venerdì 30 luglio 2010

San Pietro Crisologo

Vescovo e Dottore della Chiesa

Pietro nasce ad Imola verso il 380; fu diacono di questa città e poi diacono e vescovo di Ravenna che, durante il suo episcopato, divenne metropoli ecclesiastica.

Pietro è uno dei più grandi pastori del suo tempo: predicatore famoso, e autore di stupendi sermoni pieni di pietà, si meritò il soprannome di “Chrysologus”, cioè “parola d’oro” e da Pp Benedetto XIII (Pietro Francesco Orsini), nel 1729, il titolo di Dottore della Chiesa.

Pietro visse l'ideale del vescovo che aveva tracciato in uno dei sermoni: “Essere in Cristo il libero servo di tutti”.
Nella sua vita c’è un momento ovviamente importantissimo per lui: quello della consacrazione a vescovo di Ravenna, tra il 431 e 433. Ma è importante pure tutto ciò che circonda l’evento. Innanzitutto c’è il papa in persona a consacrarlo: S. Sisto III , cioè l’uomo della pace religiosa dopo dissidi, scontri ed iniziative scismatiche, ispirate alle dottrine di Nestorio.

Quando Pietro tiene il suo primo discorso da vescovo, ad ascoltarlo, col papa, c’è anche Galla Placidia, figlia dell’imperatore Teodosio, sorella dell’imperatore Onorio e ora madre e tutrice dell’imperatore Valentiniano III. E poi, intorno al vescovo, c’è Ravenna che ora è la capitale dell’impero, cerniera tra Oriente e Occidente. Ravenna, che manda e riceve corrieri da ogni parte, e quasi sempre con notizie tristi, perché l’impero è giunto alle sue ultime convulsioni.

In questa capitale e con questo clima, il vescovo Pietro guida la sua Chiesa con saggezza nel comando ma anche con un vivo interesse per le sorti materiali dei suoi fedeli, fornendo la città di un ricco acquedotto e promuovendo una vasta rete di carità.

Nella sua vita le date certe sono assai poche, ma la sua identità di uomo e di vescovo viene fuori chiaramente dai documenti che possediamo e dalle sue “parole d’oro” che ritroviamo nei circa 180 sermoni suoi che ci sono pervenuti. Inoltre, “la sua attività di predicatore ci ha lasciato soprattutto una documentazione inestimabile sulla liturgia di Ravenna e sulla cultura di questa città” (B. Studer). Una città che è formicolante crocevia di problemi e di incontri.

A trovare Pietro viene uno dei vescovi più illustri del tempo, Germano di Auxerre, che poi muore proprio a Ravenna nel 448, assistito da lui. Dall’Oriente lo consulta l’influente e discusso archimandrita Eutiche, in conflitto dottrinale col patriarca di Costantinopoli e con gran parte del clero circa le due nature in Gesù Cristo. Il vescovo di Ravenna gli risponde rimandandolo alla decisione del papa (che ora è Leone I) “per mezzo del quale il beato Pietro continua a insegnare, a coloro che la cercano, la verità della fede”.

Felice, vescovo di Ravenna dal 707 al 717, mise assieme una raccolta delle sue omelie, per un totale di centosessantotto; alcune di esse sono delle interpolazioni. Altre omelie scritte da Pietro sono invece incluse in altre raccolte sotto nomi diversi. In gran parte esse sono spiegazioni brevi e concise dei testi biblici. Pietro Crisologo spiegò in maniera molto bella il mistero dell’Incarnazione, le eresie di Ario e di Eutiche, il Simbolo apostolico; ha inoltre dedicato una serie di omelie alla Vergine Maria e a S. Giovanni Battista.

Gli studi di A. Olivar ci permettono oggi di avere un'idea sufficientemente precisa degli scritti autentici di Pietro Crisologo. Questi sono composti da una lettera, centosessantotto sermoni della Collectio Feliciana (sec. VIII) e quindici sermoni vari. Il Rotolo di Ravenna, così come altri scritti, non può essere attribuito a lui.

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