sabato 28 agosto 2010

Fare fruttare i doni ricevuti

San Giovanni Crisostomo (circa 345-407), vescovo d'Antiochia poi di Costantinopoli,
dottore della Chiesa Omelie sul Vangelo di Matteo, 78, 2-3; PG 58, 713-714

Nella parabola dei talenti, Gesù vuole rivelarci la pazienza del nostro Padrone. Ma, secondo me, vi accenna anche alla risurrezione ... Prima di tutto, i servi che rendono il denaro con l'interesse dichiarano senza tergiversare ciò che viene da loro e ciò che viene dal loro padrone. Il primo dice : « Signore, mi hai consegnato cinque talenti » e il secondo : « Signore, mi hai consegnato due talenti ». Riconoscono, in questo modo, il fatto che il loro padrone abbia dato loro i mezzi per realizzare un'operazione vantaggiosa. Gliene sono grati e portano al suo credito la totalità della somma che è in loro possesso. Cosa risponde allora il padrone ? « Bene, servo buono e fedele (poiché si riconosce l'uomo buono dalla sua sollicitudine per il prossimo), ... prendi parte alla gioia del tuo padrone ».

Ma non è lo stesso per il servo cattivo...Quale è la risposta del padrone ? « Avresti dovuto affidare il mio denaro ai banchieri », cioè occorreva parlare, esortare, consigliare. « Però, risponde l'altro, la gente non mi ascolterà ». Il padrone risponde : « Non è affar tuo ... Avresti potuto, per lo meno, depositare quel denaro in banca e lasciare che io lo ritiri, e l'avrei ritirato con l'interesse – intende con questa parola le opere che procedono l'ascolto della parola – Avevi soltanto da compiere la parte più facile del lavoro, e lasciarmi la più difficile ». Ecco come questo servo venne meno al suo compito ... Come sarebbe a dire ? Chi ha ricevuto per il bene altrui la grazia della parola e dell'insegnamento eppure non ne fa uso, si farà togliere questa grazia. Quanto al servo zelante, attirerà su di lui una grazia più abbondante, così come l'altro perderà quella che ha ricevuto.
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