mercoledì 10 luglio 2013

"Carmelo" vuol dire giardino fiorito di Dio

Il 16 luglio, la Chiesa celebra la festa della Madonna del Carmelo. Poi, il giorno 20, quella di San Elia profeta, fondatore ideale dell’Ordine Carmelitano. Fra la fine 1192 e il 1209, un gruppo di pellegrini in Terra Santa decise di ritirarsi in preghiera eremitica sulla cima del Monte Carmelo. Si trattava di reduci dalle crociate. Si chiamarono “Eremiti del Carmelo”. 
Abbiamo una testimonianza diretta all’inizio del secolo XIII in un opuscolo sugli itinerari e pellegrinaggi in Terra Santa. Un anonimo pellegrino ci parla di una “molto bella e piccola chiesa di nostra Signora che gli eremiti latini, chiamati Fratelli del Carmelo, avevano nel Wadi ain es-Siah”. “Carmelo” vuol dire giardino fiorito di Dio. Su questo monte, gli eremiti trovarono ancora viva la tradizione dei “Figli del profeta”, vale a dire i discepoli del profeta Elia che proprio sul Monte Carmelo compì la sua grande epopea (Cfr. 1Re, 18). 
In un momento di grande confusione politica e religiosa della storia di Israele, Elia rappresenta un sicuro punto di riferimento. È colui che restaura l’alleanza con Dio contro il culto dilagante di Baal; è il profeta che manifesta l’intervento strepitoso di Dio sul Carmelo: prima il fuoco che brucia il sacrificio, poi l’acqua, la nuvoletta, “come una mano d’uomo” che sale dal mare e porta la pioggia a dirotto. 
Tutti i commentatori concordano nel dire che questa nuvoletta raffigurava Maria Santissima, che avrebbe portato una pioggia di grazie al mondo. In altre parole, Elia è stato – ante litteram – il primo devoto della Madonna. Elia è specialmente ricordato per la sua vittoriosa sfida con i sacerdoti di Baal, finita con la strage di 450 di loro, compiuta per mano del Profeta. Elia è paragonato al fuoco. Leggiamo nel Siracide (48,1): “Sorse il profeta Elia come un fuoco, la sua parola bruciava come fiaccola (…) Come ti rendesti famoso, Elia, con i prodigi! E chi può vantarsi di esserti uguale? (…) Fosti assunto in un turbine di fuoco su un carro di cavalli di fuoco designato a rimproverare i tempi futuri”. Ma oltre ad essere il profeta del fuoco, Elia è colui che incontra Dio nel silenzio e nella preghiera (1Re 19,11-14). Ci fu un vento impetuoso e gagliardo da spaccare i monti e spezzare le rocce davanti al Signore, ma il Signore non era nel vento. Dopo il vento ci fu un terremoto, ma il Signore non era nel terremoto. Dopo il terremoto ci fu un fuoco, ma il Signore non era nel fuoco. Dopo il fuoco ci fu il mormorio di un vento leggero. Come l’udì, Elia si coprì il volto col mantello, uscì e si fermò all’ingresso della caverna. Ed ecco udì una voce che gli diceva: “Che fai qui, Elia?”. Egli rispose: “Sono pieno di zelo, per il Signore Dio degli eserciti…”. 
Tradizione Famiglia Proprietà
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