in cui il suo io esteriore viene distrutto e il suo io interiore risorge dalla morte per fede e vive di nuovo «per Dio». 
Deve assaporare la via eterna, che è «conoscere il Padre, l’unico vero Dio, e Gesù Cristo che egli ha inviato».
Thomas Merton

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Signore, tu sei stato per noi un rifugio di generazione in generazione

Signore, insegnami ad essere paziente e a valorizzare la diversità delle persone, delle culture e delle situazioni. 
Rendimi amorevole con chi ha bisogno del mio tempo e del mio impegno. 
Fammi sperimentare il tuo amore per condividerlo con gli altri.

 P. Antonio Genziani

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Preghiera del mattino del 24/IX/2012

Il sole sorge all'orizzonte. 
All'inizio di questa nuova giornata, unisco la mia lode ai canti dei pellegrini, lodo il tuo nome, o Gesù Cristo, luce per l'uomo d'oggi, che vieni sulla terra per tutti i poveri che sperano. 
Giungi fino a me e risana la mia cecità; tocca i miei occhi affinché possano vedere verso quale amore tu ci guidi
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domenica 23 settembre 2012

Signore, quando...

Signore nostro Dio! 
Quando la paura ci prende,
non lasciarci disperare! 
Quando siamo delusi, 
non lasciarci diventare amari! 
Quando siamo caduti, 
non lasciarci a terra! 
Quando non comprendiamo più niente 
e siamo allo stremo delle forze, 
non lasciarci perire!
No, facci sentire
la tua presenza e il tuo amore 
che hai promesso
ai cuori umili e spezzati 
che hanno timore della tua parola.

È verso tutti gli uomini 
che è venuto il tuo Figlio diletto, 
verso gli abbandonati:
poiché lo siamo tutti, 
egli è nato in una stalla e morto sulla croce. 
Signore, 
destaci tutti e tienici svegli 
per riconoscerlo e confessarlo.

KARL BARTH

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Il Tuo Angelo Custode 23/9/2012

Se ti capita di voler chiedere un segno al Signore, guarda la reazione di Gesù quando i farisei gli domandarono “un segno dal Cielo. 
Gesù sospirò profondamente e disse: ‘Perché questa generazione chiede un segno? In verità vi dico: nessun segno verrà dato a questa generazione' 
Poi se ne andò, rimontò sulla barca e partì verso l’altra riva” (Mt 16). Quanta forza in questo breve passaggio! 
Una forza oscura, poiché Gesù sapeva che un segno non sarebbe servito che a nutrire l’ostilità dei farisei. Il Cielo non dona segni che alle anime interiormente ben disposte a nutrire la loro fede. Lascia al Signore il giudizio circa l’opportunità di donarti un segno. Più la tua fede sarà grande, meno avrai bisogno di segni. 
Non sei già circondato da una moltitudine di segni: gli splendori della creazione, il cammino dell’umanità verso la Luce, irresistibilmente, a dispetto delle minacce e dei rovesci inflitti dalle forze antagoniste delle tenebre? 
Tu che sai interpretare i segni dei tempi, sappi anche interpretare gli innumerevoli segni nei quali sei immerso.
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Preghiera a San Pio

O Gesù, pieno di grazia e di carità e vittima per i peccati, che, spinto dall’amore per le anime nostre, volesti morire sulla croce, io ti prego umilmente di glorificare, anche su questa terra, il servo di Dio, San Pio da Pietrelcina che, nella partecipazione generosa ai tuoi patimenti, tanto ti amò e tanto si prodigò per la gloria del Padre tuo e per il bene delle anime. 
Ti supplico perciò di volermi concedere, per la sua intercessione, la grazia……,che ardentemente desidero. 
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Preghiera del mattino del 23/IX/2012

Trinità Santa e Beata, ti adoro e ti ringrazio perché oggi mi doni di celebrare il santo mistero della morte e risurrezione del Signore Gesù. 
Per la partecipazione a così grande mistero, concedici di imitare ciò che celebreremo: di essere umili servitori dei nostri fratelli, di accoglierci a vicenda come tu oggi ci accogli.
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sabato 22 settembre 2012

Il seme caduto sul terreno buono sono coloro che custodiscono la Parola e producono frutto con perseveranza

