venerdì 24 aprile 2009

Santa Teresa di Gesù Bambino

Santa Teresa del Bambin Gesù, al secolo Thérèse Françoise Marie Martin, nacque il 2 gennaio 1873, ultimogenita di Louis Martin e Zelie Guerin, in rue Saint-Blaise 42, ad Alençon, cittadina della Normandia situata nel nord della Francia. I suoi genitori avevano desiderato entrambi di abbracciare la vita monastica: tuttavia i due si conobbero e, dopo un breve fidanzamento, il 13 luglio 1858, decisero di sposarsi pur vivendo il loro matrimonio nella castità. Andati ad abitare in via del Pont-Neuf, vissero per dieci mesi come fratello e sorella. Accadde invece che il loro confessore e padre spirituale li dissuase da questo proposito: nacquero loro così nove figli (ai quali diedero come secondo nome Maria): di questi quattro morirono ancora neonati. Dopo due mesi dalla nascita di Teresa, a metà marzo 1873, Zelie fu costretta a dare a balia l'ultima figlia presso una contadina, Rosa Taillè, dove visse per un anno. Zelie si ammalò di un tumore al seno, i cui primi sintomi si erano manifestati fin dal 1865, e morì nel 1877, quando Thérèse aveva appena quattro anni. Nei suoi manoscritti Teresa racconta che questa fu la prima bara che vide. La seconda fu soltanto quindici anni dopo, quando si trovò di fronte alla bara di madre Genoveffa di santa Teresa, anch'essa una delle figure più significative della sua breve vita. Le due sorelle maggiori di Teresa, Pauline prima e Marie dopo, sostituirono la madre, ma presto una dopo l'altra si fecero monache carmelitane. Quando Pauline entrò in monastero il 2 ottobre 1882, la crisi innescata dalla morte della madre si acuì sempre di più e Thérèse giunse a somatizzare anche gravemente il suo stato psichico. Desiderò seguire la sorella entrando pure lei in convento, ma ciò le fu negato perché era ancora troppo giovane (aveva solo 9 anni). Questa prima crisi si risolse nel giro di pochi mesi, ma si riacutizzò con l'ingresso in convento dell'altra sorella, Maria, nel 1886. La nevrosi si risolse improvvisamente e miracolosamente nella notte di Natale 1886. Da questa conversione scaturì in lei il bisogno di una ricerca e di una conoscenza approfondità di Dio, che Teresa definì "Scienza d'amore" ; questa ricerca sfociò poi nel desiderio di diventare suora carmelitana, seguendo le orme delle sorelle. Teresa decise quindi, seguendo l'esempio di Teresa d'Avila, di «mettersi sulle tracce» di Gesù, diventando anch'essa monaca, ma, essendo minorenne, non poteva ancora essere accettata nel monastero di Lisieux. Teresa infatti aveva solo 14 anni e per questo doveva chiedere prima l'autorizzazione a suo padre e al suo co-tutore: lo zio Guerin. Le monache del Carmelo avevano dato già il loro parere favorevole. Ottenuta l'autorizzazione del padre prima, quella dello zio (più difficilmente) poi, Teresa si trovò di fronte all'opposizione del parroco di Saint-Jacques, il reverendo Delatroètte, che le consigliò di rivolgersi al vescovo. Lei, piangente ma risoluta a raggiungere il suo scopo, disse che se anche il vescovo di Bayeux, Flavien-Abel-Antoinin Hugonin, non le avesse dato il permesso si sarebbe rivolta direttamente al Papa. Ottenuto il rifuto del vescovo, nel novembre 1887, insieme al padre Louis ed alla sorella prediletta Celine, Teresa attraversò tutta l'Italia diretta a Roma per rivolgere questa sua richiesta direttamente a papa Leone XIII. A Roma, all'udienza con Leone XIII, nonostante il divieto di parlare in presenza del Papa imposto dal vescovo di Bayeux, Teresa si inginocchiò davanti al Pontefice, chiedendogli di intervenire in suo favore presso le autorità ecclesiastiche competenti, sebbene non avesse ancora raggiunto l'età minima per l'ammissione in convento. Il Papa, tuttavia, non diede l'ordine auspicato ma le rispose che, se la sua entrata in monastero era scritta nella volontà di Dio, quest'ordine l'avrebbe dato il Signore stesso che certamente aveva più autorità del suo servo in terra. Sulla via del ritorno il Vescovo cambiò opinione su Thérèse, e, una volta tornati a casa, scaricando ogni responsabilità futura sulle carmelitane di Lisieux che spalleggiavano sin dall'inizio la vocazione di Thérèse, diede il proprio permesso. Fu così che, a poco più di quindici anni, il 9 aprile 1888 Teresa fece il suo ingresso al Carmelo, dove assunse il nome di "Teresa del Bambin Gesù", aggiungendovi in seguito "del Volto Santo" così che il nome completo di Thèrèse da religiosa è "Teresa del Bambin Gesù del Volto Santo". A Lisieux passò nove anni che si rivelarono di grande ricchezza spirituale. Nel 1893 fu nominata vice-maestra delle novizie, in aiuto a madre Maria Gonzaga. Nel 1894 morì papà Martin, che nei precedenti anni era stato colpito da