Discorsi, 3, PL 52, 303-306, CCL 24, 211-215
Ecco che la fuga del profeta Giona lontano dal Signore (Gn 1, 3) diventa una figura profetica, e ciò che viene presentato come un naufragio funesto diventa il segno della Risurrezione del Signore. Il testo stesso della storia di Giona ci mostra bene come egli realizza pienamente la figura del Salvatore. Sta scritto che Giona « si mise in cammino per fuggire lontano dal Signore ». Il Signore stesso non ha forse rifiutato la condizione e l'aspetto della divinità , per assumere la condizione e l'aspetto dell'uomo ? Così dice l'Apostolo Paolo : « Pur essendo di natura divina, non considerò un tesoro geloso la sua uguaglianza con Dio ; ma spogliò se stesso, assumendo la condizione di servo » (Fil 2, 6-7). Lui che è Signore, ha rivestito la condizione di Servo ; per passare inosservato nel mondo, per essere vittorioso del demonio, ha fuggito lontano da se stesso, nell'uomo... Dio è dovunque : è impossibile fuggire lontano da lui. Per « fuggire lontano dal Signore », non in un'altro luogo ma, in un certo senso, in un'altro aspetto, Cristo si è rifugiato nel volto della nostra schiavitù, fino ad assumerlo totalmente.
Il testo prosegue : « Giona scese a Giaffa, dove trovò una nave per Tarsis ». Colui che scende, eccolo : « Nessuno è mai salito al cielo, fuorché il Figlio dell'uomo » (Gv 3, 13). Il Signore è sceso dal cielo verso la terra, Dio è sceso verso l'uomo, l'onnipotenza è scesa verso la nostra schiavitù. Ma Giona che scendeva verso la nave è dovuto salire in essa per viaggiare ; così Cristo, sceso in questo mondo, è salito, con le sue virtù e con i miracoli, nella nave della sua Chiesa.
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