martedì 25 giugno 2013

Tutto quanto volete che gli uomini facciano a voi, anche voi fatelo a loro

Mt 7,6.12-14 
Non date le cose sante ai cani e non gettate le vostre perle davanti ai porci, perché non le calpestino con le loro zampe e poi si voltino per sbranarvi. Tutto quanto volete che gli uomini facciano a voi, anche voi fatelo a loro: questa infatti è la Legge e i Profeti. Entrate per la porta stretta, perché larga è la porta e spaziosa la via che conduce alla perdizione, e molti sono quelli che vi entrano. Quanto stretta è la porta e angusta la via che conduce alla vita, e pochi sono quelli che la trovano! 

Il comando del v. 6 è rivolto a tutti coloro che annunciano la parola di Dio. I discepoli devono avere sempre presenti queste due cose: il dovere di predicare il vangelo e il dovere di non esporre alla profanazione la parola di Dio. I cani e i porci sono gli ignoranti, gli empi, i pagani. Le cose sante e le perle sono l’annuncio del regno di Dio. 
Il vangelo va annunciato a tutti, ma va anche difeso da coloro che lo rifiutano e lo deridono. 
La regola d’oro del v. 12 ci spinge verso un’operosità libera e creativa per il bene del prossimo. Essa è espressa in forma positiva e ci sprona a fare tutto il bene possibile a tutti. Ci invita a trasferirci con amore e fantasia nella situazione egli altri, nei panni degli altri. La mancanza di fantasia e di inventiva è mancanza d'amore. 
Il verbo "fare" indica un amore concreto e tangibile, come ci insegna anche la 1Gv 3,16-18: "Da questo abbiamo conosciuto l’amore: egli ha dato la sua vita per noi; quindi anche noi dobbiamo dare la vita per i fratelli. Ma se uno ha ricchezze di questo mondo e vedendo il suo fratello in necessità gli chiude il proprio cuore, come dimora in lui l’amore di Dio? Figlioli, non amiamo a parole né con la lingua, ma coi fatti e nella verità". 
La novità del vangelo sta nella concentrazione di tutta la volontà di Dio nel comandamento dell'amore. Questo amore, manifestato a noi in Cristo, ha la sua sorgente e il suo modello nel Padre (Mt 5,43-48). La "via" (v. 13) è il simbolo del cammino morale dell'uomo. 
La "via che conduce alla vita" è quella del vangelo, è Gesù in persona (Gv 14,6). La porta stretta e la via angusta significano le rinunce e le persecuzioni connesse con la scelta di vita cristiana. L'ingresso attraverso la porta stretta è l’ingresso nel regno di Dio (Mt 5,20; 18,1; ecc.), nella vita (Mt 18,8-9; 19,17), nella sala delle nozze (Mt 25,10) e nella gioia del Signore (Mt 25,21.23). In questo contesto del discorso della montagna, l'imperativo "entrate" significa: fate la volontà del Padre. 
Solo facendo la volontà del Padre si entra nel regno di Dio (Mt 7,21). 
Il discorso sui "molti" e sui "pochi" si riferisce alla situazione presente e non a quella definitiva dopo il giudizio. La via comoda della mediocrità, del peccato e dell’egoismo è molto affollata. Il sentiero stretto e ripido che porta a Dio, tracciato dal discorso della montagna, sembra poco battuto. Gesù quindi ci esorta: "Entrate per la porta stretta". 
Il tema della salvezza sarà ripreso in Mt 19,16-26. Alla domanda dei discepoli: "Chi si potrà dunque salvare?" Gesù risponde: "Questo è impossibile agli uomini, ma a Dio tutto è possibile". 
Qui, come in 22,14, Matteo recepisce la concezione pessimistica dell'apocalittica extra-biblica: "L'Altissimo ha creato questo mondo per molti, ma quello futuro per pochi" (4 Esd 8,1) non per ragguagliarci sul numero dei salvati, ma per spronarci all'impegno. 
Gesù offre la salvezza a tutti (Mt 26,28), ma tocca ai singoli accoglierla con decisione libera e responsabile. 
Padre Lino Pedron
---

Nessun commento:

Posta un commento