Lc 8,4-15 
Poiché una grande folla si radunava e accorreva a lui gente da ogni città, Gesù disse con una parabola: «Il seminatore uscì a seminare il suo seme. Mentre seminava, una parte cadde lungo la strada e fu calpestata, e gli uccelli del cielo la mangiarono. Un'altra parte cadde sulla pietra e, appena germogliata, seccò per mancanza di umidità. Un'altra parte cadde in mezzo ai rovi e i rovi, cresciuti insieme con essa, la soffocarono. Un'altra parte cadde sul terreno buono, germogliò e fruttò cento volte tanto». Detto questo, esclamò: «Chi ha orecchi per ascoltare, ascolti!». I suoi discepoli lo interrogavano sul significato della parabola. Ed egli disse: «A voi è dato conoscere i misteri del regno di Dio, ma agli altri solo con parabole, affinché vedendo non vedano e ascoltando non comprendano. Il significato della parabola è questo: il seme è la parola di Dio. I semi caduti lungo la strada sono coloro che l'hanno ascoltata, ma poi viene il diavolo e porta via la Parola dal loro cuore, perché non avvenga che, credendo, siano salvati. Quelli sulla pietra sono coloro che, quando ascoltano, ricevono la Parola con gioia, ma non hanno radici; credono per un certo tempo, ma nel tempo della prova vengono meno. Quello caduto in mezzo ai rovi sono coloro che, dopo aver ascoltato, strada facendo si lasciano soffocare da preoccupazioni, ricchezze e piaceri della vita e non giungono a maturazione. Quello sul terreno buono sono coloro che, dopo aver ascoltato la Parola con cuore integro e buono, la custodiscono e producono frutto con perseveranza. 

 Il seminatore presentato da questa parabola non è un contadino incapace, ma un grande ottimista che spera che anche le pietre diventino terra feconda e che dal suolo arido della strada spuntino spighe piene e mature. In altre parole: Gesù annuncia la sua parola a tutti, cattivi e buoni, “perché Dio, nostro salvatore, vuole che tutti gli uomini siano salvati e giungano alla conoscenza della verità” (1Tm 2,4). 
Dio non ha preclusioni verso nessun uomo. Anche se desideroso di essere accolto, Gesù non sceglie il terreno secondo criteri di opportunità: si rivolge a tutta la gente che viene a lui da ogni parte. Egli è venuto a salvare i peccatori (5,32), a guarire i malati (5,31). La sua azione è diretta ai nemici più ostinati, ai peccatori più induriti. Non ha guardato ai buoni, ai santi e agli eletti, dimenticando gli altri (come spesso facciamo noi), ma ha rivolto lo sguardo e l'attenzione a tutti. 
Le parti di terreno improduttivo, su cui ha gettato ugualmente il seme, lasciano intendere la sua buona volontà, la sua fiducia e il suo impegno. L'azione e la parola di Dio sono destinate a tutti, cattivi e buoni. Il seminatore Gesù è fiducioso e sostenuto da grande coraggio. I cristiani, che sono gli operai dell'evangelizzazione, devono continuare ad avere fiducia. La loro azione, alla fine, sarà premiata. 
Dio non si stanca di attendere la conversione dell'uomo: allo stesso modo ha agito il Cristo e devono agire i suoi inviati. Dopo tanti insuccessi si può arrivare a dei risultati superiori ad ogni attesa. La legge dell'evangelizzazione, come emerge da questo testo, è deludente e insieme consolante. Il successo passa attraverso l'insuccesso. L'evangelizzazione avanza lentamente; solo i missionari coraggiosi, capaci di saper credere e attendere, vedranno i risultati delle loro fatiche. 
La parabola del seminatore è la parabola dell'ottimismo di Gesù nell'efficacia dell'annuncio della Parola: dev'essere il fondamento dell'ottimismo e della speranza del cristiano nell'annuncio gioioso di Gesù, parola di salvezza. “A voi è dato di conoscere i misteri del regno di Dio” (v.10). Conoscere i misteri del regno di Dio significa viverli. Nel Nuovo Testamento la parola mistero non indica una verità segreta, ma il disegno di salvezza, nascosto da secoli e svelato in Gesù Cristo. In questo contesto di Luca, “conoscere i misteri del regno di Dio” equivale a raggiungere la salvezza in Gesù. “Gli altri”(v.10) o “quelli di fuori”(Mc 4,11) sono gli avversari di Gesù e degli apostoli. I due gruppi abituali del vangelo sono: da una parte i discepoli (gli apostoli e coloro che ascoltano) e dall'altra gli scribi, i farisei e il loro seguito. Questi ultimi si sono manifestati ostili al discorso semplice, in parabole, adottato da Cristo. Le motivazioni di questa scelta di Gesù, di parlare in parabole, sono di carattere pratico, pastorale: “Con molte parabole di questo genere annunziava loro la parola, seconda quello che potevano intendere” (Mc 4,33). Perché la parola di Dio porti frutto nell'uomo e raggiunga il suo scopo deve entrare e mettere radice in lui. 
Deve stabilire con l'uomo un rapporto di vita, cioè deve comunicargli la vita nuova, la vita di Dio. La fede è la parola di Dio ascoltata. Il credente è l'uomo che accoglie Dio nella sua vita. Siccome la parola di Dio è semente buona, il problema reale è l'uomo. “I semi caduti lungo la strada”(v.11) sono coloro che vivono nella superficialità, nella banalità, nell'ovvietà, nel buon senso, che è tutt'altro che neutro nei confronti di Dio. “Quelli sulla pietra”(v.13) sono gli egoisti, che non aprono il cuore né a Dio né al prossimo. “Il seme caduto in mezzo alle spine”(v.14) sono coloro che ospitano gli alleati del demonio nel proprio cuore. 
Il primo alleato sono le preoccupazioni, l'affanno, l'ansia, l'inquietudine, anche per cose buone. L'affanno e la paura sono la spia della mancanza di fede. 
Il secondo alleato è la ricchezza. Nel vangelo di Luca la povertà è il volto concreto della fede e della carità, perché porta a fidarsi di Dio e a condividere con i fratelli. La fiducia nel Dio mammona (che significa: ciò che si possiede) sostituisce la fiducia in Dio (cfr Lc, 11,41; 12,33-34; 14,33; 16,13; At 2,44; 4,32.34; ecc.). 
Il terzo alleato sono i piaceri della vita (cfr Lc 12,45; 14,15ss; ecc.) di cui è impossibile fare l'elenco completo. 
Questi sono i punti deboli dell'uomo che diventano facilmente alleati del diavolo nel soffocare la parola di Dio. 
Se la parola di Dio vuole portare frutto dev'essere annunciata, ascoltata, accolta nel cuore e creduta. Dev'essere accolta e mantenuta saldamente, nonostante le tentazioni. “Il seme caduto sulla terra buona sono coloro che... producono frutto con la loro perseveranza” (v.15), cioè con costanza e fermezza. La parola di Dio trasforma l'uomo, ma non senza la collaborazione dell'uomo. Sant'Agostino ha scritto: “Chi ti ha creato senza di te, non ti salverà senza di te”. 
Padre Lino Pedron
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Hai degli errori... e che errori!

