Giuseppe (Josef) Bilczewski nacque il 26 aprile 1860 a Wilamowice, presso Kęty, nell’odierna diocesi di BielskoŻywiec, già diocesi di Cracovia.
Ultimata la scuola elementare a Wilamowice e a Kęty, egli frequentò il ginnasio a Wadowice dove nel 1880 ottenne il diploma di maturità.
Il 6 luglio 1884 venne ordinato sacerdote a Cracovia dal Cardinale Albino Dunajewski.
Nel 1886 conseguì il dottorato in teologia all’Università di Vienna. Dopo ulteriori studi a Roma e a Parigi, nel 1890 sostenne l’esame di abilitazione all’Università Jaghellonica di Cracovia. Un anno dopo divenne professore di teologia dogmatica all’Università Giovanni Casimiro di Leopoli svolgendo anche, per un certo periodo, l’ufficio di decano della facoltà teologica e in seguito di rettore dell’Università stessa.
Come professore fu molto apprezzato dagli studenti e godeva nello stesso tempo la stima e l’amicizia dei suoi colleghi professori dell’Università. Si dedicava molto al lavoro scientifico e acquistò, nonostante l’età relativamente giovane, la fama di autorevole scienziato.
Le sue capacità straordinarie d’intelletto e di cuore furono notate dall’Imperatore d’Austria, Francesco Giuseppe, che presentò Mons. Giuseppe Bilczewski al Santo Padre come candidato alla sede metropolitana vacante di Leopoli.
Papa Leone XIII accolse positivamente la proposta dell’Imperatore e il 17 dicembre 1900 nominò il quarantenne Mons. Giuseppe Bilczewski Arcivescovo di Leopoli di rito latino.
La complessa situazione sociale, economica, etnica e religiosa rese impegnativa la cura della grande diocesi e richiese al Pastore una grande forza morale, una grande fiducia in Dio, una fede rinvigorita dal continuo contatto con Dio.
L’Arcivescovo Giuseppe Bilczewski si distinse per la grande bontà di cuore, la comprensione, l’umiltà, la pietà, la laboriosità e lo zelo pastorale che scaturivano dal suo immenso amore per Dio e per il prossimo.
Prendendo possesso dell’Arcidiocesi di Leopoli indicò, molto chiaramente, il suo programma pastorale che racchiuse nelle parole “sacrificarsi totalmente per la santa Chiesa”. Egli indicava, tra le altre cose, la necessità dello sviluppo del culto al Santissimo Sacramento e il frequente accostarsi alla Santa Comunione.
Una forma particolare dell’azione pastorale dell’Arcivescovo Bilczewski furono le lettere pastorali e gli appelli indirizzati ai sacerdoti e ai fedeli dell’Arcidiocesi. Trattava in essi i problemi della fede e della morale del tempo, nonché le questioni più attuali in campo sociale. Spiegava in essi i temi del culto all’Eucaristia e al Sacro Cuore di Gesù, la pratica della Confessione e l’importanza dell’educazione religiosa e morale dei bambini e dei giovani, nella famiglia e nella scuola. Insegnava l’amore per la Chiesa e il Santo Padre. Si preoccupava, soprattutto, di coltivare numerose e sante vocazioni sacerdotali. Vedeva il sacerdote, prima di tutto, maestro della fede e strumento di Cristo, un padre sia per i ricchi che per i poveri. Impersonando Cristo sulla terra, doveva essere ministro dei sacramenti. Per questo tutto il suo cuore doveva essere dedicato alla celebrazione dell’Eucaristia, per poter nutrire il popolo di Dio col Corpo di Cristo.
Esortava, spesso, i sacerdoti all’adorazione del Santissimo Sacramento. Nella lettera pastorale dedicata al culto dell’Eucaristia, invitava i sacerdoti a partecipare alle Associazioni sacerdotali: Associazione dell’Adorazione perpetua del Santissimo Sacramento e Associazione dell’aiuto alle Chiese cattoliche povere il cui scopo era rinvigorire lo zelo dei sacerdoti stessi. Dedicò anche molta cura alla preparazione dei bambini alla piena partecipazione alla Santa Messa, desiderando che ogni catechesi conducesse i bambini e i giovani all’Eucaristia.
L’Arcivescovo Giuseppe Bilczewski promosse la costruzione di chiese e cappelle, scuole e asili, sviluppò l’insegnamento per far crescere l’istruzione nei fedeli. Aiutava spiritualmente e materialmente le opere più significative che nascevano nella sua Arcidiocesi. La sua vita santa, colma di preghiera, di lavoro e di opere di misericordia fece sì che godesse di grande apprezzamento e rispetto da parte di tutte le confessioni, i riti e le nazionalità presenti in Arcidiocesi. Nel periodo del suo lavoro pastorale non sorsero conflitti nazionalistici o religiosi. Fu un propugnatore dell’unità, della concordia e della pace. Nelle questioni sociali stava sempre dalla parte del popolo e dei poveri. Insegnava che il fondamento della vita sociale deve essere la giustizia perfezionata dall’amore cristiano.
Durante la prima guerra mondiale, quando gli animi erano invasi da odio e da disprezzo, indicava alla gente l’amore infinito di Dio, capace di perdono di ogni sorta di peccato e di offesa. Ricordava la necessità di osservare i comandamenti di Dio e, in particolare quello dell’amore fraterno. Sensibile alle questioni sociali riguardanti la famiglia e la gioventù proponeva con coraggio la soluzione dei problemi in base ai comandamenti dell’amore di Dio e del prossimo. Durante i 23 anni del suo servizio pastorale, ha cambiato il volto dell’Arcidiocesi di Leopoli.
Solo la morte, avvenuta il 20 marzo 1923, ha messo fine alla sua vasta e lungimirante azione pastorale. Lasciò questo mondo godendo fama universale di santità. Secondo la sua volontà fu sepolto nel cimitero di Janów, chiamato il cimitero dei poveri, a Leopoli, desiderando riposare tra coloro per i quali era sempre stato padre e protettore.
Grazie all’impegno dell’Arcidiocesi di Leopoli fu istruito il processo di beatificazione e di canonizzazione. La prima tappa venne conclusa il 17 dicembre 1997 con la dichiarazione dell’eroicità delle virtù dell’Arcivescovo Giuseppe Bilczewski da parte del Servo di Dio Giovanni Paolo II.
Nel mese di giugno 2001 è stato riconosciuto, dalla Congregazione delle Cause dei Santi, come miracoloso, il fatto della rapida, duratura e inspiegabile “quoad modum” guarigione di Marcin Gawlik, ragazzo di 9 anni, da ustioni molto gravi, ottenuta da Dio per l’intercessione dell’Arcivescovo Bilczewski. Si apriva in tal modo la via per la beatificazione, che ebbe luogo il 26 giugno 2001, nella stessa Leopoli, durante la visita apostolica in Ucraina del Servo di Dio Giovanni Paolo II.
Papa Benedetto XVI, nella sua prima cerimonia di canonizzazione, lo ha proclamato santo il 23 ottobre 2005 in Piazza San Pietro.
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