domenica 26 giugno 2011

330 - Festa del SS. Corpo e Sangue di Gesù

Quando entriamo in un edificio ci rendiamo subito conto a quale funzione è adibito. Un’aula scolastica è arredata in modo diverso da un’infermeria e una discoteca da un’officina. È facile riconoscere una chiesa: gli altari e il tabernacolo per custodire l’eucaristia, i dipinti e le statue di santi, il battistero, le suppellettili sacre permettono di identificare subito l’ambiente dedicato alla preghiera, al culto e alle pratiche devozionali.Non sempre però la struttura architettonica e l’arredamento eccessivo di alcune nostre chiese suggeriscono l’idea del luogo in cui la comunità è convocata per essere nutrita alla duplice mensa della parola e del pane.
Questo messaggio lo coglie invece immediatamente chi entra nelle cappelle in uso nelle foreste africane: capanne spoglie e disadorne, costruite con fango e paglia. Le ricordo con nostalgia: pali che fungono da sedili, disposti in cerchio per favorire l’unità dell’assemblea e far sì che i partecipanti si guardino in volto e non si volgano le spalle; al centro è posto l’altare: un tavolo, certo il migliore del villaggio, ma semplice e povero e sull’altare un leggio, con il lezionario aperto alle letture del giorno. Null’altro.
Eccoli, inequivocabilmente raffigurati, i due pani o, se vogliamo, l’unico pane in duplice forma oppure la duplice mensa.
Sono questi i segni: l’altare dell’eucaristia, il lezionario della Parola.
Il Concilio Vaticano II lo ha ricordato: “La Chiesa non ha mai tralasciato di nutrirsi del pane di vita, prendendolo dalla mensa sia della parola di Dio, sia del corpo di Cristo e di porgerlo ai fedeli” (DV 21).
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