lunedì 30 novembre 2009

Novena all'Immacolata - giorno 3 (1/12)

Sicut crater tornatilis, munquam indigens poculis (Cantico VII, II)
Come un calice lavorato al torno, che non manca mai di bevanda.

1. punto
Considera, o anima, come Maria nella Sua Concezione, fu creata così perfetta, che il Suo sacratissimo Spirito vien dalle sacre carte raf­figurato ad un calice rotondo, lavorato al torno, che presenta la figura più ammirabile fra tut­te.
Quanto ella operò da quell'istante fu senza difetto alcuno, anzi ogni atto fu di eccelsa per­fezione.Il contrario avviene in te, o anima che mediti.
Oh! quante imperfezioni nel tuo spi­rito, anche nell'operar bene tu manchi!... o manchi nel fine... o nel modo... o nel tem­po... o in altra circostanza...
Difficilmente da te si farà opera buona, che non vada ac­compagnata dalla sua imperfezione.
Misera! quanto ti devi umiliare! quanto ti devi confondere! essendo tu imperfetta per condizione di natura, imperfettissima per ele­zione di volontà.
O Maria, specchio fulgidis­simo di perfezione, infondete in me uguale spi­rito che fu in Voi, affinchè segua adeguata­mente la mia destinazione eterna.

2. punto
Considera, come Maria nel suo Immaco­lato Concepimento non fu solo raffigurata, per la sua perfezione, ad un calice perfetto e ro­tondo, ma ancora ad un calice ripieno fino al colmo: nunquam indigens poculis. In quel primo istante in cui fu formata sì bellissima Creatura, subito il Suo Sposo celeste la intro­dusse nel tempio recondito della sua Sapienza e ne riempì il nobilissimo Spirito col più puro e prelibato suo amore. E questa pienezza che Marià ebbe nella Sua Concezione, si mantenne senza diminuizione alcuna, anzi con accresci­mento sempre maggiore.O Maria, fortunatissima Voi, che foste sempre piena d'amor di Dio!All'incontro, o anima che mediti, per rico­noscere qual sia la tua pienezza, considera di quali pensieri è piena la tua mente, di quale amore la tua volontà, di quali desideri il tuo cuore!... D'ogni altra cosa sei ripiena, fuor­chè d'amor di Dio... Quante volte hai reso sterile e infecondo il preziosissimo dono della grazia divina, quante volte esso discese nel tuo spirito riempito già del veleno mortifero di tante colpe! ...O Vergine, sacratissima, ottenete a me ancora che io sia sempre piena di quella gra­zia con cui Vi rendeste così fedele al vostro Sposo!

3. punto
Considera, che non senza mistero lo Spi­rito di Maria è detto un mistico calice rotondo e ripieno, poichè Ella in quel primo istante fu formata e ricolma per rispondere all'altezza dei Consigli dell'Eterno, all'oceano immenso delle divine illuminazioni, all'infinito cuore di Dio. E ciò non in una parte o in altra, ma in tutto e per tutto, in guisa che il Re celeste,dovunque gustasse in Lei del suo amore, de' suoi desiderii, delle sue sante operazioni...
O veneranda Vergine, felicissima Voi, che con corrispondenza fedele piaceste in 'tutto e sempre a Dio!Anima che mediti, come mai conservasti la tua fedeltà al tuo Padre e tuo Dio? Da quanto tempo il Signore ti dice il desiderio ardente della tua salute, e tu, senza pietà, con­tradici a' suoi voleri, rigetti le sue ispirazioni, disprezzi la sua grazia!...
E se pure in qual­che cosa ne accogli l'invito, non per questo corrispondi ai fini altissimi della divina Prov­vidénza!...
O Maria, inclita Creatura, sempre ripiena di grazia, per la innata Vostra clemenza, riem­pite l'anima mia della grazia di sante virtù, affinchè viva sempre sitibonda del divino amo­re del vostro Unico Figlio, Gesù, siccome Egli vive sitibondo della mia salute.
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Signore, tante anime lontane da te!

Vedo la tua Croce, Gesù mio, e godo della tua grazia, poiché il premio del tuo Calvario è stato per noi lo Spirito Santo... E ti dai a me, ogni giorno, innamorato — pazzo! — nell'Ostia Santissima...
E mi hai fatto figlio di Dio!, e mi hai dato tua Madre. Non mi basta ringraziare: il mio pensiero corre altrove: Signore, Signore, tante anime lontane da te!
Alimenta nella tua vita desideri ardenti di apostolato, perché lo conoscano..., e lo amino..., e si sentano amati! (Forgia, 27)

Che rispetto, che venerazione, che affetto dobbiamo provare per ogni singola anima, di fronte all'evidenza che Dio la ama come qualcosa di suo!(Forgia, 34)Di fronte all'apparente sterilità dell'apostolato, ti assalgono le avvisaglie di un'ondata di scoraggiamento, che la tua fede respinge con fermezza...
— Però ti rendi conto d'aver bisogno di più fede, umile, viva e operativa.
Tu, che desideri la salvezza delle anime, mettiti a gridare come il padre di quel ragazzo malato, posseduto dal demonio: “Domine, adiuva incredulitatem meam!” — Signore, aiuta la mia incredulità!Non dubitare: si ripeterà il miracolo.(Forgia, 257)
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Di nuovo in marcia!

La convinzione di essere fatto di «cattiva pasta» la conoscenza di te stesso ti procurerà la reazione soprannaturale che farà radicare sempre più nella tua anima la gioia e la pace, di fronte all'umiliazione, al disprezzo, alla calunnia... Dopo il «fiat» Signore, quello che tu vuoi , il tuo ragionamento in questi casi dovrà essere: «Ha detto solo questo? Si vede che non mi conosce: altrimenti non sarebbe stato così breve». Poiché sei convinto di meritare un trattamento peggiore, ti sentirai grato verso quella persona, e ti rallegrerai di ciò che farebbe soffrire altri. (Solco, 268)

Di continuo sperimentiamo la nostra personale inefficacia. Ma a volte sembra che tutte queste cose si sommino insieme e si manifestino con maggiore evidenza; allora ci rendiamo conto più che mai di essere ben poca cosa.
Che fare? Expecta Dominum [Sal 26, 14], spera nel Signore; vivi di speranza, ci suggerisce la Chiesa, con amore e con fede.Viriliter age [Sal 26, 24], comportati virilmente.
Che cosa importa essere creature di fango, se la nostra speranza è riposta in Dio? Se in qualche momento un'anima sperimenta la caduta, o fa un passo falso — non è necessario che succeda —, gli si dà il rimedio opportuno, come si fa abitualmente quando è in pericolo la salute fisica; poi, di nuovo in marcia!Di fronte alle nostre miserie e ai nostri peccati, di fronte ai nostri errori — anche se, per grazia di Dio, sono di poca importanza —, ricorriamo alla preghiera e diciamo a Dio nostro Padre: «Signore, alla mia povertà, alla mia fragilità, ai cocci di questo vaso rotto, metti qualche punto, e io — con il mio dolore e con il tuo perdono — sarò più forte e più bello di prima».
È una preghiera consolante, da ripetere ogni volta che si rompe la povera terracotta di cui siamo fatti. (Amici di Dio, nn.94-95)
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Novena all'Immacolata - giorno 2

Juncturae femorum tuorum sicut monilia, quae fabricatae sunt manu artificis.(Cantico VII, I)
Le giunture dei tuoi fianchi (son) come monili lavorati per mano d'artefice.

1. punto
Considera, o anima, come Maria dal primo istante di sua vita fu tutta un essere ordina­tissimo e perfettissimo, in cui la natura e la grazia si armonizzarono insieme, e lo spirito e la carne, le parti superiori e le inferiori an­darono sì bene congiunte con la giustizia ori­ginale, che furono giunture mirabili, come di collane preziose, lavorate dalla mano medesima dell'Onnipotente Artefice.
E quella rettitudine, onde fu ricolma Maria, fin dal suo Concepi­mento senza neo di colpa originale, fu serbata sempre illesa e intatta senza la minima mac­chia di colpa attuale.
O Vergine eccelsa, beatissima Voi che foste sempre sì giusta e sì retta! E tu, o anima chemediti, manchevole già per la colpa originale, ancora più ti macchiasti di tanti peccati at­tuali!...
Ahimè! quanto hai trascurato del­l'osservanza alla divina legge!... quanti pre­cetti trasgrediti... quanti comandamenti ne­gletti... Vedi come accanita è la lotta che si combatte in te stessa.... come il senso esce fuori della ragione..., come la carne si ribella alle leggi dello spirito!...
O Maria, nobile esempio di perfezione, siate per me luce e guida, affinchè io mi conduca rettamente per la via del Cielo.

2. punto
Considera, come Maria dall'istante della sua Immacolata Concezione, camminò sì retta­mente da non declinare nemmeno in minima colpa veniale, nè nelle cose prospere, nè nelle avverse. E quantunque in quell'istante sublime avesse il dono della piena cognizione, come la creatura più favorita da Dio, privilegiata dalla colpa comune, arricchita di tutti i doni cele­sti, non pertanto, vedendosi cotanto gloriosa, se ne invanì in qualche modo; ma, tutta umile, magnificava l'Altissimo nelle sue misericordie. O anima, che cosa vuol dire tanta vanità e leggerezza del tuo cuore?...
Se Dio ti favorisce co' beni di natura o di fortuna o di grazia, subito il vento della vana gloria ti solleva, senza riflettere nè al profondo del tuo nulla, nè alle miserie del tuo niente, nè alla bontà del tuo Dio.
Quis te discernit?... Sei ricca; chi ti distingue dall'uomo povero?... Dio.
Sei sapiente; chi ti distingue dall'ignoran­te?... Dio.
Sei santa; chi ti distingue dal pec­catore?... Dio.
Dunque, o anima, quid habes quod non accepisti? “che cosa hai che non abbi ricevuta?...”.
E se l'hai ricevuta, perchè ti glorii, come se non l'avessi ricevuta?
O Maria, gloriosissima e fortissima Donna, infondete Voi nel mio spirito dell'umiltà per accogliere tutto da Dio e, nelle prosperità, non disprezzare alcuno e magnificare le misericor­die del Signore.