Non spaventarti, non scoraggiarti, nello scoprire che hai degli errori... e che errori! — Lotta per strapparli. E, finché lotti, convinciti che è bene sperimentare tutte queste debolezze, perché, altrimenti, saresti un superbo: e la superbia allontana da Dio. (Forgia, 181). 

Gesù, se tutti noi riuniti nel tuo Amore fossimo perseveranti! Se riuscissimo a tradurre in opere gli slanci che Tu stesso accendi nei nostri cuori! Domandatevi molto spesso: perché sono su questa terra? E in questo modo otterrete di portare a perfetto compimento — pieno di carità — gli impegni giornalmente intrapresi e la cura delle cose piccole. Faremo tesoro dell'esempio dei santi: persone come noi, di carne e ossa, con fragilità e debolezze, ma che seppero vincere e vincersi per amore di Dio; considereremo il loro comportamento e — come le api che estraggono da ogni fiore il nettare migliore — metteremo a frutto il loro modo di lottare. Voi e io impareremo anche a scoprire tante virtù in quanti ci circondano — ci danno lezioni di lavoro, di abnegazione, di allegria... —, e non indugeremo troppo sui loro difetti; soltanto lo stretto imprescindibile. per poterli aiutare con la correzione fraterna. (Amici di Dio, 20)
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Novena a San Pio da Pietrelcina/9

O San Pio, che sei sempre stato conforto per le miserie umane, degnati di volgere i tuoi occhi verso di noi, che abbiamo tanto bisogno del tuo aiuto.
Fa’ scendere su di noi e le nostre famiglie la materna benedizione della Madonna, ottieni tutte le grazie spirituali e temporali di cui abbiamo bisogno, intercedi per noi nel corso della nostra vita e nel momento della nostra morte. 
Così sia.
Pater / Ave / Gloria
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Preghiera del mattino del 22/IX/2012

