lunedì 31 agosto 2009

L'abitino miracoloso di San Domenico Savio


Tutti possiamo rivolgerci al giovane Santo quando sentiamo la necessità di avere un amico accanto, che ci sostenga nei momenti più difficili della vita, perchè ci aiuti e ci dia speranza quando ne abbiamo maggior bisogno.
Domenico Savio aiuti sempre chi si rivolge a Lui nella preghiera e nella fede, porti il sorriso nelle famiglie desolate, asciughi le lacrime delle madri in pena, inondi di gioia le culle. Spanda luce di speranza nelle cliniche, negli ospedali e nelle case di maternità.
Protegga il corpo da ogni sorta di mali e di pericoli. Custodisca le anime nella via del Cielo.
Ad ogni abitino aggiungiamo il testo della novena a Domenico Savio per chiedere le grazie desiderate.

La Novena a San Domenico
1. San Domenico Savio che nel fervore eucaristico estasiavi il tuo spirito alla dolcezza della reale presenza del Signore sì da andarne rapito, ottieni anche a noi la tua fede e il tuo amore al Santissimo Sacramento, affinchè possiamo adorarlo con fervore e degnamente riceverlo nella Santa Comunione.
> Gloria al Padre...
2. San Domenico Savio che nella tenerissima tua devozione all'Immacolata Madre di Dio, le consacrasti per tempo il cuore innocente, diffondendone il culto con pietà filiale, fa' che anche noi le siamo figli devoti, per averla Ausiliatrice nei pericoli della vita e nell'ora della nostra morte.
> Gloria al Padre...
3. San Domenico Savio che nell'eroico proposito: "La morte, ma non peccati" serbasti illibata l'angelica purezza, ottieni anche a noi la grazia di imitarti nella fuga dai divertimenti cattivi e dalle occasioni di peccato per custodire questa bella virtù.
> Gloria al Padre...
4. San Domenico Savio che per la gloria di Dio e per il bene delle anime superando ogni umano rispetto ti impegnasti in un santo apostolato per combattere la bestemmia e l'offesa di Dio, aiuta anche a noi a vincere il rispetto umano.
> Gloria al Padre...
5. San Domenico Savio, apprezzando il valore della mortificazione cristiana, temprasti nel bene la tua volontà; aiutaci a dominare le nostre passioni, e a sostenere le prove e contrarietà della vita per amore di Dio.
> Gloria al Padre...
6. San Domenico Savio, tu che raggiungesti la perfezione della educazione cristiana attraverso una docile obbedienza ai tuoi genitori ed educatori; fa' che anche noi corrispondiamo alla grazia di Dio e siamo ognora fedeli al magistero della Chiesa Cattolica.
> Gloria al Padre...
7. San Domenico Savio, apostolo tra i compagni, sospirasti il ritorno alla Chiesa dei fratelli separati ed erranti; ottieni anche a noi lo spirito missionario e rendici apostoli nel nostro ambiente e nel mondo.
> Gloria al Padre...
8. San Domenico Savio, nell'eroico compimento d'ogni tuo dovere, fosti modello di operosità instancabile santificata dalla preghiera; concedi anche a noi che nell'osservanza dei nostri doveri ci impegniamo a vivere una vita di esemplare pietà.
> Gloria al Padre...
9. San Domenico Savio, col fermo proposito: "Voglio farmi santo", alla scuola di Don Bosco, raggiungesti ancora giovane lo splendore della santità, ottieni anche a noi la perseveranza nei propositi di bene, per fare dell'anima nostra il tempio vivo dello Spirito Santo e meritare un giorno l'eterna beatitudine in Cielo.
> Gloria al Padre...
Preghiera
O Dio, che in San Domenico hai dato ai giovani un modello di perfetta vita cristiana, concedi anche a noi, per sua intercessione, di crescere nell'amicizia con Gesù e Maria e di servirti con purezza di cuore, in coloro che Tu poni sul nostro cammino, con quella gioia contagiosa che è riflesso della felicità che Tu prepari per ogni uomo. Amen.
Preghiera a San Domenico Savio (festa del 9 marzo)
Angelico Domenico Savio che alla scuola di San Giovanni Bosco imparasti a percorrere le vie della santità giovanile, aiutaci ad imitare il tuo amore a Gesù, la tua devozione a Maria, il tuo zelo per le anime; e fa' che proponendo anche noi di voler morire piuttosto che peccare, otteniamo la nostra eterna salvezza. Amen.

È davvero breve il tempo che abbiamo per amare

Un figlio di Dio non ha paura della vita e non ha paura della morte, perché il fondamento della sua vita spirituale è il senso della filiazione divina: Dio è mio Padre, egli pensa, ed è l'Autore di ogni bene, è tutta la Bontà. — Ma tu e io, agiamo davvero da figli di Dio? (Forgia, 987)

La fugacità del cammino su questa terra dovrebbe incitare noi cristiani a trarre maggior profitto dal tempo, non certo ad aver paura del Signore, e ancor meno a considerare la morte una tragica fine. Un anno che passa — lo si è detto in mille modi, più o meno poetici —, con la grazia e la misericordia di Dio, è un passo avanti verso il Cielo, nostra Patria definitiva.Pensando a questa realtà, comprendo molto bene l'esclamazione di san Paolo ai corinzi: Tempus breve est! [1 Cor 7, 29], come è breve la durata del nostro passaggio sulla terra! Queste parole, per un cristiano coerente, risuonano nel più intima del cuore come un rimprovero per la propria mancanza di generosità, come un costante invito a essere leale.
È davvero breve il tempo che abbiamo per amare, per dare, per riparare. Non è giusto perciò che lo sperperiamo, che gettiamo irresponsabilmente questo tesoro dalla finestra: non possiamo sprecare il momento del mondo che Dio ha affidato a ciascuno di noi.Verrà anche per noi quel giorno che sarà l'ultimo e che non ci spaventa: con ferma fiducia nella grazia di Dio, siamo pronti, fin da questo momento, con generosità, con fortezza, con amore alle cose piccole, ad accorrere all 'appuntamento con il Signore portando le lampade accese. Perché ci attende la grande festa del Cielo. (Amici di Dio, 39-40)
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Se ti manca slancio apostolico, diventerai insipido

Come vuole il Maestro, tu devi essere — ben inserito in questo mondo, nel quale ci tocca vivere, e in tutte le attività degli uomini — sale e luce. — Luce, che illumina le intelligenze e i cuori; sale, che dà il sapore e preserva dalla corruzione. Pertanto, se ti manca slancio apostolico, diventerai insipido e inutile, defrauderai gli altri e la tua vita sarà un'assurdità. (Forgia, 22)

Molti, come per autogiustificarsi, si domandano: — Ma io, perché dovrei intromettermi nella vita degli altri?— Perché hai l'obbligo, in quanto cristiano, di intrometterti nella vita degli altri, per servirli!— Perché Cristo si è intromesso nella tua vita, e nella mia! (Forgia, 24)

Se sei un altro Cristo, se ti comporti da figlio di Dio, lì dove sei appiccherai il fuoco: Cristo infiamma, non lascia indifferenti i cuori. (Forgia, 25)
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La religione è la più grande ribellione dell'uomo

Oggi, quando l'ambiente è pieno di disobbedienza, di mormorazione, di intrighi, di inganni, dobbiamo amare più che mai l'obbedienza, la sincerità, la lealtà, la semplicità: il tutto, con senso soprannaturale, che ci renderà più umani. (Forgia, 530)

La religione è la più grande ribellione dell'uomo che non sopporta di vivere da bestia, che non si rassegna — non trova riposo — finché non conosce ed entra in rapporto con il Creatore. Vi voglio ribelli, liberi da ogni legame, perché vi voglio — Cristo ci vuole! — figli di Dio. Schiavitù o filiazione divina: questo è il dilemma della nostra vita. O figli di Dio, o schiavi della superbia, della sensualità, dell'egoismo angoscioso in cui tante anime si dibattono.L'Amore di Dio indica il cammino della verità, della giustizia, del bene. Se ci decidiamo a rispondere al Signore: «La mia libertà è per te», ci troviamo liberati da tutte le catene che ci avevano legati a cose senza importanza, a ridicole preoccupazioni, ad ambizioni meschine. E la libertà — tesoro incalcolabile, perla meravigliosa da non gettare alle bestie [Cfr Mt 7, 6] — va interamente impiegata ad imparare a fare il bene. (Amici di Dio, 37-38)
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Dio, che ti ha creato senza di te, non può salvarti senza di te

Perché tu non abbia a imitarlo, ricopio da una lettera questo esempio di viltà: « Le sono senz'altro molto grato del suo ricordo, perché ho bisogno di molte preghiere. Ma le sarei anche grato se, nel supplicare il Signore di farmi “apostolo”, non si impegnasse molto nel chiedergli di esigere da me il dono della mia libertà». (Solco, 11)

Capisco molto bene quelle parole del vescovo di Ippona, che sono un meraviglioso inno alla libertà: Dio, che ti ha creato senza di te, non può salvarti senza di te [Sant'Agostino, Sermo CLXIX, 13]. Infatti, ciascuno di noi — tu, io — conserva la possibilità — la triste sventura — di ribellarsi a Dio, di respingerlo — forse implicitamente, con il comportamento — o di esclamare: Non vogliamo che costui venga a regnare su di noi [Lc 19, 14].
Vuoi considerare — anch'io mi sto esaminando — se mantieni immutabile e ferma la tua scelta per la vita? Se rispondi liberamente di sì alla voce di Dio, amabilissima, che ti stimola alla santità? Rivolgiamo lo sguardo a Gesù, mentre parlava alla folla nelle città e nelle campagne di Palestina. Non vuole imporsi. Se vuoi essere perfetto... [Mt 19, 21], dice al giovane ricco. Quel ragazzo respinse l'invito e, dice il Vangelo, abiit tristis [Mt 19, 22], se ne andò triste. Aveva perso la gioia, perché aveva rifiutato di dare a Dio la sua libertà. (Amici di Dio, 23-24)
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Scusare tutti

Sarai buono solo se saprai vedere le cose buone e le virtù degli altri. — Pertanto, se devi correggere, fallo con carità, nel momento opportuno, senza umiliare... e con la disposizione di imparare e di migliorare tu stesso in ciò che correggi. (Forgia, 455)

Una delle prime manifestazioni concrete della carità consiste nel dischiudere all'anima i cammini dell'umiltà. Se riteniamo sinceramente di essere nulla; se ci rendiamo conto che, senza l'aiuto divino, la più debole, la più inconsistente delle creature sarebbe migliore di noi; se ci vediamo capaci di tutti gli errori e di tutti gli orrori; se sappiamo di essere peccatori anche se combattiamo con impegno per prendere le distanze da tante infedeltà..., come possiamo pensar male degli altri, come possiamo alimentare nel cuore il fanatismo, l'intolleranza, l'alterigia?L'umiltà ci conduce quasi per mano a quel modo di trattare il prossimo, che è il migliore di tutti: comprendere tutti, saper convivere con tutti, scusare tutti, non creare divisioni né barriere; comportarsi — sempre! — da strumenti di unità. Non invano in fondo all'uomo esiste un forte anelito alla pace, all'unità con i propri simili, al reciproco rispetto dei diritti della persona, in una prospettiva che conduce alla fraternità. È un riflesso di ciò che vi è di più prezioso nella condizione umana: se tutti siamo figli di Dio, la fraternità non si riduce a luogo comune o a ideale illusorio: risplende come meta difficile, ma reale.Nell'orazione, con l'aiuto della grazia, la superbia può trasformarsi in umiltà. E germoglia nell'anima la vera gioia, pur dovendo costatare che ancora portiamo del fango sulle ali, la melma della nostra triste miseria, che comincia a essiccarsi. Più tardi, con l'aiuto ella mortificazione, quel fango cadrà, e potremo volare molto in alto, perché il vento della misericordia di Dio ci sarà favorevole.(Amici di Dio, nn. 233. 249)
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Come va la tua presenza di Dio?

