Il cammino di perfezione, ch. 17, 5-7
Santa Marta era santa, benché non si dicesse che fosse contemplativa. Cosa potete desiderare di più che assomigliare a questa beata donna, che meritò tante volte di possedere Gesù Cristo nostro Signore nella sua casa, di preparargli il cibo, di servirlo, di mangiare a tavola con lui ? Se fosse rimasta assorta come sua sorella, non ci sarebbe stato nessuno per preparare il pasto di questo divino ospite. Ebbene ! Figuratevi che il nostro monastero sia la casa di santa Marta e che sia necessario che vi siano vari uffici. Quelle che Dio conduce per mezzo della vita attiva non devono mormorare contro quelle che vedranno assorte nella contemplazione... Si considerino fortunate di servire insieme con Marta. Ritengano pure che la vera umiltà consiste, soppratutto, nell'accettazione sollicita di ciò che piace al Signore di ordinarci, e nella convinzione che siamo indegne di essere chiamate del nome dei suoi servi.
Dunque se contemplare, fare orazione mentale o vocale, curare i malati, servire negli impieghi della casa, darsi ai lavori anche i più umili non è altro che compiere i propri doveri riguardo all'ospite divino che viene ad allogiare, mangiare o riposarsi da noi, cosa ci importa servirlo in un modo o nell'altro ?
Sono ben lungi dal dire che non dovete sforzarvi di giungere alla contemplazione. Dico semplicemente che dovete esercitarvi in funzioni diverse. La contemplazione infatti non vi è concessa a vostro piacimento, ma a quello del Signore ... Lasciate fare il Padrone di casa.
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