Padre, gloria a te, che ti prepari a far nascere Cristo nel tempo stabilito. 
Gloria a te, Signore unico e beato, Re dei re, Signore dei dominanti, che, solo, sei immortale. 
Concedici, quando Gesù verrà, di abitare con lui nella tua luce inaccessibile che si aprirà per noi grazie alla tua misericordia. 
Venga infine il giorno in cui tu ci giudicherai e ci deificherai. 
Padre, nella tua bontà, concedici il desiderio di restare irreprensibili e saldi per il giorno della sua venuta. 
Maranatha!
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venerdì 21 settembre 2012

Messaggio straordinario di Medjugorje dato a Ivan il 19/9/2012

Cari figli, anche oggi in maniera particolare vi voglio invitare di pregare per tutti i governanti, che con il potere che Dio gli ha dato, promuovano la pace, che lavorino per il bene dell’uomo. 
Desidero cari figli, che anche loro siano strumenti nelle mie mani. 
Cari figli, pregate particolarmente per la vita. 
Grazie cari figli, perchè anche oggi avete risposto alla mia chiamata.
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Il Tuo Angelo Custode 21/9/2012

“Colui che chiuderà le orecchie al clamore dei poveri, griderà anche lui senza ottenere risposta”
(Prov 21,13). Tu non puoi di certo fermare questo clamore, e neppure puoi rintracciare l’una o l’altra voce. Come puoi fare allora? Prelevare dai tuoi redditi una parte per i poveri. Questa, infatti, non t’appartiene; se la usi per te, la togli ai poveri a cui appartiene. La Sacra Scrittura, Parola di Dio, ha fissato al decimo dei redditi la parte per i poveri del Tempio. E la decima. “E Abramo donò (a Melchisedech) la decima di tutto”
(Cen 14,20). “E la decima che gli Israeliti prelevano per Yahvé” (Num 18,24). “Io dono la decima di tutto ciò che guadagno” (Lc 18,12). Io sono felice nell’osservare che tu segui fedelmente questo precetto.

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Signore, voglio davvero essere santo

Che la tua vita non sia una vita sterile. —Sii utile. —Lascia traccia. —Illumina con la fiamma della tua fede e del tuo amore. Cancella, con la tua vita d'apostolo, l'impronta viscida e sudicia che i seminatori impuri dell'odio hanno lasciato. —E incendia tutti i cammini della terra con il fuoco di Cristo che porti nel cuore. (Cammino, 1) 

Cerchiamo di alimentare in fondo al nostro cuore un desiderio ardente, una gran voglia di raggiungere la santità, anche se ci vediamo pieni di miserie. Non spaventatevi: quanto più si procede nella vita interiore, tanto più chiaramente ci si accorge dei difetti personali. L'aiuto della grazia diventa come una specie di lente d'ingrandimento, per cui la più piccola inezia di fango, il granello di polvere quasi impercettibile, risaltano in dimensioni gigantesche, perché l'anima acquisisce la finezza divina, e così anche la più piccola ombra disturba la coscienza che apprezza soltanto il lindore di Dio. Ripeti con me, dal fondo del cuore: Signore, voglio davvero essere santo, voglio davvero essere un tuo degno discepolo e seguirti incondizionatamente. E subito farai il proposito di rinnovare quotidianamente i grandi ideali da cui in questo momento ti senti animato. (Amici di Dio, 20)
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Non sono venuto a chiamare i giusti, ma i peccatori

Mt 9,9-13 
Andando via di là, Gesù vide un uomo, chiamato Matteo, seduto al banco delle imposte, e gli disse: «Seguimi». Ed egli si alzò e lo seguì.10Mentre sedeva a tavola nella casa, sopraggiunsero molti pubblicani e peccatori e se ne stavano a tavola con Gesù e con i suoi discepoli. Vedendo ciò, i farisei dicevano ai suoi discepoli: «Come mai il vostro maestro mangia insieme ai pubblicani e ai peccatori?». Udito questo, disse: «Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati. Andate a imparare che cosa vuol dire: Misericordia io voglio e non sacrifici. Io non sono venuto infatti a chiamare i giusti, ma i peccatori». 