Ti manca vita interiore: perché non porti all'orazione le preoccupazioni dei tuoi e il proselitismo; perché non ti sforzi di veder chiaro, di trarre propositi concreti e di metterli in pratica; perché non hai visione soprannaturale nello studio, nel lavoro, nelle tue conversazioni, nei tuoi rapporti con gli altri... Come va la tua presenza di Dio, conseguenza e manifestazione della tua orazione? (Solco, 447)

Ogni volta che sentiamo nel cuore il desiderio di essere migliori, di corrispondere con più generosità al Signore, e cerchiamo una luce che ci guidi, un riferimento preciso per la nostra esistenza cristiana, lo Spirito Santo porta alla nostra memoria le parole del Vangelo:è necessario pregare sempre, senza stancarsi [Lc 18, 1]. L'orazione è il fondamento di ogni atti vita soprannaturale; l'orazione ci rende onnipotenti, e se prescindessimo dalla sua potenza non otterremmo nulla.Vorrei che oggi, in questa nostra meditazione, ci persuadessimo una volta per sempre della necessità di avviarci ad essere anime contemplative, nel bel mezzo della strada e del lavoro, grazie ad un colloquio costante con il nostro Dio, che non deve mai venir meno lungo tutta la giornata. Se vogliamo seguire lealmente le orme del Maestro, è questa l'unica via.È molto importante — perdonatemi se insisto — osservare il comportamento del Messia, perché Egli è venuto a mostrarci la via che conduce al Padre. Assieme a Lui scopriremo come è possibile dare rilievo soprannaturale alle attività in apparenza più insignificanti; impareremo a vivere ogni istante con vibrazione d'eternità e comprenderemo con crescente profondità che la creatura ha bisogno di momenti di colloquio intimo con Dio, per stargli vicino, per invocarlo, per lodarlo, per prorompere in rendimento di grazie, per ascoltarlo o, semplicemente, per stare con Lui. (Amici di Dio, nn. 238-239)
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martedì 25 agosto 2009

Cos'è il messaggio di Fatima?

da leggere pazientemente, attentamente e con calma, anche se non recentissimo aiuta a capire:

1. COS'È IL MESSAGGIO DI FATIMA?

Il Messaggio di Fatima consiste in un numero di precise predizioni, richieste, avvertimenti e promesse riguardanti la Fede e il Mondo, che sono stati trasmessi dalla Beata Vergine a tre pastorelli - Lucia, Jacinta e Francisco - in una serie di apparizioni avvenute a Fatima, Portogallo, da maggio a ottobre del 1917.


2. PERCHÉ DOVREI CREDERE AL MESSAGGIO DI FATIMA?

Devi credere al Messaggio di Fatima perché:

(1) E' stato confermato da un miracolo senza precedenti avvenuto pubblicamente, il Miracolo del Sole, che si verificò nell'esatto momento annunciato da Lucia. Più di 70.000 persone, inclusi massoni, comunisti e atei, videro il sole rotolare nel cielo contro ogni legge cosmica, spargere colori e discendere sulla terra. L'evento fu riportato dai giornali di tutto il mondo, compreso il New York Times.

(2) Tutti i Papi, da quando avvenne il Miracolo, hanno riconosciuto che il Messaggio è autentico. Molti Papi, tra i quali Paolo VI, e Giovanni Paolo II, si sono recati personalmente a Fatima. Quest'ultimo nel 1982 disse a Fatima che "il Messaggio di Fatima impone alla Chiesa un obbligo".

(3) Sono stati compiuti da Dio molti altri miracoli che autenticano il Messaggio di Fatima come proveniente da Lui stesso, non soltanto al momento del Miracolo del Sole, il 13 ottobre 1917, ma, nel corso degli anni fino a oggi, sono avvenuti miracoli di conversioni e guarigioni che la scienza non può spiegare con mezzi naturali.

(4) Il Messaggio di Fatima ha predetto accuratamente gli eventi del mondo, il che prova che è una vera profezia.


3. COSA HA PREDETTO IL MESSAGGIO DE FATIMA?

Nel 1917 il Messaggio di Fatima ha predetto accuratamente tutti i seguenti eventi avvenuti successivamente:

(1) La fine della I guerra mondiale;

(2) L'emergere della Russia come potenza mondiale che avrebbe "diffuso i suoi errori (compreso il comunismo) nel mondo ... fomentando guerre e persecuzioni contro la Chiesa";

(3) L'elezione di un Papa che si sarebbe chiamato Pio XI;

(4) Lo scoppio di una seconda guerra mondiale a seguito di una strana luce nel cielo notturno.

Il Messaggio di Fatima predisse inoltre che se le richieste della Vergine Maria non fossero state onorate, molte anime sarebbe state perdute, "il Santo Padre avrebbe sofferto molto", vi sarebbero state altre guerre e persecuzioni contro la Chiesa e "diverse nazioni sarebbero state annientate". L'annientamento delle nazioni predetto a Fatima non è ancora avvenuto, ma molti temono che ciò possa presto accadere, date l'immoralità e la corruzione in continuo aumento.


4. COSA CHIEDE IL MESSAGGIO DE FATIMA?

A Fatima Nostra Signora disse che Dio desiderava instaurare nel mondo la devozione al Cuore Immacolato di Maria. Nostra Signora disse che molte anime sarebbero state salvate dall'inferno e l'annientamento delle nazioni sarebbe stato evitato se, per tempo, la devozione al Suo Cuore Immacolato fosse stata stabilita principalmente in questi due modi:

(1) La Consacrazione della Russia al Cuore Immacolato di Maria fatta dal Papa insieme ai Vescovi del mondo con una solenne cerimonia pubblica, e

(2) La pratica di ricevere la Santa Comunione (e altre specifiche devozioni della durata di circa mezz'ora), in riparazione ai peccati commessi contro la Beata Vergine Maria, nei Primi Sabati di cinque mesi consecutivi - pratica conosciuta dai Cattolici come la devozione del "Primo Sabato".


5. QUESTE RICHIESTE DE NOSTRA SIGNORA DE FATIMA SONO STATE ONORATE?

No, non completamente. Un certo numero di Fedeli praticano la devozione del "Primo Sabato", ma la Russia non è ancora stata consacrata all'Immacolato Cuore di Maria in una solenne cerimonia pubblica condotta dal Papa insieme ai Vescovi Cattolici di tutto il mondo.

Nel 1982, fu chiesto all'ultima sopravvissuta dei tre veggenti di Fatima, Lucia, se il tentativo di consacrazione da parte di Papa Giovanni Paolo II fosse stato sufficiente. Essa replicò che non lo era, perché non era stata menzionata la Russia e non vi avevano partecipato tutti i vescovi del mondo. Allo stesso modo un altro tentativo di Consacrazione eseguito nel 1984 non menzionava la Russia, né vi era stata la partecipazione di tutti i vescovi; Suor Lucia disse, immediatamente dopo, che anche questa Consacrazione non aveva esaudito le richieste di Nostra Signora.


6. QUALE AVVERTIMENTO MANDA IL MESSAGGIO DI FATIMA?

L'avvertimento che se le richieste di Nostra Signora di Fatima sulla Consacrazione della Russia e la devozione del Primo Sabato non verranno esaudite, la Chiesa sarà perseguitata, si scateneranno guerre ancora più grandi, il Santo Padre soffrirà molto e diverse nazioni saranno annientate; molte nazioni saranno ridotte in schiavitù dai russi militanti atei. Soprattutto, molte anime saranno perdute.


7. COSA PROMETTE IL MESSAGGIO DE FATIMA?

Il Messaggio di Fatima promette che se le richieste di Nostra Signora di Fatima verranno soddisfatte "il Mio Cuore Immacolato trionferà, il Santo Padre Mi consacrerà la Russia, che si convertirà, e all'umanità verrà garantito un periodo di pace".


8. E' VERO CHE LA CONSACRAZIONE DELLA RUSSIA VENNE FATTA NEL 1984, CHE LA "CADUTA DEL COMUNISMO" PROVA CHE LA CONSACRAZIONE È STATA EFFICACE E CHE LA RUSSIA SI STA ORA CONVERTENDO?

No, non è vero. Sappiamo che non è vero perché:

(1) Il 25 marzo 1984, dopo la Consacrazione del mondo, Papa Giovanni Paolo II disse per due volte che la richiesta di Nostra Signora di Fatima - sulla Consacrazione della Russia - non era stata accolta.

(2) Subito dopo la tentata Consacrazione del 1984, cui non avevano partecipato tutti i Vescovi del mondo e che non menzionava la Russia, Suor Lucia affermò che ciò non era sufficiente perché non soddisfaceva le specifiche richieste che Nostra Signora le aveva fatto.

(3) Sin dal 1984 lo stato morale e spirituale del mondo è ovviamente peggiorato: negli ultimi 14 anni vi sono stati 600 milioni di aborti e sono scoppiate guerre in tutto il mondo. Eutanasia e omosessualità sono state "legalizzate". Nella stessa Russia è stata approvata una nuova legge che discrimina contro la Chiesa Cattolica a favore dell'Islam, del Buddismo, del Giudaismo e delle congregazioni ortodosse, che sotto i comunisti avevano occupato con la forza le parrocchie Cattoliche. E' quindi chiaro che la Russia non si è convertita alla Fede Cattolica come Nostra Signora di Fatima promise che sarebbe avvenuto se fosse stata accolta la Sua richiesta.

(4) In Russia, negli ultimi 14 anni, sono avvenute pochissime conversioni al Cattolicesimo. Oggigiorno, in tutta la Russia vi sono solamente 300.000 Cattolici - molto meno dell'uno per cento della popolazione russa. Al confronto, dopo l'apparizione di Nostra Signora a Guadalupe, avvenuta in Messico nel sedicesimo secolo, nei nove anni seguenti più di 7 milioni di messicani si convertirono dal paganesimo alla Fede Cattolica e il Messico divenne un paese Cattolico.


9. PERCHÉ IL MESSAGGIO DE FATIMA È IMPORTANTE PER ME E PER LA MIA FAMIGLIA?

Il Messaggio di Fatima è importante per te e per la tua famiglia perché coinvolge la salvezza delle anime, la pace nel mondo e, se le richieste di Nostra Signora di Fatima non verranno eseguite, la conseguenza sarà l'annientamento delle nazioni e la schiavitù di tutta l'umanità sotto i militanti atei della Russia.


10. MA IL MESSAGGIO DE FATIMA NON È SOLO UNA RIVELAZIONE PRIVATA CUI NESSUN CATTOLICO DEVE CREDERE?

No, non è solo una rivelazione privata. E' una rivelazione profetica pubblica fatta dalla Vergine Maria, Madre di Dio. Non va confusa con la "Rivelazione" o, come viene anche chiamata, con il Deposito della Fede, che termina con la morte dell'ultimo Apostolo. Ma una rivelazione profetica pubblica non deve essere disprezzata. La profezia della Vergine Maria è stata confermata da un miracolo pubblico, e autenticata da un'intera serie di Papi. E inoltre le Sue profezie si sono avverate.Così, mentre credere nel Messaggio di Fatima come articolo di Fede può non essere strettamente richiesto ai Cattolici, sarebbe molto sciocco trascurare un messaggio del Cielo così evidentemente autentico. Come insegnò San Paolo:"non disprezzate le profezie. Esaminate tutto e ritenete ciò che è buono" (1 Tess. 5: 20-21). E' stato provato che la profezia di Fatima è degna di essere creduta. Non dovremmo disprezzarla, ma piuttosto ritenere strettamente ciò che Nostra Signora ci disse a Fatima.

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Sia in ciascuno lo spirito di Maria

Madre mia! Le madri della terra guardano con maggiore predilezione il figlio più debole, il più ammalato, il meno intelligente, il povero storpio... — O Maria!, io so che tu sei più Madre di tutte le madri insieme... — E, siccome sono tuo figlio... E, siccome sono debole, e ammalato... e storpio... e brutto... (Forgia, 234)

Le madri non contabilizzano i piccoli segni di affetto che i figli riservano loro; non pesano e non misurano con criteri meschini. Una piccola attenzione affettuosa la assaporano come il miele, e subito contraccambiano molto più generosamente di quanto hanno ricevuto. Se tanto fanno le madri sulla terra, figuratevi che cosa ci possiamo attendere da Maria nostra Madre.
Mi piace ritornare con l'immaginazione agli anni durante i quali Gesù rimase accanto a sua Madre, e che comprendono quasi tutta la vita del Signore sulla terra. Mi piace vederlo piccolo, mentre Maria lo cura, lo bacia e lo fa giocare. Vederlo crescere, sotto gli occhi innamorati di sua Madre e di Giuseppe, suo padre putativo. Immaginate con quanta tenerezza e con quanta delicatezza Maria e il santo Patriarca si saranno occupati di Gesù nella sua infanzia e quanto, in silenzio, avranno appreso continuamente da Lui. Le loro anime dovettero certamente conformarsi all'anima di quel Figlio, Uomo e Dio. Per questo la Madre e, dopo di lei, Giuseppe, conoscono più di chiunque altro i sentimenti del Cuore di Cristo; e sono loro, pertanto, la via migliore e, si può dire, l'unica, per giungere al Salvatore.
Sia in ciascuno l'anima di Maria a magnificare il Signore — scrive Sant'Ambrogio —; sia in ciascuno l'anima di Maria a esultare in Dio. (Amici di Dio, 280-281)

