domenica 2 giugno 2013

Tutti mangiarono a sazietà

Lc 9,11-17 
Ma le folle vennero a saperlo e lo seguirono. Egli le accolse e prese a parlare loro del regno di Dio e a guarire quanti avevano bisogno di cure. Il giorno cominciava a declinare e i Dodici gli si avvicinarono dicendo: «Congeda la folla perché vada nei villaggi e nelle campagne dei dintorni, per alloggiare e trovare cibo: qui siamo in una zona deserta». Gesù disse loro: «Voi stessi date loro da mangiare». Ma essi risposero: «Non abbiamo che cinque pani e due pesci, a meno che non andiamo noi a comprare viveri per tutta questa gente». C'erano infatti circa cinquemila uomini. Egli disse ai suoi discepoli: «Fateli sedere a gruppi di cinquanta circa». Fecero così e li fecero sedere tutti quanti. Egli prese i cinque pani e i due pesci, alzò gli occhi al cielo, recitò su di essi la benedizione, li spezzò e li dava ai discepoli perché li distribuissero alla folla. Tutti mangiarono a sazietà e furono portati via i pezzi loro avanzati: dodici ceste. 

Questo banchetto segna il punto d'arrivo della missione degli apostoli: l'attività missionaria infatti porta a conoscere il Signore Gesù e ha il suo culmine e coronamento nell'eucaristia. Essa è il fondamento e il compimento della Chiesa, è suo principio e suo fine. Il racconto ha come sottofondo il banchetto che Dio imbandì nel deserto per il suo popolo (Is 25,6ss; Os 11,4; Sal 23; ecc.). Tale banchetto (cf. Nm11,4 ss; Es 16; Dt 8,13) chiarisce molti dettagli di questo racconto, la cui struttura è simile alla moltiplicazione dei pani di 2Re 4, 42-44. Gesù è presentato come Dio stesso che sazia e salva. Gesù accoglie le folle. 
Questa accoglienza, che prepara al banchetto, ha due aspetti: "Parlava loro del regno di Dio" e "guariva quanti avevano bisogno di cure". Luca mette in evidenza la cura di Gesù come di un medico verso i bisognosi, gli esclusi, gli infelici, i malati, i peccatori. Il declinare del giorno è l'ora in cui Gesù fu invitato a "rimanere" dai discepoli di Emmaus (Lc 24,29). E' la stessa ora del banchetto eucaristico che, come quello pasquale, si celebra al tramonto del sole. I Dodici, che in At 6,2 vedremo deputati al servizio delle mense, ora si rivolgono a Gesù e lo consigliano di mandare via la gente invece di accoglierla. Gesù dà ai discepoli lo stesso ordine che aveva dato Eliseo (2Re 4,43-44). I discepoli fanno i calcoli sulle loro possibilità. Non sanno ancora contare sul dono di Dio. 
 Per la parola di Gesù, la folla disordinata diventa popolo ordinato. Il pasto viene consumato comodamente sdraiati e non più in piedi e in fretta come nel primo esodo (Es 12,11): con Gesù sono ormai nel riposo della terra promessa. Questo pane donato da Gesù è il vertice di tutto il creato perché in esso tutta la materia inanimata diventa Cristo che si fa nutrimento completo dell'uomo: è il punto di congiunzione tra creazione e Creatore in Gesù, che si fa pane per unirsi all'uomo sua creatura prediletta. 
 Solo mangiando Gesù l'uomo è sazio di vita e vince la morte. Questo pane lo si può conservare, a differenza della manna che perisce, perché è il pane della vita eterna (Gv 6,12). 
Lo si conserva dandolo e lo si moltiplica dividendolo. Le dodici ceste di pezzi, una per tribù, indicano che il pane di Cristo è sovrabbondante: ce n'è per tutti e per sempre. 
Padre Lino Pedron 
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