martedì 16 febbraio 2010

Non intendete e non capite ancora ?

San Vincenzo di Lerino (?-circa 450), monaco
Commonitorio, 23, PL 50, 667-668

Forse che nella Chiesa di Cristo nessun progresso sarà possibile per la dottrina?... Certo che ci sarà, e grandissimo! Chi sarebbe tanto avversario agli uomini e ostile a Dio da impedirlo? A condizione però che si tratti di vero progresso nella fede, non di mutamento. Progresso significa che una cosa si accresce rimanendo se stessa; nel mutamento invece, una cosa si modifica trasformandosi in un'altra. Cresca dunque, e progredisca in ogni modo possibile, l'intelligenza, la scienza, la sapienza dei singoli e della collettività, di ogni individuo come di tutta la Chiesa, secondo il progredire dell'età e dei secoli: purché questo avvenga esattamente secondo la loro peculiare natura, cioè nello stesso dogma, nel medesimo senso, secondo una stessa interpretazione.

La religione delle anime deve imitare lo sviluppo dei corpi, i cui elementi, benché col passare degli anni si evolvano e crescano, rimangono però sempre gli stessi. C'è tanto differenza infatti fra il fiore dell'infanzia e la maturità della vecchiaia, e tuttavia, quelli che ora sono vecchi sono gli stessi che furono adolescenti; per cui se mutano l'aspetto e le abitudini di un uomo, si tratta sempre però della stessa natura e della stessa persona. Le membra dei latanti sono piccole, grandi quelle dei giovani, ma sono sempre quelle. Tante ne hanno i bambini, quanti gli adulti; e se qualcosa di nuovo appare in età più matura, già preesisteva nell'embrione...

Le stesse leggi di crescita deve seguire il dogma della religione cristiana. Col passare degli anni si deve consolidare, deve svilupparsi nel tempo, divvenire sempre più alto con l'età. I nostri padri, nel passato, seminarono nel campo della Chiesa il buon grano della fede: sarebbe davvero ingiusto e sconveniente che noi, loro discendenti, cogliessimo la zizzania del subdolo errore in luogo del frumento dell'antica verità (Mt 13,24). Al contrario è giusto e logico che la mietitura non differisca dalla semina e che quindi, quando il grano della dottrina è giunto a maturazione, noi possiamo mietere il frumento del dogma che se, col procedere del tempo, qualcosa si è sviluppato da quei semi originali, ciò sia motivo di gioia e di approfondimento.
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