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Il dono supremo

Dove siamo? perché siamo qui riuniti? che cosa stiamo facendo? La celebrazione di questo rito esige da noi un momento d’intensa concentrazione.
È pur vero: essa non è in sostanza che una Santa Messa, quale noi celebriamo ogni giorno e moltiplichiamo in tanti luoghi diversi. Ma oggi questo rito vuole assumere il suo pieno e originario significato. Esso vuole ricordare, anzi rinnovare le sue ragioni costitutive, e acquista per noi, in ogni suo aspetto, un rilievo particolare; noi vogliamo onorare la sua misteriosa e complessa realtà; la sua origine, ch’è l’ultima Cena del Signore; la sua natura, ch’è il sacrificio eucaristico; i suoi rapporti con la Pasqua giudaica, memoriale della liberazione del popolo ebraico dalla schiavitù e poi segno della promessa messianica circa i futuri destini di quel popolo; il suo aspetto innovatore, ch’è l’inaugurazione d’un nuovo Testamento, d’una nuova alleanza, cioè d’un nuovo piano religioso, eminentemente più elevato e più perfetto, fra Dio e l’umanità, mediante il sacrificio d’una vittima unica e nuova, Gesù Cristo stesso . . . Noi siamo collocati all’incrocio delle grandi linee traiettorie dei destini storici, profetici e spirituali dell’umanità: qui si conclude l’Antico Testamento; qui si inaugura il Nuovo; qui l’incontro con Cristo, da evangelico e particolare, si fa sacramentale e universalmente accessibile, qui la intenzione fondamentale della sua presenza nel mondo, con la celebrazione dei due misteri essenziali della sua vita nel tempo e sulla terra, l’Incarnazione e la Redenzione, si svela in gesti ed in parole indimenticabili: «sapendo Gesù, dice infatti il Vangelo, che era giunta la sua ora di passare da questo mondo al Padre, avendo amato i suoi che erano nel mondo, li amò fino alla fine» (Io. 13, 1), cioè fino all’estremo limite, fino al dono supremo di Sé.Questo è il tema sul quale ora dobbiamo fissare la nostra attenzione. Non ne saremo veramente capaci, come non sono capaci i nostri occhi di sostenere lo sguardo diretto della luce del sole. Ma non dovranno questi nostri occhi umani e fedeli stancarsi di contemplare ciò che il misterioso fulgore dell’ultima Cena fa risplendere davanti a noi: i gesti dell’amore che si offre e si dà, e che assumono l’aspetto e la dimensione d’un amore assoluto, divino; l’amore che si esprime nel sacrificio.
L’amore, nell’esperienza umana, è un termine terribilmente equivoco, a seconda dei beni a cui si rivolge; può significare le passioni più abbiette e più sordide, può camuffarsi nell’egoismo più esigente e maligno, può bilanciarsi in legittime reciprocità trovandosi pago di ciò che riceve per ciò che ha dato, e può concedersi con calcoli di quasi inavvertito interesse; e può finalmente darsi gratuitamente, realizzandosi nella sua essenziale definizione, per amore, senza considerare il merito di chi lo riceve, né il compenso che gli sarebbe dovuto.
Puro, totale, gratuito, salvifico amore; tale fu l’amore di Cristo per noi: e quest’ultima sera della vita terrena di Lui ce ne offre le prove commoventi e profonde.
Beati noi, se, avidi come siamo di cose grandi e singolari, sapremo soffermarci sullo studio, sulla contemplazione inesauribile di questo amore di Cristo, in certo modo come ci si lascia incantare dalla visione sensibile delle cose sconfinate, del cielo profondo, del mare senza rive, del panorama dai limiti inaccessibili! E ciò tanto più che noi sappiamo come l’Eucaristia, che ora ci abbaglia, è la figurazione, trasparente alla fede, della Croce: quel Gesù, ch’è ora glorioso in cielo alla destra del Padre, vuole essere da noi rilevato nell’atto perenne del suo sacrificio; tale infatti è il significato cruento del Corpo e del Sangue, immolati sulla Croce, a noi apparenti nei simboli incruenti delle specie del pane e del vino. Il Crocifisso è davanti a noi. Dolore ed amore ci inondano. La scena del Calvario sembra delinearsi intorno a noi. La mensa è diventata un altare: «Prendete e mangiate, questo è il mio Corpo; prendete e bevete, questo è il mio Sangue».
Il prodigio continua e si dilata. «Fate questo in memoria di me»: il sacerdozio cattolico nasce da questo amore e per questo amore: ogni fedele cristiano sarà così invitato a questa mensa ineffabile, a questa incomparabile comunione: «Noi, dirà l’Apostolo, siamo un solo corpo, pur essendo molti, poiché tutti partecipiamo dell’unico pane» (1 Cor. 10, 17).
Qui lo spirito, fisso nello studio del mistero eucaristico, scopre il profilo del «Cristo totale»: Gesù, il capo e le sue membra formanti un unico mistico corpo, la sua Chiesa, vivente in Lui animata dallo Spirito Santo: ecco i mille e mille eletti alla partecipazione del sacerdozio di Cristo, «stirpe che il Signore ha benedetto» , isti sunt semen cui benedixit Dominus come abbiamo letto nella Missa chrismalis (Is. 61, 9) di questa mattina; sono i nostri confratelli, sono i nostri collaboratori, ai quali è stato conferito il sacerdozio ministeriale, questa specie di potestà prodigiosa, che ci identifica, sotto certi aspetti, a Cristo medesimo, abilitandoci ad attualizzare la sua sacramentale presenza, e a risuscitare le anime morte per il peccato in virtù della sua operante misericordia. Vada in questo momento a voi, sacerdoti, che qui ci assistete, ed a tutti e ai singoli sacerdoti della santa Chiesa, sparsi sulla faccia della terra, il gioioso .e fremente saluto, - in osculo pacis -, della nostra comunione in Cristo, unico e sommo Sacerdote della nuova Alleanza, da Lui sancita nella Cena sacrificale e memoriale del Giovedì Santo.
E così subito rifulga l’altro prodigio della moltiplicazione sacramentale dell’Eucaristia, resa accessibile, mediante il nostro umile e sublime ministero sacerdotale, nella sua immediata pienezza di comunione con Cristo a tutti e ai singoli fedeli, disposti all’ineffabile incontro: a tutti, ad ognuno di questi fratelli oggi il saluto gioioso della nostra pace.
Che cosa stiamo dicendo? che cosa anzi celebrando? tutta la Chiesa alimentata dall’unico Cristo, vittima immolata per la nostra salvezza, una salvezza consumata nella trasfusione in noi della sua vita divino-umana, mediante la comunione con Lui, fattosi nostro sacramentale alimento? «chi mangia di me, vivrà per me» (Io. 6, 56-57), proclama Cristo Gesù. È davvero così? Noi lo ascoltiamo con fede, trasognati, estatici, quasi in un sogno surreale; beati!
Ma il mondo, il nostro mondo, come può accogliere questo messaggio? Non crea esso una distanza invalicabile fra la Chiesa vivente e il mondo moderno, secolarizzato e profano? Oh! è vero! Durus est hic sermo, è difficile questo discorso (Io. 6. 60). È difficile, sì; ma è il discorso dell’unità, dell’amore, della gioia, della salvezza, della verità; non è forse discorso anche per l’uomo moderno, per l’uomo autentico, per l’uomo in perenne ricerca di novità e di vita? Noi auguriamo che anch’esso, l’uomo moderno, lo possa, per sua fortuna, comprendere.

(Paolo VI, dall'omelia per il Giovedì Santo, 11 aprile 1974)
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CUORE SACERDOTALE

Il Cuore di Gesù è il cuore sacerdotale per eminenza.
In esso è la sorgente infinita del Sacerdozio.
Nessun cuore può essere sacerdotale se non partecipando alla pienezza del Sacerdozio racchiusa nel Cuore di Gesù.
Il cuore sacerdotale è il cuore consacrato «a vantaggio degli uomini in tutte le cose di Dio, per offrire doni e sacrifici per i peccati…» (Eb 5,1-2). Il Cuore di Gesù è stato l’altare e la vittima sublime per la gloria di Dio e per la salvezza degli uomini. Tutto l’amore per il Padre, tutto l’amore per noi, Gesù lo brucia sull’altare del suo adorabile Cuore. Tutto il dolore per le offese a Dio, tutto il dolore per le rovine delle anime, Gesù lo soffre nel suo adorabile Cuore.
Tutte le offerte di riparazione a Dio e di espiazione per gli uomini, Gesù le trasforma in offerta sacerdotale di adorazione, lode, riparazione, propiziazione.
Cuore sacerdotale di Gesù, riempi i cuori dei tuoi sacerdoti e fa che ti amino, per meritare anche il frutto particolare della tua promessa: «Ai sacerdoti darò il dono di commuovere i cuori più induriti».
Ogni vocazione sacerdotale ha la sua radice nel Cuore di Gesù. Nessuno può diventare sacerdote se non viene scelto e chiamato da Gesù: «lo ho scelto voi» (Gv 15,16). E deve essere grande l’amore del Cuore di Gesù verso i sacerdoti, se la sera del Giovedì santo, nell’ultima Cena, allorché Egli istituì il Sacerdozio sacramentale, uscì in questa esclamazione: «Ho desiderato ardentemente fare questa Pasqua con voi, prima di soffrire» (Lc 22,15). Ed è per questo che il suo lamento più doloroso a santa Margherita fu quello riguardante i sacerdoti: «Quel che più mi è penoso, è di vedermi trattato così da cuori a me consacrati».
I sacerdoti sono i prediletti del Cuore di Gesù, sono la porzione più preziosa del suo amore, sono i suoi ministri, i suoi amici, i suoi intimi. Beato chi è chiamato e chi corrisponde a questa scelta d’amore così personale!
Purtroppo anche in questo «molti sono i chiamati, pochi gli eletti» (Mt 20,16). Se san Giovanni Bosco dice che Dio chiama al Sacerdozio uno su tre ragazzi, è ben triste sapere che la corrispondenza a questa chiamata eccezionale è molto, molto scarsa, e sta calando ancora in modo pauroso, perché la maggior parte dei giovani corrono appresso alle chimere del mondo e vivono incatenati agli istinti più vergognosi della carne.
Cuore di Gesù, salva e santifica i tuoi sacerdoti!
P. Stefano M. Manelli, FI
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Preghiamo per tutti i SACERDOTI

Fratelli, noi tutti siamo stati creati da Dio, Padre Buono e generati in Lui da Maria SS e dalla Madre Chiesa.
Amiamo la Chiesa, difendiamoLa, impariamo ciò che pensa, e perchè lo pensa.
Vi invito a pregare in questa settimana con ardore e gratitudine per tutti i Sacerdoti e per il Papa:
Benedetto XVI è un uomo straordinariamente umile, docile a Gesù, sapiente, vigile e noi dobbiamo amare il Sommo Pontefice come amiamo Gesù e Gesù in Lui.
Egli è Pietro e Pietro è Capo della Chiesa e Mandato da Dio a insegnare.
Preghiamo dunque per tutti i Sacerdoti.
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In uno stesso amore

Grazie, Signore,
di averci preparata
la gioia dell'amicizia.
Insieme noi camminiamo
per trovarti insieme.
E se, domani,
qualcuno di noi deve lottare,
Dio forte, aiutalo!
Se qualcuno di noi deve soffrire,
Cristo, sostienilo!
Se deve conoscere
l'attrattiva della tentazione,
Vergine santa, custodiscilo!
Se deve risolversi
nella scelta della sua strada,
Spirito di Dio, illuminalo!
Che la nostra amicizia
ci porti sempre verso te,
Signore,in uno stesso amore.

