lunedì 13 giugno 2011

299 - Io vi dico di non opporvi al malvagio

Avete inteso che fu detto: Occhio per occhio e dente per dente. Ma io vi dico di non opporvi al malvagio; anzi, se uno ti dà uno schiaffo sulla guancia destra, tu pórgigli anche l'altra, e a chi vuole portarti in tribunale e toglierti la tunica, tu lascia anche il mantello. E se uno ti costringerà ad accompagnarlo per un miglio, tu con lui fanne due. Da a chi ti chiede, e a chi desidera da te un prestito non voltare le spalle.

Un quarto esempio riguarda i rapporti tra gli uomini e soprattutto con i malvagi. Già l’AT aveva limitato l’istituto anarchico della vendetta attraverso la legge del taglione che sanzionava per l’aggressore lo stesso identico trattamento che aveva fatto subire alla sua vittima (cfr. Es 21-24; Lv 24,20; Dt 19,21).
L’adempimento proposto da Gesù con tre esempi è, in realtà, un rovesciamento di prospettiva. Il comportamento che egli comanda è l’assenza di resistenza all’aggressore, non solo non rispondendo con la violenza alla violenza, ma anche non ricorrendo alla difesa per procedimento legale.
Questi tre esempi non sono delle iperboli: la Chiesa perseguitata del primo secolo ha assunto questo atteggiamento comandato da Gesù. Negli Atti degli Apostoli leggiamo: “Gli apostoli se ne andarono dal sinedrio lieti di essere stati oltraggiati per amore del nome di Gesù”
Anche qui viene sottolineato con forza il comportamento positivo:
La motivazione di questo comando sarà evidenziata nel seguito del vangelo: “ II Padre vostro che è nei cieli darà cose buone a quelli che gliele domandano!” (7,11). Gesù comanda la conformità agli atteggiamenti del Padre.
occhio per occhio e dente per dente riporta la legge del taglione (Es 19,15-51; 21,24; Lv 24,20). È uno dei capisaldi delle legislazioni antiche (Codice di Hammurabi e Legge delle dodici tavole). Essa doveva sostituire la legge della vendetta di sangue (Gen 4, 23). Al tempo di Gesù la legge del taglione era ancora vigente, ma poteva essere sostituita con un risarcimento in denaro.
La non-violenza richiesta da Gesù non è vile rassegnazione, ma forza e intraprendenza dell’amore. La potenza dell’impotenza ha la sua più alta manifestazione in Gesù che fu crocifisso per la sua debolezza, ma vive per la potenza di Dio e poggia sulla fede che l’impotenza della croce vince il male.
Con il principio della non-violenza Gesù contrappone alla mentalità giuridica dell’Antico Testamento il nuovo ideale dell’amore. Il male perde la sua forza d’urto solo quando non trova resistenza.
La Chiesa perseguitata ha assunto questo atteggiamento comandato da Gesù: «
Gli apostoli se ne andarono dal sinedrio lieti di essere stati oltraggiati per amore del nome di Gesù
I quattro esempi elencati da Matteo hanno lo scopo di illustrare il comandamento: «Ma io vi dico di non opporvi al malvagio
Lo schiaffo sulla guancia destra è particolarmente doloroso e oltraggioso perché è un manrovescio. Gesù flagellato e schiaffeggiato conferma con il suo esempio la validità del suo insegnamento (Mt 26,67; Is 50,6).
La lite giudiziaria con chi pretende la tunica come caparra o come risarcimento danni non ha più senso per il discepolo di Gesù, anzi, egli non farà valere per sé neppure il comandamento che vietava il pignoramento del mantello del povero e il dovere di restituirglielo prima del tramonto del sole (Es 22,25; Dt 24,13): egli darà la tunica e il mantello senza opporre resistenza.
Il terzo esempio che mette il discepolo a confronto con la violenza è quello della requisizione da parte di autorità militari o statali per costringerlo a prestazioni forzate. Ne abbiamo un esempio in Mt 27,32: «Mentre uscivano,incontrarono un uomo di Cirene, chiamato Simone, e lo costrinsero a prendere su la croce di lui
Il miglio (1478,70 metri) era una misura romana e quindi richiama concretamente la dominazione dell’impero di Roma al tempo di Gesù e dell’evangelista. Quando gli saranno imposte queste prestazioni forzate, il discepolo di Gesù non deve ribellarsi o coltivare astio nel cuore, ma prestarsi liberamente e di buon animo a fare con gioia il doppio di quanto esige da lui la prepotenza del malvagio.
Il quarto esempio ci presenta i poveri e i richiedenti. Essi non sono dei nemici o dei malvagi, ma possono suscitare una reazione violenta a causa delle cattive esperienze fatte in precedenza. Leggiamo nel Libro del Siracide 29,4-10: «Molti considerano il prestito come una cosa trovata e causano fastidi a coloro che li hanno aiutati.
Prima di ricevere, ognuno bacia le mani del creditore, parla con tono umile per ottenere gli averi dell’amico; ma alla scadenza cerca di guadagnare tempo, restituisce piagnistei e incolpa le circostanze. Se riesce a pagare, il creditore riceverà appena la metà e dovrà considerarla come una cosa trovata. In caso contrario il creditore sarà frodato dei
suoi averi e avrà senza motivo un nuovo nemico; maledizioni e ingiurie gli restituirà, renderà insulti invece dell’onore dovuto. Tuttavia sii longanime con il misero e non fargli attendere troppo l’elemosina. Per il comandamento soccorri il povero secondo la sua necessità, non rimandarlo a mani vuote. Perdi pure denaro per un fratello e amico, non si arrugginisca inutilmente sotto una pietra».
La motivazione del comandamento: «Da’ a chi ti domanda e a chi desidera da te un prestito non volgere le spalle» sarà evidenziata nel seguito del vangelo da Gesù stesso che ci comanda la conformità con il comportamento del Padre: «Il Padre vostro che è nei cieli darà cose buone a quelli che gliele domandano Attraverso questi atteggiamenti i discepoli si dimostrano amici dei loro nemici e tentano di cooperare con Dio per il ravvedimento degli ingiusti e dei malvagi come ha fatto Gesù. San Paolo ha sintetizzato questo insegnamento in Rm 12,21: «Non lasciarti vincere dal male, ma vinci con il bene il male».
Se questi princìpi e questi comportamenti entrassero nella società, essa non solo non ne avrebbe un danno, ma vedrebbe migliorare i rapporti umani più di quanto possono ottenere tutti gli apparati della giustizia, della
prevenzione e della repressione.


Padre Lino Pedron
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