domenica 17 gennaio 2010

L’acqua diventata vino


San Massimo il Confessore (circa 580-662), monaco e teologo
Discorsi 65, p. 273-274 ; PL 17,624-626

Nel cambiare in vino le giare piene d’acqua, il Salvatore ha fatto due cose: ha dato una bevenda agli invitati allo sposalizio, e ha significato che, mediante il battesimo, gli uomini sarebbero stati colmi dello Spirito Santo: “Vino nuovo in otri nuovi” (Mt 9,17). Gli otri nuovi significano infatti la purezza del battesimo, il vino, invece, la grazia dello Spirito Santo.

Catecumeni, prestate particolare attenzione. Il vostro spirito che ignora ancora la Trinità, assomiglia a dell’acqua fredda. Bisogna riscaldarlo al calore del sacramento del battesimo, come un vino, per trasformare un liquido povero e senza valore in grazia preziosa e ricca. Come il vino, acquistiamo buon sapore e soave profumo; allora potremo dire come l’apostolo Paolo: “Noi siamo dinanzi a Dio il profumo di Cristo” (2 Cor 2,15). Prima del battesimo, il catecumeno assomiglia all’acqua stagnante, fredda e senza colore..., inutile, incapace di ridare forza. Conservata troppo a lungo, l’acqua si altera, imputredisce, diventa fetida... Il Signore ha detto: “Se uno non nasce da acqua e da Spirito, non può entrare nel regno di Dio” (Gv 3,5).

Il fedele battezzato è simile al vino rosso e vigoroso. Tutte le cose della creazione si rovinano con il tempo. Solo il vino migliora invecchiando. Ogni giorno perde parte della sua asprezza, e aquista un aroma pastoso, un sapore ricco. Anche il cristiano, pian piano, perde l’asprezza della sua vita peccatrice, acquista la sapienza e la benevolenza della Trinità divina.
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