lunedì 16 settembre 2013

Non vive da cristiano chi non conosce i suoi vicini

Il messaggio è uno schiaffo all'indifferenza tra gli uomini. «A volte si può vivere senza conoscere i vicini di casa: questo non è vivere da cristiani», twitta Bergoglio. A Buenos Aires il suo vicinato erano i «cartoneros»,uomini e donne che fino alla devastante crisi economica del 2001 avevano un lavoro regolare e tutele sociali e che dall'oggi al domani si sono ritrovati a vivere frugando nelle immondizie alla ricerca di cartone, metallo e cibo. Da sei mesi in Vaticano sono i sacerdoti-convittori che alla foresteria di Santa Marta condividono con lui vitto e alloggio. Spazi e sensibilità in comune. «Per motivi psichiatrici non voglio isolarmi nell'appartamento pontificio», scherza il Papa con chi gli chiede perché abbia preferito al Palazzo Apostolico la stanza 201, cioè la coabitazione in una residenza per il clero. 
«Non conoscere il proprio dirimpettaio nega la fraternità su cui si basa la convivenza umana e cristiana - commenta il cardinale di Curia José Saraiva Martins - Malgrado facciamo parte della stessa famiglia, la perdita dei valori morali impone nella società occidentale un pericoloso isolamento. Più si è ricchi, più ci si distacca dagli altri, meno si è felici. Il Papa, provenendo da un Paese più povero rispetto all'Europa, avverte qui la mancanza di coesione e di prossimità». 
Uno schiaffo all'indifferenza. «È un richiamo alla responsabilità personale: la comunità non si costruisce da sola, nasce dall'impegno di creare legami positivi di vicinanza e di accoglienza- afferma monsignor Dario Viganò, direttore del Centro televisivo vaticano - Come la pace richiede un cuore che sappia perdonare, così la comunione si edifica a partire dai vicini. È illusorio voler bene ai lontani quando si ignora chi ci è accanto». Da soli non ci si salva. «Francesco testimonia che la vita, come la verità, è relazione - osserva Mario Marazziti, portavoce della Comunità di Sant'Egidio - La malattia dell’Occidente contemporaneo è l’individualismo e il Pontefice esorta a prendersi cura gli uni degli altri mettendo al centro le periferie umane e urbane. Accorciare le distanza è l’inizio della guarigione: senza il vicino svanisce il senso della vita». Alla solitudine da condominio, il «buon vicino» Bergoglio contrappone l’empatia da pianerottolo, il sorriso della condivisione.
Giacomo Galazzi   CdV
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