L. GIRAUD
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La castità è una virtù

Mi hai scritto, medico apostolo: “Tutti sappiamo per esperienza che possiamo essere casti, se siamo vigilanti, se frequentiamo i Sacramenti e spegniamo le prime scintille della passione senza lasciare che avvampi il fuoco. Ed è proprio fra i casti che si contano gli uomini più integri sotto tutti gli aspetti. E fra i lussuriosi predominano i timidi, gli egoisti, i falsi e i crudeli, tipi caratteristici di scarsa virilità”. (Cammino, 124)

Il tuo comportamento non deve limitarsi a evitare le cadute, l'occasione. Non deve ridursi in alcun modo a una negazione fredda e matematica. Ti sei convinto che la castità è una virtù e che, come tale, deve crescere e perfezionarsi? Non basta, ripeto, essere continenti ciascuno secondo il suo stato: dobbiamo vivere castamente, con virtù eroica. Tale atteggiamento richiede un atto positivo, con cui accettiamo di buon grado la richiesta divina: Praebe, fili mi, cor tuum mihi et oculi tui vias meas custodiant [Pro 23, 26], figlio mio, dammi il tuo cuore, e piacciano ai tuoi occhi le mie vie.
Ti chiedo ora: come affronti questa lotta? Sai bene che se sostieni la lotta dall'inizio, sei già vittorioso. Allontanati immediatamente dal pericolo, appena avverti i primi segni della passione, e anche prima. Parla subito con chi ti dirige; meglio, parla prima, se è possibile, perché se apri il cuore spalancandolo bene, non sarai sconfitto. Un atto dopo l'altro formano un'abitudine, un'inclinazione, un'idoneità. Perciò bisogna lottare per ottenere l'abitudine della virtù, l'abitudine della mortificazione, per non respingere l'Amore degli Amori.
Meditiamo il monito di san Paolo a Timoteo: Te ipsum castum custodi [1 Tm 5, 22], conservati puro!, per essere anche noi sempre vigilanti, decisi a custodire il tesoro che Dio ci ha affidato. Nel corso della mia vita, quante persone ho sentito esclamare: «Se avessi troncato all'inizio!». E lo dicevano piene di afflizione e di vergogna.(Amici di Dio, 182)
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Eccomi qua, per tutto ciò che vuoi

Come farò perché il mio amore per il Signore continui, perché aumenti?, mi domandi con ardore. — Figlio, abbandonando man mano l'uomo vecchio, dando volentieri anche quelle cose, buone in sé stesse, che però impediscono il distacco dal tuo io...; dicendo al Signore, con i fatti e continuamente: “Eccomi qua, per tutto ciò che vuoi”. (Forgia, 117)

Di nuovo innalzo il mio cuore in rendimento di grazie al mio Dio e mio Signore, perché avrebbe potuto benissimo crearci impeccabili, dandoci un impulso irresistibile verso il bene, ma reputò che i suoi servi l'avrebbero meglio servito se fossero stati liberi di farlo [Sant Agostino, De vera religione, 14, 17]. Quanto sono grandi l'amore, la misericordia di Dio nostro Padre! Di fronte all'evidenza delle sue 'divine pazzie' per i suoi figli, vorrei avere mille bocche, mille cuori, e più ancora, per poter vivere in continua lode a Dio Padre, a Dio Figlio, a Dio Spirito Santo. Pensate che l'Onnipotente, colui che con la sua Provvidenza regge l'Universo, non vuole dei servi forzati; preferisce avere dei figli liberi.
È alla portata della creatura rispondere di no a Dio, respingere questo principio di felicità nuova e definitiva. Ma se così fa, non è più figlio e diventa schiavo.
Perdonate l'insistenza. È evidente, e del resto lo possiamo verificare spesso intorno a noi o in noi stessi, che nessuno sfugge a qualche tipo di servitù. Alcuni si inginocchiano davanti al denaro; altri adorano il potere; altri, la relativa tranquillità dello scetticismo; altri fanno della sensualità il loro vitello d'oro. E la stessa cosa accade in campi più nobili. Ci affanniamo in un lavoro, in un'impresa di proporzioni più o meno grandi, nello svolgimento di un'attività scientifica, artistica, letteraria, spirituale. Se c'è impegno, se c'è vera passione, chi si applica vive da schiavo, si dà con gioia al servizio del compito che si è prefisso. (Amici di Dio, 33-34)
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domenica 23 agosto 2009

e bello essere giullare di Dio!

A volte, qualcuno mi ha detto: Padre, io mi sento stanco e freddo; quando prego o compio qualche norma di pietà, mi sembra di star facendo una commedia... A questo amico, e a te — se ti trovi nella stessa situazione —, rispondo: una commedia? — Gran cosa, figlio mio! Fa' la commedia! Il Signore è il tuo spettatore!: il Padre, e il Figlio, e lo Spirito Santo; la Trinità Beatissima ci starà contemplando, nei momenti in cui “facciamo la commedia”. — Agire così davanti a Dio, per amore, per fargli piacere, quando si vive contropelo, com'è bello! Essere giullare di Dio! Come è stupenda questa recita compiuta per Amore, con sacrificio, senza alcuna soddisfazione personale, per compiacere il nostro Signore! — Questo sì che è vivere d'Amore. (Forgia, 485)

Non vi nascondo che, nel corso degli anni, mi hanno avvicinato persone che con dolore mi hanno detto: «Padre, non so che cosa succede, ma mi sento stanco e freddo; la mia vita di pietà, prima tanto sicura e semplice, mi sembra divenuta una commedia...». A chi si trova in questa situazione e a tutti voi rispondo: «Una commedia? Benissimo! Il Signore sta giocando con noi, come un padre coi figli».Si legge nella Scrittura: Ludens in orbe terrarum [Pro 8, 31], Dio si ricrea sul globo terrestre e non ci abbandona, infatti subito aggiunge: Deliciae meae esse cum filiis hominum [Pro 8, 31], ho posto le mie delizie tra i figli dell'uomo. Il Signore gioca con noi! Quando ci sembra di star facendo la commedia, perché ci sentiamo freddi, apatici; quando siamo annoiati e senza volontà; quando ci riesce difficile compiere il nostro dovere e raggiungere le mete spirituali che ci eravamo prefissi, è giunta l'ora di pensare che Dio gioca con noi e attende che gli rappresentiamo la nostra 'commedia' con bravura.Non mi importa dirvi che il Signore, in certe occasioni mi ha concesso molte grazie; di solito, però, vado contropelo. Seguo il mio piano, non perché mi attrae, ma perché devo farlo, per Amore. «Ma, Padre, si può fare la commedia con Dio? Non è ipocrisia?» Stai tranquillo: per te è venuto il momento di recitare una commedia umana davanti a uno spettatore divino. Persevera, perché il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo contemplano la tua commedia; fa' tutto per amor di Dio, per fargli piacere, anche se ti costa.Che bella cosa essere giullare di Dio! Che cosa buona recitare la commedia per Amore, con sacrificio, senza cercare la soddisfazione personale, per piacere a Dio nostro Padre, che gioca con noi! Mettiti di fronte al Signore e confidagli: «Non ho nessuna voglia di fare la tal cosa, tuttavia la offrirò per Te». Poi falla davvero, anche se pensi che sia una commedia. Benedetta commedia! Ti assicuro che non è ipocrisia, perché gli ipocriti hanno bisogno di pubblico per la loro messinscena. Invece, gli spettatori della nostra commedia — lasciami ripetere — sono il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo, la Vergine Santissima, san Giuseppe e tutti gli angeli e i santi del Cielo. La nostra vita interiore non racchiude in se altro spettacolo che questo: Cristo che passa quasi in occulto [Cfr Gv 7, 10], quasi nascosto.(Amici di Dio, 152)
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Grido il mio amore alla libertà personale

Libertà di coscienza: no! Quanti mali ha causato ai popoli e alle persone questo deplorevole errore, che permette di agire contro i propri intimi dettami. Libertà «delle coscienze», sì: che significa il dovere di seguire l'imperativo interiore..., ah, ma dopo aver ricevuto una seria formazione! (Solco, 389)

Quando nella mia attività sacerdotale, ormai lunga, non solo predico, ma addirittura grido il mio amore alla libertà personale, noto in qualcuno un gesto di diffidenza, come se si possa sospettare che la difesa della libertà comporti un pericolo per la fede. Non si inquietino, i pusillanimi. Porta attentati alla fede soltanto un'errata interpretazione della libertà, una libertà senza scopo, senza norma oggettiva, senza legge, senza responsabilità. In una parola: il libertinaggio. Purtroppo, è di questo che molti si fanno propugnatori; e questa rivendicazione effettivamente è un attentato alla fede.
Pertanto, non è esatto parlare di "libertà di coscienza", nel senso di considerare moralmente valido che l'uomo respinga Dio. Abbiamo già ricordato che possiamo opporci ai disegni di salvezza del Signore; lo possiamo, ma non lo dobbiamo fare. E se qualcuno deliberatamente assumesse tale atteggiamento, peccherebbe trasgredendo il primo e fondamentale comandamento: Amerai il Signore Dio tuo con tutto il cuore [Dt 6, 5].
Difendo invece con tutte le mie forze la libertà delle coscienze [Leone XIII Enc. Libertas Preatantissimum, 20-VIc-1888, ASS 20, 606], che sta a significare che a nessuno è lecito impedire che la creatura renda il culto a Dio. Bisogna rispettare i legittimi desideri di verità: l'uomo ha l'obbligo grave di cercare il Signore, di conoscerlo e di adorarlo, ma nessuno sulla terra deve permettersi di imporre agli altri una fede che non hanno; e, reciprocamente, nessuno può arrogarsi il diritto di porre ostacoli a chi ha ricevuto la fede da Dio.
La santa Chiesa, nostra Madre, si è sempre pronunciata a favore della libertà, e ha respinto tutti i fatalismi, vecchi e nuovi. Ha sempre insegnato che ogni anima è padrona del suo destino, nel bene come nel male: E coloro che non si allontanarono dal bene, andranno alla vita eterna; coloro che avranno commesso il male, al fuoco eterno [Simbolo Quicumque]. È impressionante questo tremendo potere, tuo, mio, di tutti, che rivela nel contempo la nostra dignità.
A tal punto il peccato è un male volontario, che non potrebbe affatto essere peccato se non avesse principio nella volontà: questa affermazione è così evidente, che su di essa concordano i pochi saggi e i molti ignoranti che popolano il mondo [Sant'Agostino, De vera religione, 14, 17]
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L'unica libertà che salva è cristiana

Non è vero che vi sia opposizione tra l'essere buon cattolico e il servire fedelmente la società civile. Non c'è motivo di scontro tra la Chiesa e lo Stato, nel legittimo esercizio della loro rispettiva autorità, di fronte alla missione che Dio ha loro affidato. Mentono proprio così: mentono quelli che affermano il contrario. Sono gli stessi che, in ossequio a una falsa libertà, vorrebbero «amabilmente» che noi cattolici tornassimo nelle catacombe. (Solco, 301)

Schiavitù per schiavitù — dato che, in ogni caso, dobbiamo servire, perché, piaccia o no, questa è la condizione umana —, non c'è niente di meglio che sapersi schiavi di Dio, per Amore. Perché a quel punto perdiamo la condizione di schiavi, per diventare amici, figli. Ed ecco la differenza: affrontiamo le occupazioni oneste del mondo con la stessa passione, con lo stesso slancio degli altri, ma con la pace in fondo all'anima; con gioia e serenità, anche nei momenti difficili: perché la nostra fiducia non è riposta nelle cose che passano, ma in ciò che dura per sempre. Non siamo figli della schiava, ma di una donna libera [Gal 4, 31].
Da dove ci viene questa libertà? Da Cristo, Signore nostro. Per questa libertà Egli ci ha redenti [Cfr Gal 4, 31]. Per questo ammonisce: Se il figlio vi farà liberi, sarete liberi davvero [Gv 8, 36]. Noi cristiani non dobbiamo chiedere in prestito a nessuno il vero senso di questo dono, perché l'unica libertà che salva l'uomo è la libertà cristiana.Mi piace parlare di avventura della libertà. È così, infatti, che si svolgono la vostra vita e la mia.
Liberamente — da figli, ripeto, non da schiavi — percorriamo il sentiero che il Signore ha indicato a ciascuno di noi. Assaporiamo questa scioltezza di movimenti come un dono di Dio.Siamo responsabili davanti a Dio di tutte le azioni che compiamo liberamente. Non c'è posto per l'anonimato; l'uomo si trova di fronte al suo Signore, e sta alla sua volontà decidere di vivere da amico o da nemico.
Questo è l'inizio del cammino della lotta interiore, che è compito di tutta la vita, perché finché dura il nostro passaggio sulla terra nessuno può dire di aver raggiunto la pienezza della propria libertà. (Amici di Dio, 35-36)
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Che cosa hanno detto, che cosa penseranno...