3. punto
Considera, come Maria nemmeno declinò nelle cose avverse. In quel primo istante in cui ebbe principio la Sua vita, Ella fè di se stessa un totale sacrificio a Dio, offerendosi, da quel punto, di patire qualsivoglia avversità che le potesse accadere, come aviatrice nell'esilio di questo mondo; e tutto poscia Ella accettò con allegrezza del suo spirito, stimandolo quali grazie e favori del Donator celeste per unifor­marsi interamente al divino beneplacito.
O Maria, beatissima Voi, che senza colpa alcuna vi sacrificaste così lietamente alle pene! E, tu, anima che mediti, sei così molle e deli­cata, che ogni minimo male t'infrange; una parola leggiera ti altera, qualsivoglia piccola tribolazione ti conturba...
Vorresti tutte le cose a tuo genio... che la volontà di Dio fa­cesse a tuo modo... Ma stolta che sei! Dio governa il mondo, Dio dispone tutto; e quel che Dio fa è adorabile. Perchè, dunque, non ricevertelo con pazienza? perchè non confor­marti totalmente al suo divino volere?
Poni .mente, al contrario, alle tue innumerabili colpe per accettarne con rassegnazione le pene...O Maria, Signora e Madre di misericordia, riguardate me, miserabile peccatore e degna­tevi, per pietà, farmi intraprendere il retto cammino della patria beata!
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domenica 29 novembre 2009

San Francesco Antonio Fasani

Lucera, 6 agosto 1681 - Lucera, 29 novembre 1742

Francesco Antonio Fasani, chiamato dai lucerini familiarmente “Padre Maestro”, nacque a Lucera, il 6 agosto 1681, da umili e modesti lavoratori : Giuseppe Fasani e Isabella Della Monica. Battezzato il 10 agosto con i nomi di Donato Antonio Giovanni Nicolò, era chiamato da tutti, familiarmente,“Giovanniello”.
Quando era ancora piccolo, il padre morì e sua madre Isabella, fu costretta a risposarsi con Francesco Farinacci, anch’egli un buon cristiano come il defunto Giuseppe. Giovanniello entrò molto giovane nell’Ordine di S. Francesco, tra i Minori Conventuali del convento di Lucera e vi rifulse per innocenza di vita, spirito di penitenza e povertà, ardore serafico e zelo apostolico, sì da sembrare un “S. Francesco Redivivo”.
Il 23 agosto 1695 entrò nel noviziato dei Frati Minori Conventuali di Monte Sant’Angelo, prese il nome di Francesco Antonio e il 23 agosto 1696 vi emise la professione solenne.
Il giovane frate Francesco Antonio completò gli studi umanistici e frequentò i corsi filosofici nei seminari della sua Provincia religiosa. Successivamente iniziò i corsi di teologia nello Studio di Agnone, lì proseguì nello Studio Generale di Assisi presso la Tomba di S. Francesco, dove ricevette l'ordinazione sacerdotale l’11 settembre1705; e sempre in Assisi frequentò pure il Corso teologico accademico fino al 1707.
Il tirocinio degli studi, espletato con impegno e con vivo desiderio di assimilare il valore salvifico dei misteri della fede, lo resero “profondo in filosofia e dotto in teologia”, come attesterà ai Processi Canonici il Antonio Lucci, Vescovo di Bovino, che era stato suo condiscepolo ed emulo nell'esercizio delle virtù religiose. Nel contempo attraverso una intensa formazione spirituale, coadiuvata da illuminati maestri di spirito, progrediva nella vita di unione con Dio configurandosi al Signore nella consacrazione religiosa e nel carisma sacerdotale.
Dal 1707 fino alla morte, per trentacinque anni continui, visse a Lucera rendendo splendida testimonianza di vita evangelica e di zelante ministero pastorale, e per questo ammirato dai fedeli di Lucera, di tutta la Daunia e del Molise. Nell'ambito del suo Ordine Francescano ricoprì uffici di particolare responsabilità. Valente lettore di filosofia scolastica e stimato maestro dei giovani novizi e professi, diede notevole impulso alla formazione spirituale e dottrinale dei confratelli.
Nel 1709 conseguì la laurea in teologia, e da allora il Padre Fasani venne comunemente chiamato con l'appellativo di “Padre Maestro”, titolo che ancora oggi gli viene attribuito a Lucera. Esercitò con carità e saggezza gli uffici di superiore locale e provinciale dimostrandosi efficace animatore della vita religiosa dei confratelli.
Scrisse alcune operette predicabili, tra cui un Quaresimale, un Mariale, una esposizione al Pater e al Magnificat, e vari Sermoni di cui alcuni in lingua latina. Suo principale intendimento nel predicare era quello di “farsi capire da tutti”, come nella sua modestia era solito dire; la sua catechesi, tipicamente francescana, era rivolta di preferenza all'umile popolo verso cui si sentiva particolarmente attratto. Inesauribile fu la sua carità verso i poveri e sofferenti; fra le varie iniziative, promosse la simpatica usanza di raccogliere e distribuire pacchi-dono ai poveri in occasione del S. Natale. Ma il suo zelo e la sua carità sacerdotale rifulsero in modo singolarissimo nell'assistenza ai carcerati e ai condannati che accompagnava personalmente fino al luogo del supplizio per confortarne gli estremi momenti.
Fu devotissimo dell'Immacolata Concezione: alle anime che egli dirigeva era solito inculcare gli atti di ossequio alla Madonna e la meditazione delle sue virtù. Anche oggi è oggetto di particolare venerazione, nella chiesa di S. Francesco, la bella statua dell'Immacolata che fece venire da Napoli; il popolo canta tuttora la canzone mariana da lui composta.
Morì a Lucera il 29 novembre 1742, il primo giorno della novena dell'Immacolata.

Dopo la morte, per oltre due secoli, continuò a rimanere nell’ombra, conosciuto ed amato solo dai suoi compaesani che godevano, di generazione in generazione, del suo aiuto e della sua potente protezione.
Fu beatificato da Pp Pio XII il 15 aprile 1951. Il 13 aprile 1986, all’interno della Basilica di San Pietro, Papa Giovanni Paolo II lo dichiarò santo.

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Novena all'Immacolata - giorno 1

Novena all'Immacolata del Padre Maestro San Francesco Antonio Fasani

Offriamo ai devoti del Padre Maestro questa Novena all'Immacolata, sapendo di far cosa gra­dita ad essi ed utile.
È piccola di mole e senza pretese, ma piena di riflessioni e di slanci, che possono aiutarci a rinnovare la nostra vita e a donarci vigore nel bene.
Lo scopo di questa pubblicazione è di far ritornare, in questo mondo di distrazioni e di rumori, alla riflessione e formare alla meditazione i devoti del nostro Santo, sotto la sua stessa guida, usando le parole e lo stesso suo metodo, per attin­gerne lo spirito.

Quain pulchri sunt gressus tui in calceamentis, Filia Principis !(Cantico de' Cantici VII,A) Quanto sono belli i tuoi passi nei (tuoi) calzari, o Figlia di Principe!

1. punto
Considera, o anima, che, candida e pura, fin dal primo istante del suo Immacolato Con­cepimento, Maria uscì da Dio primogenita di tutte le creature, formata dalla parola crea­trice dell'Altissimo.Come il primo raggio immacolato della luce, fu il suo apparire sulla terra ... Il sole, la luna, le stelle, la natura tutta, il mondo visibile e l'invisibile s'inchinavano a' suoi, pas­si: quam pulchri gressus tui calceamentis, Filia Principis! ...Oh! bellissimi i passi di Maria! ... E tu, o anima che mediti, quali passi desti nel co­minciare l'uso della ragione ? furon essi un merito o un demerito?... E da quel tempo,col cammino di tanti anni dove sei andata per l'avanzarsi del tuo spirito? ...E ora dove vai? ... Sei nel cammino che mena a Dio o fuori di Dio? ...O Vergine Immacolata, bellissima Figlia dell'Altissimo Principe, pérfice gressus nostros in semitis tuis (Salm. 16, 5) dirigi e perfeziona, Ti preghiamo, i nostri passi nella imitazione delle Tue vestigia sacrosante!...

2. punto
Considera, o anima, che i passi di Maria si chiamano bellissimi ne' suoi calzari. Al dir de' Santi, i passi ne' calzari significano le affezioni dello spirito munite di virtù...; e Maria fin dal primo istante del suo essere fu sempre pu­rissima e perfettissima: i suoi pensieri, le sue affezioni, i suoi desideri, le sue opere furon sempre munite ed ornate di ammirabili virtù; come di fragranti fiori, se ne spandeva intorno il soave odore, senza che alito vizioso od om­bra alcuna venisse mai ad offuscarne la bellezza.E tu, anima che mediti, pel deserto impuro di questo terreno pellegrinaggio cammini senza darti premura di munirti di tutte le necessarie virtù ...
Deh! solleva oggi il tuo spirito, allontana le impurità che ti circondano, ti fortifica della difesa di sante virtù per camminare ad esempio di Maria e raggiungere le beate aspettazioni nel Paradiso.O Maria, la più pura tra le creature, for­tifica i nostri passi nell'imitazione delle Tue sante virtù!...

3. punto
Considera, o anima, come Maria, dopo il Figlio suo, essendo la primogenita dell'Altis­simo, dicesi per antonomasia : Filia Principis figlia la più diletta, la più cara, la più bene­merita al suo Padre Principe, Dio. E questa figliolanza che Maria ebbe nella sua benedetta Concezione, sempre Ella la conservò inviola­ta... mai la diminuì con qualche disubbi­dienza, anzi con ammirabile progresso l'ac­crebbe sempre per la totale osservanza della legge e per l'assoluto rispetto al suo Padre celeste.
O Maria, beatissima, che fosti sempre fi glia e giammai serva, Figlia sempre della grazia e giammai serva del peccato!...
E tu, o anima che mediti, come hai con servata la figliolanza che Dio ti diede, per gra­zia, nel santo Battesimo?...Di chi sei stata figlia per tanto tempo?... ed ora di chi sei figlia?... In carità, ricupera di nuovo la figliolanza divina per non mai più perderla...; proponi fermamente di non esser più figlia di Eva, serva del peccato, ma figlia di Maria, primogenita di Dio fra le creature e Madre delle grazie.
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Maranathà, vieni Signore Gesù

Siamo giunti alla prima domenica di Avvento, prepariamo una culla nel nostro cuore ed accogliamo il Bambino di Betlemme che viene a farci figli di Dio e fratelli tra noi.
Maranathà, vieni Signore Gesù, cambia i nostri cuori e infondi nel mondo la giustizia e la pace.
Maranathà, vieni Signore Gesù, fai ardere in noi il "fuoco" dell'amore con una fiamma di carità fattiva, che diventa sostegno concreto per tanti fratelli che sono provati dal dolore e dal bisogno. Gratuitamente abbiamo ricevuto l'Amore e gratuitamente, lo dobbiamo donare, cerchiamo di vedere negli altri il Volto di Gesù e nell'amore cresceremo sempre più.

Vorrei condividere con voi ciò che diceva Madre Teresa di Calcutta, una donna innamorata di Cristo, che ha speso tutta la sua vita donando se stessa, nell'umiltà e nella povertà, perchè il Signore sia conosciuto, amato e servito, su chi è Gesù per lei:

Il Verbo fatto carne.
il pane di vita.
la vittima offerta sulla croce per i nostri peccati.
il sacrificio offerto nella messa per i peccati del mondo e i miei personali.
la parola che deve essere pronunciata.
la verità che dev'essere detta.
la via che deve essere percorsa.
la luce che deve essere accesa.
la Vita che dev'essere vissuta.

l'amore che dev'essere amato.l
a gioia che deve essere condivisa.
il sacrificio che deve essere offerto.
la Pace che deve essere data.
il Pane di vita che deve essere mangiato.
l'affamato che dev'essere nutrito.
l'assetato che deve essere appagato.
il Nudo che deve essere vestito.
il Senza tetto che deve essere accolto.
il Malato che deve essere guarito.
il Solo che deve essere amato.
l'Indesiderato che deve essere voluto.
il Lebbroso che deve essere curato.
il Mendicante al quale deve essere sorriso.
l'Ubriaco al quale si deve prestare attenzione.
il Malato mentale che deve essere protetto.
il Piccolo che deve essere accarezzato.
il Cieco che deve essere guidato.
il Sordo per il quale si deve parlare.
lo Storpio con il quale si deve camminare.
il Tossicodipendente che si deve soccorrere.
la Prostituta che si deve togliere dalla strada.
il Prigioniero che si deve visitare.
l'Anziano che si deve servire.
Per me Gesù è il mio Signore
Gesù è il mio sposo
Gesù è la mia vita
Gesù è il mio solo Amore
Gesù è il mio Tutto in tutti
Gesù è il mio ogni cosa.
Io amo Gesù con tutto il cuore, con tutto il mio essere.

