martedì 12 luglio 2011

367 - Nel giorno del giudizio, Tiro e Sidòne e la terra di Sòdoma saranno trattate meno duramente di voi

Allora si mise a rimproverare le città nelle quali era avvenuta la maggior parte dei suoi prodigi, perché non si erano convertite: «Guai a te, Corazìn! Guai a te, Betsàida! Perché, se a Tiro e a Sidone fossero avvenuti i prodigi che ci sono stati in mezzo a voi, già da tempo esse, vestite di sacco e cosparse di cenere, si sarebbero convertite. Ebbene, io vi dico: nel giorno del giudizio, Tiro e Sidone saranno trattate meno duramente di voi. E tu, Cafàrnao, sarai forse innalzata fino al cielo? Fino agli inferi precipiterai! Perché, se a Sòdoma fossero avvenuti i prodigi che ci sono stati in mezzo a te, oggi essa esisterebbe ancora!Ebbene, io vi dico: nel giorno del giudizio, la terra di Sòdoma sarà trattata meno duramente di te!».

I contemporanei di Gesù, che non hanno voluto credere alle sue parole, non si sono lasciati persuadere neppure dalle sue opere prodigiose. Il rifiuto delle città del lago strappa a Gesù un’esclamazione di sofferenza e di indignazione, come un lamento che sale alle labbra di fronte a una disgrazia che poteva essere evitata. Le città fortificate della Galilea furono le prime ad essere assediate ed espugnate dai romani, fin dal 67, durante la rivolta del 67-70, che culminò nella distruzione di Gerusalemme. L’evangelista ci vuole ricordare la maggiore prontezza dei pagani nell’accogliere il vangelo in confronto con il popolo di Israele. L’alternativa al giudizio di condanna è la conversione a Cristo. Non esiste una terza possibilità. Il rifiuto cosciente della fede rende l’uomo colpevole. Corazìn e Betsaida sono le città nelle quali Gesù ha svolto la sua attività con maggiore intensità. Hanno udito l’annuncio e hanno visto i miracoli, ma non hanno creduto al vangelo. Al loro posto Tiro e Sidone, città pagane, si sarebbero convertite. La vita di Gesù è segnata da questo confronto fin dall’inizio: i magi sono venuti da lontano per adorarlo, mentre Erode ha cercato di ucciderlo.


Padre Lino Pedron
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