Omelia sulla dormizione della Madre di Dio ; PG 19, 390-391
Bisognava che la Vergine fosse compagna del Figlio in tutto quello che riguardava la nostra salvezza. E come avendogli dato il sangue e la carne, in cambio fu resa partecipe dei suoi benefici, allo stesso modo condivise anche la sua angoscia e tutti i suoi dolori. Egli fu confitto alla croce ed ebbe il cuore trafitto dalla lancia ; a lei, come predisse il profeta Simeone, una spada trapassò il cuore.
Così, per prima divenne conforme, in una morte simile a quella del Salvatore (Rm 6, 5). Perciò prima di tutti fu partecipe anche della risurrezione. Infatti, dopo aver goduto della visione e del saluto del Figlio risorto che aveva annientato la tirannide dell'inferno, lo accompagnò quanto le fu possibile finché salì al cielo. E dopo l'ascensione del Salvatore fu reputata a tenere il posto di lui in mezzo agli apostoli e gli altri discepoli, aggiungendo così ai tanti benefici concessi agli uomini, quello di completare quel che mancava del Cristo (Col 1, 24), molto meglio di chiunque altro. A chi infatti conveniva tutto questo più che alla Madre ?
Ma bisognava che quell'anima santissima si staccasse da quel corpo altrettanto sacro. Lo lascia infatti, e si unisce all'anima del Figlio, luce creata alla luce increata. Il corpo poi, rimasto per poco sulla terra, salì anch'esso al cielo.
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