Anche noi in questo tempo di Avvento dobbiamo chiederci chi è veramente Gesù per noi.
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sabato 28 novembre 2009

Angelus del 30 novembre 2008

un anno meno un giorno fa, era la prima domenica di avvento, (come lo sarà domani), ecco cosa ha detto Benedetto XVI

Cari fratelli e sorelle!
Iniziamo oggi, con la prima Domenica di Avvento, un nuovo Anno liturgico. Questo fatto ci invita a riflettere sulla dimensione del tempo, che esercita sempre su di noi un grande fascino. Sull'esempio di quanto amava fare Gesù, desidererei tuttavia partire da una constatazione molto concreta: tutti diciamo che "ci manca il tempo", perché il ritmo della vita quotidiana è diventato per tutti frenetico. Anche a tale riguardo la Chiesa ha una "buona notizia" da portare: Dio ci dona il suo tempo. Noi abbiamo sempre poco tempo; specialmente per il Signore non sappiamo o, talvolta, non vogliamo trovarlo. Ebbene, Dio ha tempo per noi!
Questa è la prima cosa che l'inizio di un anno liturgico ci fa riscoprire con meraviglia sempre nuova. Sì: Dio ci dona il suo tempo, perché è entrato nella storia con la sua parola e le sue opere di salvezza, per aprirla all'eterno, per farla diventare storia di alleanza. In questa prospettiva, il tempo è già in se stesso un segno fondamentale dell'amore di Dio: un dono che l'uomo, come ogni altra cosa, è in grado di valorizzare o, al contrario, di sciupare; di cogliere nel suo significato, o di trascurare con ottusa superficialità.
Tre poi sono i grandi "cardini" del tempo, che scandiscono la storia della salvezza:
all'inizio la creazione, al centro l'incarnazione-redenzione e al termine la "parusia", la venuta finale che comprende anche il giudizio universale.
Questi tre momenti però non sono da intendersi semplicemente in successione cronologica. Infatti, la creazione è sì all'origine di tutto, ma è anche continua e si attua lungo l'intero arco del divenire cosmico, fino alla fine dei tempi. Così pure l'incarnazione-redenzione, se è avvenuta in un determinato momento storico, il periodo del passaggio di Gesù sulla terra, tuttavia estende il suo raggio d'azione a tutto il tempo precedente e a tutto quello seguente. E a loro volta l'ultima venuta e il giudizio finale, che proprio nella Croce di Cristo hanno avuto un decisivo anticipo, esercitano il loro influsso sulla condotta degli uomini di ogni epoca.
Il tempo liturgico dell'Avvento celebra la venuta di Dio, nei suoi due momenti: dapprima ci invita a risvegliare l'attesa del ritorno glorioso di Cristo; quindi, avvicinandosi il Natale, ci chiama ad accogliere il Verbo fatto uomo per la nostra salvezza. Ma il Signore viene continuamente nella nostra vita. Quanto mai opportuno è quindi l'appello di Gesù, che in questa prima Domenica ci viene riproposto con forza: "Vegliate!" (Mc 13,33.35.37). E' rivolto ai discepoli, ma anche "a tutti", perché ciascuno, nell'ora che solo Dio conosce, sarà chiamato a rendere conto della propria esistenza. Questo comporta un giusto distacco dai beni terreni, un sincero pentimento dei propri errori, una carità operosa verso il prossimo e soprattutto un umile e fiducioso affidamento alle mani di Dio, nostro Padre tenero e misericordioso.
Icona dell'Avvento è la Vergine Maria, la Madre di Gesù. InvochiamoLa perché aiuti anche noi a diventare un prolungamento di umanità per il Signore che viene.
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Eccomi, perché mi hai chiamato

È giunto per noi un giorno di salvezza, di eternità. Una volta ancora si odono i richiami del Pastore Divino, le sue parole affettuose: “Vocavi te nomine tuo” — ti ho chiamato per nome. Come nostra madre, Egli ci invita per nome. Anzi: con il nomignolo affettuoso, famigliare. — Laggiù, nell'intimità dell'anima, chiama, e bisogna rispondere: “Ecce ego, quia vocasti me” — eccomi, perché mi hai chiamato, deciso stavolta a non permettere che il tempo passi come l'acqua sui ciottoli, senza lasciare traccia. (Forgia, 7)

Forse un giorno — non voglio generalizzare, apri il tuo cuore al Signore e raccontagli la tua storia — un amico, un comune cristiano come te, ti svelò un panorama profondo e nuovo, eppure vecchio come il Vangelo. Ti suggerì la possibilità di impegnarti seriamente a seguire Cristo, a essere apostolo di apostoli. Forse in quel momento hai perduto la tranquillità, per ritrovarla trasformata in pace, quando liberamente, perché ti andava di farlo — è questo il motivo più soprannaturale — rispondesti di sì a Dio. Sopraggiunse allora una gioia forte, incessante, che può scomparire soltanto se ti allontani da Lui.
Non mi piace parlare di eletti o di privilegiati. Eppure il Signore chiama e sceglie. Sono parole della Scrittura: Elegit nos in ipso ante mundi constitutionem — dice san Paolo — ut essemus sancti. Ci ha scelti prima della creazione del mondo perché fossimo santi. So che questo non ti riempie di orgoglio né ti fa considerare superiore agli altri.
Questa scelta, radice della tua chiamata, deve essere la base della tua umiltà. Si innalza forse un monumento ai pennelli di un grande pittore? Sono serviti per dipingere dei capolavori, ma il merito è dell'artista. Noi cristiani siamo soltanto strumenti del Creatore del mondo, del Redentore di tutti gli uomini. (E' Gesù che passa, 1)
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Santa Caterina Labourè

Caterina, al secolo Zoe Catherine Labourè, nacque in Francia, a Fain-lès-Moutiers, un villaggio della Borgogna, il 2 maggio 1806, da Pietro e Luisa Maddalena Gontard. Rimasta orfana di madre a nove anni con sette fratelli e due sorelle, Caterina non poté frequentare le classi elementari ma dovette rendersi utile in famiglia e, più tardi, prenderne le redini.
A 12 anni, il 25 gennaio 1818, fece la Prima Comunione. Giunta all'adolescenza, dopo l'apparizione in sogno di San Vincenzo de' Paoli, che la invitava ad entrare tra le sue suore, chiese di entrare in una casa delle Figlie della Carità.
Il 21 aprile 1830 Caterina entrò come Postulante tra le Figlie della Carità (una sorella l'aveva preceduta nel 1818) a Chatillon-sur-Seine. In seguito fu mandata a Parigi per il noviziato, nella Casa Madre situata in Rue du Bac. Durante il suo noviziato ebbe altre visioni, come quelle di Gesù Eucaristico e di Cristo Re (giugno 1830).
Le apparizioni che hanno avuto la maggiore risonanza sono state quelle dell'Immacolata della "Medaglia miracolosa": 18 giugno e 26 novembre 1830.
Il messaggio mariano era semplice, predisponeva alla proclamazione del dogma dell'Immacolata (proclamato da papa Pio IX l'8 dicembre 1854) insegnando una semplice ed essenziale preghiera: “O Maria concepita senza peccato, pregate per noi che ricorriamo a voi”. Caterina sentiva quindi l'invito: « Fai coniare una medaglia su questo modello; le persone che la porteranno al collo riceveranno grandi grazie. Le grazie saranno più abbondanti per le persone che la porteranno con fiducia » ed infine veniva assicurata della protezione di Maria sulla famiglia vincenziana che usciva dolorosamente provata dall'epoca rivoluzionaria e napoleonica.
Caterina confidò il suo segreto al confessore P. Giovanni Battista Aladel che ne parlò all'arcivescovo di Parigi, mons. Giacinto De Quélen, che autorizzò il conio della medaglia: le prime uscirono nel giugno 1832. In dieci anni vennero coniate e diffuse ben 100 milioni di medaglie che subito varcarono i confini della Francia e venne popolarmente chiamata "Medaglia Miracolosa".
Caterina, eccezion fatta per i pochi superiori ai quali dovette manifestare quanto era accaduto, si chiuse nel più grande riserbo e rimase nell'ombra per il resto della sua esistenza. Terminato il noviziato, il 20 gennaio 1831, vestiva l'abito delle Figlie della Carità e il 3 maggio 1835 pronunciava i primi voti.
Veniva inviata a svolgere la sua missione nella Casa di riposo di Reuilly, dedicata al Duca d'Enghien. Qui vi rimase fino alla fine dei suoi giorni servendo con premura materna i poveri, gli anziani, i malati nelle diverse mansioni che le vennero affidate.
L'aver visto la Madonna non fu mai occasione di vanto, ma di impegno e stimolo. Alla fine della vita dirà: “Io non sono stata che uno strumento. Non è per me che la S.Vergine è apparsa, ma per il bene della Compagnia e della Chiesa”. Nulla di appariscente ci fu nella sua esistenza: praticò le virtù cristiane e quelle della donna consacrata in maniera umile e forte, semplice ed eroica, raggiungendo un alto grado di santità nella vita quotidiana e nel servizio dei poveri nei quali scorgeva il volto di Cristo.
Gli anni si facevano sentire come pure i vari malanni, di cui soffriva, si aggravarono. Si spense con grande serenità di spirito il 31 dicembre 1876.
Nel 1896 si apriva il processo diocesano e nel 1907 la causa di beatificazione e canonizzazione venne introdotta a Roma.
Fu beatificata da Pp Pio XI il 28 maggio 1933 e canonizzata da Pp Pio XII il 27 luglio 1947.
Quando la sua salma fu esumata, le mani, che avevano toccato la Madonna, e gli occhi, che l'avevano veduta, apparvero straordinariamente conservati; le sue reliquie riposano nella cappella in cui ebbe le apparizioni.
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venerdì 27 novembre 2009

Beata Vergine della Medaglia Miracolosa

Da giugno a dicembre del 1830 Suor Caterina Labouré, giovane novizia delle Figlie della Carità, riceve l'immensa grazia di intrattenersi per ben tre volte con la Vergine Maria (Cappella sita al 140, Rue du Bac a Parigi).
Il 18 Giugno 1830, alle 23,30, Caterina si sente chiamare per nome; un misterioso bambino è ai piedi del letto e la invita ad alzarsi: «La Santa Vergine ti attende» le dice. Caterina si veste e segue il bambino che diffonde raggi di luce dappertutto dove passa. Arrivati nella cappella, Caterina si ferma dalla parte della sedia del sacerdote, situata nel coro. Ode allora “come il fruscio di una veste di seta.” «Ecco la Santa Vergine» disse la sua piccola guida. Caterina esita a credere. Ma il fanciullo ripete con una voce più forte : «Ecco la Santa Vergine».
Caterina corre ad inginocchiarsi presso la Madonna che è seduta sulla sedia (del sacerdote) “Allora, ho fatto un balzo per avvicinarmi a lei, e mi sono messa in ginocchio sui gradini dell'altare, con le mani appoggiate sulle ginocchia di Maria. Il momento, che ho passato così, è stato il più dolce di tutta la mia vita. Mi sarebbe impossibile dire ciò che ho provato. La Santissima Vergine mi ha detto poi come avrei dovuto comportarmi con il mio confessore e molte altre cose.”
Caterina riceve l'annuncio di una missione e la richiesta di fondare una Confraternita di Figlie di Maria; ciò sarà fatto dal suo confessore Padre Aladel il 2 Febbraio 1840.
Il 27 Novembre 1830 alle 17,30, durante la meditazione, Caterina vede nel posto dove ora è situata la statua della Santa Vergine del globo, come due quadri viventi che passano in dissolvenza incrociata:
- nel primo, la Santa Vergine è in piedi su una semisfera (globo terrestre) e tiene tra le mani un piccolo globo dorato. I piedi di Maria schiacciano un serpente;
- nel secondo, dalle sue mani aperte escono raggi di uno splendore abbagliante.
Nello stesso tempo Caterina ode una voce, che dice : «Ecco il simbolo delle grazie che io spando sulle persone che me le chiedono... (facendomi capire - scrive Caterina - quanto Lei fosse generosa con le persone che La pregano; quante grazie Lei accordasse a coloro che glieLe chiedono, quanta gioia Lei prova accordandole!). Le gemme che restano nell'ombra rappresentano le grazie che si dimentica di chiedermi.»
Poi un ovale si forma attorno all'apparizione e Caterina vede scriversi in un semicerchio questa invocazione, prima sconosciuta : «O Maria, concepita senza peccato, pregate per noi che ricorriamo a Voi» (Originale: «O MARIE CONÇUE SANS PECHÉ PRIEZ POUR NOUS QUI AVONS RECOURS À VOUS») scritta in lettere d'oro.
Subito dopo la medaglia si gira e Caterina vede il rovescio: in alto una croce sormonta la M di Maria, in basso due cuori, l'uno incoronato di spine, l'altro trapassato da una spada. Dodici stelle cingevano il monogramma di Maria e i due Sacri Cuori. Caterina ode allora queste parole : «Fai coniare una medaglia, secondo questo modello. Coloro che la porteranno con fede riceveranno grandi grazie».
Dicembre 1830, ultima apparizione e commiato della Vergine Maria: «...non mi vedrai più». Qualche mese dopo le apparizioni, Suor Caterina è inviata al ricovero di Enghein (Parigi, 12°) per curare gli anziani. La giovane suora si mette al lavoro. Ma una voce interiore insiste: si deve far coniare la medaglia. Caterina ne riparla al suo confessore, Padre Aladel.
Nel Febbraio 1832 scoppia a Parigi una terribile epidemia di colera, che provocherà più di 20.000 morti! In Giugno le Figlie della Carità cominciano a distribuire le prime 2.000 medaglie, fatte coniare da Padre Aladel. Le guarigioni si moltiplicano, come le protezioni e le conversioni. Fu un avvenimento straordinario. Il popolo di Parigi chiamò la medaglia “miracolosa”.
Nell'autunno 1834 c'erano più di 500.000 medaglie; nel 1835 nel mondo intero ce n'erano più di un milione; nel 1839 la medaglia era diffusa in più di dieci milioni di esemplari.
Alla morte di Suor Caterina Labouré (canonizzata da Pp Pio XII il 27 luglio 1947), il 31 dicembre 1876, si contavano più di un miliardo di medaglie!
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Supplica alla Medaglia Miracolosa *


