venerdì 5 marzo 2010

San Casimiro

festa il 4/3 (inserito oggi in quanto ieri non funzionava la connessione internet)

Principe polacco

Casimiro (lituano: Kazimieras, Polacco: Kazimierz) soprannominato dai suoi compatrioti “uomo di pace”, nacque a Cracovia il 3 ottobre 1458, terzo dei tredici figli di Casimiro IV, re di Polonia, e di Elisabetta d’Austria, figlia dell’imperatore Alberto II. Il matrimonio tra i due, rivelatasi un’unione felice oltre che fertile, era stato combinato con l’aiuto di Jan Długosz, storiografo e canonico di Cracovia, religioso schivo ma di grande erudizione e santità. Proprio a lui fu dunque affidata l’educazione di Casimiro quando questi raggiunse l’età di nove anni ed il sacerdote si rivelò un ottimo insegnante.

Non ancora quindicenne, in seguito alla richiesta da parte della nobiltà ungherese, il padre inviò Casimiro a guidare un esercitò contro il sovrano ungherese, Mattia Corvino. Quando però Casimiro venne a sapere che Mattia disponeva di truppe ben più numerose delle sue, e si rese conto di essere stato abbandonato sia dalla nobiltà ungherese che dalle proprie truppe in diserzione, accolse favorevolmente il consiglio dei suoi ufficiali ed interruppe la spedizione.

Intanto il Pp Sisto IV, temendo forse che la guerra rischiasse solo di favorire la causa turca, aveva inoltrato un appello di desistenza al sovrano polacco. Il re, dimostratosi disponibile ad un colloquio di pace, inviò un messaggero al figlio, che però, con sua grande vergogna, scoprì già ritiratosi. Per castigo fu vietato a Casimiro di fare ritorno a Cracovia e venne rinchiuso per tre mesi nel castello di Dobzki. Nonostante le pressioni del padre e le nuove richieste da parte dei nobili magiari, Casimiro non si lasciò mai più persuadere ad abbracciare le armi.
Pare che il giovane principe non ambisse a posizioni di governo e preferiva piuttosto attivarsi in favore dei poveri, degli oppressi, dei pellegrini e dei prigionieri. Era solito infatti denunciare, al re suo padre, tutte le ingiustizie nei confronti dei poveri ed ogni loro necessità di cui veniva a conoscenza. Grande gioia provò quando decise di donare tutti i suoi beni ai bisognosi.

“Difendeva e abbracciava come sue le cause dei poveri e dei miserabili, per cui dal popolo veniva chiamato difensore dei poveri. E benché fosse figlio del re e nobile per la dignità della nascita, mai si mostrava superiore nel tratto e nella conversazione con qualsiasi persona, per quanto umile e di bassa condizione” (Liturgia delle Ore).

Sempre aveva davanti agli occhi l’immagine di Cristo, che lava i piedi ai discepoli, e le parole: “Se dunque io, il Signore e il Maestro, ho lavato i vostri piedi, anche voi dovete lavarvi i piedi gli uni gli altri” (Gv 13, 14).

La sua vita fu da allora più monastica che principesca, il suo carattere mite ed umile lo spinse ad occuparsi più della Chiesa che della vita di corte. Trascorreva infatti gran parte del suo tempo in chiesa, tra preghiera personale e funzioni liturgiche, spesso dimenticandosi addirittura di mangiare, e di notte tornava a pregare dinnanzi ai portoni chiusi della chiesa.
Solitamente gentile con tutti, fu però duro contro gli scismatici: proprio dietro sua insistenza il padre vietò il restauro delle chiese ove essi erano soliti riunirsi.

Grande devoto della Madonna, nella sua bara fu posta una copia del suo inno preferito: “Omni die dic Marie mea laudes anima” (Ogni giorno anima mia canta le lodi di Maria).

Nessuno riuscì a convincerlo a convolare a nozze con la promessa sposa, una figlia di (san) Ferdinando III di Castiglia. Egli sosteneva di non conoscere altra salvezza se non in Cristo e profetizzava la sua vicina scomparsa per stare con Lui in eterno.

Casimiro morì infatti di tubercolosi, a soli ventisei anni, il 4 marzo 1484, a Grodno. Le sue spoglie trovarono sepoltura nella cattedrale di Vilnius, odierna capitale lituana, ove ancora oggi sono venerate.

Sulla sua tomba si verificarono moltissimi miracoli; l'iter di canonizzazione prese il via nel 1517 quando il vescovo Alberto da Vilnus e Re Sigismondo III inoltrarono la richiesta a Roma. Pp Leone X incaricò Monsignor Zaccaria Ferreri di recarsi in Polonia per indagare su tale presunta santità. La documentazione inerente a Casimiro essendo stata smarrita, il culto del santo subì un arresto per buona parte del XVI.

Fu, dunque, ufficialmente canonizzato solo nel 1602 dal Pp Clemente VIII; nel 1621 Pp Paolo V estese la sua festa alla Chiesa universale; nel 1636 Pp Urbano VIII proclamò san Casimiro patrono ufficiale della Lituania.

Il culto di San Casimiro, lungi da restare relegato nei territori facenti un tempo parte della Confederazione polacco-lituana, si è diffuso in tutta la Cristianità, tanto che la Basilica di San Lorenzo a Firenze ne conserva alcuni resti inviati a Cosimo III nel 1667 da un vescovo di Vilnius
Vasta è l’iconografia di questo santo polacco: celebre è il suo ritratto eseguito da Carlo Dolci e molti altri dipinti lo raffigurano con in mano una pergamena, riportante alcune parole del suo inno mariano prediletto, ed un giglio, simbolo di castità.
San Casimiro è infatti particolarmente invocato contro le tentazioni carnali.

Significato del nome Casimiro : "grande, illustre nel comandare" (polacco)

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