venerdì 1 maggio 2009

La mia carne è vero cibo e il mio sangue vera bevanda

San Colombano (563-615), monaco, fondatore di monasteri
Istruzione spirituale, 13, 2, 3

Fratelli carissimi, ascoltate attentamente. Vi parlerò della inesauribile sorgente divina. Però, per quanto sembri paradossale, vi dirò: Non estinguete mai la vostra sete. Così potrete continuare a bere alla sorgente della vita, senza smettere mai di desiderarla. È la stessa sorgente, la fontana dell'acqua viva che vi chiama a sé e vi dice: «Chi ha sete venga a me e beva» (Gv 7,37). Bisogna capire bene quello che si deve bere. Ve lo dice lo stesso profeta Geremia, ve lo dice la sorgente stessa: «Hanno abbandonato me, sorgente di acqua viva, dice il Signore» (Ger 2,13). È dunque il Signore, il nostro Dio Gesù Cristo, questa sorgente di vita che ci invita a sé, perché di lui beviamo. Beve di lui chi lo ama. Beve di lui chi si disseta della Parola di Dio... Beviamo dunque alla sorgente che altri hanno abbandonata».
Affinché mangiamo di questo pane, e beviamo a questa sorgente... egli dice essere il «pane vivo che dà la vita al mondo (Gv 6,51.33) e che dobbiamo mangiare... Osservate bene da dove scaturisce questa fonte; poiché quello stesso che è il pane è anche la fonte, cioè il Figlio unico, il nostro Dio Cristo Signore, di cui dobbiamo aver sempre fame.
È vero che amandolo lo mangiamo e desiderandolo lo introduciamo in noi; tuttavia dobbiamo sempre desiderarlo come degli affamati.
Con tutta la forza del nostro amore beviamo di lui che è la nostra sorgente; attingiamo da lui con tutta l'intensità del nostro cuore e gustiamo la dolcezza del suo amore. Il Signore infatti è dolce e soave: sebbene lo mangiamo e lo beviamo, dobbiamo tuttavia averne sempre fame e sete, perché è nostro cibo e nostra bevanda. Nessuno potrà mai mangiarlo e berlo interamente, perché mangiandolo e bevendolo non si esaurisce, né si consuma. Questo nostro pane è eterno, questa nostra sorgente è perenne.

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