Da recitarsi alle 17 del 27 Novembre, festa della Medaglia, ogni 27 del mese, ed in ogni urgente necessità.

O Vergine Immacolata, noi sappiamo che sempre ed ovunque sei disposta ad esaudire le preghiere dei tuoi figli esuli in questa valle di pianto, ma sappiamo pure che vi sono giorni ed ore in cui ti compiaci di spargere più abbondantemente i tesori delle tue grazie.
Ebbene, o Maria, eccoci qui prostrati davanti a te, proprio in quello stesso giorno ed ora benedetta, da te prescelta per la manifestazione della tua Medaglia.
Noi veniamo a te, ripieni di immensa gratitudine ed illimitata fiducia, in quest'ora a te sì cara, per ringraziarti del gran dono che ci hai fatto dandoci la tua immagine, affinché fosse per noi attestato d'affetto e pegno di protezione.
Noi dunque ti promettiamo che, secondo il tuo desiderio, la santa Medaglia sarà il segno della tua presenza presso di noi, sarà il nostro libro su cui impareremo a conoscere, seguendo il tuo consiglio, quanto ci hai amato e ciò che noi dobbiamo fare, perché non siano inutili tanti sacrifici tuoi e del tuo divin Figlio.
Sì, il tuo Cuore trafitto, rappresentato sulla Medaglia, poggerà sempre sul nostro e lo farà palpitare all'unìsono col tuo. Lo accenderà d'amore per Gesù e lo fortificherà per portar ogni giorno la propria croce dietro a Lui.
Questa è l'ora tua, o Maria, l'ora della tua bontà inesauribile, della tua misericordia trionfante, l'ora in cui facesti sgorgare per mezzo della tua Medaglia, quel torrente di grazie e di prodigi che inondò la terra.
Fai, o Madre, che quest'ora, che ti ricorda la dolce commozione del tuo Cuore, la quale ti spinse a venirci a visitare e a portarci il rimedio di tanti mali, fai che quest'ora sia anche l'ora nostra: l'ora della nostra sincera conversione, e l'ora del pieno esaudimento dei nostri voti.
Tu che hai promesso proprio in quest'ora fortunata, che grandi sarebbero state le grazie per chi le avesse domandate con fiducia: volgi benigna i tuoi sguardi alle nostre suppliche.
Noi confessiamo di non meritare le tue grazie, ma a chi ricorreremo, o Maria, se non a te, che sei la Madre nostra, nelle cui mani Dio ha posto tutte le sue grazie?
Abbi dunque pietà di noi. Te lo domandiamo per la tua 1mmacolata Concezione e per l'amore che ti spinse a darci la tua preziosa Medaglia.
O Consolatrice degli afflitti, che già ti inteneristi sulle nostre miserie, guarda ai mali da cui siamo oppressi. Fai che la tua Medaglia sparga su di noi e su tutti i nostri cari i tuoi raggi benefici: guarisca i nostri ammalati, dia la pace alle nostre famiglie, ci scampi da ogni pericolo.
Porti la tua Medaglia conforto a chi soffre, consolazione a chi piange, luce e forza a tutti.
Ma specialmente permetti, o Maria, che in quest'ora solenne ti domandiamo la conversione dei peccatori, particolarmente di quelli, che sono a noi più cari.
Ricordati che anch'essi sono tuoi figli, che per essi hai sofferto, pregato e pianto.
Salvali, o Rifugio dei peccatori, affinché dopo di averti tutti amata, invocata e servita sulla terra, possiamo venirti a ringraziare e lodare eternamente in Cielo.
Cosi sia.

Salve Regina ....

O Maria, concepita senza peccato,
prega per noi che ricorriamo a Te
(3 volte)

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giovedì 26 novembre 2009

Adesso è lì, con la sua Carne e con il suo Sangue

«Questo è il mio Corpo»..., e Gesù si immolò, occultandosi sotto le specie del pane. Adesso è lì, con la sua Carne e con il suo Sangue, con la sua Anima e con la sua Divinità: così come nel giorno in cui Tommaso mise le dita nelle sue Piaghe gloriose. Tuttavia, in molte occasioni, tu giri al largo, senza nemmeno abbozzare un breve saluto di mera cortesia, come fai con qualsiasi persona conosciuta che incontri per strada. Hai molta meno fede di Tommaso! (Solco, 684)

Il Creatore si è prodigato per amore delle sue creature. Nostro Signore Gesù Cristo, come se non bastassero tutte le altre prove della sua misericordia, istituisce l'Eucaristia perché possiamo averlo sempre vicino, dal momento che Egli — per quanto ci è dato di capire — pur non abbisognando di nulla, mosso dal suo amore, non vuole fare a meno di noi.
La Trinità si è innamorata dell'uomo elevato all'ordine della grazia e fatto a sua immagine e somiglianza; lo ha redento dal peccato — dal peccato di Adamo, che ricadde su tutta la sua discendenza, e dai peccati personali di ciascuno — e desidera ardentemente dimorare nella nostra anima: Se uno mi ama osserverà la mia parola, e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui.Questo flusso trinitario di amore per gli uomini si perpetua in maniera sublime nell'Eucaristia.
Noi tutti, anni fa, abbiamo imparato dal catechismo che la santa Eucaristia può essere considerata come Sacrificio e come Sacramento, e che il Sacramento è per noi Comunione e insieme tesoro sull'altare, nel tabernacolo. La Chiesa dedica un'altra festa al mistero eucaristico, al Corpo del Signore — Corpus Domini — presente in tutti i tabernacoli del mondo. (E' Gesù che passa, nn. 84-85)
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Sii anima di Eucaristia!

Sii anima di Eucaristia! — Se il centro dei tuoi pensieri e delle tue speranze è il Tabernacolo, come saranno abbondanti, figlio mio, i frutti di santità e di apostolato! (Forgia, 835)

Gesù è rimasto nell'Eucaristia per amore..., per te.— È rimasto, pur sapendo come l'avrebbero ricevuto gli uomini..., e come lo ricevi tu.— È rimasto, affinché te ne cibi, affinché tu gli faccia visita e gli racconti le tue cose e, frequentandolo nell'orazione accanto al Tabernacolo e nella ricezione del Sacramento, ti innamori ogni giorno di più, e faccia in modo che altre anime — molte! — seguano lo stesso cammino.(Forgia, 887)

Quando ricevi il Signore nell'Eucaristia, siigli grato con tutte le fibre dell'anima per la sua bontà di stare con te.— Non ti sei soffermato a considerare che sono dovuti passare secoli e secoli, prima che venisse il Messia? I patriarchi e i profeti a implorare, con tutto il popolo di Israele: la terra è assetata, Signore, vieni!— Magari fosse così la tua attesa d'amore.(Forgia, 991)

Ingigantisci la tua fede nella Sacra Eucaristia. Riémpiti di stupore davanti a questa ineffabile realtà!: abbiamo Dio con noi, possiamo riceverlo ogni giorno e, se lo vogliamo, parliamo intimamente con Lui, come si parla con l'amico, come si parla con il fratello, come si parla con il Padre, come si parla con l'Amore.(Forgia, 268)
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Novena alla Medaglia Miracolosa - giorno 9


1) O Vergine Immacolata della Medaglia Miracolosa, che, mossa a pietà dalle nostre miserie, scendesti dal cielo per mostrarci quanta parte prendi alle nostre pene e quanto di adoperi per stornare da noi i castighi di Dio e impetrarci le sue grazie, muoviti a pietà della presente nostra necessità; consola la nostra afflizione e concedici la grazia che ti domandiamo.
Salve o Regina

O Maria concepita senza peccato
prega per noi che ricorriamo a te!

2) O Vergine Immacolata della Medaglia Miracolosa, che, quale rimedio a tanti mali spirituali che ci affliggono, ci hai portato la tua Medaglia, affinché fosse difesa delle anime, medicina dei corpi e conforto di tutti i miseri, ecco che noi la stringiamo riconoscenti sul nostro cuore e ti domandiamo per essa di esaudire la nostra preghiera.
Salve o Regina

O Maria concepita senza peccato
prega per noi che ricorriamo a te!

3) O Vergine Immacolata della Medaglia Miracolosa, tu hai promesso che grandi sarebbero state le grazie per i devoti della tua Medaglia che ti avessero invocata con la giaculatoria da te insegnata; ebbene, o Madre, ecco che noi, pieni di fiducia nella tua parola, ricorriamo a te e ti domandiamo, per la tua Immacolata Concezione, la grazia di cui abbiamo bisogno.
Salve o Regina

O Maria concepita senza peccato
prega per noi che ricorriamo a te!
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mercoledì 25 novembre 2009

L'anima che non é dimora di Cristo é infelice

Una volta Dio, adirato contro i Giudei, diede Gerusalemme in balia dei loro nemici.
Così caddero proprio sotto il dominio di coloro che essi odiavano e si trovarono nell'impossibilità di celebrare i giorni festivi e di offrire sacrifici.
Nello stesso modo,Dio, adirato contro un'anima che trasgredisce i suoi precetti, la consegna ai suoi nemici, i quali, dopo averla indotta a fare il male, la devastano completamente. Una casa, non più abitata dal padrone, rimane chiusa e oscura, cadendo in abbandono; di conseguenza si riempie di polvere e di sporcizia.
Nella stessa condizione é l'anima che rimane priva del suo Signore. Prima tutta luminosa della sua presenza e del giubilo degli angeli, poi si immerge nelle tenebre del peccato, di sentimenti iniqui edi ogni cattiveria.
Povera quella strada che non é percorsa da alcuno e non é rallegrata da alcuna voce d'uomo! Essa finisce per essere il ritrovo preferito di ogni genere di bestie. Povera quell'anima in cui non cammina il Signore, che con la sua voce ne allontani le bestiespirituali della malvagità! Guai alla terra priva del contadino che la lavori! Guai alla nave senza timoniere!
Sbattuta dai marosi e travolta dalla tempesta, andrà inrovina. Guai all'anima che non ha in sé il vero timoniere, Cristo!
Avvolta dalletenebre di un mare agitato e sbattuta dalle onde degli affetti malsani, sconquassatadagli spiriti maligni come da un uragano invernale, andrà miseramente in rovina.Guai all'anima priva di cristo, l'unico che possa coltivarla diligentemente perchéproduca i buoni frutti dello Spirito! Infatti, una volta abbandonata, sarà tutta invasada spine e da rovi e, invece di produrre frutti, finirà nel fuoco. Guai a quell'anima che non avrà Cristo in sé! Lasciata sola, comincerà ad essere terreno fertile diinclinazioni malsane e finirà per diventare una sentina di vizi. Il contadino, quandosi accinge a lavorare la terra, sceglie gli strumenti più adatti e veste anche l'abitopiù acconcio al genere di lavoro.
Così Cristo, re dei cieli e vero agricoltore, venendoverso l'umanità, devastata dal peccato, prese un corpo umano, e, portando la croce come strumento di lavoro, dissodò l'anima arida e incolta, ne strappò via le spine e irovi degli spiriti malvagi, divelse il loglio del male e gettò al fuoco tutta la paglia deipeccati.
La lavorò così col legno della croce e piantò in lei il giardino amenissimo dello Spirito. Esso produce ogni genere di frutti soavi e squisiti per Dio, che ne é il padrone.

