domenica 16 agosto 2009

Gesù promette solennemente di darsi all’umanità come cibo e come bevanda

Gesù promette solennemente di darsi all’umanità come cibo e come bevanda

Queste parole, tanto sublimi, sorpassavano la capacità di un uditorio così rozzo e così mal prevenuto, onde tutti si scandalizzarono di quel discorso e dissero fra di loro: «Come mai può Costui darci a mangiare la sua carne?».
Essi hanno capito benissimo che Gesù parla in un senso assolutamente vero, quando promette in cibo la sua carne, e per questo se ne meravigliano altamente.
Che cosa poteva rispondere il Si gnore alla loro difficoltà? Avrebbe dovuto spiegare l’altissi mo mistero Eucaristico, ma le sue spiegazioni sarebbero state ancora meno intelligibili per quella gente. Egli sapeva bene che bastava l’attrazione interna della grazia per rendere intel ligibile ciò che era nobilmente misterioso; sapeva che la sua parola divina ed assoluta sarebbe stata in tutti i secoli l’argomento più solido della verità del mistero che preannunziava e perciò insiste sulla sua parola e si esprime anche più chiaramente, in un senso strettamente letterale: «In verità, in verità vi dico, se non mangiate la Carne del Figlio dell’uomo e non ne bevete il Sangue, non avrete la vita in voi.
Chi mangia la mia Carne e beve il mio Sangue ha la vita eterna ed Io lo risusciterò nell’ultimo giorno. La mia Carne è veramente cibo ed il mio Sangue è veramente bevanda». Qui ogni metafora è eliminata: il precetto s’impone nella sua divina realtà; Gesù usa espressioni categoriche, per esprimere un’assimilazione fisica: «Chi non mangia con i denti la mia Carne, chi non beve, come bevesse una bevanda, il mio Sangue, non avrà la vita eterna».
Egli, con la sua onnipotente virtù, saprà trovare il mezzo per rendersi veramente cibo e veramente bevanda: sarà cibo e bevanda veramente, ma non ci renderà antropofagi, ma ci unirà a Lui intimamente e vivrà in noi. Non verrà, in altri termini, nelle sue creature come un cibo dilaniato e morto, ma come un cibo di consolazione e di vita. Per questo Gesù soggiunge: «Chi mangia la mia Carne e beve il mio Sangue rimane in me ed lo in lui.
Come il Padre, che ha la vita per essenza, ha inviato me ed Io vivo per il Padre, così chi mangia di me vivrà per me». Egli verrà vivo e vero in noi: chi lo riceve, non vive più della propria vita mi serabile, ma della vita di Gesù. Vive dei suoi pensieri, per la fede, e per questo Gesù si nasconderà, si renderà invisibile; per questo ci darà, come argomento solido e fondamentale di quanto afferma, la verità stessa della sua parola.
Non è più l’intelligenza umana che giudica e riflette per le specie sensi bili, ma è l’intelligenza umana che giudica e riflette per la Sapienza e le parole del Redentore. Chi lo riceve con questa fede viva non può avere più un affetto di sensibilità per il suo Dio: ama con l’amore di Gesù, loda Dio con la voce delle virtù divine di Gesù, s’immola per la sua gloria insieme con Gesù! Il corpo stesso, ricevendo qualcosa di realmente sensibile, di realmente distruttibile come sono le specie sacramentali, sarà materialmente attivo solo per Gesù ed ecco come tutta la creature umana rimane in Gesù e Gesù in lei.
Quando la nostra vita è così trasformata, non si ha più una attività terrena piena di miserie: si pensa con infallibile Sapienza, si ama con amore eterno, si vive abbandonati in Dio solo… si ha la vita eterna! Per questo Gesù conclude con enfasi il suo sublime e profondissimo discorso: «Sì, ecco il vero pane venuto dal cielo, che non sarà come la manna mangiata dai vostri padri, i quali poi morirono. Chi mangia questo pane vivrà in eterno». Con queste parole Egli ritornava sul concetto iniziale del suo parlare e preannunziava chiaramente che avrebbe dato a mangiare la sua Carne, sotto le specie del pane.
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