In questo testo Gesù appare come un profeta, un missionario itinerante che passando annuncia la parola di Dio. 
La potenza della sua parola si rivela anche nelle trasformazioni che opera interiormente, nel cuore degli uomini. 
Questo brano ci insegna quale dev'essere l'atteggiamento, la disponibilità dell'uomo davanti a Cristo. 
L'uomo chiamato da Dio, in questo caso, è un appaltatore di imposte, un uomo lontano, per professione, dai problemi religiosi e malvisto da tutti, evitato come peccatore pubblico e persona di malavita. Gesù, invece, lo sceglie e lo invita a far parte del gruppo dei suoi discepoli. 
La lezione della chiamata di Matteo viene ribadita e convalidata dal banchetto di addio per i suoi amici, in casa sua; tutta gente della sua categoria e reputazione a cui Gesù si associa volentieri. La scena del banchetto in casa di Matteo viene turbata dall'intervento dei farisei (v.11). 
Ma Gesù giustifica il suo atteggiamento prima col proverbio: “Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati” (v.12), poi con una citazione biblica: “Misericordia io voglio, e non sacrifici” (Os 6,6). 
Gesù si rivolge di preferenza ai peccatori perché hanno più bisogno della sua presenza e assistenza, come i malati hanno bisogno del medico più dei sani. I peccatori sono degli ammalati, cioè persone moralmente malferme e infelici, bisognose di cure e di guarigione. 
La citazione di Osea 6,6 ripresenta il nucleo centrale della volontà di Dio: la misericordia. La carità, dunque, ha il primato su tutte le altre leggi. Anzi, Gesù la antepone allo stesso culto di Dio (v.13). Il tempio di Dio è l'uomo (cfr 1Cor 3,16), non l'edificio di pietra. 
L'invito di Gesù a lasciare l'offerta davanti all'altare per andare a ricercare il fratello offeso, ci impartisce lo stesso insegnamento (cfr Mt 5,24). L'uomo è importante come Dio, con un particolare non trascurabile: che Dio sta bene e può aspettare, l'uomo sta male e ha bisogno immediato di soccorso. San Vincenzo de' Paoli insegnava: “Il servizio dei poveri dev'essere preferito a tutto. Non ci devono essere ritardi. 
Se nell'ora dell'orazione avete da portare una medicina o un soccorso al povero, andatevi tranquillamente. Offrite a Dio la vostra azione, unendovi l'intenzione dell'orazione. Non dovete preoccuparvi e credere di aver mancato, se per il servizio dei poveri avete lasciato l'orazione. 
Non è lasciare Dio, quando si lascia Dio per Dio, ossia un'opera di Dio per farne un'altra. Se lasciate l'orazione per assistere un povero, sappiate che far questo è servire Dio. La carità è superiore a tutte le regole, e tutto deve riferirsi ad essa”. Se non si tiene conto del prossimo, il culto diventa un falso servizio a Dio e si rivolge contro il prossimo. La presunta giustizia dei farisei li rende ingiusti col prossimo. Il loro presunto amore per Dio li autorizza a odiare il prossimo. 
Gesù non è venuto a chiamare i giusti o a frequentare gli ambienti puliti: è venuto a convertire i peccatori e a pulire gli ambienti. Egli invita i farisei a confrontarsi con le Scritture (Os 6,6) per capire se il comportamento giusto è il loro o il suo. Il confronto, naturalmente, è a favore di Gesù. 
Solo lui compie in modo perfetto la parola di Dio e la beatitudine dei misericordiosi (Mt 5,7). La battuta finale: “Non sono venuto a chiamare i giusti” (v.13) sembra contenere una venatura di “cristiana” ironia nei confronti dei farisei di allora, che si ritenevano giusti. Essa vale anche per i farisei di oggi. 
Padre Lino Pedron
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Novena a San Pio da Pietrelcina/8

O San Pio, tu che hai dato protezione ad ammalati, oppressi, calunniati, abbandonati, come lo testimoniano migliaia di pellegrini a San Giovanni Rotondo, e, nel mondo intero, intercedi anche per noi presso il Signore affinché esaudisca i nostri desideri. 
Così sia.

Pater / Ave / Gloria
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Preghiera del mattino del 21/IX/2012

Beato apostolo Matteo, dicci cosa è avvenuto tra te e Gesù, perché alla sua chiamata hai lasciato tutto per seguirlo subito, parlaci del suo sguardo, che ti ha convinto più delle sue parole. 
Prega il Figlio di Davide perché noi possiamo incontrarlo come tu l'hai incontrato, perché ci mettiamo sempre al suo seguito e gli proviamo il nostro amore nella radicalità delle esigenze evangeliche. 
Dio è venuto alla tua tavola, e certamente era quella dei peccatori, ma era soprattutto la tua anima peccatrice che egli si è degnato di visitare, mangiando e comunicando con te. 
Intercedi presso Dio clementissimo perché noi incontriamo la misericordia, e perché, cessando di allinearci con quelli che si scandalizzano, non esitiamo più ad andare incontro all'umanità più peccatrice, più reietta, più malata, per annunciarle che il medico delle nostre anime è vivo.
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giovedì 20 settembre 2012