Quanto più in alto è collocata la statua, tanto più duro e pericoloso è poi il colpo nella caduta. (Solco, 269)

Sentiamo parlare di superbia e forse ci immaginiamo un agire dispotico, vessatorio: la folla che acclama e il vincitore che passa, come un imperatore romano, piegando il capo sotto gli archi trionfali, per timore di urtarvi la fronte gloriosa.
Dobbiamo essere realisti: tale genere di superbia trova posto soltanto in una fantasia malata. Dobbiamo lottare contro altre forme, più sottili, più frequenti: l'orgoglio di anteporre la propria eccellenza a quella del prossimo; la vanità nelle conversazioni, nei pensieri e nei gesti; una suscettibilità quasi morbosa, che si offende per parole e azioni del tutto inoffensive.
Queste sì che possono essere, e sono, tentazioni comuni. Ci si considera il sole, il centro di coloro che ci sono accanto; tutto deve ruotare intorno a noi. Non è raro che si ricorra, con smania morbosa, a simulare dolore, tristezza, malattia, perché gli altri si prendano cura di noi e ci vezzeggino, la maggior parte dei conflitti che sorgono nella vita interiore di molte persone, sono un prodotto dell'immaginazione: «Che cosa hanno detto, che cosa penseranno, come mi considerano...». E la povera anima soffre, per triste vanità, a causa di sospetti infondati.In questa avventura disgraziata, la sua amarezza è continua, ed è causa di disagio per gli altri: tutto questo accade perché non sa essere umile, perché non ha imparato a dimenticare se stessa e a darsi, generosamente, al servizio degli altri per amore di Dio. (Amici di Dio, 101)
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Non dialogare con la tentazione

Che ansia di riformare hanno molti! Non sarebbe meglio che ci riformassimo, tutti, singolarmente, per compiere fedelmente ciò che è comandato? (Solco, 132)

Dobbiamo alimentare nelle nostre anime un vero orrore per il peccato. Signore ripetilo con cuore contrito , non voglio offenderti mai più!Ma non ti meravigliare se noti il peso del tuo povero corpo e delle umane passioni: sarebbe sciocco e ingenuamente puerile che ti accorgessi solo ora che «questo» esiste. La tua miseria non è di ostacolo, bensì di sprone per unirti di più a Dio, per cercarlo con costanza, perché è Lui che ci purifica.(Solco, 134)

Non dialogare con la tentazione. Lascia che te lo ripeta: abbi il coraggio di fuggire; e la forza di non soppesare la tua debolezza, pensando fino a che punto potresti arrivare. Taglia, senza fare concessioni!(Solco, 137)

Non hai scuse. La colpa è solamente tua. Se sai ti conosci quanto basta che, per questa strada con queste letture, con questa compagnia... , puoi finire nel precipizio, perché ti ostini a pensare che forse questa è una scorciatoia che facilita la tua formazione o fa maturare la tua personalità?Cambia radicalmente progetto, anche se ti comporta maggior sforzo, meno svaghi a portata di mano. Ormai è ora che ti comporti da persona responsabile. (Solco, 138)
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Sapersi vincere tutti i giorni

Non è spirito di penitenza fare in certi giorni grandi mortificazioni, e in altri tralasciarle. — Spirito di penitenza significa sapersi vincere tutti i giorni, offrendo cose — grandi e piccole — per amore e senza spettacolo. (Forgia, 784)

Ma è in agguato un nemico potente che si oppone al nostro desiderio di incarnare fino in fondo la dottrina di Cristo: è la superbia, che cresce quando non cerchiamo di scoprire dietro agli insuccessi e alle sconfitte la mano benefica e misericordiosa del Signore. L'anima si vela allora di penombra — di triste oscurità — e si sente perduta. L'immaginazione inventa ostacoli irreali che si dissolverebbero se guardassimo le cose con un briciolo di umiltà. A motivo della superbia e dell'immaginazione l'anima si caccia a volte in tortuosi calvari, nei quali però non v'è Cristo, perché dove è il Signore si gode la pace e la gioia, anche quando l'anima è in carne viva e circondata da tenebre.
C'è un altro nemico ipocrita della nostra santificazione: l'idea che la battaglia interiore vada sferrata contro ostacoli straordinari, contro draghi che buttano fuoco dalle fauci. È un altro tranello dell'orgoglio: vogliamo lottare, ma con grande spettacolo, tra squilli di trombe e svettare di stendardi.
Dobbiamo convincerci che il nemico più grande della roccia non è il piccone o altro strumento di demolizione, per potente che sia: è quell'acqua insignificante che penetra, a goccia a goccia, tra le sue fenditure, fino a disgregarne la struttura.
(E' Gesù che passa, 77)
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La vita santa è fonte di ogni bene

Quanti genitori si preoccupano di dare ai figli un avvenire brillante nel mondo, e non pensano che la più bella eredità che possano loro lasciare è una vita santa e una coscienza intemerata!
La vita santa è la vera fonte di ogni bene spirituale e temporale, ed è soprattutto il pegno più bello dell'eterna vita.
Che giova lasciare i milioni, quando vengono polverizzati dal peccato?
Che giova dare ai figlioli una cultura se questa serve a distruggere in loro la Fede, l'inestimabile tesoro della nostra vita?
Servire il Signore nella verità, fare quello che a Lui piace, praticare la giustizia, fare le elemosine, ricordarsi di Dio, benedirlo in ogni tempo con tutte le forze, ecco il patrimonio più bello di una famiglia, ecco l'eredità più ricca dei figlioli.
Quante volte, ahimè, i genitori lasciano ai loro figli una triste eredità di peccati, di bestemmie, d'impurità, d'ingiustizie, che portano nella loro vita l'infelicità! I genitori non possono attendere l'ora della morte per dare ai figli dei salutari ricordi, o per riparare gli scandali che loro hanno dato; tutta la loro vita dev'essere un'esortazione ed un esempio.
Chi può presumere di avere nel punto di morte la forza di fare ai figli quelle raccomandazioni che non ha fatto loro in vita? E chi può sperare che abbiano il loro effetto quando tutta la vita le ha contraddette?
I genitori perciò hanno il dovere di essere santi in tutta la loro vita, d'imporsi alla venerazione dei figli, di lasciare loro un esempio così forte di bontà che passi di generazione in generazione, e sia la più preziosa eredità di un cognome onorato
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Se sei fedele, potrai dirti vincente

Se sei fedele, potrai dirti vincente. — Nella tua vita, benché perda qualche battaglia, non conoscerai sconfitte. Non esistono insuccessi — convincitene —, se agisci con rettitudine di intenzione e col desiderio di compiere la Volontà di Dio. — Allora, con o senza successo, vincerai sempre, perché avrai fatto il lavoro con Amore. (Forgia, 199)

Siamo creature, e come tali abbiamo tanti difetti. Direi che conviene che ve ne siano sempre: sono come un'ombra che fa sì che nell'anima, per contrasto, risaltino di più la grazia di Dio e il nostro sforzo di corrispondere al favore divino. Questo chiaroscuro ci fa più umani, più umili, più comprensivi, più generosi.
Cerchiamo di non ingannarci: se nella nostra vita costatiamo momenti di slancio e di vittoria, costatiamo pure momenti di decadimento e di sconfitta. Tale è stato sempre il pellegrinaggio terreno dei cristiani, non esclusi quelli che veneriamo sugli altari.
Vi ricordate di Pietro, di Agostino, di Francesco? Non ho mai apprezzato quelle biografie che ci presentano — con ingenuità, ma anche con carenza di dottrina — le imprese dei santi come se essi fossero stati confermati in grazia fin dal seno materno.
Non è così.
Le vere biografie degli eroi della fede sono come la nostra storia personale: lottavano e vincevano, lottavano e perdevano; in tal caso, contriti, tornavano alla lotta.
Non sorprendiamoci di vederci sconfitti con relativa frequenza: di solito, o anche sempre, in cose di poca importanza ma che ci affliggono come se ne avessero molta. Quando c'è amor di Dio, quando c'è umiltà, quando c'è perseveranza e fermezza nella lotta, queste sconfitte non avranno mai molto peso. Non solo, ma verranno le vittorie, che saranno a nostra gloria agli occhi di Dio.
Non esiste l'insuccesso quando si agisce con rettitudine di intenzione, quando si vuole compiere la volontà di Dio e si fa affidamento sulla sua grazia, consapevoli del nostro nulla. (E' Gesù che passa, 76)

La purezza nasce dall'amore

Guarda quanti motivi per venerare San Giuseppe e per imparare dalla sua vita: fu un uomo forte nella fede...; mandò avanti la sua famiglia — Gesù e Maria — con il suo lavoro gagliardo...; custodì la purezza della Vergine, che era sua Sposa...; e rispettò — amò! — la libertà di Dio, che non solo scelse la Vergine come Madre, ma scelse anche lui come Sposo della Madonna. (Forgia, 552)

Non sono d'accordo con il modo tradizionale di raffigurare san Giuseppe come un vecchio, anche se riconosco la buona intenzione di dare risalto alla verginità perpetua di Maria.
Io lo immagino giovane, forte, forse con qualche anno più della Madonna, ma nella pienezza dell'età e delle forze fisiche.
Per praticare la virtù della castità non c'è bisogno di attendere la vecchiaia o la perdita del vigore.
La purezza nasce dall'amore, e non sono un ostacolo per l'amore puro la forza e la gioia della giovinezza.
Erano giovani il cuore e il corpo di Giuseppe quando contrasse matrimonio con Maria, quando conobbe il mistero della sua Maternità divina, quando le visse accanto rispettando quell'integrità che Dio affidava al mondo come uno dei segni della sua venuta tra gli uomini.
Chi non è capace di capire tale amore vuol dire che sa ben poco del vero amore e che ignora totalmente il senso cristiano della castità. (E' Gesù che passa, 40)
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Hai bisogno di un buon esame di coscienza

Considera attentamente la tua condotta. Vedrai che sei pieno di errori, che danneggiano te e forse anche coloro che ti stanno accanto. — Ricorda, figliolo, che i microbi non sono meno importanti delle bestie feroci. E tu coltivi questi errori, questi sbagli — come si coltivano i microbi in un laboratorio —, con la tua mancanza di umiltà, con la tua mancanza di orazione, con le tue omissioni nel compimento del dovere, con la poca conoscenza di te stesso... E, poi, questi focolai infettano l'ambiente. — Hai bisogno di un buon esame di coscienza quotidiano, che ti conduca a propositi concreti di miglioramento, affinché tu senta un vero dolore per le tue mancanze, per le tue omissioni e per i tuoi peccati. (Forgia, 481)

La conversione è cosa di un istante; la santificazione è opera di tutta la vita. Il seme divino della carità, che Dio ha posto nelle nostre anime, aspira a crescere, a manifestarsi in opere e a produrre frutti che in ogni momento corrispondano ai desideri del Signore.
È indispensabile quindi essere disposti a ricominciare, a ritrovare, nelle nuove situazioni della nostra vita, la luce e l'impulso della prima conversione.
E questa è la ragione per cui dobbiamo prepararci con un approfondito esame di coscienza, chiedendo aiuto al Signore, per poterlo conoscere meglio e per conoscere meglio noi stessi. Se vogliamo convertirci di nuovo, questa è l'unica strada. (E' Gesù che passa, 58)
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Devi pensare alla tua vita, e chiedere perdono

Con serenità, senza scrupoli, devi pensare alla tua vita, e chiedere perdono, e fare il proposito fermo, concreto e ben deciso, di migliorare in questo e in quel punto: in questo particolare che ti costa, e in quello che abitualmente non porti a compimento come devi, e lo sai. (Forgia, 115)

Riémpiti di buoni desideri, che è cosa santa, e Dio la loda. Ma non accontentarti di questo!
Devi essere anima — uomo, donna — di realtà concrete.
Per realizzare questi buoni desideri, devi formulare propositi chiari, precisi.—
E, dopo, figlio mio, àpplicati a lottare, per metterli in pratica, con l'aiuto di Dio!(Forgia, 116)

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domenica 16 agosto 2009

Come la vecchia pietra nascosta nelle fondamenta, sotto terra, dove nessuno ti veda

Non voler essere come quella banderuola dorata del grande edificio: per quanto brilli e per quanto stia in alto, non conta nulla per la solidità della costruzione. —Fossi tu come la vecchia pietra nascosta nelle fondamenta, sotto terra, dove nessuno ti veda: proprio per te la casa non crollerà. (Cammino, 590)

Lascia che ti ricordi, tra gli altri, alcuni sintomi evidenti di mancanza di umiltà:pensare che ciò che fai o dici è fatto o detto meglio di quanto dicano o facciano gli altri;volerla avere sempre vinta;discutere senza ragione o, quando ce l'hai, insistere caparbiamente e in malo modo;dare il tuo parere senza esserne richiesto, e senza che la carità lo esiga;disprezzare il punto di vista degli altri;non ritenere tutti i tuoi doni e le tue qualità come ricevuti in prestito;non riconoscere di essere indegno di qualunque onore e stima, persino della terra che calpesti e delle cose che possiedi;citarti come esempio nelle conversazioni;parlar male di te, perché si formino un buon giudizio su di te o ti contraddicano;scusarti quando ti si riprende;occultare al Direttore qualche mancanza umiliante, perché non perda il buon concetto che ha di te;ascoltare con compiacenza le lodi, o rallegrarti perché hanno parlato bene di te;dolerti che altri siano più stimati di te;rifiutarti di svolgere compiti inferiori;cercare o desiderare di distinguerti;insinuare nelle conversazioni parole di autoelogio o che lascino intendere la tua onestà, il tuo ingegno o la tua abilità, il tuo prestigio professionale...; vergognarti perché manchi di certi beni... (Solco, 263)
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E' facile parlare di amore

Amore, Amore, è tanto facile parlare d'amore, ma difficile praticarlo. Un atto di carità costa molto, mentre le parole d'amore costano poco. Parliamo, parliamo, ma quanto parliamo e come parliamo. Se ti accontenterai solo dei pensieri e non farai seguire le opere, sarai simile a colui che muore di fame davanti a una tavola imbandita.

