lunedì 14 dicembre 2009

Il testimone di Dio

San Tommaso d'Aquino (1225-1274), teologo domenicano, dottore della Chiesa
Commento al Vangelo di san Giovanni, 4, 1°

Ogni creatura è fatta per rendere testimonianza a Dio, poiché ogni creatura è come una prova della sua bontà. La grandezza della creazione testimonia a suo modo la forza e l'onnipotenza divine, e la sua bellezza riflette la divina sapienza. Alcuni uomini ricevono da Dio una missione speciale: rendono testimonianza a Dio non solo da un punto di vista naturale, per il fatto che esistono, ma ancor più in modo spirituale, attraverso le loro buone opere... Tuttavia coloro che, non contenti di ricevere i doni divini e di agire bene con la grazia di Dio, comunicano questi doni ad altri attraverso la parola, gli incoraggiamenti e le esortazioni, questi sono in modo ancor più particolare testimoni di Dio. Giovanni è uno di questi testimoni; è venuto a diffondere i doni di Dio e a proclamare le sue lodi.
Questa missione di Giovanni, questo ruolo di testimone è di una grandezza incomparabile, perché nessuno può rendere testimonianza a una realtà se non nella misura in cui ne è partecipe. Gesù diceva: «Noi parliamo di ciò che sappiamo e testimoniamo ciò che abbiamo veduto» (Gv 3,11). Rendere testimonianza alla verità divina presuppone che si conosca questa verità. È per questo che Cristo, anche lui, ha avuto questo ruolo di testimone. «Per questo io sono nato e per questo sono venuto nel mondo: per dare testimonianza alla verità» (Gv 18,37). Ma Cristo e Giovanni avevano questo ruolo in modo diverso. Cristo possedeva questa luce in se stesso; anzi, era questa luce; mentre Giovanni vi partecipava solamente. Per questo Cristo rende una testimonianza completa, manifesta perfettamente la verità. Giovanni e gli altri santi lo fanno solo nella misura in cui ricevono questa verità.
Missione sublime di Giovanni: essa implica la sua partecipazione alla luce di Dio e la sua somiglianza a Cristo che ha svolto anche lui questa missione.
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