Il Tuo Angelo Custode 20/9/2012

Sì, sei stato scelto da Dio, e ormai sei tra i suoi fedeli e prediletti, così devi imperativamente rivestire il tuo cuore “di tenerezza e di bontà, di umiltà, di dolcezza, di pazienza” (2 Col 3,12). 
Devi agire come Lui; Egli ti ha perdonato e tu ne sei ben cosciente, allora fa’ lo stesso. 
La tua vita, ormai, è una lode a Dio, il tuo cuore trabocca di gioia e di azioni di grazie. 
Lodalo con la preghiera, con le azioni,
applicando alla lettera le parole di Gesù: “Non giudicate, e non verrete giudicati, non condannate, e non verrete condannati, perdonate, e vi sarà perdonato” (Lc 6,37). “Ama il tuo prossimo come te stesso” (Mt 19,19). Quale prossimo? 

Ogni uomo è il tuo prossimo, il tuo vicino, il tuo collega di lavoro, l’immigrato, la commessa, gli occupanti della macchina che ti precede, i viaggiatori del tuo scomparti-mento, la persona che incroci per la strada, il men-dicante che ti tende la mano, il giovane che ti spinge. 
Un sorriso, un gesto gentile fanno meraviglie. 
Sono anch’essi usciti dal seno della loro madre e tutti ritorneranno alla terra. 
Hanno tutti un’anima immortale; aiutali, non fosse che per un brevissimo istante, a salvare la loro anima.
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Novena a San Pio da Pietrelcina/7

riprende dopo la pausa di ieri la normale sequenza per la novena a San Pio

O San Pio, che agli afflitti hai concesso conforto e pace, grazie e favori, degnati di consolare anche l’animo nostro addolorato. 
Tu, che hai sempre avuto tanta compassione per le umane sofferenze e fosti di consolazione per tanti afflitti, consola anche noi e concedici la grazia che domandiamo. 
Così sia. 

Pater / Ave / Gloria

Preghiera del mattino del 20/IX/2012

Questa mattina mi inviti a non trascurare il dono della grazia che è in me. 
Grazia del battesimo, grazia della cresima, grazia di tante riconciliazioni e comunioni, grazia di pietre vive della Chiesa, miei fratelli, grazia della tua parola fecondatrice, infinite grazie segrete che solo il Re conosce e dono ricevuto per mezzo dei profeti. 
Tu vuoi che tutti si accorgano dei miei progressi. 
Dio, preservami dalla tiepidezza! 
Fammi riprendere slancio affinché i tuoi doni copiosi possano svilupparsi, raggiungendo una pienezza finora sconosciuta.
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mercoledì 19 settembre 2012

Vi abbiamo suonato il flauto e non avete ballato, abbiamo cantato un lamento e non avete pianto

Lc 7,31-35 
A chi dunque posso paragonare la gente di questa generazione? A chi è simile? È simile a bambini che, seduti in piazza, gridano gli uni agli altri così: «Vi abbiamo suonato il flauto e non avete ballato, abbiamo cantato un lamento e non avete pianto!».  È venuto infatti Giovanni il Battista, che non mangia pane e non beve vino, e voi dite: «È indemoniato». È venuto il Figlio dell'uomo, che mangia e beve, e voi dite: «Ecco un mangione e un beone, un amico di pubblicani e di peccatori!». Ma la Sapienza è stata riconosciuta giusta da tutti i suoi figli». 

La gente del tempo di Gesù rifiuta il gioco di Dio e contrasta il suo disegno. Dio li chiama alla conversione e alla serietà per mezzo di Giovanni il Battista e non accettano perché lo ritengono pazzo. 
Li chiama alla gioia e alla festa per mezzo di Gesù e non accettano perché vogliono un Dio severo. Sono persone adulte che si comportano come bambini capricciosi. In realtà chi non accetta il messaggio di conversione proposto da Giovanni il Battista, riconoscendosi peccatore, non può accogliere l'invito alla gioia proposto da Gesù. Gli umori capricciosi dei giudei di allora si rivelano nel giudizio che essi danno di Giovanni e di Gesù. 
Il Battista è troppo severo, e lo definiscono pazzo. Gesù è poco santo, molto mondano; coltiva amicizie con gente poco rac comandabile, con scomunicati e peccatori. Luca si è compiaciuto di ricordarci che Gesù è amico dei pubblicani e delle prostitute, rivelandoci così, che le compagnie preferite da Gesù non erano proprio le più onorate e le più raccomandabili. 
Una domanda pertinente: la scelta delle nostre amicizie assomiglia a quella di Gesù? Per quanto misteriose possano sembrare le vie di Dio nella storia della salvezza, esse sono sempre determinate dalla sua sapienza. 
E la sapienza di Dio può essere riconosciuta come tale solo da chi è generato, trasformato e compenetrato da lei; da chi pensa e giudica come pensa e giudica lei. L'uomo per poter riconoscere in Giovanni e in Gesù due inviati di Dio, deve possedere la sapienza divina e rinunciare a una logica puramente umana. 
Deve convertirsi e cambiare mentalità; non prendere più sé stesso, ma Dio, come misura delle cose: deve uscire da sé e lasciarsi illuminare dalla parola di Dio. Deponendo la sua sapienza umana, deve farsi piccolo e povero, perché Dio annuncia il suo vangelo ai piccoli e ai poveri. 
Padre Lino Pedron
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Il Tuo Angelo Custode 19/9/2012