Dalle «Omelie» attribuite a san Macario, vescovo
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Novena alla Medaglia Miracolosa - giorno 8

1) O Vergine Immacolata della Medaglia Miracolosa, che, mossa a pietà dalle nostre miserie, scendesti dal cielo per mostrarci quanta parte prendi alle nostre pene e quanto di adoperi per stornare da noi i castighi di Dio e impetrarci le sue grazie, muoviti a pietà della presente nostra necessità; consola la nostra afflizione e concedici la grazia che ti domandiamo.
Salve o Regina

O Maria concepita senza peccato
prega per noi che ricorriamo a te!

2) O Vergine Immacolata della Medaglia Miracolosa, che, quale rimedio a tanti mali spirituali che ci affliggono, ci hai portato la tua Medaglia, affinché fosse difesa delle anime, medicina dei corpi e conforto di tutti i miseri, ecco che noi la stringiamo riconoscenti sul nostro cuore e ti domandiamo per essa di esaudire la nostra preghiera.
Salve o Regina

O Maria concepita senza peccato
prega per noi che ricorriamo a te!

3) O Vergine Immacolata della Medaglia Miracolosa, tu hai promesso che grandi sarebbero state le grazie per i devoti della tua Medaglia che ti avessero invocata con la giaculatoria da te insegnata; ebbene, o Madre, ecco che noi, pieni di fiducia nella tua parola, ricorriamo a te e ti domandiamo, per la tua Immacolata Concezione, la grazia di cui abbiamo bisogno.
Salve o Regina

O Maria concepita senza peccato
prega per noi che ricorriamo a te!
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Lo Spirito Santo ci configura a Cristo

La Messa è lunga, tu dici; e io aggiungo: perché il tuo amore è corto. (Cammino, 529).

La Santa Messa ci pone così di fronte ai misteri principali della fede, in quanto è il dono che la Trinità fa di se stessa alla Chiesa. Si comprende allora come la Messa sia il centro e la radice della vita spirituale del cristiano, e come sia anche il fine di tutti i Sacramenti.
La vita della grazia, generata in noi dal Battesimo, fortificata e accresciuta dalla Confermazione, si avvia nella Messa verso la sua pienezza.
Quando partecipiamo dell'Eucaristia — scrive san Cirillo di Gerusalemme — sperimentiamo la spiritualizzazione deificante dello Spirito Santo che non solo ci configura con Cristo, come avviene nel Battesimo, ma ci cristifica per intero, associandoci alla pienezza di Cristo Gesù.
L'effusione dello Spirito Santo, facendoci divenire simili a Cristo, ci porta a riconoscerci come figli di Dio. Il Paraclito, che è carità, ci insegna a impregnare di questa virtù tutta la nostra vita; e consummati in unum, fatti una cosa sola con Cristo, possiamo diventare tra gli uomini quel che Sant'Agostino afferma dell'Eucaristia: Segno di unità, vincolo dell'Amore.(E' Gesù che passa, 87)
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martedì 24 novembre 2009

Novena alla Medaglia Miracolosa - giorno 7

1) O Vergine Immacolata della Medaglia Miracolosa, che, mossa a pietà dalle nostre miserie, scendesti dal cielo per mostrarci quanta parte prendi alle nostre pene e quanto di adoperi per stornare da noi i castighi di Dio e impetrarci le sue grazie, muoviti a pietà della presente nostra necessità; consola la nostra afflizione e concedici la grazia che ti domandiamo.
Salve o Regina

O Maria concepita senza peccato
prega per noi che ricorriamo a te!

2) O Vergine Immacolata della Medaglia Miracolosa, che, quale rimedio a tanti mali spirituali che ci affliggono, ci hai portato la tua Medaglia, affinché fosse difesa delle anime, medicina dei corpi e conforto di tutti i miseri, ecco che noi la stringiamo riconoscenti sul nostro cuore e ti domandiamo per essa di esaudire la nostra preghiera.
Salve o Regina

O Maria concepita senza peccato
prega per noi che ricorriamo a te!

3) O Vergine Immacolata della Medaglia Miracolosa, tu hai promesso che grandi sarebbero state le grazie per i devoti della tua Medaglia che ti avessero invocata con la giaculatoria da te insegnata; ebbene, o Madre, ecco che noi, pieni di fiducia nella tua parola, ricorriamo a te e ti domandiamo, per la tua Immacolata Concezione, la grazia di cui abbiamo bisogno.
Salve o Regina

O Maria concepita senza peccato
prega per noi che ricorriamo a te!
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Ha dato tutto quanto aveva

« Padre mio, nelle tue mani consegno il mio spirito » (Lc 23,46).
Questa è l’ultima preghiera del nostro Maestro, del nostro prediletto. Possa essa essere nostra, e essere non soltanto la preghiera dei nostri ultimi istanti, ma pure quella di ogni nostro istante : « Padre mio, io mi consegno nelle tue mani ; Padre mio io mi affido a te ; Padre mio, io mi abbandono a te ; Padre mio, fa’ di me ciò che ti piace ; qualunque cosa tu faccia di me, ti ringrazio ; grazie di tutto.
Sono pronto a tutto, accetto tutto, ti ringrazio di tutto, purché la tua volontà si compia in me, mio Dio, purché la tua volontà si compia in tutte le tue creature, in tutti i tuoi figli, in tutti coloro che il tuo cuore ama ; non desidero niente altro, mio Dio.
Rimetto la mia anima nelle tue mani, te la dono, mio Dio, con tutto l’amore del mio cuore, perché ti amo, ed è per me una esigenza d’amore il donarmi, il rimettermi nelle tue mani senza misura. Mi rimetto nelle tue mani con una confidenza infinita, poiché tu sei il Padre mio ».

Beato Charles de Foucauld (1858-1916), eremita e missionario nel Sahara

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Occuparsi degli altri e dimenticarsi di se stessi

I veri ostacoli che ti separano da Cristo — la superbia, la sensualità... —, si superano con la preghiera e la penitenza. E pregare e mortificarsi è anche occuparsi degli altri e dimenticarsi di se stessi. Se vivi così, vedrai che la maggior parte dei tuoi contrattempi spariranno. (Via Crucis, Stazione X. n. 4).

Parli e non ti ascoltano. E se ti ascoltano, non ti capiscono. Sei un incompreso!... D'accordo. In ogni caso, affinché la tua croce abbia tutto il rilievo della Croce di Cristo, è necessario che tu ora lavori così, senza esser preso in considerazione. Altri ti capiranno.(Via Crucis, Stazione III. n. 4).

Come amare veramente la. Croce Santa di Gesù?... Desiderala!... Chiedi forza al Signore per impiantarla in tutti i cuori, in lungo e in largo per il mondo! E poi... offrigli riparazione con gioia; cerca di amarlo anche coi battiti di tutti i cuori che ancora non lo amano.(Via Crucis, Stazione V. n. 5).

Per quanto tu ami, non amerai mai abbastanza.Il cuore umano ha un enorme coefficiente di dilatazione. Quando ama si allarga in un crescendo di affetto che supera tutti gli ostacoli.Se tu ami il Signore, non ci sarà creatura che non trovi spazio nel tuo cuore.(Via Crucis, Stazione VIII. n. 5)
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lunedì 23 novembre 2009

Il perdono ci viene dalla misericordia di Dio

Mi scrivi che sei arrivato, finalmente, al confessionale, e che hai provato l'umiliazione di dover aprire la cloaca dici proprio così della tua vita davanti a un «uomo». Quando sradicherai questa vana stima che hai di te stesso? Allora andrai alla confessione contento di mostrarti quale sei, davanti a «quell'uomo» consacrato altro Cristo, lo stesso Cristo! che ti dà l'assoluzione, il perdono di Dio. (Solco, 45)

Padre: come può sopportare tutta questa spazzatura? —mi dicesti—, dopo una confessione contrita.—Tacqui, pensando che se la tua umiltà ti porta a sentirti così —spazzatura, un mucchio di spazzatura— potremo ancora fare qualcosa di grande di tutta la tua miseria.(Cammino, 605)

Che poco Amore di Dio hai quando cedi senza lottare perché non è un peccato grave!(Cammino, 328)

Ancora una volta alle tue vecchie follie!... E poi, quando torni, ti ritrovi con poca allegria, perché ti manca umiltà.Sembra che ti ostini a ignorare la seconda parte della parabola del figliol prodigo, e continui a essere attaccato alla povera felicità delle ghiande. Orgogliosamente ferito dalla tua fragilità, non ti decidi a chiedere perdono, e non consideri che, se ti umìli, ti attende la calorosa accoglienza di tuo Padre Dio, la festa per il tuo ritorno e per il tuo ricominciare.(Solco, 65)
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La Croce, la Santa Croce!, pesa

Santificare il proprio lavoro non è una chimera, bensì è missione di ogni cristiano...: tua e mia. Lo aveva ben scoperto quel meccanico, che diceva: «Mi fa impazzire di gioia la certezza che io, maneggiando il tornio e cantando, cantando molto di dentro e di fuori , posso farmi santo...: com'è buono il nostro Dio!». (Solco, 517)

La Croce, la Santa Croce!, pesa. — Da una parte, i miei peccati. Dall'altra, la triste realtà delle sofferenze della Chiesa nostra Madre; l'apatia di tanti cattolici che hanno “un volere senza volere”; la separazione — per motivi diversi — da persone care; le malattie e le afflizioni, proprie e altrui...La Croce, la Santa Croce!, pesa: “Fiat, adimpleatur...!”. — Si faccia, si compia, sia lodata ed eternamente glorificata la giustissima e amabilissima Volontà di Dio su tutte le cose! Amen, Amen. (Forgia, 769)

La Croce non è la pena, né il dispiacere, né l'amarezza... È il legno santo su cui Gesù Cristo trionfa... e su cui trionfiamo noi quando riceviamo con gioia e con generosità ciò che Egli ci manda. (Forgia, 788)

Non sei solo. — Né tu né io possiamo trovarci soli. E meno che mai se andiamo da Gesù attraverso Maria, poiché è una Madre che non ci abbandonerà mai. (Forgia, 249)
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Novena alla Medaglia Miracolosa - giorno 6

1) O Vergine Immacolata della Medaglia Miracolosa, che, mossa a pietà dalle nostre miserie, scendesti dal cielo per mostrarci quanta parte prendi alle nostre pene e quanto di adoperi per stornare da noi i castighi di Dio e impetrarci le sue grazie, muoviti a pietà della presente nostra necessità; consola la nostra afflizione e concedici la grazia che ti domandiamo.
Salve o Regina

O Maria concepita senza peccato
prega per noi che ricorriamo a te!

