lunedì 10 febbraio 2014

Quanti lo toccavano venivano salvati

Mc 6,53-56 
Compiuta la traversata fino a terra, giunsero a Gennèsaret e approdarono. Scesi dalla barca, la gente subito lo riconobbe e, accorrendo da tutta quella regione, cominciarono a portargli sulle barelle i malati, dovunque udivano che egli si trovasse. E là dove giungeva, in villaggi o città o campagne, deponevano i malati nelle piazze e lo supplicavano di poter toccare almeno il lembo del suo mantello; e quanti lo toccavano venivano salvati. 

Le folle riconoscono Gesù e gli portano i malati. Egli salva tutti coloro che lo toccano. Viene messa in evidenza sia l’avidità degli uomini nell’approfittare della potenza del guaritore, sia la compassione di Gesù verso le «pecore senza pastore» (6,34). 
La gente lo cerca come salvatore del popolo e operatore di prodigi: per ora non sembra che germogli in essa una fede più profonda. Il lettore del vangelo deve convincersi che bisogna «toccare» Gesù in un senso più vero di quanto non abbiano fatto i galilei; si deve credere in lui come nel Messia promesso, che raduna il popolo di Dio e che è veramente il Figlio di Dio. 
Marco descrive Gesù come un «uomo divino», dal quale emanano prodigiose virtù risanatrici. Egli appare come soccorritore e medico dei poveri e degli infermi. 
Ma dopo la moltiplicazione dei pani e il camminare sulle acque (6,35–52), il lettore cristiano sa con maggiore chiarezza che Gesù è assai più che un operatore di prodigi e un guaritore. Il suo potere viene da Dio e ha le radici nel mistero del tutto singolare di essere il Figlio di Dio. 
Padre Lino Pedron
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