Non basta amare, bisogna dimostrarlo. Vale più un grazie detto bene che un vaso d'oro dato male.

Ascolta il mio consiglio, finchè sei in tempo, non stancarti mai di fare il bene, nè volerlo differire; perchè il tuo riposo sarà l'eternità. Ma ti accorgi come passa in fretta la vita? E
allora fai qualcosa di buono da lasciare in questo mondo prima di abbandonarlo. Ricordalo,
sempre, non lo scordare mai!!! Vivi una volta sola; qualsiasi cosa buona puoi fare per un
essere umano, và e falla subito. Il più piccolo atto di carità vale più di tutti i beni del
mondo.

Devi operare come se non dovessi mai morire e vivere come se ogni giorno dovessi morire.
Dio non ti chiederà come hai creduto, ma come hai amato.

Ave Maria!
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Sentirò il calore della tua divinità

Quando si lavora per Dio, bisogna avere “complesso di superiorità”, ti ho ricordato. Ma questa, mi domandavi, non è una manifestazione di superbia? — No! È una conseguenza dell'umiltà, di un'umiltà che mi fa dire: Signore, Tu sei colui che è. Io sono la negazione. Tu hai tutte le perfezioni: la potenza, la fortezza, l'amore, la gloria, la sapienza, il dominio, la dignità... Se io mi unisco a Te, come un figlio che si mette nelle forti braccia di suo padre o nel grembo dolce di sua madre, sentirò il calore della tua divinità, sentirò le luci della tua sapienza, sentirò scorrere nel mio sangue la tua fortezza.(Forgia, 342)

Vi ricordo che se siete sinceri, se vi mostrate quali siete, se vi divinizzate sul fondamento dell'umiltà e non della superbia, voi e io ci sentiremo sicuri in ogni ambiente; potremo chiamarci vincitori e parlare soltanto di vittorie: vittorie interiori dell'amore di Dio, che danno la serenità, la felicità dell'anima, la comprensione.L'umiltà ci spingerà a compiere grandi lavori, ma a condizione di non perdere la consapevolezza della nostra pochezza, la convinzione della nostra perenne indigenza. (Amici di Dio, nn. 106)
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La Madre di Dio si è addormentata

Ecco la chiave per aprire la porta ed entrare nel Regno dei cieli: “Qui facit voluntatem patris mei qui in coelis est, ipse intrabit in regnum coelorum” —colui che fa la volontà del Padre mio..., questi entrerà! (Cammino, 754)

Assumpta est Maria in coelum: gaudent Angeli!
Maria è stata portata da Dio, in corpo e anima, in cielo: e gli Angeli gioiscono!
Così canta la Chiesa. Con questa acclamazione di esultanza, cominciamo anche noi la contemplazione di questa decina del Santo Rosario.
La Madre di Dio si è addormentata. Attorno al suo letto vi sono i dodici apostoli. Mattia ha sostituito Giuda.
E anche noi, per un privilegio che tutti rispettano, siamo lì accanto.Ma Gesù vuole avere sua Madre, corpo e anima, nella Gloria. E la Corte celeste spiega tutto il suo splendore per rendere omaggio alla Madonna. Tu e io che, dopo tutto, siamo bambini . prendiamo un lembo dello splendido manto azzurro della Vergine, e così possiamo contemplare quella scena meravigliosa.
La Santissima Trinità riceve e colma di onori Colei che è Figlia, Madre e Sposa di Dio - Ed è così grande la maestà della Madonna, che gli Angeli si domandano: Chi è costei?
(Santo Rosario, 4º Mistero Glorioso)
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Gesù promette solennemente di darsi all’umanità come cibo e come bevanda

Gesù promette solennemente di darsi all’umanità come cibo e come bevanda

Queste parole, tanto sublimi, sorpassavano la capacità di un uditorio così rozzo e così mal prevenuto, onde tutti si scandalizzarono di quel discorso e dissero fra di loro: «Come mai può Costui darci a mangiare la sua carne?».
Essi hanno capito benissimo che Gesù parla in un senso assolutamente vero, quando promette in cibo la sua carne, e per questo se ne meravigliano altamente.
Che cosa poteva rispondere il Si gnore alla loro difficoltà? Avrebbe dovuto spiegare l’altissi mo mistero Eucaristico, ma le sue spiegazioni sarebbero state ancora meno intelligibili per quella gente. Egli sapeva bene che bastava l’attrazione interna della grazia per rendere intel ligibile ciò che era nobilmente misterioso; sapeva che la sua parola divina ed assoluta sarebbe stata in tutti i secoli l’argomento più solido della verità del mistero che preannunziava e perciò insiste sulla sua parola e si esprime anche più chiaramente, in un senso strettamente letterale: «In verità, in verità vi dico, se non mangiate la Carne del Figlio dell’uomo e non ne bevete il Sangue, non avrete la vita in voi.
Chi mangia la mia Carne e beve il mio Sangue ha la vita eterna ed Io lo risusciterò nell’ultimo giorno. La mia Carne è veramente cibo ed il mio Sangue è veramente bevanda». Qui ogni metafora è eliminata: il precetto s’impone nella sua divina realtà; Gesù usa espressioni categoriche, per esprimere un’assimilazione fisica: «Chi non mangia con i denti la mia Carne, chi non beve, come bevesse una bevanda, il mio Sangue, non avrà la vita eterna».
Egli, con la sua onnipotente virtù, saprà trovare il mezzo per rendersi veramente cibo e veramente bevanda: sarà cibo e bevanda veramente, ma non ci renderà antropofagi, ma ci unirà a Lui intimamente e vivrà in noi. Non verrà, in altri termini, nelle sue creature come un cibo dilaniato e morto, ma come un cibo di consolazione e di vita. Per questo Gesù soggiunge: «Chi mangia la mia Carne e beve il mio Sangue rimane in me ed lo in lui.
Come il Padre, che ha la vita per essenza, ha inviato me ed Io vivo per il Padre, così chi mangia di me vivrà per me». Egli verrà vivo e vero in noi: chi lo riceve, non vive più della propria vita mi serabile, ma della vita di Gesù. Vive dei suoi pensieri, per la fede, e per questo Gesù si nasconderà, si renderà invisibile; per questo ci darà, come argomento solido e fondamentale di quanto afferma, la verità stessa della sua parola.
Non è più l’intelligenza umana che giudica e riflette per le specie sensi bili, ma è l’intelligenza umana che giudica e riflette per la Sapienza e le parole del Redentore. Chi lo riceve con questa fede viva non può avere più un affetto di sensibilità per il suo Dio: ama con l’amore di Gesù, loda Dio con la voce delle virtù divine di Gesù, s’immola per la sua gloria insieme con Gesù! Il corpo stesso, ricevendo qualcosa di realmente sensibile, di realmente distruttibile come sono le specie sacramentali, sarà materialmente attivo solo per Gesù ed ecco come tutta la creature umana rimane in Gesù e Gesù in lei.
Quando la nostra vita è così trasformata, non si ha più una attività terrena piena di miserie: si pensa con infallibile Sapienza, si ama con amore eterno, si vive abbandonati in Dio solo… si ha la vita eterna! Per questo Gesù conclude con enfasi il suo sublime e profondissimo discorso: «Sì, ecco il vero pane venuto dal cielo, che non sarà come la manna mangiata dai vostri padri, i quali poi morirono. Chi mangia questo pane vivrà in eterno». Con queste parole Egli ritornava sul concetto iniziale del suo parlare e preannunziava chiaramente che avrebbe dato a mangiare la sua Carne, sotto le specie del pane.
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L’Eucaristia e l’Assunzione di Maria

Dio è Amore!
Egli ci ha manifestato tale Amore in Maria Santissima, sua Figlia prediletta. Ella, come ci ricorda il Vangelo di san Luca, è la «piena di grazia», è l'Immacolata. Maria è la Sposa dello Spirito Santo, è la Sposa riservata all'Amore di Dio.
Maria è tutta consacrata al suo Sposo celeste: anima e corpo sono rivolti, protesi al Signore! Maria è irradiata, assorbita dalla luce divina a tal punto che concepisce il Figlio di Dio: «E il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi».
Il Signore e Creatore dell'Universo prende carne e sangue da sua Madre, si riveste di Maria pur rimanendo Dio. Gesù – come scrive san Paolo – apparso tra noi in forma umana, umiliò se stesso facendosi obbediente fino alla morte, e alla morte di croce e così, esaltato quale Salvatore, glorificò il Padre. Gesù esprime così il suo essere divino fatto di Amore.
Colui che è la «Vita», e la «Luce» eterna degli uomini, ha la vita e vede la luce, nel tempo, dal Grembo Vergine di Maria Santissima, la più perfetta tra le creature, il vertice della creazione. Maria non smise un solo istante d'essere Madre; anzi, la sua Maternità divina acquisita all'Annunciazione – col dare il suo assenso, il suo «sì» alla volontà salvifica di Dio Padre al quale Ella si offrì come serva, si donò tutta come cosa e proprietà sua – divenne Maternità spirituale verso di noi sotto la santa Croce: nel dolore Ella, Addolorata presso il Figlio Crocifisso, ci partorì uno per volta nel prezioso Sangue scaturito dal Cuore di Gesù.
La presenza di Gesù non solo manifesta il suo Amore, ma realizza tale Amore dentro di noi per farci come Lui. Egli eleva la nostra natura umana decaduta a causa del peccato originale; essa è bisognosa di luce per camminare rettamente, secondo Dio e non secondo il mondo. Dunque, Gesù è tra noi, è con noi quando ci troviamo riuniti nel suo Nome; mentre è in noi vivo e vero in Corpo, Sangue, Anima e Divinità quando Lo riceviamo sotto le apparenze del Pane e Vino: nella Santa Eucaristia! Egli è il Pane degli Angeli che desidera farci partecipi, già qui, in questa valle di lacrime, della «vita angelica», di quella «vita di paradiso» nella quale Egli, per primo, visse: il Cuore di Maria Vergine fattosi Grembo Immacolato.
In esso, da sempre e per sempre, veniamo formati quali figli di Dio. Dobbiamo guardare a questo «ammirabile Cuore» di Lei «donna gloriosa alta sopra le stelle». Sì, Maria Santissima, per singolare privilegio, come fu Immacolata e Madre di Dio, fu «assunta in cielo in anima corpo». Il suo Corpo purissimo non conobbe la corruzione del sepolcro, e quindi il suo «dolcissimo» Cuore materno fu attirato dal Sacro Cuore di Gesù Risorto quale suo «complemento», in quanto, se riflettiamo, è dal sangue del Cuore di Maria Santissima che, all'Annunciazione, si formò il Cuore del Figlio Gesù Cristo: ecco che, in Cielo come in terra, i Sacratissimi Cuori di Gesù Risorto e Maria Santissima Assunta formano un sol Cuore, il Cuore dell'Amore per noi suoi figli! Data questa sua sublime unione con il Signore, la Vergine Maria è Mediatrice di «ogni grazia» per giustificare, indicare e formare, noi suoi esuli figli, alla «Verità tutta intera» che rende veramente liberi, e predisporci così sulla «Via Maestra», da Lei santificati, trasformati, nel «frutto» del suo Immacolato Grembo di Madre del Bell'Amore: Gesù Eucaristia! Affinché poter diventare altre «ostie eucaristiche» simili in tutto a Gesù Ostia dobbiamo essere nutriti dalla Madre dell'Eucaristia, con il medesimo «Pane di vita» fatto da Lei, «con la farina della sua carne immacolata, impastata del suo latte verginale». Questo è il Pane di Mamma Maria, ricco di tutte le grazie!
La grazia è un soccorso di Dio che ci introduce nell'intimità con Lui; è aiuto indispensabile per meritare e conseguire la vita eterna! Se tale è l'importanza della grazia, quanto più rilevante e fondamentale è l'Autore di essa: Gesù Cristo… e Colei che, assunta nella Gloria, Lo ridona a noi nella Santa Eucaristia?
La grazia che il Signore ci ha meritato viene a noi per mezzo dei sacramenti da Lui istituiti. Dunque accostiamoci ad essi con frequenza, senza rimandare!
Prendiamo esempio dai nostri Santi che ci hanno preceduto: il novello beato Pio da Pietrelcina si confessava anche ogni giorno prima di celebrare la santa Eucaristia; egli non era scrupoloso, bensì, colmo di saggezza conosceva bene quali fossero i benefici dell'assoluzione sacramentale dei peccati, anche se veniali! Egli conduceva una vita serafica fatta di preghiera ai piedi del Tabernacolo… per elevare l'anima a Dio; immersa nei Sacramenti della Confessione e della Comunione: l'Una per ricevere degnamente Gesù Eucaristia; l'Altra per conformarsi a Lui e vivere in Lui da figlio della Risurrezione. Ora in cielo, l'Immacolata risplende insieme col Figlio nella gloria del corpo e dell'anima, guardiamo a Lei.
L'Assunzione della Santa Vergine è una singolare partecipazione alla Risurrezione del suo Figlio e una anticipazione della risurrezione di noi cristiani suoi figli. Preghiamo perciò, la nostra dolce Madre, la Vergine Assunta, di prepararci a ricevere Gesù Eucaristico Amore uniti con Lei, in Lei, nel suo Cuore amante, nella sua Anima orante, per farci assorbire, attrarre da Lui, cosicché possiamo vivere da risorti ringraziando, lodando, adorando, glorificando e amando la SS. Trinità, Padre, Figlio e Spirito Santo, per l'eternità! Amen.
Fra A. Maria, FI
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Preghiera di S. Bernardo

