domenica 15 giugno 2014

Commento al Vangelo 15-06-2014

Dal Vangelo secondo Giovanni (3, 16-18) 
In quel tempo, disse Gesù a Nicodèmo: «Dio ha tanto amato il mondo da dare il Figlio, unigenito, perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna. Dio, infatti, non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui. Chi crede in lui non è condannato; ma chi non crede è già stato condannato, perché non ha creduto nel nome dell’unigenito Figlio di Dio». 

COMMENTO AL VANGELO - WILMA CHASSEUR 
L'Ascensione ci invitava a guardare in alto per seguire con lo sguardo Gesù che saliva oltre le nubi. La Santissima Trinità ci invita a guardare "dentro", nelle profondità del cuore dove Dio dimora in segreto. Oggi siamo invitati a fare un pellegrinaggio. Dove? Ecco il bello: in nessun posto. O perlomeno, non in giro per il mondo, quindi in nessun posto fuori, ma in un luogo dentro di noi. E lì ci si spalancheranno orizzonti ben più vasti di qualsiasi panorama mozzafiato: lì contempleremo addirittura il Cielo dei cieli, svelato nel profondo, quasi un cielo a rovescio inabissato nel cuore. 

Gli orizzonti dell'anima
Ecco cos'è la Trinità: il cielo "dentro" e non fuori. "Ho trovato il cielo sulla terra perché il cielo è Dio e Dio abita nella mia anima" (S. Elisabetta della Trinità). La vita eterna è essere abitati da Dio: è fare l'esperienza degli orizzonti infiniti dell'anima. L'universo interiore è infinitamente più vasto di quello esteriore (altro che qualche miliardo di anni-luce), perché è lì che abita Dio, oceano infinito che si estende per i secoli eterni. Se domenica scorsa ci era stato promesso lo Spirito in pienezza, oggi siamo invitati a contemplare la pienezza di vita in se stessa, anzi la sovrabbondanza di vita trinitaria, dalla quale tutto procede. Anche la nostra vita col battesimo, è iniziata nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo e ogni sacramento è sempre ricevuto nel nome della Trinità: pluralità di persone, una sola sostanza. 

L'unità nelle Trinità
E qual è il mistero dell'unità nella Trinità? C'è un'unica sapienza, un'unica esistenza, un unico amore per tutti e Tre. Cioè, il Padre, il Figlio e Lo Spirito Santo, non hanno ognuno una propria vita, una propria sapienza, un proprio amore e così per tutti gli attributi, ma c'è una vita sola che circola ininterrottamente in tutti e Tre e non finisce mai. Noi invece, abbiamo solo un fazzolettino di esistenza che serve solo a noi: una madre che vede morire il figlio, vorrebbe dargli la propria vita ma non può perché ne ha appena per sé stessa. Come uno scienziato, la sua sapienza, una volta che egli muore, se la porta via con sé, non può lasciarla in eredità a nessuno. Invece in Dio c'è un'unica sapienza infinita che è continuamente comunicata ai Tre come c'è un'unica esistenza infinita che circola ininterrottamente nelle Tre Persone. E la vita eterna sarà che questa esistenza infinita, circolerà non solo nei Tre, ma anche in noi: non vivremo più del nostro fazzolettino di esistenza, ma di quella di Dio che ci verrà comunicata per l'eternità. Lo stesso vale per la sapienza, l'amore e ogni altro attributo che essendo di Dio stesso, sarà infinito e infinitamente comunicato. 

Esplosione di vita
Altro che vita eterna come riposo eterno o eterna noia! Sarà una sovrabbondanza di vita incredibile. Dio è atto puro, cioè attività continua (basti pensare al Big Bang e all'infinita varietà di creature -dalle galassie alle formiche- che non solo ha creato, ma che mantiene continuamente nell'esistenza) di fronte alla quale, le nostre povere energie dispiegate fosse anche per andare sulla Luna, sono niente, rispetto all'energia prodotta dalla visione beatifica: Anzi, tutte le nostre opere, lungi dal non servire più a niente e di essere messe a riposo eterno appena giunti nell'al di là, sarà proprio dalla contemplazione della SS Trinità e quindi dalla visione beatifica, che riceveranno la loro totale realizzazione. Lungi dall'essere messe da parte in un mondo dove si crede che non ci sarà più nulla da fare, riceveranno solo allora -quando vedremo Dio faccia a faccia- il loro pieno compimento. Sarà Dio stesso che darà loro quello splendore che illuminerà i secoli eterni.
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