2) O Vergine Immacolata della Medaglia Miracolosa, che, quale rimedio a tanti mali spirituali che ci affliggono, ci hai portato la tua Medaglia, affinché fosse difesa delle anime, medicina dei corpi e conforto di tutti i miseri, ecco che noi la stringiamo riconoscenti sul nostro cuore e ti domandiamo per essa di esaudire la nostra preghiera.
Salve o Regina

O Maria concepita senza peccato
prega per noi che ricorriamo a te!

3) O Vergine Immacolata della Medaglia Miracolosa, tu hai promesso che grandi sarebbero state le grazie per i devoti della tua Medaglia che ti avessero invocata con la giaculatoria da te insegnata; ebbene, o Madre, ecco che noi, pieni di fiducia nella tua parola, ricorriamo a te e ti domandiamo, per la tua Immacolata Concezione, la grazia di cui abbiamo bisogno.
Salve o Regina

O Maria concepita senza peccato
prega per noi che ricorriamo a te!
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domenica 22 novembre 2009

Te lo dico in nome di Dio: non disperare

Sono santi coloro che lottano fino alla fine della loro vita: coloro che sanno sempre rialzarsi dopo ogni inciampo, dopo ogni caduta, per proseguire coraggiosamente il cammino con umiltà, con amore, con speranza. (Forgia, 186)

Il Signore si è avvicinato tanto alle creature, che tutti conserviamo in cuore aneliti di altezza, ansia di salire in alto, di fare il bene. Se ora ridesto in te tali aspirazioni, è perché voglio che ti convinca della sicurezza che Egli ha posto nella tua anima: se lo lasci operare, servirai — dal tuo posto — come strumento utile, dall'efficacia insospettata. E affinché tu non ti allontani, per viltà, dalla fiducia che Dio ripone in te, evita la presunzione di disprezzare ingenuamente le difficoltà che appariranno sul tuo cammino di cristiano.
Non dobbiamo stupircene. Trasciniamo in noi stessi — conseguenza della natura caduta — un principio di opposizione, di resistenza alla grazia: sono le ferite del peccato originale, esacerbate dai nostri peccati personali. Pertanto, dobbiamo intraprendere quelle ascensioni, quei compiti divini e umani di ogni giorno — che sempre sfociano nell'Amore di Dio —, con umiltà, con cuore contrito, fiduciosi nell'assistenza divina, e tuttavia dedicando ad essi le nostre migliori energie, come se tutto dipendesse da noi.
Mentre lotti — una lotta che durerà fino alla morte —, non escludere la possibilità che insorgano, violenti, i nemici di dentro e di fuori. E, come se questo peso non bastasse, a volte faranno ressa nella tua mente gli errori commessi, forse abbondanti. Te lo dico in nome di Dio: non disperare. Se ciò avviene — non deve succedere necessariamente, né sarà cosa abituale —, trasforma la prova in un'occasione per unirti maggiormente al Signore, perché Lui, che ti ha scelto come figlio, non ti abbandonerà. Permette la prova, per spingerti ad amare di più e farti scoprire con maggiore chiarezza la sua continua protezione, il suo Amore.
Ti ripeto, fatti coraggio, perché Cristo, che ci ha perdonato sulla Croce, continua a offrire il suo perdono nel sacramento della Penitenza, e sempre, per giungere alla vittoria abbiamo un avvocato presso il Padre: Gesù Cristo giusto Egli è vittima di espiazione per i nostri peccati; non soltanto per i nostri, ma anche per quelli di tutto il mondo [1 Gv 2, 1-2]. (Amici di Dio, 214)
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Novena alla Medaglia Miracolosa - giorno 5

1) O Vergine Immacolata della Medaglia Miracolosa, che, mossa a pietà dalle nostre miserie, scendesti dal cielo per mostrarci quanta parte prendi alle nostre pene e quanto di adoperi per stornare da noi i castighi di Dio e impetrarci le sue grazie, muoviti a pietà della presente nostra necessità; consola la nostra afflizione e concedici la grazia che ti domandiamo.
Salve o Regina

O Maria concepita senza peccato
prega per noi che ricorriamo a te!

2) O Vergine Immacolata della Medaglia Miracolosa, che, quale rimedio a tanti mali spirituali che ci affliggono, ci hai portato la tua Medaglia, affinché fosse difesa delle anime, medicina dei corpi e conforto di tutti i miseri, ecco che noi la stringiamo riconoscenti sul nostro cuore e ti domandiamo per essa di esaudire la nostra preghiera.
Salve o Regina

O Maria concepita senza peccato
prega per noi che ricorriamo a te!

3) O Vergine Immacolata della Medaglia Miracolosa, tu hai promesso che grandi sarebbero state le grazie per i devoti della tua Medaglia che ti avessero invocata con la giaculatoria da te insegnata; ebbene, o Madre, ecco che noi, pieni di fiducia nella tua parola, ricorriamo a te e ti domandiamo, per la tua Immacolata Concezione, la grazia di cui abbiamo bisogno.
Salve o Regina

O Maria concepita senza peccato
prega per noi che ricorriamo a te!

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Cristo Re

La Chiesa chiude il suo anno liturgico, con la solennità di Cristo Re. L'anno liturgico, agli occhi di Dio, è tempo senza fine, in cui si intreccia il dialogo tra Dio Creatore e noi uomini.
Un dialogo in cui Dio non si arrende ai ‘no’ dell'uomo, ma va oltre, cercando di vincere la nostra resistenza con un amore che è davvero infinitamente grande: il Padre non vuole che alcuno si perda! Gesù, venendo tra noi, fattosi uomo, cerca di riportare non solo la verità, ma l'amore, chiamandoci ad entrare nel Suo Regno.
Così, durante l'anno liturgico, che inizia con l'Avvento, si 'fa memoria' - rivivendola - della passione di Dio per noi. Ci si ripresenta la vita del Figlio, perché noi possiamo farci coinvolgere, partecipare e così, raggiungere la mèta: entrare nella salvezza.
Dobbiamo sempre ricordarci che ciascuno di noi non è, come qualcuno ha definito l'uomo, 'uno scherzo della natura'. Dio sa quanto siamo grandi ai Suoi occhi: e non può essere diversamente, se pensiamo anche solo un attimo all'amore immenso di un padre che genera un figlio.
Ed è giusto che oggi facciamo festa a Gesù, nostre RE, per quello che, non solo ha operato, ma opera continuamente tra noi e in noi.
Basterebbe pensare alla Sua presenza nell'Eucarestia, al farsi 'pane della nostra vita', prendendo addirittura fissa dimora in ciascuno di noi, partecipando della nostra vita, qui, che lo vogliamo o no. Questa è la santità e il vero significato di una vita vissuta con Dio: 'vivere di Gesù', o, come dice Paolo :'Vivere Gesù'.
Troppi neppure sanno o pensano che Dio prende tanta parte nella nostra vita. Che perdita! Facciamoci illuminare dalle parole che oggi ci dice l'Apocalisse:
“Gesù Cristo è il testimone fedele, il primogenito dei morti, e il principe dei re della terra.. A Colui che ci ama e ci ha liberato dai nostri peccati con il suo sangue, che ha fatto di noi un regno di sacerdoti per il suo Dio e Padre, a Lui la gloria e la potenza nei secoli dei secoli, Amen, ecco viene sulle nubi e ognuno Lo vedrà: anche quelli che Lo trafissero e tutte le nazioni della terra si batteranno per Lui il petto. Sì. Amen. Io sono l'Alfa e l'Omega, dice il Signore Dio, Colui che è, che era e che viene, l'Onnipotente” (Ap 1, 5-8).
Leggendo il Vangelo, pare che Gesù abbia scelto i momenti più drammatici per affermare le grandi verità, che non ammettono ombre. Davanti a Pilato, che aveva il potere di giudicare e condannare, Gesù si poteva difendere da una precisa accusa, imperdonabile: 'Tu sei il re dei Giudei?'. Quell'accusa poteva essere, agli occhi di Pilato, una grottesca invenzione degli avversari di Gesù. Come poteva infatti essere re senza incoronazione, senza territorio da governare, soprattutto senza potenza? Altra era Pilato, che aveva alle spalle l'impero romano, pronto a intervenire con la forza militare, altro era Gesù, solo, abbandonato da tutti, forte solamente per il suo essere Figlio di Dio, ma volutamente alieno da ogni esercizio di potere terreno.
La Sua potenza era l'Amore del Padre. Pilato aveva davanti a sé un uomo che non faceva assolutamente paura: una povera cosa che si poteva schiacciare quando e come si voleva. E Gesù, con semplicità, sapendosi totalmente in mano ad un simile mostruoso potere e avendolo accettato con la logica ferrea dell'amore, risponde con chiarezza disarmante:
“Gesù rispose: Dici questo da te oppure altri te l'hanno detto sul mio conto? Pilato rispose: Sono io forse Giudeo? La tua gente e i sommi sacerdoti ti hanno consegnato a me; che cosa hai fatto? Rispose Gesù: Il mio regno non è di questo mondo: se il mio regno fosse di questo mondo, i miei servitori avrebbero combattuto perché non fossi consegnato ai Giudei: ma il mio regno non è di quaggiù. Pilato allora disse: Dunque tu sei re? Rispose Gesù: Tu lo dici: io sono re. Per questo sono nato e per questo sono venuto nel mondo, per rendere testimonianza alla verità. Chiunque è dalla verità, ascolta la mia voce” (Gv 16, 33).
Sappiamo che di fronte a questa proclamazione della verità, Pilato chiese: “Ma cos'è la verità? e non ebbe risposta.
Due modi diversi, contrapposti, di esercitare la regalità e il potere.
Il primo, quello di Pilato, è lo stesso del mondo in tutti i tempi, quando addirittura il potere diventa assoluto, annullando la libertà delle persone, come è nelle dittature. É diventare 'padroni degli uomini e delle cose', è la potenza o prepotenza, a cui poco importa che gli uomini trovino pace, ricevano rispetto della propria dignità e libertà. É un potere che a volte si esercita con tanta virulenza da suscitare terrore.
Ma l'autorità che si esercita nel potere, qualunque questo sia o da qualunque parte venga, dalla famiglia - se volete - dalla società, dalla stessa Chiesa, dovrebbe aiutare a crescere nella libertà, nella giustizia, nel bene: e tutto questo disinteressatamente, senza, con il potere, 'farsi strada', vincendo la tentazione di badare solo ai propri interessi, che, se diventano l'obiettivo del potere, si trasformano in squallide 'rapine' agli uomini e grave bestemmia alla nobile natura dell'autorità, che discende dal Cielo.
‘Fare strada agli uomini - affermava don Milani - senza farsi strada’.
Siamo, a dir poco, scandalizzati, dalla lotta dei partiti per i vari poteri nei governi, da quello nazionale a quello locale: una lotta che, a volte, è stata definita 'di coltelli', poiché non risparmia colpi.
Non avremo mai parole adatte per condannare le squallide scalate al potere, da qualunque parte vengano, vergognosi sfregi al 'servizio della comunità'.
Gesù, invece, - e con Lui tutti i fedeli che Lo seguono, con esemplarità in tanti Santi - continua a dirsi Re, davanti a Pilato e davanti a noi, nella sua nudità e apparente debolezza, che ignora ogni forma errata di potere.
Gesù continua ad affermare che il suo potere è l'amore: un amore che non si vergogna di essere servizio, fino a lavare, come avvenne nell'Ultima Cena, i piedi dei Suoi discepoli, scandalizzando gli Apostoli. Un potere che si fa dono, fino a dare la vita sulla croce, perché quelli che Lui governa, noi, abbiano la vita e l'abbiano in abbondanza. Un potere che celebra la sua gioia nel farsi cibo nell'Eucarestia. Eppure Lui, a differenza di noi uomini, davvero ha potere su di noi, è il nostro Re, Lui e Lui solo può chiamarsi Via, Verità e Vita.
Per Lui tutte le cose sono state fatte e, con Lui, se accettano la sua regalità, condivideranno la gloria. Di Lui solo possiamo dire in pienezza: 'Tu sei la mia vita, altro io non ho'.
Eppure tanta regalità quasi non si fa sentire, fino a poterla ignorare, anche se così agendo è come oscurare il sole della vita, mettendosi le mani davanti agli occhi per paura della luce, come facciamo a volte, tanti.
E allora se regnare per Gesù è amare, noi possiamo donare a Lui un 'sì' con tutto il cuore, come è nella natura dell'amore.
DirGli 'Grazie, perché mi ami'; farsi portare sulle braccia, anche se qualche volta, seguendo Lui, le nostre braccia, con le Sue, si troveranno distese sulla croce, ma sarà sempre riposare in Dio.
Non resta che affidarci al grande amore a Gesù che aveva Paolo VI, che scrisse quella stupenda pagina, che amo spesso riproporre: ‘Tu ci sei necessario’.
Leggiamola con il cuore e con commozione:
“Oggi, l'ansia di Cristo pervade anche il mondo dei lontani, quando in essi vibra qualche autentico movimento spirituale. Il mondo, dopo aver dimenticato e negato Cristo, Lo cerca. Ma non lo vuole cercare qual è e dove è. Lo cerca tra gli uomini mortali; ricusa di adorare Dio che si è fatto uomo e non teme di prostrarsi servilmente all'uomo che si fa dio. Ma oggi dall'inquietudine degli spiriti ribelli e dall'aberrazione delle dolorose esperienze umane, prorompe una confessione al Cristo assente: di Te avremmo bisogno. Di Te abbiamo bisogno, dicono anche altre voci isolate, ma sono molte oggi e fanno coro.
È una strana sinfonia di nostalgici che sospirano a Cristo perduto; di generosi che da Lui imparano il vero eroismo; di sofferenti che sentono la simpatia dell'uomo dei dolori; di onesti che riconoscono la saggezza del vero maestro; di delusi che cercano una parola ferma, una pace sicura; di volenterosi che sperano di incontrarLo sulle vie diritte del bene,
L'ansia di trovare Cristo si insinua anche in un mondo avvinto dalla tecnica del materialismo e della politica, e non vuole soffocare.
O Cristo, nostro unico mediatore, Tu ci sei necessario per venire in comunione con Dio Padre, per diventare con Te, che sei Figlio unico e Signore nostro, suoi figli adottivi, rigenerati dallo Spirito Santo.
Tu ci sei necessario, o solo e vero Maestro delle verità recondite della vita, per conoscere il nostro essere e il nostro destino, la via per conseguirlo.
Tu ci sei necessario, o Redentore nostro, per scoprire la nostra miseria e per guarirla; per avere il concetto del bene e del male e la speranza della santità; per deplorare i nostri peccati e per averne perdono.
Tu ci sei necessario, o Fratello primogenito del genere umano, per ritrovare la ragione vera della fraternità fra gli uomini, i fondamenti della giustizia, i tesori della carità, il bene sommo della pace. Tu ci sei necessario, o grande Paziente dei nostri dolori, per conoscere il senso della sofferenza e per dare ad essa un valore di espiazione e redenzione.
Tu ci sei necessario, o Cristo, o Signore, o Dio con noi, per imparare l'amore vero e per camminare nella gioia e nella forza della tua carità lungo il cammino della nostra via faticosa, fino all'incontro finale con Te amato, con Te atteso, con Te benedetto nei secoli” (Quaresima 1955).
Vorremmo avere tutti, anche solo una briciola di questa 'passione per Gesù', gli stessi sentimenti di Paolo VI, che sono i sentimenti dei cristiani che amano e si lasciano amare da Gesù.
Che lo Spirito ci aiuti ad abbandonarci a tanto amore.