Tu sei stato scelto dal Signore per essere uno dei suoi. 
Scelto per portare frutti, abbondanti e durevoli. 
Per questo pregare è così indispensabile alla tua vita interiore, come respirare lo è per il corpo. 
Guarda Gesù: la notte prima del giorno in cui scelse i Dodici in mezzo ai suoi discepoli, già molto numerosi “Gesù andò sul monte e rimase lì a pregare Dio tutta la notte” (Lc 6,12). 
Non iniziare mai un incarico importante, non prendere mai una decisione definitiva senza prima aver pregato: questa preghiera sarà tanto più lunga quanto più importanti ed impegnativi saranno il tuo incarico e la tua decisione. 
La scelta dei dodici apostoli era capitale per Gesù: così l’ha preparata con un’intera notte di preghiera. Imita il Signore, sarai benedetto.
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Novena a San Pio da Pietrelcina/ 6

Come temuto, chi ha fornito i primi 5 giorni della novena non ha inviato il sesto. Da altra novena (esterna al gruppo Oremus) ne fornisco un testo:

6° Giorno 19 SettembreObbediente Padre Pio da Pietrelcina, che hai amato gli ammalati più di te stesso, vedendo in essi Gesù. Tu che nel nome del Signore hai operato miracoli di guarigione nel corpo ridonando speranza di vita e rinnovamento nello Spirito, prega il Signore affinché tutti gli ammalati, per intercessione di Maria, possano sperimentare il tuo potente patrocinio e per mezzo della guarigione corporale possano trarre vantaggi spirituali per ringraziare e lodare il Signore Dio in eterno.

« Se so poi che una persone è afflitta, sia nell’anima che nel corpo, che cosa non farei presso del Signore per vederla libera dai suoi mali? Volentieri mi addosserei, pur di vederla andar salva, tutte le sua afflizioni, cedendo in suo favore i frutti dei tali sofferenze, se il Signore me lo permettesse… ». Padre Pio

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martedì 18 settembre 2012

Ragazzo, dico a te, àlzati!

Lc 7,11-17 
In seguito Gesù si recò in una città chiamata Nain, e con lui camminavano i suoi discepoli e una grande folla. Quando fu vicino alla porta della città, ecco, veniva portato alla tomba un morto, unico figlio di una madre rimasta vedova; e molta gente della città era con lei. Vedendola, il Signore fu preso da grande compassione per lei e le disse: «Non piangere!». Si avvicinò e toccò la bara, mentre i portatori si fermarono. Poi disse: «Ragazzo, dico a te, àlzati!». Il morto si mise seduto e cominciò a parlare. Ed egli lo restituì a sua madre.  Tutti furono presi da timore e glorificavano Dio, dicendo: «Un grande profeta è sorto tra noi», e: «Dio ha visitato il suo popolo».  Questa fama di lui si diffuse per tutta quanta la Giudea e in tutta la regione circostante. 

