lunedì 23 maggio 2011

254 - Lo Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome vi insegnerà ogni cosa

Chi accoglie i miei comandamenti e li osserva, questi è colui che mi ama. Chi ama me sarà amato dal Padre mio e anch'io lo amerò e mi manifesterò a lui».
Gli disse Giuda, non l'Iscariota: «Signore, come è accaduto che devi manifestarti a noi, e non al mondo?». Gli rispose Gesù: «Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui. Chi non mi ama, non osserva le mie parole; e la parola che voi ascoltate non è mia, ma del Padre che mi ha mandato.
Vi ho detto queste cose mentre sono ancora presso di voi. Ma il Paràclito, lo Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome, lui vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto.


L'amore per la persona di Gesù è dimostrato custodendo i suoi precetti, ossia accogliendo la parola di Cristo, facendola penetrare nel cuore e custodendola gelosamente. Il vero discepolo, che dimostra di amare il Signore concretamente, sarà oggetto di un amore speciale del Padre e del Figlio. Questo amore del Cristo per i suoi amici avrà come effetto una speciale manifestazione (v. 21). Questo linguaggio misterioso provoca l'intervento di Giuda, non l'Iscariota, il quale chiede spiegazioni. Egli rivela la mentalità dei giudei in merito alla manifestazione del Messia.
Gli ebrei infatti attendevano il Messia che doveva fare la sua comparsa in modo spettacolare per rivelarsi davanti a tutti come re d'Israele e che avrebbe guidato la riscossa nazionale contro i dominatori pagani e instaurato definitivamente il regno di Dio.
La risposta di Gesù, a prima vista sembra ignorare la domanda di Giuda, ma in realtà è la risposta più profonda alla domanda dell'apostolo. Gesù chiarisce che la sua manifestazione agli amici non avverrà in modo spettacolare ed esterno, ma si realizzerà nell'intimo delle coscienze, con la sua venuta insieme al Padre nel cuore dei discepoli (v. 23). Il regno di Cristo infatti non è di carattere politico, non ha origine da questo mondo, ma si instaura con l'assimilazione della verità (Gv 18,36-37), osservando la sua parola (v. 23). Con tale interiorizzazione della
rivelazione del Cristo, i discepoli sono resi tempio di Dio, ospiteranno le persone del Padre e del Figlio.
Gesù si manifesterà realmente ai suoi amici che lo amano concretamente, perché tornerà da loro e abiterà per sempre nel loro cuore (v. 20), assieme al Padre (v. 23) e allo Spirito della verità (v. 17).
Nel v. 24 Gesù ribadisce una verità già annunciata precedentemente (v. 10): la sua parola, ascoltata dai discepoli, in realtà è del Padre che l’ha mandato.
Gesù mette in rapporto la sua rivelazione con l'azione dello Spirito santo. Egli, dimorando presso i suoi amici, ha rivelato la parola di Dio (v. 25), ma essi non hanno capito né fatto penetrare nel cuore la verità; di qui la necessità dell'intervento dello Spirito santo.

Quindi non solo Gesù, ma anche lo Spirito è maestro di fede: egli insegnerà ogni cosa ai credenti. Lo Spirito santo non eserciterà una funzione didattica prescindendo dalla rivelazione di Gesù, ma ricordando ai discepoli le parole di Gesù (v. 26) e introducendoli nella verità tutta intera (Gv 16,13).
Questo è il primo brano del vangelo di Giovanni che parla contemporaneamente del Padre, del Figlio e dello Spirito santo. Queste tre persone divine non sono considerate in modo astratto, ma nel loro rapporto con i discepoli di Gesù. Il Padre, il Figlio e la Spirito santo abitano nei cristiani che custodiscono la parola del Signore (vv. 18.23). Questa verità deve ispirare profondamente la spiritualità cristiana.

Padre Lino Pedron

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