Sua Ecc.za Monsignor Riboldi, Vescovo
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sabato 21 novembre 2009

Novena alla Medaglia Miracolosa - giorno 4

1) O Vergine Immacolata della Medaglia Miracolosa, che, mossa a pietà dalle nostre miserie, scendesti dal cielo per mostrarci quanta parte prendi alle nostre pene e quanto di adoperi per stornare da noi i castighi di Dio e impetrarci le sue grazie, muoviti a pietà della presente nostra necessità; consola la nostra afflizione e concedici la grazia che ti domandiamo.
Salve o Regina

O Maria concepita senza peccato
prega per noi che ricorriamo a te!

2) O Vergine Immacolata della Medaglia Miracolosa, che, quale rimedio a tanti mali spirituali che ci affliggono, ci hai portato la tua Medaglia, affinché fosse difesa delle anime, medicina dei corpi e conforto di tutti i miseri, ecco che noi la stringiamo riconoscenti sul nostro cuore e ti domandiamo per essa di esaudire la nostra preghiera.
Salve o Regina

O Maria concepita senza peccato
prega per noi che ricorriamo a te!

3) O Vergine Immacolata della Medaglia Miracolosa, tu hai promesso che grandi sarebbero state le grazie per i devoti della tua Medaglia che ti avessero invocata con la giaculatoria da te insegnata; ebbene, o Madre, ecco che noi, pieni di fiducia nella tua parola, ricorriamo a te e ti domandiamo, per la tua Immacolata Concezione, la grazia di cui abbiamo bisogno.
Salve o Regina

O Maria concepita senza peccato
prega per noi che ricorriamo a te!
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Il più grande dono che Dio potesse fare agli uomini

Quando lo ricevi, digli: Signore, spero in Te; ti adoro, ti amo, aumenta la mia fede. Sii il sostegno della mia debolezza, Tu che sei rimasto nell'Eucaristia, inerme, per porre rimedio alla debolezza delle creature. (Forgia, 832)

Non faccio davvero una scoperta se dico che alcuni cristiani hanno un'idea assai povera della Santa Messa, e che altri la vedono solo come un rito esteriore, se non addirittura come una forma di convenzionalismo. È la meschinità del nostro cuore che ci fa accogliere come per abitudine il più grande dono che Dio potesse fare agli uomini.
Nella Messa — in questa Messa che stiamo celebrando adesso — interviene in modo particolare, ripeto, la Santissima Trinità. Per corrispondere a tanto amore ci si richiede una totale donazione, del corpo e dell'anima: noi infatti ascoltiamo Dio, gli parliamo, lo vediamo, lo gustiamo.
E quando le parole non ci sembrano sufficienti cantiamo, incitando la nostra lingua —Pange,lingua! — a proclamare davanti a tutta l'umanità le meraviglie del Signore.Vivere la Santa Messa significa rimanere in preghiera continua, con la convinzione che per ciascuno di noi si tratta di un incontro personale con Dio: lo adoriamo, lo lodiamo, gli chiediamo tante cose, lo ringraziamo, facciamo atti di riparazione per i nostri peccati, ci purifichiamo, ci sentiamo una cosa sola, in Cristo, con tutti i cristiani. (E' Gesù che passa, nn. 87-88)
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venerdì 20 novembre 2009

Novena alla Medaglia Miracolosa - giorno 3

1) O Vergine Immacolata della Medaglia Miracolosa, che, mossa a pietà dalle nostre miserie, scendesti dal cielo per mostrarci quanta parte prendi alle nostre pene e quanto di adoperi per stornare da noi i castighi di Dio e impetrarci le sue grazie, muoviti a pietà della presente nostra necessità; consola la nostra afflizione e concedici la grazia che ti domandiamo.
Salve o Regina

O Maria concepita senza peccato
prega per noi che ricorriamo a te!

2) O Vergine Immacolata della Medaglia Miracolosa, che, quale rimedio a tanti mali spirituali che ci affliggono, ci hai portato la tua Medaglia, affinché fosse difesa delle anime, medicina dei corpi e conforto di tutti i miseri, ecco che noi la stringiamo riconoscenti sul nostro cuore e ti domandiamo per essa di esaudire la nostra preghiera.
Salve o Regina

O Maria concepita senza peccato
prega per noi che ricorriamo a te!

3) O Vergine Immacolata della Medaglia Miracolosa, tu hai promesso che grandi sarebbero state le grazie per i devoti della tua Medaglia che ti avessero invocata con la giaculatoria da te insegnata; ebbene, o Madre, ecco che noi, pieni di fiducia nella tua parola, ricorriamo a te e ti domandiamo, per la tua Immacolata Concezione, la grazia di cui abbiamo bisogno.
Salve o Regina

O Maria concepita senza peccato
prega per noi che ricorriamo a te!
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Quando pensate che la ragione sia tutta dalla vostra parte...

Ricorri alla direzione spirituale con sempre maggiore umiltà, e con puntualità, che è pure umiltà. Pensa e non sbagli, perché lì è Dio che ti parla che sei come un bambino piccolo, sincero!, al quale a poco a poco insegnano a parlare, a leggere, a riconoscere i fiori e gli uccelli, a vivere le gioie e le pene, a badare dove cammina. (Solco, 270)

Torno a dire che tutti abbiamo miserie. Ma le nostre miserie non devono mai allontanarci dall'Amore di Dio, anzi, ci faranno trovare rifugio nell'Amore, ci introdurranno in seno alla bontà divina, come i guerrieri antichi si introducevano nella loro armatura. Quel grido: Ecce ego, quia vocasti me [1 Sam 3, 6 e 8] — mi hai chiamato, eccomi! —, è la nostra difesa.
Non dobbiamo allontanarci da Dio quando scopriamo le nostre fragilità; possiamo combattere le nostre miserie, proprio perché Dio confida in noi.Perdonate la mia insistenza, ma ritengo imprescindibile che si incida a fuoco nella vostra intelligenza che l'umiltà e — sua conseguenza immediata — la sincerità uniscono fra loro tutti gli altri mezzi e sono fondamento di efficacia per la vittoria. Se il demonio muto entra in un'anima, manda tutto in rovina; invece, se lo si getta fuori immediatamente, tutto riesce bene, la vita procede rettamente.
Cerchiamo allora di essere sempre 'brutalmente' sinceri, senza essere imprudenti o maleducati.Voglio che sia chiara una cosa: il cuore e la carne non mi preoccupano tanto quanto mi preoccupa la superbia. Siate umili. Quando pensate che la ragione sia tutta dalla vostra parte, significa che non ne avete nemmeno un briciolo. Andate alla direzione spirituale con l'anima aperta; non chiudetela, perché — ripeto — vi entrerebbe il demonio muto, che è difficile poi da sloggiare. (Amici di Dio, nn. 187-188)
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giovedì 19 novembre 2009

Novena alla Medaglia Miracolosa - giorno 2

1) O Vergine Immacolata della Medaglia Miracolosa, che, mossa a pietà dalle nostre miserie, scendesti dal cielo per mostrarci quanta parte prendi alle nostre pene e quanto di adoperi per stornare da noi i castighi di Dio e impetrarci le sue grazie, muoviti a pietà della presente nostra necessità; consola la nostra afflizione e concedici la grazia che ti domandiamo.
Salve o Regina

O Maria concepita senza peccato
prega per noi che ricorriamo a te!

2) O Vergine Immacolata della Medaglia Miracolosa, che, quale rimedio a tanti mali spirituali che ci affliggono, ci hai portato la tua Medaglia, affinché fosse difesa delle anime, medicina dei corpi e conforto di tutti i miseri, ecco che noi la stringiamo riconoscenti sul nostro cuore e ti domandiamo per essa di esaudire la nostra preghiera.
Salve o Regina

O Maria concepita senza peccato
prega per noi che ricorriamo a te!