O tu, chiunque sia,
che ti avvedi di essere in balia dei flutti di questo mondo,
tra procelle e tempeste,
invece di camminare sulla Terra, non distogliere gli occhi dal fulgore di questa stella, se non vuoi essere travolto dalla tempesta.
Se insorgono i venti delle tentazioni,
se incappi negli scogli delle tribolazioni,
guarda la Stella, invoca Maria.
Se sei sballottato dalle onde della superbia,
della detrazione, dell'invidia:
guarda la Stella, invoca Maria.
Se tu, conturbato per l'enormità del peccato,
pieno di confusione per la laidezza della coscienza,
intimorito per il terrore del giudizio,
incominci ad essere inghiottito dall'abisso della tristezza,
dalla voragine della disperazione: pensa a Maria.
Nei pericoli, nelle angustie, nelle incertezze,
pensa a Maria, invoca Maria.
Ella non si parta mai dal tuo labbro,
non si parta mai dal tuo cuore;
e perchè tu abbia ad ottenere l'aiuto della sua preghiera,
non dimenticare mai l'esempio della sua vita.
Se tu la segui non puoi deviare;
se tu la preghi non puoi disperare;
se tu pensi a Lei non puoi sbagliare.
Se Ella ti sorregge, non cadi;
se Ella ti protegge, non hai da temere;
se Ella ti guida, non ti stanchi;
se Ella ti è propizia, giungerai alla meta.
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mercoledì 5 agosto 2009

Queste crisi mondiali sono crisi di santi

È giunto per noi un giorno di salvezza, di eternità. Una volta ancora si odono i richiami del Pastore Divino, le sue parole affettuose: “Vocavi te nomine tuo” — ti ho chiamato per nome. Come nostra madre, Egli ci invita per nome. Anzi: con il nomignolo affettuoso, famigliare. — Laggiù, nell'intimità dell'anima, chiama, e bisogna rispondere: “Ecce ego, quia vocasti me” — eccomi, perché mi hai chiamato, deciso stavolta a non permettere che il tempo passi come l'acqua sui ciottoli, senza lasciare traccia. (Forgia, 7)

Voi e io facciamo parte della famiglia di Cristo, perché in lui Dio ci ha scelti prima della creazione del mondo, per essere santi e immacolati al suo cospetto nella carità, predestinandoci a essere suoi figli adottivi per opera di Gesù Cristo, secondo il beneplacito della sua volontà (...)
La meta che vi propongo — o meglio, la meta che Dio indica a noi tutti — non è un miraggio o un ideale irraggiungibile: potrei portarvi molti esempi di gente della strada, come voi e come me, uomini e donne, che hanno incontrato Gesù che passa quasi in occulto [Gv 7,10] per i crocicchi apparentemente più usuali, e si sono decisi a seguirlo, abbracciando con amore la croce di ogni giorno [Cfr Mt 16,24]. In questo tempo di sgretolamento generale, di cedimenti e di scoraggiamenti, o di libertinaggio e di anarchia, mi sembra ancor più attuale la semplice e profonda convinzione che, agli inizi del mio lavoro sacerdotale, e sempre, mi ha consumato nel desiderio di comunicarla a tutta l'umanità: queste crisi mondiali sono crisi di santi. (...)
Vita interiore: è un'esigenza della chiamata che il Maestro ha acceso nell'anima di tutti. Dobbiamo essere santi — se mi consentite l'espressione — da capo a piedi: cristiani veri, autentici, canonizzabili; altrimenti avremo fallito come discepoli dell'unico Maestro. Badate inoltre che Dio, fissando la sua attenzione su di noi, concedendoci la grazia che ci sostiene nella lotta per raggiungere la santità in mezzo al mondo, ci impone anche l'obbligo dell'apostolato. (Amici di Dio, nn. 2-5)
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Chiesi a Dio

Chiesi a Dio
di essere forte per eseguire progetti grandiosi:
Egli mi rese debole per conservarmi nell'umiltà.
Domandai a Dio che mi desse la salute
per realizzare grandi imprese:
egli mi ha dato il dolore per comprenderla meglio.
Gli domandai la ricchezza per possedere tutto:
mi ha fatto povero per non essere egoista.
Gli domandai il potere
perché gli uomini avessero bisogno di me:
egli mi ha dato l'umiliazione perché io avessi bisogno di loro.
Domandai a Dio tutto per godere la vita:
mi ha lasciato la vita perché potessi apprezzare tutto.
Signore, non ho ricevuto niente di quello che chiedevo,
ma mi hai dato tutto quello di cui avevo bisogno e quasi contro la mia volontà.
Le preghiere che non feci furono esaudite.
Sii lodato; o mio Signore, fra tutti gli uomini nessuno possiede quello che ho io!

Kirk Kilgour
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Riposo significa riprendersi: rigenerare le forze

Riposo significa riprendersi: rigenerare le forze, gli ideali, i progetti... In poche parole: cambiare occupazione, per ritornare poi con nuovo brio al lavoro consueto. (Solco, 514)

La santità, l'autentico desiderio di raggiungerla, non si concede soste né vacanze.(Solco, 129)

Utilizzami bene il tempo. —Non ti dimenticare del fico maledetto. Faceva già qualcosa: dare foglie. Come te...—Non dirmi che hai delle scuse. —Non valse al fico —narra l'Evangelista— il fatto che non fosse tempo di fichi quando il Signore andò a cercarne.—E rimase sterile per sempre.(Cammino, 354)

Lottate contro l'eccessiva comprensione che ciascuno prova verso di se: siate esigenti con voi stessi! Talvolta pensiamo troppo alla salute; al riposo, che peraltro non deve mancare, perché è necessario per ritornare al lavoro con rinnovate energie. Ma il riposo — come ho scritto tanto tempo fa — non consiste nel non far nulla: consiste nel distrarci con attività che richiedono meno sforzo. (Amici di Dio, 62)

Un tempo da non perdere

Signore,donami anche oggi la forza
per credere, per sperare, per amare.
Non lasciarmi a metà strada
invischiato nelle mille cose
che non mi bastano più.
Lascia che mi fermi anch'io
ogni giorno ad ascoltarti
per riprendere poi il cammino
lungo le strade che mi dai da percorrere.
Liberami perciò da tutto ciò che
mi appare indispensabile e non lo è,
da ciò che credo necessario
e invece è solo superfluo,
da ciò che mi riempie e mi gonfia
ma non mi sazia,
mi bagna le labbra
ma non mi disseta il cuore.
Sì, lo so che tu vuoi farlo
ma aiutami a lasciartelo fare
sempre, subito!
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Mettere amore nelle cose piccole

Lontano laggiù, nell'orizzonte sembra che il cielo si unisca alla terra. Non dimenticare che, dove veramente la terra e il cielo si uniscono, è nel tuo cuore di figlio di Dio. (Solco, 309).

Questa dottrina della Sacra Scrittura, che si trova, come sapete, nel cuore stesso della spiritualità dell'Opus Dei, vi deve spingere a realizzare il vostro lavoro con perfezione, ad amare Dio e gli uomini facendo con amore le piccole cose della vostra giornata abituale, scoprendo quel qualcosa di divino che è nascosto nei particolari. Vengono a pennello, a questo proposito, i versi del poeta di Castiglia: « Pian pianino, con bella grafia: / ché fare le cose bene / vale più che farle».
Vi assicuro, figli miei, che quando un cristiano compie con amore le attività quotidiane meno trascendenti, in esse trabocca la trascendenza di Dio. Per questo vi ho ripetuto, con ostinata insistenza, che la vocazione cristiana consiste nel trasformare in endecasillabi la prosa quotidiana. Il cielo e la terra, figli miei, sembra che si uniscano laggiù, sulla linea dell'orizzonte. E invece no, è nei vostri cuori che si fondono davvero, quando vivete santamente la vita ordinaria... (Colloqui con Mons. Escrivá, 116)

lunedì 3 agosto 2009

Preghiera riparatrice per evitare il Purgatorio

Una povera Clarissa defunta apparve alla sua Superiora che pregava per lei e le disse: "Sono andata dritta al Cielo perchè, avendo recitato ogni sera questa preghiera, ho pagato tutti i miei debiti e sono stata preservata dal Purgatorio".

Eterno Padre, per le mani di Maria Addolorata, ti offro il Sacro Cuore di Gesù con tutto il suo amore, con tutte le sue sofferenze e con tutti i suoi meriti:

- per espiare tutti i peccati che ho commesso quest'oggi e durante tutta la mia vita passata.

Gloria Patri....

- per purificare il bene che ho mal fatto quest'oggi e durante tutta la mia vita passata.

Gloria Patri...

- per supplire al bene che ho trascurato di fare quest'oggi e durante tutta la mia vita passata.

Gloria Patri...
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domenica 2 agosto 2009

Le orazioni di Santa Brigida di Svezia

Da molto tempo Santa Brigida desiderava conoscere il numero di colpi ricevuti da Gesù durante la sua Passione. Durante un'apparizione, Gesù le disse: “Figlia mia, ho ricevuto sul mio corpo 5480 colpi. Se tu vorrai onorarli, dirai ogni giorno 15 pater e ave con le orazioni seguenti che ti do, durante un anno. Trascorso un anno tu avrai salutato ognuna delle mie piaghe”.

Promesse di Gesù per coloro che reciteranno questa preghiera per 1 anno, senza interruzioni:
1. Libertà dal purgatorio di 15 anime della sua stirpe;
2. E 15 giusti della sua stirpe saranno confermati e conservati in grazia;
3. E 15 peccatori della sua stirpe si convertiranno;
4. La persona che le dirà avrà il primo grado di perfezione;
5. E 15 giorni prima di morire riceverà il mio prezioso corpo, di modo che sarà liberata dalla fame eterna e berrà il mio Prezioso Sangue perché non abbia sete eternamente;
6. E 15 giorni prima di morire avrà una amara contrizione di tutti i suoi peccati e una perfetta conoscenza di essi;
7. Metterò il segno della mia croce Vittoriosa davanti a lei per soccorrerla e difenderla contro gli attacchi dei suoi nemici;
8. Prima della sua morte io verrò a lei con la mia amatissima e dilettissima Madre;
9. E riceverò benignamente la sua anima e la condurrò alle gioie eterne;
10. E conducendola fino là, le darò con singolare tratto a bere alla fonte della mia Deità, ciò che non farò con quelli che non hanno recitato queste orazioni;
11. Perdonerò tutti i peccati a chiunque è vissuto per 30 anni in peccato mortale se dirà devotamente queste orazioni;
12. E lo difenderò dalle tentazioni;
13. E gli conserverò i suoi cinque sensi;
14. E lo preserverò dalla morte improvvisa;
15. E salverò la sua anima dalle pene eterne;
16. E la persona otterrà tutto quello che domanderà a Dio e alla Vergine Maria;
17. E se è vissuto, sempre secondo la sua volontà e se è dovuto morire l’indomani, la sua vita si prolungherà;
18. Tutte le volte che reciterà queste orazioni guadagnerà indulgenze:
19. E sarà sicura di essere aggiunta al coro degli Angeli;
20. E chi insegnerà queste orazioni ad un altro, avrà gioia e merito senza fine che saranno stabili in terra e dureranno eternamente in Cielo;
21. Dove sono e saranno dette queste orazioni, Dio è presente con la sua Grazia.

