martedì 29 ottobre 2013

Il granello crebbe e divenne un albero

Lc 13,18-21 
Diceva dunque: «A che cosa è simile il regno di Dio, e a che cosa lo posso paragonare? È simile a un granello di senape, che un uomo prese e gettò nel suo giardino; crebbe, divenne un albero e gli uccelli del cielo vennero a fare il nido fra i suoi rami». E disse ancora: «A che cosa posso paragonare il regno di Dio? È simile al lievito, che una donna prese e mescolò in tre misure di farina, finché non fu tutta lievitata». 

Il brano precedente (vv. 10-17) ci ha presentato il regno di Dio che è già all’opera nel mondo. 
Ora si dice come. 
Agisce nella storia secondo lo stile di Gesù: nella povertà e nella poca considerazione religiosa e politica. Dio realizza il suo disegno con ciò che è piccolo, disprezzato e nulla (cf. 2Cor 2,4ss). Come il chicco di senape, anche Gesù fu preso e buttato sotto terra. 
Ma così divenne l’albero della vita offerta a tutti gli uomini. 
Egli fu preso e nascosto in fretta, come immondo, la vigilia della Pasqua ebraica (cf. Gv 19,31-32). Ma così divenne fermento di novità che lievitò la terra, aprendone i sepolcri (cf. Mt 27,52-53). 
Queste parabole ci aiutano a vedere e a capire il disegno di Dio come lo vede Dio. Come capitò a Gesù, così deve capitare alla Chiesa e al singolo cristiano. Il seme cresce solo se muore (cf. Gv 12,24), produce la vita solo se muore. Mentre tutto il resto, morendo, marcisce per sempre, il seme, morendo, diventa pianta, fiore, frutto. La morte non può vincerlo, ma lo realizza; lo fa essere ciò che è: vita che vince la morte. Il seme è messo sotto terra, il lievito è nascosto nella pasta. 
L’efficacia del regno di Dio non è efficienza umana, ma continuazione della storia di Gesù umiliato, rigettato e sepolto nella terra. L’ostentazione e la grandezza sono contrarie al regno di Dio e rovinano la Chiesa e la sua missione nel mondo. Il lievito che deve fermentare la pasta che è il mondo, è la sapienza di Cristo crocifisso. La pasta del mondo deve passare dal lievito dei farisei (cf. Lc 12,1) a quello di Cristo attraverso la povertà, l’umiltà e l’umiliazione. Diversamente non si fa che intralciare il lavoro di Dio nella storia. Il regno è la comunità di Gesù e degli uomini che vi appartengono. È una piccola realtà che deve affrontare il grande compito di evangelizzare e salvare il mondo, ma non deve perdere la forza aggressiva del lievito, ossia non deve stemperare il messaggio di Cristo. 
Gli uomini che hanno accettato la proposta di Cristo e si sono assunti il compito di far fermentare l’intera umanità, non possono rimanere segregati dal mondo. La comunità cristiana non sempre capisce, o vuole capire, la sua realtà di lievito del mondo, anche perché il prendere coscienza di questa missione non lascia tranquilli nella propria pigrizia, ma sveglia e impegna fino all’estremo delle forze. 
 Gesù non ha guardato l’uomo dall’alto, non si è tenuto fuori dalla società a cui si è rivolto, ma ha cercato di lievitarla dal di dentro. I cristiani ripiegati su sé stessi, come singoli o come gruppi, che incentrano tutto sui propri interessi, anche spirituali, sono la negazione dello spirito e degli intendimenti della parabola del lievito. 
Padre Lino Pedron
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