Giovanni Paolo II
Angelus, 6 febbraio 1994
Dio fin dal principio, ha creato l'uomo e la donna a sua immagine. Dice la Scrittura: "A immagine di Dio lo creò; maschio e femmina li creò" (Gen 1,27). E’ importante allora cogliere, nel libro della Genesi, questa grande verità: l'immagine di sé, che Dio ha posto nell'uomo, passa anche attraverso la complementarità dei sessi. L'uomo e la donna, che si uniscono in matrimonio, riflettono l'immagine di Dio e sono in qualche modo "rivelazione" del suo amore. Non solo dell'amore che Dio nutre verso l'essere umano, ma anche di quella misteriosa comunione che caratterizza la vita intima delle tre Persone divine.
Immagine di Dio si può considerare, inoltre, la stessa generazione, che fa di ogni famiglia un santuario della vita. L'apostolo Paolo ci dice che da Dio trae nome ogni paternità e maternità (Ef 3,15). E’ lui la sorgente ultima della vita. Si può dunque affermare che la genealogia di ogni persona affonda le radici nell'eterno. Nella generazione di un figlio i genitori agiscono come collaboratori di Dio. Missione veramente sublime! Non meraviglia pertanto che Gesù abbia voluto elevare il matrimonio alla dignità di sacramento, mentre San Paolo ne parla come di un "grande mistero", ponendolo in rapporto all'unione di Cristo con la sua Chiesa (Ef 5,32)
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