3) O Vergine Immacolata della Medaglia Miracolosa, tu hai promesso che grandi sarebbero state le grazie per i devoti della tua Medaglia che ti avessero invocata con la giaculatoria da te insegnata; ebbene, o Madre, ecco che noi, pieni di fiducia nella tua parola, ricorriamo a te e ti domandiamo, per la tua Immacolata Concezione, la grazia di cui abbiamo bisogno.
Salve o Regina

O Maria concepita senza peccato
prega per noi che ricorriamo a te!
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Vieni Signore Gesù

Noi ti invochiamo e ti diciamo:
Vieni, Signore Gesù; noi invochiamo la tua venuta
e la tua potenza: Vieni Signore Gesù.
Nelle nostre famiglie, nei nostri cuori,
in tutti coloro che hanno qualche problema o sofferenza,
su tutti coloro che vivono solitudine, amarezza, sconforto,
su chi è abbandonato o avrebbe bisogno di qualcuno che lo aiuti,
fa’ scendere, Signore, la forza del tuo Spirito:
Vieni, Signore Gesù.
Su tutto il mondo, su tutta la terra che ha bisogno
di significato, di senso, di pace, di fraternità,
sulla chiesa universale, sulle missioni, sui poveri,
su tutti coloro che soffrono per la guerra e per la fame,
noi ti chiediamo, Signore, di fare scendere il tuo Spirito di pace:
Vieni e trasformaci in te, Signore Gesù.
Mons. Carlo Maria Martini
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mercoledì 18 novembre 2009

Novena alla Medaglia Miracolosa - giorno 1

1) O Vergine Immacolata della Medaglia Miracolosa, che, mossa a pietà dalle nostre miserie, scendesti dal cielo per mostrarci quanta parte prendi alle nostre pene e quanto di adoperi per stornare da noi i castighi di Dio e impetrarci le sue grazie, muoviti a pietà della presente nostra necessità; consola la nostra afflizione e concedici la grazia che ti domandiamo.
Salve o Regina

O Maria concepita senza peccato
prega per noi che ricorriamo a te!

2) O Vergine Immacolata della Medaglia Miracolosa, che, quale rimedio a tanti mali spirituali che ci affliggono, ci hai portato la tua Medaglia, affinché fosse difesa delle anime, medicina dei corpi e conforto di tutti i miseri, ecco che noi la stringiamo riconoscenti sul nostro cuore e ti domandiamo per essa di esaudire la nostra preghiera.
Salve o Regina

O Maria concepita senza peccato
prega per noi che ricorriamo a te!

3) O Vergine Immacolata della Medaglia Miracolosa, tu hai promesso che grandi sarebbero state le grazie per i devoti della tua Medaglia che ti avessero invocata con la giaculatoria da te insegnata; ebbene, o Madre, ecco che noi, pieni di fiducia nella tua parola, ricorriamo a te e ti domandiamo, per la tua Immacolata Concezione, la grazia di cui abbiamo bisogno.
Salve o Regina

O Maria concepita senza peccato
prega per noi che ricorriamo a te!

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Supplica alla Medaglia Miracolosa


Da recitarsi alle 17 del 27 novembre, festa della Medaglia Miracolosa, in ogni 27 del mese e in ogni urgente necessità.
O Vergine Immacolata, noi sappiamo che sempre ed ovunque sei disposta ad esaudire le preghiere dei tuoi figli esuli in questa valle di pianto, ma sappiamo pure che vi sono giorni ed ore in cui ti compiaci di spargere più abbondantemente i tesori delle tue grazie.
Ebbene, o Maria, eccoci qui prostrati davanti a te, proprio in quello stesso giorno ed ora benedetta, da te prescelta per la manifestazione della tua Medaglia.
Noi veniamo a te, ripieni di immensa gratitudine ed illimitata fiducia, in quest'ora a te sì cara, per ringraziarti del gran dono che ci hai fatto dandoci la tua immagine, affinché fosse per noi attestato d'affetto e pegno di protezione. Noi dunque ti promettiamo che, secondo il tuo desiderio, la santa Medaglia sarà il segno della tua presenza presso di noi, sarà il nostro libro su cui impareremo a conoscere, seguendo il tuo consiglio, quanto ci hai amato e ciò che noi dobbiamo fare, perché non siano inutili tanti sacrifici tuoi e del tuo divin Figlio.
Sì, il tuo Cuore trafitto, rappresentato sulla Medaglia, poggerà sempre sul nostro e lo farà palpitare all'unisono col tuo. Lo accenderà d'amore per Gesù e lo fortificherà per portar ogni giorno la propria croce dietro a Lui. Questa è l'ora tua, o Maria, l'ora della tua bontà inesauribile, della tua misericordia trionfante, l'ora in cui facesti sgorgare per mezzo della tua Medaglia, quel torrente di grazie e di prodigi che inondò la terra.
Fai, o Madre, che quest'ora, che ti ricorda la dolce commozione del tuo Cuore, la quale ti spinse a venirci a visitare e a portarci il rimedio di tanti mali, fai che quest'ora sia anche l'ora nostra: l'ora della nostra sincera conversione, e l'ora del pieno esaudimento dei nostri voti.Tu che hai promesso, proprio in quest'ora fortunata, che grandi sarebbero state le grazie per chi le avesse domandate con fiducia: volgi benigna i tuoi sguardi alle nostre suppliche.
Noi confessiamo di non meritare le tue grazie, ma a chi ricorreremo, o Maria, se non a te, che sei la Madre nostra, nelle cui mani Dio ha posto tutte le sue grazie?
Abbi dunque pietà di noi.Te lo domandiamo per la tua Immacolata Concezione e per l'amore che ti spinse a darci la tua preziosa Medaglia. O Consolatrice degli afflitti, che già ti inteneristi sulle nostre miserie, guarda ai mali da cui siamo oppressi.
Fai che la tua Medaglia sparga su di noi e su tutti i nostri cari i tuoi raggi benefici: guarisca i nostri ammalati, dia la pace alle nostre famiglie, ci scampi da ogni pericolo. Porti la tua Medaglia conforto a chi soffre, consolazione a chi piange, luce e forza a tutti.
Ma specialmente permetti, o Maria, che in quest'ora solenne ti domandiamo la conversione dei peccatori, particolarmente di quelli, che sono a noi più cari.
Ricordati che anch'essi sono tuoi figli, che per essi hai sofferto, pregato e pianto. Salvali, o Rifugio dei peccatori, affinché dopo di averti tutti amata, invocata e servita sulla terra, possiamo venirti a ringraziare e lodare eternamente in Cielo. Cosi sia.

Salve Regina

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La Medaglia Miracolosa

Apparizioni di Maria del 1830 a Parigi, Rue du Bac, 140

Nella notte del 18 luglio 1830, verso le ore 23,30, S. Caterina Labouré, Figlia della Carità di S. Vincenzo De Paoli, si sentì sommessamente chiamare dai piedi del letto: "Suor Labouré! ... Suor Labouré!...".
Si svegliò di soprassalto e vide un bimbo risplendente di luce, il suo angelo custode, che la invitava a recarsi in cappella: "Vieni!, in cappella la Madonna ti aspetta". La novizia non se lo fece ripetere. Si vestì e seguì la sua guida celeste. Nella cappella, la giovane suora fu condotta fino al presbiterio e qui la SS. Vergine non si fece attendere.
Un fruscio di veste di seta ed ecco la Regina del cielo avanzare dalla parte destra e venire a sedersi sulla poltroncina, da cui il direttore, il padre Aladel, soleva tenere le sue istruzioni alle novizie. Col cuore traboccante di gioia, S. Caterina si gettò in ginocchio, giunse le mani e le posò in grembo alla Vergine Santa. Ebbe così inizio, tra la Mamma Celeste e l'umile suora, un colloquio durato oltre due ore. Prima di scomparire, come qualcosa che si spegne, la SS. Vergine disse a S. Caterina: "Ritornerò, figlia mia, perché ho una missione da affidarti!".
Ad un tratto il globicino che la Madonna teneva sul cuore scomparve in alto e le sue mani si abbassarono, avvolgendo, il mondo che aveva sotto i piedi con raggi luminosi, simbolo delle grazie ottenute per noi. Si formò quindi, attorno alla figura della SS. Vergine, una cornice ovale con le parole della giaculatoria a caratteri d'oro: " O Maria, concepita senza peccato, prega per noi che ricorriamo a Te! ". Poi il quadro sembrò voltarsi. La figura della Madonna scomparve e rifulse al centro una grande M, sormontata da una crocetta. Sotto la M brillarono i Sacri Cuori di Gesù e di Maria. Attorno si stagliarono 12 fulgidissime stelle.
La veggente sentì una voce che le diceva: "Fà coniare una medaglia su questo modello, le persone che la porteranno al collo con fiducia, riceveranno grandi grazie!". La medaglia dell'Immacolata, coniata nel 1832, fu denominata dal popolo stesso Medaglia Miracolosa per eccellenza, per il gran numero di grazie spirituali e materiali ottenute per intercessione di Maria.
La seconda apparizione ebbe luogo il 27 novembre 1830, sempre nella cappella della Casa Madre delle Figlie della Carità, mentre S. Caterina faceva la meditazione pomeridiana delle 17,30. Senza che nessuno se ne accorgesse, l'ormai noto fruscio di veste di seta la scosse. Con un tuffo al cuore alzò gli occhi e scorse sull'altare maggiore la Madonna. Aveva una veste color bianco-aurora, un manto azzurro, un velo bianco in testa ed era ritta su di una mezza sfera, avvolta da un serpente verdastro. All'altezza del cuore, l'Immacolata reggeva con le mani e stringeva amorosamente un altro globicino dorato, offrendolo a Dio con atteggiamento materno.
Una voce disse alla veggente: " Questo globicino simboleggia il mondo intero ed ogni anima in particolare! ". Poi le dita della SS. Vergine si riempirono di anelli splendenti, ornati di pietre preziose che irradiavano fasci di luce verso il basso.

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Il cristiano trova la fortezza nel Creatore

Non essere così fiacco, molle.
È ormai ora di respingere quella strana compassione che senti di te stesso.(Cammino, 193)

Stavamo parlando di lotta. Sappiamo che essa richiede allenamento, alimentazione adeguata, medicine urgenti in caso di infermità, di contusioni, di ferite. I Sacramenti, medicina principale della Chiesa, non sono superflui: quando vengono abbandonati volontariamente, non è possibile fare un solo passo nel cammino al seguito di Gesù. Ne abbiamo bisogno come abbiamo bisogno della respirazione, della circolazione del sangue, della luce.
Ne abbiamo bisogno per saper cogliere in ogni istante ciò che il Signore vuole da noi.
L'ascetica esige fortezza, e il cristiano trova la fortezza nel Creatore. Siamo oscurità, ed Egli è vivissimo splendore; siamo infermità, ed Egli è vigorosa salute; siamo miseria, ed Egli è infinita ricchezza; siamo debolezza, ed Egli ci sostiene, quia tu es, Deus, fortitudo mea: tu sei sempre, mio Dio, la nostra fortezza.
Non c'è nulla quaggiù che possa opporsi allo sgorgare impaziente del Sangue redentore di Cristo.
Ma la nostra piccolezza può offuscarci lo sguardo al punto di non avvertire più la grandezza divina. Ecco dunque la responsabilità di tutti i fedeli, specialmente di coloro che hanno il compito di guidare spiritualmente — di servire — il Popolo di Dio, di non soffocare le fonti della grazia, di non vergognarsi della Croce di Cristo.(E' Gesù che passa, 80)
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martedì 17 novembre 2009

Non scoraggiarsi mai

E' più difficile liberarsi dallo scoraggiamento che dal peccato.
Non inquietarsi se non si constatano progressi nello stato della propria anima.
Spesso Dio permette questo per evitare un sentimento di orgoglio.
Egli sa vedere i nostri progressi e contare ogni nostro sforzo
.

Preghiera per l'ammalato


Vergine Maria, Madre di Misericordia
con fiducia filiale mi rivolgo a Te.
Credo fermamente
che tu mi sostenga nella sofferenza,
come hai fatto con Gesù, tuo Figlio,
nel cammino verso il Calvario.
Quando la mia croce sarà troppo pesante,
aiutami a portarla e a non scoraggiarmi.
Vergine Maria, Madre nostra
prega per me e per tutti coloro che mi aiutano
e manifestano il loro affetto.
Per tua intercessione,
Gesù Tuo Figlio ci colmi,
della sua Pace e ci mantenga nella Speranza.

Amen

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