Prima orazione
O Signore Gesù Cristo, eterna dolcezza di coloro che ti amano, giubilo che trapassa ogni gioia ed ogni desiderio, salute ed amore di coloro che si pentono, ai quali dicesti: "Le mie delizie sono con i figlioli degli uomini", essendoti fatto uomo per loro salvezza ricordati di quelle cose che ti mossero a prendere la carne umana e di quello che sopportasti dal principio della tua incarnazione fino al salutifero tempo del tuo patire, ab aeterno ordinato nel Dio Uno e Trino. Ricordati del dolore che, come affermi tu stesso, ebbe l’anima tua, quando dicesti: "Mesta è l’anima mia fino alla morte" quando nell’ultima cena che tu facesti coi tuoi discepoli, dando loro per vivanda il corpo e sangue tuoi, lavando i loro piedi e amorevolmente consolandoli predicesti la tua imminente Passione. Ricordati del tremito, dell’angustia e dolore che sopportasti nel santissimo corpo, prima di andare sul patibolo della Croce, quando dopo l’avere tu fatto tre volte orazione al Padre, pieno di sudor di sangue, ti vedesti tradito da uno dei tuoi discepoli, preso dal tuo popolo eletto, accusato da falsi testimoni, iniquamente da tre giudici condannato a morte, nel più solenne tempo della Pasqua, tradito, burlato, spogliato dei tuoi vestiti, percosso nella faccia (con gli occhi bendati), legato alla colonna, flagellato e coronato di spine. Concedimi adunque, ti prego dolcissimo Gesù, per le memorie che serbo di queste pene, prima della mia morte, sentimenti di vera contrizione, una sincera confessione e remissione di tutti i miei peccati. Amen.
O Signore Gesù Cristo, abbi misericordia di me peccatore! Amen. O Gesù, Figlio di Dio, nato da Maria Vergine, per la salute degli uomini crocifisso, regnante ora in cielo, abbi di noi pietà.
Pater, Ave.

Seconda orazione
O Gesù, vera letizia degli Angeli e Paradiso di delizie, ricordati degli orribili tormenti che provasti, quando i nemici tuoi, come ferocissimi leoni, avendoti circondato con schiaffi, sputi, graffi ed altri inauditi supplizi, ti lacerarono; e per le ingiuriose parole, per le aspre percosse e durissimi tormenti, con i quali i nemici tuoi t’afflissero, io ti supplico che voglia liberarmi dai miei nemici così visibili come invisibili, e concedi che sotto l’ombra delle ali tue io ritrovi la protezione dell’eterna salute. Amen.
O Signore Gesù Cristo, abbi misericordia di me peccatore.
O Gesù, Figlio di Dio, nato da Maria Vergine, per la salute degli uomini crocifisso, regnante ora in cielo, abbi di noi pietà.
Pater, Ave.

Terza orazione
O Verbo incarnato. Onnipotente creatore del mondo, che sei immenso, incomprensibile e puoi racchiudere l’universo nello spazio di un palmo, ricordati dell’amarissimo dolore che sopportasti quando le santissime tue mani e piedi furono confitti con chiodi acuminati sul legno della croce. Oh! Qual dolore provasti, o Gesù, allorché i perfidi crocifissori dilaniarono le tue membra e sciolsero le congiunture delle tue ossa, tirarono il tuo corpo per ogni verso, a loro piacere. Ti prego per la memoria di questi dolori sopportati da te sopra la croce, che tu mi voglia concedere ch’io ti ami e tema quanto si conviene. Amen.
O Signore Gesù Cristo, abbi misericordia di me peccatore.
O Gesù, Figlio di Dio, nato da Maria Vergine, per la salute degli uomini crocifisso, regnante ora in cielo, abbi di noi pietà.
Pater, Ave.

Quarta orazione
O Signore Gesù Cristo Celeste Medico, ricordati delle sofferenze e dei dolori che sentisti nelle tue già lacerate membra, mentre si levava in alto la croce. Dai piedi alla testa eri tutto un cumulo di dolori; e nondimeno ti scordasti di tanta pena, e porgesti pietosamente preghiere al Padre per i nemici tuoi dicendo: "Padre, perdona loro, perché non sanno quello che fanno". Per questa smisurata carità e misericordia e per la memoria di questi dolori concedimi di ricordarmi della tua amatissima Passione, affinché essa mi giovi per una piena remissione di tutti i miei peccati. Amen.
O Signore Gesù Cristo, abbi misericordia di me peccatore.
O Gesù, Figlio di Dio, nato da Maria Vergine, per la salute degli uomini crocifisso, regnante ora in cielo, abbi di noi pietà.
Pater. Ave.

Quinta orazione
Rammentati, o Signore Gesù Cristo, specchio di eterna chiarezza, dell’afflizione che avesti quando, veduta la predestinazione di quelli eletti che, mediante la tua Passione, dovevano salvarsi, prevedesti ancora che molti non ne avrebbero profittato. Pertanto ti chiedo per la profondità della misericordia che mostrasti non solo nell’aver dolore dei perduti e disperati, ma nell’adoperarla verso il ladrone quando gli dicesti: "Oggi sarai meco in paradiso", che tu voglia pietoso Gesù, adoperarla sopra di me al punto della mia morte. Amen.
O Signore Gesù Cristo, abbi misericordia di me peccatore.
O Gesù, Figlio di Dio, nato da Maria Vergine, per la salute degli uomini crocifisso, regnante ora in cielo, abbi di noi pietà.
Pater, Ave.

Sesta orazione
O Gesù Re amabile, ricordati del dolore che provasti, quando nudo e disprezzato pendesti in Croce, senza avere, fra tanti amici e conoscenti che t’erano d’intorno, chi ti consolasse, eccetto la tua diletta Madre, alla quale raccomandasti il discepolo prediletto, dicendo: "Donna, ecco il tuo figlio; ed al discepolo: ecco la tua Madre". Fiducioso ti prego, pietosissimo Gesù, per il coltello del dolore che allora le trapassò l’anima, che tu abbia compassione di me nelle afflizioni e tribolazioni mie così del corpo come dello spirito, e mi consoli, porgendomi aiuto e gaudio in ogni prova ed avversità. Amen.
O Signore Gesù Cristo, abbi misericordia di me peccatore.
O Gesù, Figlio di Dio, nato da Maria Vergine, per la salute degli uomini crocifisso, regnante ora in cielo, abbi di noi pietà.
Pater, Ave.

Settima orazione
O Signore, Gesù Cristo, fonte di dolcezza inestinguibile che mosso da intimo affetto di amore, dicesti in Croce: "Io ho sete, cioè desidero sommamente la salute del genere umano", accendi, ti preghiamo, in noi il desiderio di operare perfettamente, spegnendo del tutto la sete delle concupiscenze peccaminose e il fervore dei piaceri mondani. Amen.
O Signore Gesù Cristo, abbi misericordia di me peccatore.
O Gesù, Figlio di Dio, nato da Maria Vergine, per la salute degli uomini crocifisso, regnante ora in cielo, abbi di noi pietà.
Pater, Ave.

Ottava orazione
O Signore Gesù Cristo, dolcezza dei cuori e soavità grandissima delle menti, concedi a noi miseri peccatori, per l’amarezza dell’aceto e del fiele che per noi gustasti nell’ora della tua morte, che in ogni tempo, specialmente nell’ora del morire nostro, noi ci possiamo cibare del Corpo e Sangue tuo non indegnamente, ma in rimedio e consolazione delle anime nostre. Amen.
O Signore Gesù Cristo, abbi misericordia di me peccatore.
O Gesù, Figlio di Dio, nato da Maria Vergine, per la salute degli uomini crocifisso, regnante ora in cielo, abbi di noi pietà.
Pater, Ave.

Nona orazione
O Signore Gesù Cristo, giubilo della mente, ricordati dell’angustia e dolore che patisti quando per l’amarezza della morte e l’insulto dei giudei gridasti al Padre tuo: "Eloi, Eloi, lamma sabactani; cioè: Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?". Per questo ti chiedo che nell’ora della mia morte tu non mi abbandoni. Signor mio e Dio mio. Amen.
O Signore Gesù Cristo, abbi misericordia di me peccatore.
O Gesù, Figlio di Dio, nato da Maria Vergine, per la salute degli uomini crocifisso, regnante ora in cielo, abbi di noi pietà.
Pater, Ave.

Decima orazione
O Signore Gesù Cristo, principio e termine ultimo del nostro amore, che dalla pianta dei piedi alla cima del capo ti sommergesti nel mare dei patimenti ti prego, per le larghe e profondissime tue piaghe, che mi voglia insegnare ad operare perfettamente con vera carità nella legge e nei precetti tuoi. Amen.
O Signore Gesù Cristo, abbi misericordia di me peccatore.
O Gesù, Figlio di Dio, nato da Maria Vergine, per la salute degli uomini crocifisso, regnante ora in cielo, abbi di noi pietà.
Pater, Ave.

Undicesima orazione
O Signore Gesù Cristo, profondo abisso di pietà e di misericordia io ti domando, per la profondità delle piaghe che trapassarono non solo la carne tua e le midolla delle ossa, ma anche le più intime viscere, che ti piaccia sollevare me, sommerso nei peccati e nascondermi nelle aperture delle tue ferite. Amen.
O Signore Gesù Cristo, abbi misericordia di me peccatore.
O Gesù, Figlio di Dio, nato da Maria Vergine, per la salute degli uomini crocifisso, regnante ora in cielo, abbi di noi pietà.
Pater, Ave.

Dodicesima orazione
O Signore Gesù Cristo, specchio di verità, segno d’unità e legame di carità, abbi in mente le innumerevoli ferite di cui fu ricoperto il tuo Corpo, lacerato dagli empi Giudei e imporporato del tuo stesso preziosissimo Sangue. Scrivi, ti prego, con quello stesso Sangue nel cuore mio le tue ferite, affinché, nella meditazione del tuo dolore e del tuo amore, si rinnovi in me ogni giorno il dolore del tuo patire, si accresca l’amore, ed io perseveri continuamente nel renderti grazie sino alla fine della mia vita, cioè fino a quando io non verrò da te, pieno di tutti i beni e di tutti i meriti che ti degnasti donarmi dal tesoro della tua Passione. Amen.
O Signore Gesù Cristo, abbi misericordia di me peccatore.
O Gesù, Figlio di Dio, nato da Maria Vergine, per la salute degli uomini crocifisso, regnante ora in cielo, abbi di noi pietà.
Pater, Ave.

Tredicesima orazione
O Signore Gesù Cristo, Re invittissimo ed immortale, rammentati del dolore che sentisti quando, essendo tutte le forze del Corpo e del Cuore tuo venute meno, inchinando il capo dicesti: "Tutto è compiuto". Perciò ti prego per tale angustia e dolore, che tu abbia misericordia di me nell’ultima ora della mia vita, quando sarà l’anima mia turbata dall’ansia dell’agonia. Amen.
O Signore Gesù Cristo, abbi misericordia di me peccatore.
O Gesù, Figlio di Dio, nato da Maria Vergine, per la salute degli uomini crocifisso, regnante ora in cielo, abbi di noi pietà.
Pater, Ave.

Quattordicesima orazione
O Signore Gesù Cristo, Unigenito dell’altissimo Padre, splendore e figura della sostanza sua, ricordati dell’umile preghiera con la quale raccomandasti lo spirito tuo dicendo: "Padre, raccomando nelle tue mani lo spirito mio" . E dopo piegato il capo e aperte le viscere per riscattare, esclamando mandasti fuori l’ultimo respiro. Per questa preziosissima morte ti prego, Re dei Santi, che mi faccia forte nel resistere al diavolo, al mondo ed alla carne, affinché morto al mondo, io viva a te solo, e tu riceva nell’ultima ora della mia vita lo spirito mio, che dopo lungo esilio e pellegrinaggio desidera di ritornare alla sua patria. Amen.
O Signore Gesù Cristo, abbi misericordia di me peccatore.
O Gesù, Figlio di Dio, nato da Maria Vergine, per la salute degli uomini crocifisso, regnante ora in cielo, abbi di noi pietà.
Pater, Ave.

Quindicesima orazione
O Signore Gesù Cristo, vera e feconda vita, ricordati dell’abbondante effusione del sangue tuo, allorché piegato il capo sulla Croce, il soldato Longino ti squarciò il costato da cui uscirono le ultime gocce di sangue ed acqua. Per questa amarissima Passione ferisci, ti prego, dolcissimo Gesù, il cuor mio, affinché, giorno e notte io versi lacrime di penitenza e di amore: convertimi totalmente a te perché il mio cuore sia perpetua abitazione di te e la conversione mia ti piaccia e ti sia accetta, ed il termine della mia vita sia lodevole, per lodarti insieme con tutti i Santi in eterno. Amen.
O Signore Gesù Cristo, abbi misericordia di me peccatore.
O Gesù, Figlio di Dio, nato da Maria Vergine, per la salute degli uomini crocifisso, regnante ora in cielo, abbi di noi pietà.
Pater, Ave.

O Signore mio Gesù Cristo, Figlio di Dio vivo, accetta questa preghiera con lo stesso immenso amore, col quale sopportasti tutte le piaghe del tuo Santissimo Corpo; abbi di noi misericordia, ed a tutti i fedeli, vivi e defunti, concedi la tua misericordia, la tua grazia, la remissione di tutte le colpe e pene, e la vita eterna. Amen.