Questo fatto raccontato da Luca ci richiama due episodi dell'Antico Testamento: quello di Elia che restituisce la vita al figlio unico della vedova di Sarepta (1Re 17,17-24) e quello di Eliseo che risveglia dalla morte il figlio della Sunammita (2Re 4,32-37). 
Questo racconto mette in evidenza la potenza di Gesù e la sua misericordia. 
Egli previene senza richiesta, preghiera o fede chi è totalmente perduto e non è più capace di chiedere, di pregare o di credere. 
Apparentemente Gesù è in cammino senza meta. In realtà, arriva inaspettato dove c'è bisogno di lui. La sua misericordia è calamitata dalla nostra miseria. 
Gesù che vede, si commuove e si accosta alle persone morte o sofferenti è l'immagine del Dio misericordioso, che sente compassione per l'uomo, suo figlio perduto. Solo vedendo questo Dio in Gesù si riesce a passare dalla paura di Dio alla fiducia, dalla morte alla vita, dalla legge al Vangelo. Dio patisce con noi la stessa pena e condivide con noi la stessa morte, per liberarci dalla pena e dalla morte. 
La sua parola che ha creato dal nulla tutte le cose, risuscita la vita dalla morte. Vincendo la morte, Gesù ci libera dalla nostra peggiore schiavitù, che è la paura della morte (cfr Eb 2,14-15). 
 Alla porta della città di Nain si incontrano due cortei: il corteo di Gesù che dona la vita e il corteo dalla morte. La folla che accompagna questa vedova poteva forse consolarla un po', ma non poteva risolvere il suo problema. Gesù, invece, sente una compassione che ha la potenza di risolvere i problemi. 
Egli che aveva detto: “Beati voi che ora piangete, perché riderete” (Lc 6,21), ora porta concretamente la misericordia di Dio a coloro che gemono e piangono. Dio inaugura il suo regno con la misericordia per gli oppressi. La risurrezione di questo ragazzo è la dimostrazione della potenza di Gesù e della sua misericordia. La potenza di Dio è sempre al servizio della sua misericordia, perché è la potenza dell'amore. 
Dio interviene con amore potente nella vita dei singoli e mostra la sua benevolenza verso il suo popolo. Trova così compimento ciò che Zaccaria aveva profetizzato: “Benedetto il Signore, Dio d'Israele, perché ha visitato e redento il suo popolo, e ha suscitato per noi un salvatore potente nella casa di Davide, suo servo,... per illuminare (= dare la vita) quelli che stanno nelle tenebre e nell'ombra della morte” (Lc 1, 68-69.79). 
Padre Lino Pedron
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Gioia ancor più grande

Signore,
se tristezza ci reca la sera
perché un altro giorno muore 
ed è grazia grande
se abbiamo sbagliato di meno, 
se meno di ieri abbiamo peccato; 
gioia ancor più grande 
ci ridoni il sorgere del sole, 
perché siamo ancora vivi, 
perché abbiamo superato la notte, 
perché possiamo ancora 
operare e fare giustizia; 
nella fiducia di non tradirti più, 
e finalmente godere del tuo riposo 
alla fine dei giorni.

DAVID MARIA TUROLDO

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Novena a San Pio da Pietrelcina/5

O San Pio, che di un amore ineffabile hai amato tutte le anime, che sei stato esempio di apostolato e carità, ottieni che anche noi amiamo il nostro prossimo di un amore santo e generoso e possiamo mostrarci degni figli della Santa Chiesa Cattolica. 
Così sia. 

Pater / Ave / Gloria
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Preghiera del mattino del 18/IX/2012

Signore, degnati di rinnovare nella loro elezione coloro che tu hai scelto come papa, cardinali, vescovi, sacerdoti, diaconi, così come ogni responsabile di comunità, affinché, ben provvisti di guide, possiamo servirti con animo pacificato e gioioso. 
Per mezzo della spada della tua parola, si ergano contro gli abusi e vigilino perché nessuno sia tratto in errore. 
Ricreino delle vie alla pace e all'unità. Ricoprili della tua unzione, così come Eliseo ricevette il mantello d'Elia e i due terzi del suo spirito. 
O Spirito Santo, guida la tua Chiesa!
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lunedì 17 settembre 2012

Preghiera per il servizio

Signore, 
mettici al servizio dei nostri fratelli
che vivono e muoiono nella povertà 
e nella fame in tutto il mondo. 
Affidali a noi oggi;
da’ loro il pane quotidiano 
insieme al nostro amore 
pieno di comprensione, di pace, di gioia. 

Signore, 
fai di me uno strumento della tua pace, 
affinché io possa portare l’amore 
dove c'è l'odio, 
lo spirito del perdono 
dove c’è l’ingiustizia, 
l’armonia dove c’è la discordia, 
la verità dove c’è l’errore, 
la fede dove c’è il dubbio, 
la speranza dove c’è la disperazione, 
la luce dove ci sono ombre, 
e la gioia dove c’è la tristezza.

Signore,
fa’ che io cerchi di confortare
e non di essere confortata, 
di capire, e non di essere capita, 
di amare e non di essere amata, 
perché dimenticando se stessi 
ci si ritrova, 
perdonando si viene perdonati 
e morendo
ci si risveglia alla vita eterna. Amen.

Madre Teresa di Calcutta
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