arteriosclerosi cerebrale che gli aveva procurato stati di agitazione e gravi turbe psichiche. Come disse Teresa, fu un calvario per tutta la famiglia. Celine era l'unica della famiglia a non essersi fatta suora, ma quando Louis morì anche Celine entrò al Carmelo portandosi una delle recenti invenzioni della nuova era tecnologica, la macchina fotografica, ed è a lei che si devono le fotografie di Thérèse. Con il suo arrivo tutta la famiglia Martin, escludendo solo Leonie, era al completo nello stesso Carmelo di Lisieux. Nel 1895 Teresa ricevette l'ordine di scrivere la sua autobiografia dalla superiora del monastero (che era sua sorella maggiore): ha così modo di mettere per scritto la sua ricerca spirituale dell'amore e di farsi conoscere. Nacque così il Manoscritto autobiografico A, redatto quando ancora non era iniziata la prova della fede. In seguito, nel settembre 1896 e poi in giugno 1897, sempre in obbedienza alla nuova priora, madre Maria di Gonzaga, redasse rispettivamente gli altri due manoscritti: (catalogati come B e C) che nell'insieme formarono quell'opera postuma che prese il titolo di Storia di un'anima, nella quale racconta la sua vocazione e la semplicità della sua vita. La carmelitana ha chiaramente precisato il suo progetto sin dall'inizio del Manoscritto: « Mi ha chiesto di scrivere spontaneamente ciò che mi si presentasse al pensiero; non è dunque la mia vita propriamente detta che mi accingo a scrivere, ma i miei pensieri sulle grazie che il buon Dio s'è degnato accordarmi. » (Teresa di Lisieux "Manoscritto autobiografico A") Quasi contemporaneamente, nell'aprile del 1896, la suora contrasse la tubercolosi, malattia che nel giro di 18 mesi la portò alla morte. Questo periodo di malattia per consuetudine fu denominato "notte della fede" (« Bisogna avere viaggiato sotto questo buio tunnel per comprenderne l'oscurità - Thérèse Martin, Manoscritto autobiografico C,5v - ») e costituì il "calvario" di Thérèse in due sensi: nel corpo, per via della tubercolosi, che a quei tempi era molto difficile curare e guarire; nello spirito, per via della profonda crisi della fede che l'accompagnò. Durante questo periodo, come scrisse nel Manoscritto C, ella fu tentata di abbandonare la sua vocazione e si sentiva spinta all'ateismo ed al materialismo. Il grande desiderio di Teresa di recarsi in missione in Indocina non si realizzò mai a causa della sua malattia. Il progredire inarrestabile di essa, tuttavia, non le impedì di prendersi cura dei missionari in partenza per il sud-est asiatico e pregare per loro. A questo scopo, madre Maria di Gonzaga affidò quali fratelli spirituali, secondo una consuetudine del tempo, i missionari Maurice Belliere e Adolphe Roulland, missionari rispettivamente in Africa ed in Cina, affinché essa sostenesse, per mezzo della preghiera, il loro lavoro apostolico. Thérèse che aveva sempre desiderato avere un fratello sacerdote ed anche per questo si rammaricava per la morte precoce dei suoi veri fratelli di sangue, scrisse: dello scambio epistolare di Thérèse ed i missionari sono rimaste 36 lettere, di cui 11 di Thérèse a Belliere, 11 di Belliere a Thérèse, 8 di Roulland a Thérèse e 6 di Thérèse a Roulland. A partire dall'8 luglio 1897 Teresa lascia definitivamente la sua cella per l'infermeria del monastero e due giorni dopo interrompe la composizione del manoscritto C, che rimase così incompiuto. All'8 settembre risale il suo ultimo autografo, su una immagine di Nostra Signora delle Vittorie a lei molto cara. La santa morì a soli 24 anni, il 1° ottobre 1897, mormorando «Non posso respirare; non posso morire. Ma voglio soffrire ancora» e, rivolta al Crocefisso: «Io ti amo, mio Dio, io ti amo». Il giorno dopo il suo corpo venne esposto nel coro, dietro le grate. Davanti al feretro sfilarono fino alla domenica sera parenti, amici e fedeli facendo toccare al corpo esanime di Teresa rosari e medaglie, secondo l'usanza di quei tempi. La mattina del 4 ottobre un carro funebre trainato da due cavalli condusse la salma della grande mistica nel nuovo cimitero delle Carmelitane e ne occupò il primo posto. Pio XI nel 1925 la proclamava santa e due anni dopo la dichiarava «Patrona delle Missioni»; dal 1944, assieme a Giovanna d'Arco, è considerata anche patrona di Francia. Dal 19 ottobre 1997, dopo che la richiesta di dottorato era stata fatta alla Santa Sede, una prima volta nel 1932 e poi ripresa nel 1987, Giovanni Paolo II l'ha nominata Dottore della Chiesa: è il 33° Dottore della Chiesa e la terza donna a ricevere questo riconoscimento dopo Teresa d'Avila e Caterina da Siena, entrambe dichiarate dottore della Chiesa da Paolo VI nel 1970.

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