lunedì 16 luglio 2012

Sono venuto a portare non pace, ma spada

Mt 10,34-11,1
Non crediate che io sia venuto a portare pace sulla terra; sono venuto a portare non pace, ma spada. Sono infatti venuto a separare l'uomo da suo padre e la figlia da sua madre e la nuora da sua suocera; e nemici dell'uomo saranno quelli della sua casa. Chi ama padre o madre più di me, non è degno di me; chi ama figlio o figlia più di me, non è degno di me; chi non prende la propria croce e non mi segue, non è degno di me. Chi avrà tenuto per sé la propria vita, la perderà, e chi avrà perduto la propria vita per causa mia, la troverà. Chi accoglie voi accoglie me, e chi accoglie me accoglie colui che mi ha mandato. Chi accoglie un profeta perché è un profeta, avrà la ricompensa del profeta, e chi accoglie un giusto perché è un giusto, avrà la ricompensa del giusto. Chi avrà dato da bere anche un solo bicchiere d'acqua fresca a uno di questi piccoli perché è un discepolo, in verità io vi dico: non perderà la sua ricompensa». Quando Gesù ebbe terminato di dare queste istruzioni ai suoi dodici discepoli, partì di là per insegnare e predicare nelle loro città.

Gesù non è venuto a suscitare guerre fratricide, ma a portare un messaggio d'amore e di salvezza. Egli non ha mandato i suoi discepoli a portare la spada, ma la pace (Mt 5,9; 10,12-13), il perdono (Mt 6,14-15), la riconciliazione (Mt 5,23-26), la mitezza (Mt 5,39-42; 10,16) e l'amore dei nemici (Mt 5,43-48).
Ma davanti a questo splendido messaggio di bontà gli uomini possono reagire in due modi: accogliendo o rifiutando il vangelo. Quelli che si oppongono in modo violento al vangelo e agli evangelizzatori producono la rottura e la divisione. E ciò può avvenire anche all'interno della stessa famiglia. Gesù è venuto a portare la spada del giudizio di Dio che separa il bene dal male, coloro che credono in lui da coloro che lo rifiutano.
La parola di Dio è come una spada che penetra nell'intimo di ogni persona e la giudica mettendo in evidenza le sue vere intenzioni (Eb 4,12-13). Di fronte a questa scelta radicale, pro o contro Cristo, il discepolo deve essere disposto a prendere la croce della rottura con i familiari e a seguire Cristo. E' questione di vita o di morte. E per avere la vita eterna bisogna essere disposti a perdere la vita temporale. Cristo è Dio che dev'essere amato più di ogni altra persona, perfino più di se stessi. Il linguaggio di Gesù è comprensibile per chi crede che Dio risuscita i morti e dà la vita eterna a chi ha perduto la vita per causa di Cristo.
La conclusione del discorso missionario non è rivolta ai missionari, ma a coloro che li accolgono. Chi accoglie i missionari accoglie Cristo e il Padre che li ha mandati.
Accoglierli come profeti significa prima di tutto ascoltarli e accettare il messaggio che annunciano. Accoglierli come giusti significa non considerarli come semplici viandanti che chiedono ospitalità, ma come uomini di Dio. Accoglierli come piccoli significa considerarli deboli e bisognosi.
E' il Signore che li ha mandati senza soldi e senza mezzi (Mt 10,9-10): essi hanno affidato il problema del loro sostentamento alla provvidenza del Padre e all'accoglienza dei fratelli. E coloro che li accolgono non devono preoccuparsi perché, se sono dei veri missionari, si accontenteranno di poco (un bicchiere d'acqua fresca), di quel minimo indispensabile per riprendere il viaggio e l'annuncio del regno di Dio.
Nella conclusione del discorso, Matteo vuole mettere in evidenza che quanto ha scritto è il documento ufficiale della missione apostolica per tutti i discepoli di tutti i tempi.
Padre Lino Pedron
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