mercoledì 4 maggio 2011

213 - Cadavere di Cristo

Nicodemo e Giuseppe d'Arimatea — discepoli nascosti di Cristo — intercedono per Lui dalle alte cariche che occupano. Nell'ora della solitudine, del totale abbandono e del disprezzo ... proprio allora danno la faccia audacter (Mc 15, 43)...: coraggio eroico! Io salirò con loro fino al piedi della Croce, mi stringerò al Corpo freddo, al cadavere di Cristo, con il fuoco del mio amore ... lo schioderò con i miei atti di riparazione e con le mie mortificazioni.... lo avvolgerò nel lenzuolo nuovo della mia vita limpida, e lo seppellirò nel mio cuore di roccia viva, dal quale nessuno me lo potrà strappare, e lì, Signore, puoi riposare! Quand'anche tutto il mondo ti abbandoni e ti disprezzi..., serviam! ti servirò, Signore! (Via Crucis, Stazione XIV, n.1)

Avrete osservato che certe madri, mosse da legittimo orgoglio, si affrettano a mettersi accanto ai loro figli quando sono festeggiati, quando ricevono un pubblico riconoscimento. Altre, invece, anche in questi momenti restano in secondo piano, amando in silenzio. Maria era così, e Gesù lo sapeva.
Adesso, invece, nello scandalo del sacrificio della Croce, Maria è presente, ad ascoltare con tristezza coloro che passavano di là e lo insultavano scuotendo il capo e dicendo: «Tu che distruggi il tempio e lo ricostruisci in tre giorni, salva te stesso! Se tu sei Figlio di Dio, scendi dalla Croce!» [Mt 27, 39-40]. La Madonna ascolta le parole di suo Figlio, e si unisce al suo dolore: Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato? [Mt 27, 46]. Che cosa poteva fare? Fondersi con l'Amore redentore di suo Figlio, offrire al Padre il dolore immenso — come una spada tagliente — che trapassava il suo purissimo cuore.
Ancora una volta, Gesù si sente consolato dalla presenza discreta e amorosa di sua Madre. Maria non grida, non si agita affannosamente. Stabat: sta in piedi, accanto al Figlio. È allora che Gesù fissa su di Lei lo sguardo, per poi rivolgerlo a Giovanni, ed esclamare: «Donna, ecco il tuo figlio!». Poi disse al discepolo: «Ecco la tua madre!» [Gv 19, 26-27]. In Giovanni, Cristo affida a sua Madre tutti gli uomini, e specialmente i suoi discepoli: coloro che avrebbero creduto in Lui.
Felix culpa [Preconio nella Veglia pasquale], canta la Chiesa: colpa felice, perché ci ha fatto ottenere un così grande Redentore. Colpa felice, possiamo anche aggiungere, che ci ha meritato di ricevere per Madre la Madonna. Ormai non abbiamo più nulla da temere, niente ci deve preoccupare: perché la Madonna, incoronata Regina del cielo e della terra, è l'onnipotenza supplicante davanti a Dio. Gesù non può negare nulla a Maria, e neppure a noi, figli della sua stessa Madre. (Amici di Dio, nn. 287-288)

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