Narra l'Evangelista che i Magi, “videntes stellam” — nel rivedere la stella —, provarono una grandissima gioia. — Si rallegrano — figliolo —, con questa gioia immensa, perché hanno fatto quello che dovevano; e si rallegrano perché hanno la sicurezza di giungere da quel Re, che mai abbandona coloro che lo cercano. (Forgia, 239)
Videntes autem stellam, gavisi sunt gaudio magno valde; così il testo latino, con quell'ammirevole ripetizione: hanno scoperto nuovamente la stella e gioiscono di grandissima gioia. Perché tanta letizia? Perché essi, che non avevano mai dubitato, ricevono dal Signore la prova che la stella non era scomparsa: non potevano più contemplarla sensibilmente, ma l'avevano conservata sempre nell'anima. Tale è anche la vocazione del cristiano: se non si perde la fede e si mantiene la speranza in Gesù Cristo, che sarà con noi fino alla consumazione dei secoli, la stella riappare. E quando si comprova una volta di più la realtà della vocazione, nasce, più grande che mai, una gioia che aumenta in noi la fede, la speranza e l'amore.
Entrati nella casa, videro il Bambino con Maria, sua Madre, e prostratisi lo adorarono. Ci inginocchiamo anche noi dinanzi a Gesù, al Dio nascosto nell'umanità: gli ripetiamo che non vogliamo voltare le spalle alla sua divina chiamata, che non ci allontaneremo mai da Lui, che toglieremo dal nostro cammino tutto ciò che è di ostacolo alla fedeltà, che desideriamo sinceramente essere docili alle sue ispirazioni.
Tu, nel tuo intimo, e io con te — perché anch'io faccio la mia orazione interiore, con grida profonde e silenziose — stiamo dicendo al Bambino che desideriamo compiere la sua volontà, come quei servitori della parabola, affinché possa dire anche a noi: Rallegrati, servo buono e fedele.(E' Gesù che passa, 35)
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domenica 3 gennaio 2010
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