martedì 16 agosto 2011

477 - È un volere senza volere, il tuo

È un volere senza volere, il tuo, se non elimini decisamente l'occasione. —Non cercare di ingannarti dicendomi che sei debole. Sei... codardo, e non è la stessa cosa. (Cammino, 714)


Il mondo, il demonio e la carne sono degli avventurieri che, approfittando della debolezza del selvaggio che c’è in te, vogliono che, in cambio del misero specchietto d'un piacere — che non vale niente —, tu consegni l'oro fino e le perle e i brillanti e i rubini imbevuti del sangue vivo e redentore del tuo Dio, che sono il prezzo e il tesoro della tua eternità. (Cammino, 708)


Un'altra caduta..., e che caduta!... Disperarti? No: umìliati e ricorri, per mezzo di Maria, tua Madre, all'Amore Misericordioso di Gesù. —Un miserere e in alto il cuore! —Si ricomincia di nuovo. (Cammino, 711)


Molto profonda è la tua caduta! —Comincia le fondamenta da laggiù. —Sii umile. —“Cor contritum et humiliatum, Deus, non despicies.” —Dio non disprezzerà un cuore contrito e umiliato. (Cammino, 712)


Tu non vai contro Dio. —Le tue cadute sono di fragilità. —D'accordo: ma sono così frequenti queste fragilità —non sai evitarle— che, se non vuoi che ti consideri cattivo, dovrò considerarti cattivo e sciocco! (Cammino, 713)
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