giovedì 16 settembre 2010

SS. Cornelio e Cipriano

Martiri

Cornelio e Cipriano sono ricordati dalla Chiesa in questo stesso giorno. Di Cipriano giovane sappiamo che è nato pagano a Cartagine intorno al 210. Battezzato verso il 245, nel 249 è vescovo di Cartagine.
Nel 250 l'imperatore Decio ordina che tutti i sudditi onorino le divinità pagane (offrendo sacrifici o, anche, solo bruciando un po' d'incenso) e ricevano così il libello, un attestato di patriottismo. Per chi rifiuta, carcere e tortura o anche la morte: a Roma muore martire papa Fabiano. A Cartagine, Cipriano si nasconde, guidando i fedeli, come può, dalla clandestinità. Cessata la persecuzione, nella primavera del 251, molti cristiani, che hanno ceduto per paura, vorrebbero tornare nella Chiesa. Ma quelli che non hanno ceduto si dividono tra indulgenti e rigoristi. Cipriano è più vicino ai primi e, con altri vescovi d'Africa, indica una via più moderata, inimicandosi i fautori dell'epurazione severa.
A questo punto le sue vicende s'intrecciano con quelle di Cornelio, un presbitero romano d'origine patrizia che, eletto papa a 14 mesi dal martirio di Fabiano, si trova di fronte ad uno scisma provocato dal dotto e dinamico prete Novaziano che ha retto la Chiesa romana in tempo di sede vacante. Novaziano accusa di debolezza Cornelio (che è sulla linea di Cipriano) e dà vita ad una comunità dissidente che durerà fino al V secolo.
Da Cartagine, Cipriano affianca Cornelio e si batte contro Novaziano affermando l'unità della Chiesa universale. Non è solo sintonia personale con Pp Cornelio: Cipriano parte dall'unità dei cristiani, innanzitutto, con i rispettivi vescovi e poi dei vescovi con Roma, quale sede principale, fondata su Pietro capo degli Apostoli.
Ucciso in guerra l'imperatore Decio, il suo successore Treboniano Gallo è spinto a perseguitare i cristiani perché c'è la peste, e la “voce del popolo” accusa i cristiani, additati come “untori”, in qualunque calamità.
Si arresta anche Pp Cornelio, che muore in esilio nel 253 a Centumcellae (antico nome di Civitavecchia). Cipriano, che appoggia il suo successore Lucio I contro lo scisma di Novaziano, afferma ripetutamente che Cornelio fu martirizzato. Il Catalogo Liberiano riporta “ibi cum gloria dormicionem accepit”, e questo può significare che morì a causa dei rigori a cui fu sottoposto durante la sua deportazione, sebbene documenti successivi affermino che fu decapitato. Alla fine del III secolo il suo corpo fu traslato nelle catacombe di S. Callisto a Roma. Le sue reliquie furono poi trasferite in una basilica voluta da Pp S. Leone I, Magno (440-461) e quindi Pp Adriano I (772-795) le portò nel territorio di Capracoro, dove il pontefice aveva la casa paterna.
Al tempo di Pp Gregorio IV (827-844) il suo corpo riposava nella basilica di Santa Maria in Trastevere. In quel tempo parte delle reliquie furono portate a Compiègne (Francia), mentre nella seconda metà del XVIII secolo altre parti del suo corpo furono portate nella chiesa dei Santi Celso e Giuliano.

S. Girolamo riportava che Cornelio e Cipriano patirono il martirio nello stesso giorno di anni diversi, e la sua affermazione è stata generalmente accettata.

Significato dei nomi:
Cornelio : “abbondanza” (dal latino cornu);
Cipriano: “nativo, originario di Cipro” (greco e latino)

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