Francesco Faà di Bruno, nato ad Alessandria il 29 marzo 1825, è stato sacerdote ma anche militare, fisico, matematico, astronomo, musicista e compositore.
Fu il dodicesimo ed ultimo figlio di Luigi, marchese di Bruno, e di Carolina Sappa de' Milanesi. Il suo nome completo è Francesco da Paola, Virginio, Secondo, Maria.
Nel 1834, a 9 anni, perse la madre. Nel 1836 entrò nel collegio dei Padri Somaschi (fondatore S. Girolamo Emiliani) a Novi Ligure; nel 1840 nell'accademia militare di Torino. Divenuto ufficiale, fu assegnato a studi geografici e alla realizzazione di cartografie.
Nel 1848 partecipò alla Prima guerra di indipendenza italiana. Combatté a Peschiera e cartografò il territorio che l'esercito piemontese percorse. Nel 1849 fu promosso Capitano di Stato Maggiore. Rimase ferito in combattimento a Novara e ricevette, per il suo comportamento in battaglia, una decorazione.
L'esercito lo inviò a Parigi, alla Sorbona, perché potesse approfondire gli studi matematici e astronomici: conseguì il diploma nel 1851. Nel 1853 chiese ed ottenne il congedo per motivi di studio; influì pesantemente in questa sua scelta la decisione di rifiutare di battersi in duello con un ufficiale che lo aveva offeso. Il suo rifiuto per motivi di coscienza lo aveva posto in uno stato di isolamento in quanto il duello, sebbene vietato, era considerato all'epoca alla stregua di un obbligo morale.
Nel 1855 cominciò a lavorare presso l'Osservatorio nazionale francese sotto la direzione di Urbain Le Verrier. Nel 1857 inizia ad insegnare Matematica e Astronomia all'Università di Torino. Da allora non cessò mai di insegnare, soprattutto all'università ma anche nell'Accademia Militare e nel Liceo Faà di Bruno.
Per le controversie fra il mondo cattolico e lo stato italiano, in quel periodo anticlericale, non fu mai nominato professore ordinario; fu nominato professore straordinario solo nel 1876. Il contenuto dei suoi corsi spaziava in ambiti inusuali: ad esempio la “Teoria dell’eliminazione” la “Teoria degli invarianti” e le funzioni ellittiche. Pubblicò vari trattati e memorie. Nel 1859 pubblicò a Parigi, in francese, la “Théorie générale de l'élimination”, in cui viene fornita la formula, che da lui prende il nome, della derivata n-esima di una funzione composta. Il suo nome in matematica è però legato soprattutto al trattato sulla teoria delle forme binarie.
Oltre a varie strumentazioni per la ricerca scientifica, nel 1856, di fronte alla cecità di una sua sorella (Maria Luigia) progettò e brevettò uno scrittoio per ciechi. Nel 1878, poi, avvertendo la necessità di scandire i tempi della giornata brevettò uno svegliarino elettrico.
Eseguì i calcoli costruttivi e seguì la realizzazione del campanile della chiesa di Nostra Signora del Suffragio, a Torino, a volte conosciuta come chiesa di Santa Zita, collaborando con Arborio Mella che progettò la chiesa nel suo complesso; si trattava, all'epoca, del secondo edificio più alto della città dopo la Mole: oltre 80 metri. Il motivo per cui volle realizzare quest’opera è prettamente sociale. Voleva evitare che le lavoratrici e i lavoratori della città venissero ingannati sull'orario di lavoro e aveva calcolato che un orologio di due metri di diametro collocato sulle varie facce del campanile a 80 metri di altezza sarebbe stato visibile in gran parte della città e liberamente consultabile da tutti.
Fu costantemente un uomo di fede. Nel periodo in cui fu militare scrisse un “Manuale del soldato cristiano”. Visse con disagio il suo desiderio patriottico di vedere l’Italia unita di fronte all'ideologia anticlericale che permeò la sua concreta realizzazione. Da scienziato testimoniò sempre di trovare un'assoluta armonia fra la scienza e la fede. Come amante della musica pubblicò una rivista di musica sacra: “La lira cattolica”; egli stesso compose delle melodie sacre la cui semplicità e senso di pace fu apprezzata da Franz Liszt. Fondò scuole di canto domenicali frequentate da quelle donne di servizio a cui dedicò gran parte delle sue opere. All'epoca, infatti, la situazione delle donne di servizio era molto disagevole, per non dire degradata: sfruttamento del lavoro, povertà, emarginazione erano all'ordine del giorno. Era frequente, poi, che una donna di servizio rimanesse incinta e venisse allontanata dalla famiglia. Intraprese una rete di attività in aiuto di queste persone: una delle istituzioni che fondò fu, tra l'altro, una casa di preservazione per ragazze madri. Il cardine centrale di questa attività fu l'Opera di Santa Zita fondata nel 1859. Aprì un Collegio professionale con ritiri estivi a Benevello d’Alba.
Francesco Faà di Bruno fu, inoltre, il fondatore della congregazione “Suore Minime di Nostra Signora del Suffragio”. La consegna delle mantelline alle prime postulanti avvenne nel 1869 ma le prime professioni solenni poterono avvenire solo nel 1893, dopo la sua morte, perché fu necessario attendere il riconoscimento ufficiale della Chiesa che, nel suo livello gerarchico, espresse inizialmente qualche diffidenza.
Fu amico di Don Bosco, il quale operava a Torino in quello stesso periodo.
Il 22 ottobre 1876 venne ordinato sacerdote. Desiderava questa ordinazione anche per seguire meglio la congregazione di suore. Diceva spesso: “Occorre vivere vicini a Gesù, penetrare il significato delle sue parole. Allora la vita sarà una fiamma d'amore debole, forse, ma accanto alla quale altri, almeno, potranno riscaldarsi le mani”.
Consumato dal servizio della scienza, della Chiesa e del prossimo, Francesco Faà di Bruno concluse la sua esistenza terrena a Torino, dopo soli cinque giorni di malattia, il 27 marzo 1888, poco dopo Don Bosco (31 gennaio 1888). Fin da subito ebbe fama di santità.
La sua tomba si trova nella chiesa di Nostra Signora del Suffragio a Torino, da lui stesso costruita nel 1867 in cristiana memoria dei caduti per l'unità d'Italia.
Francesco Faà di Bruno è stato proclamato Beato a Roma, il 25 settembre 1988, dal Servo di Dio Giovanni Paolo II.
Il Beato è Patrono del Corpo degli Ingegneri dell’Esercito Italiano.
Significato del nome Francesco: “uomo libero” (antico tedesco)
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