giovedì 14 maggio 2009

Preghiera del cuore di P. Jesùs Castellano o.c.d.

Sulla preghiera di Gesù ci sembra di poter dire qualcosa di concreto e di semplice e di chiarire alcuni aspetti.
L’invocazione nel nome di Gesù, prassi caratteristica della Chiesa di Oriente, è una forma caratteristica di integrazione fra contenuto teologico, espresso dalle parole della preghiera, ed il metodo di interiorizzazione, simile a tante altre prassi dell’Oriente non cristiano.
Si trovano infatti in altre religioni la ripetizione del nome sacro (napa - japa), del OM dell’induismo, la ripetizione di una sentenza (koan o mantra), oppure come nell’Islam la ripetizione dei 99 nomi di Allah, dei quali l’ultimo (il centesimo) è sconosciuto e deve essere rivelato all’orante.
Questa ripetizione nel cristianesimo è come una derivazione della liturgia nella quale si ripete spesso il “kyrie eleison” fino a 12, 30, 40 volte di seguito come fa la liturgia bizantina.
Nell’antichità cristiana i monaci ripetevano alle volte alcune forme bibliche e salmiche, come “frecce” lanciate verso l’alto; di qui il nome “giaculatorie” (da iaculum!).
La ripetizione giova ad immedesimarsi con il Nome di Colui che il Nome rappresenta. La possibilità di una ripetizione ritmica, costante, adattata al battito del cuore o al respiro, permette di compiere questa identificazione totale, attraverso la preghiera, con il Nome dell’invocato.
È stata chiamata a ragione cuore dell’ortodossia e della pietà cristiana della Chiesa d’Oriente. Spesso è stata al centro di discussioni dottrinali e di tentativi di rinnovamento che qui non possiamo trattare.
Bastino queste linee storiche: trova come preghiera consigliata dai Padri e dai monaci primitivi, come appare negli scritti della Filocalia dei Padri Neptici.
Attorno al secolo XIII la preghiera con i suoi metodi psicofisici è stata al centro di una discussione dottrinale.
A partire dal secolo XVII c’è un rinnovamento della sua prassi attraverso la pubblicazione della Filocalia fatta da Nicodemo l’Aghiorita, o del Monte Athos.
Tale prassi, documentata dall’incantevole racconto dello Strannik, il Pellegrino russo, si estende per tutti i paesi slavi e si fa conoscere in Occidente.
Attualmente la prassi della preghiera di Gesù è molto praticata in Oriente e Occidente.
Come preghiera del cuore che è rimasta l’unica liturgia possibile” in mezzo alle persecuzioni nei lager di Russia.
Come prassi imparata volentieri da tutti coloro che amano l’Oriente cristiano.
Come iniziazione, in alcuni movimenti di spiritualità (movimento carismatico, cammino neocatecumenale) e proposta di preghiera profonda e continua per l’uomo delle nostre città che può pregare dovunque e sempre con l’aiuto di questa invocazione.
Quale è la formula esatta della preghiera di Gesù?
Probabilmente all’inizio c’era soltanto la semplice invocazione liturgica: “Kyrie eleison”. Più tardi i Padri consigliano l’invocazione del nome di Gesù. Si generalizzano alcune formule con varianti, ma fondamentalmente simili: Kyrie Iesou Christe, eleison me.
Signore Gesù Cristo, abbi pietà di me!
Signore Gesù Cristo, Figlio di Dio, abbi pietà di me!
Signore Gesù Cristo, Figlio del Dio vivente, abbi pietà di me peccatore! (o povero peccatore).

Alcuni autori cambiano l’invocazione durante il tempo pasquale dicendo:
Tu il Risorto dai morti, abbi pietà di noi! (O Anastàs ek nekron eleison hymàs!)
Oppure aggiungono, come faceva Serafino di Sarov, un cenno a Maria con questa formula:
Signore Gesù Cristo, per l’intercessione della Thèotokos, abbi pietà di me!
Le fonti di questa preghiera sono la preghiera del cieco di Gerico: “Gesù, Figlio di Davide, abbi pietà di me!” (Lc 18,38); la preghiera del pubblicano: “O Dio, abbi pietà di me!” (Lc 18,13); ed anche quella del buon ladrone che la tradizione orientale chiama “teologo” perché ha conosciuto Gesù come Dio: “Gesù, ricordati di me quando entrerai nel tuo Regno”! (Lc 23,42).

Il suo valore è radicato nel fatto che:
• E' una preghiera nel Nome di Gesù.
• E' un’invocazione dell’unico Mediatore.
• E' confessione di fede in Cristo, Figlio di Dio.
• E' preghiera del peccatore che diventa liturgo secondo la felice espressione di P. Evdokimov.

