Meditazione sulla Passione VI, 13-15 ; PL 184, 747-752
Lungi da me l'idea che ci sia, per me, altro vanto che nella croce del Signore mio Gesù Cristo (Gal 6, 14). La croce è la tua gloria, la croce è il tuo impero. Sulle tue spalle è il segno della sovranità (Is 9, 5). Chi porta la croce, porta la gloria. Perciò la croce, che fa paura agli infedeli, è per i fedeli più bella di tutti gli alberi del paradiso. Cristo ha forse temuto la croce ? E Pietro ? E Andrea ? Al contrario l'hanno desiderata. Cristo si è lanciato verso di essa come prode che percorre la via (Sal 19, 6): « Ho desiderato ardentemente di mangiare questa Pasqua con voi prima della mia passione » (Lc 22, 15). Ha mangiato la Pasqua, soffrendo la sua passione, quando passò da questo mondo al Padre. Sulla croce mangiò e bevve, si inebriò e si addormentò... Chi potrebbe ormai temere la croce ?
Posso, Signore fare il giro del cielo e della terra, del mare e delle steppe, mai ti troverò se non sulla croce. Là, dormi, là, pasci il tuo gregge, là ti riposi al meriggio (Ct 1, 7). Su questa croce, colui che è unito al suo Signore canta con dolcezza : « Tu, Signore, sei mia difesa, tu sei mia gloria e sollevi il mio capo » (Sal 3, 4). Nessuno ti cerca, nessuno ti trova, se non sulla croce. O Croce di gloria, radicati in me, perché io sia trovato in te.
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