martedì 16 agosto 2011

476 - È più facile che un cammello passi per la cruna di un ago, che un ricco entri nel regno di Dio

Gesù allora disse ai suoi discepoli: «In verità vi dico: difficilmente un ricco entrerà nel regno dei cieli. Ve lo ripeto: è più facile che un cammello passi per la cruna di un ago, che un ricco entri nel regno dei cieli». A queste parole i discepoli rimasero costernati e chiesero: «Chi si potrà dunque salvare?». E Gesù, fissando su di loro lo sguardo, disse: «Questo è impossibile agli uomini, ma a Dio tutto è possibile». Allora Pietro prendendo la parola disse: «Ecco, noi abbiamo lasciato tutto e ti abbiamo seguito; che cosa dunque ne otterremo?». E Gesù disse loro: «In verità vi dico: voi che mi avete seguito, nella nuova creazione, quando il Figlio dell'uomo sarà seduto sul trono della sua gloria, sederete anche voi su dodici troni a giudicare le dodici tribù di Israele.  Chiunque avrà lasciato case, o fratelli, o sorelle, o padre, o madre, o figli, o campi per il mio nome, riceverà cento volte tanto e avrà in eredità la vita eterna. Molti dei primi saranno ultimi e gli ultimi i primi».

Il tale di cui parla questo brano del vangelo aveva chiesto a Gesù che cosa doveva "fare" per "avere" la vita eterna (v. 16); nella sua risposta ai discepoli, Gesù rovescia la prospettiva: bisogna "lasciare" per "avere" (v. 29). Questa impossibilità di farsi piccoli per entrare nel Regno è sottolineata da Gesù (vv. 23-24) e ripresa dai discepoli costernati: "Chi si potrà dunque salvare?" (v. 25). Gesù insiste: "Questo è impossibile agli uomini, ma a Dio tutto è possibile" (v.26; cfr Gen 18, 14; Gb 42, 2; Zc 8, 6). Il Regno non è un bene che si guadagna o si possiede; bisogna riceverlo come dono da Dio. Siamo nel cuore della Rivelazione del Regno e della scelta che richiede (cfr Mt 16, 23): o si muore a se stessi per ricevere tutto da Dio o si rende impossibile in noi la venuta del regno dei cieli. L’uomo, ricco o povero, non può salvare se stesso, ma deve accogliere la salvezza come dono di Dio. Pietro pone la domanda circa la ricompensa riservata a coloro che seguono Cristo. Egli non chiede solo per sé, ma per tutti. La domanda è umanamente comprensibile, ma insensata, perché non tiene conto che la ricompensa divina è sempre grazia. Il seguire Gesù conduce alla partecipazione della sua gloria in paradiso. Con la domanda di Pietro, Matteo prepara la parabola che segue (Mt 20, 1-16). Lutero, commentando questo brano in una predica del 1517, diceva: "Senza la rinuncia alle cose, non si ottiene nulla".


Padre Lino Pedron
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