E. Bianchi nella sua introduzione al libro di Caritone di Valamo sull’arte della preghiera, sintetizza in alcuni tratti il significato delle singole espressioni:

SIGNORE: È la confessione di fede, nella forza dello Spirito Santo, poiché nessuno può dire “Signore Gesù” se non nello Spirito (cfr. 1 Cor 12,3).
In questo Spirito, che è il soffio vitale, preghiamo invocando, con una formula dossologica che è confessione della divinità di Cristo (Kyrios!) e della sua qualità di Signore Risorto.
È confessione della divinità e della Signoria di Cristo.

GESÙ CRISTO: Il nome innominato di JHWH, che non si poteva pronunciare diventa nome nominato, detto, svelato, in Colui che ha nome GESU', cioè Ioshua, Dio salva, il Salvatore.
È questo un bel nome invocato nel battesimo sui discepoli (Giac 2,7); nome al di sopra di ogni altro nome e davanti al quale si piegano tutte le ginocchia (Fil 2,9). E unico nome nel quale c’è la salvezza (At 4,12).
L’invocazione del nome è invocazione della persona di Gesù.
Questo nome ci ricorda la dolcezza cantata da Bernardo e da Bernardino; il desiderio di Teresa di Gesù che non mancasse mai dalle sue labbra o fosse scritto nel suo cuore, come in quello di Ignazio di Antiochia.
E' la parola centrale dell’invocazione dell’Ave Maria: “il frutto del tuo seno, Gesù.. .“.
E perché non ricordarlo? E il nome più ripetuto da Maria, la Madre di Gesù, quando si rivolgeva a Lui.
Nell’invocazione completa rivolta a Cristo confessiamo che Egli è l’UNTO, il MESSIA. Questo nome indica la sua missione, il suo rapporto con il Padre e con lo Spirito che ci rende “cristi”, unti, cristiani, nel senso più profondo del ter­mine. Il suo nome ci è donato come sigillo e unzione.

FIGLIO DI DIO: E' la confessione della fede di Pietro: “Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente!” (Mt 16,16). E la professione di fede nella filiazione divina di Gesù; è dove risuona la parola del Padre: “Questo è il mio Figlio diletto!”.
Ha quindi un aspetto dossologico di glorificazione del nome di Cristo come Figlio di Dio, e quindi invocazione del nome divino.
Con questa espressione si chiede il perdono, la salvezza; si confessa la propria situazione di peccato insistendo sulla realtà stessa che avvolge la persona nella sua debolezza, con l’umile confessione di uno stato che volta per volta Dio conosce ed il cristiano presenta come realtà bisognosa di perdono, alleanza, amicizia, santificazione; aprendosi in questo bisogno spalanca gli abissi del peccato alla inondazione della grazia e dell’amore.
Quello che noi chiediamo è la pietà, la tenerezza, la compassione di Colui che si è fatto uomo per la nostra salvezza. Ricordiamo la sua benevolenza e condiscendenza verso i peccatori che, come il pubblicano, hanno ottenuto il perdono quando hanno chiesto la pietà.
E' preghiera di invocazione e di supplica. Dall’abisso del peccato — dell’inferno! — sale pura la dossologia dell’unico Santo!

PECCATORE: L’espressione peccatore, o povero peccatore, indica con umiltà e realismo la condizione permanente ed il rischio costante dell’uomo, la consapevolezza della distanza dalla santità di Dio. Coscienza che tanto più cresce, quanto più ci si sente vicini a Lui. Ma quando il peccatore dice l’invocazione con umiltà-verità, diventa liturgo (rende culto a Dio in spirito e verità), diventa da peccatore figlio, e la morte del peccato diventa risurrezione nella preghiera, apertura degli abissi del peccato alla invasione della luce e della grazia, per merito di Colui che si è fatto per noi peccato ed è Salvatore dell’uomo.
Se si approfondisce il senso teologico di ciascuna delle parole della formula, si entra in una professione di fede e in una comunione con Cristo, a partire dalla propria realtà, bisognosa sempre di salvezza.

PER LA TUA PREGHIERA:
• Cerca di ripetere con calma e con pace davanti al Signore la preghiera di Gesù o del cuore,
con delle formule sopra indicate.
• Fermati ad assaporare la dolcezza del nome di Gesù, la maestà del suo essere Signore, il grido “Abbi pietà di me peccatore”.
• Prova a dire questa preghiera nei momenti liberi della giornata e con più intensità prima di addormentarti.

(Dal "Messaggero di Gesù Bambino di Praga", n. 9, ottobre 2001)

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