martedì 28 giugno 2011

332 - Si alzò, minacciò i venti e il mare e ci fu grande bonaccia

Salito sulla barca, i suoi discepoli lo seguirono. Ed ecco, avvenne nel mare un grande sconvolgimento, tanto che la barca era coperta dalle onde; ma egli dormiva.Allora si accostarono a lui e lo svegliarono, dicendo: «Salvaci, Signore, siamo perduti!». Ed egli disse loro: «Perché avete paura, gente di poca fede?». Poi si alzò, minacciò i venti e il mare e ci fu grande bonaccia. Tutti, pieni di stupore, dicevano: «Chi è mai costui, che perfino i venti e il mare gli obbediscono?».

Il diventare discepoli conduce alla piena comunione e alla piena condivisione di vita con Cristo e con i fratelli nella Chiesa: si monta sulla stessa barca. Per affrontare il viaggio della vita cristiana ci vuole tanto coraggio: solo la fede ci fa vincere la paura. La Chiesa attinge la sua fiducia nel Cristo che è sempre con i suoi (Mt 28,20) nella stessa barca e condivide la loro sorte.
Il sonno di Gesù non indica stanchezza, ma tranquillità, piena consapevolezza di sé e fiducia nelle proprie capacità. La tempesta, come il cataclisma che accompagna la morte di Gesù (Mt 27,54) e il terremoto che scuote la sua tomba (Mt 28,2), rappresentano sempre una stessa ondata di forze apparentemente avverse all’uomo, ma che in realtà cooperano all’attuazione del progetto di Dio.
L’agitazione dei discepoli è una reazione normale. Ma l’evangelista sposta l’attenzione dalla barca che sta naufragando sulle acque del lago alla Chiesa che avanza sul mare della storia ed è in preda ad altre simili burrasche nel suo interno e al suo esterno. L’invocazione che egli mette in bocca ai discepoli: «Salvaci, Signore, siamo perduti!» (v. 25).è la preghiera che la Chiesa ripete nei momenti di calamità, cioè sempre.
I discepoli si sentono perduti e non trovano altra via d’uscita che rivolgersi al Signore che è lì presente in mezzo a loro. I discepoli hanno la fede, diversamente non si sarebbero rivolti a Gesù, ma la loro è una fede ancora insufficiente. La fede di chi ha paura è una fede molto vacillante. La fede vera scaccia la paura perché riempie di Dio tutto l’uomo. Essa, infatti, è accogliere Dio nella propria vita.
L’episodio della tempesta sedata ci aiuta ulteriormente a capire cosa significhi essere discepoli di Gesù. Al centro del racconto sta il rimprovero di Gesù: «Perché avete paura, uomini di poca fede?». C’è la poca fede di chi non ha il coraggio di lasciare tutto e tutti per seguire Gesù. Ma c’è anche la poca fede di chi non si sente sicuro quando Gesù dorme.
La meraviglia dei discepoli di fronte al miracolo operato da Gesù («Chi è costui?») è del tutto comprensibile perché il dominio sul mare e sulle tempeste è una prerogativa del Dio della creazione e dell’esodo. I discepoli cominciano a percepire la presenza di Dio in quell’uomo che è lì con loro.


Padre Lino Pedron
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