giovedì 4 febbraio 2010

San Giuseppe da Leonessa

Sacerdote O.F.M.

Giuseppe (al secolo Eufranio Desideri) nasce a Leonessa (RI) l’8 gennaio 1556 da un'agiata famiglia di mercanti.
Famiglia importante, ma sfortunata: i genitori, Giovanni Desideri e Francesca Paolini, muoiono in breve tempo quando lui è ancora piccolo. Studia sotto la guida dello zio paterno Battista a Viterbo, poi si ammala e ritorna a Leonessa. Qui viene in contatto con i frati cappuccini e decide di prendere anche lui il saio rinunciando, seguendo l'esempio di S. Francesco, alle ricchezze famigliari.

Il 3 gennaio 1572, Eufranio entra nel convento di Assisi, fa il noviziato, a 17 anni già pronuncia i voti e prende il nome di fra Giuseppe.

Ordinato sacerdote, il 24 dicembre del 1580 ad Amelia (RI), intraprende un'intensa attività di predicazione nei territori appenninici tra Marche e l'Umbria, fino a quando, nel 1587, chiede ed ottiene da Pp Sisto V di recarsi a Costantinopoli per curare, confortare ed assistere i cristiani fatti prigionieri, per evangelizzare i turchi e lo stesso sultano. Quando tentò di avvicinarsi a quest'ultimo, che si chiamava Murad III, fu incarcerato e torturato: fu sottoposto al supplizio del gancio, a cui venne appeso con una mano ed un piede per ordine del sultano stesso; sfiorò il martirio. Dopo esser stato torturato fu espulso da Costantinopoli.

Ritornato in patria, riprese la predicazione con rinnovata lena. Si dedicò ai poveri e agli infermi, lottò contro le prepotenze e le ingiustizie, realizzando rifugi per ammalati e pellegrini ed istituendo i monti frumentari e quelli di pietà nei paesi pedemontani dove più misere erano le condizioni economiche della popolazione.

Fra Giuseppe era considerato un santo già in vita; i contemporanei gridarono al miracolo in più di una circostanza: famoso è rimasto quello della moltiplicazione delle fave.

Morì in fama di santità, dopo una malattia lunga e dolorosa, il 4 febbraio del 1612. La morte lo colse ad Amatrice, altro paese del reatino dove fu sepolto. Alla sua morte il barone Latino Orsini chiese ed ottenne che il pittore Pasquale Rigo si recasse da Montereale ad Amatrice per immortalare il santo.
L'immagine consegnata ai posteri dall'artista locale, a cui l'iconografia di San Giuseppe da Leonessa ha fatto costante riferimento nei secoli a venire, è oggi venerata nel paese di Vimdoli. Proprio il pittore Rigo nel gennaio del 1613 rilasciò la seguente dichiarazione al notaio Cipriano Rufino, che la avalla e la trasmette al tribunale ecclesiastico per il processo di canonizzazione: “.. l'anno passato, e proprio nel mese di febraro, ritrovandomi alquanto indisposto dalla polacra, che spesse volte mi soleva travagliare, fui chiamato per parte dell'università dell'Amatrice , che volese andare in detta terra per fare il ritratto del padre fra Giuseppe cappuccino da Leonessa, già poco prima morto; et io ritrovandomi impedito, come ho detto, recusai d'andare. (…) ecco che mentre uscì dalla messa, mi trovai guarito, e così ancorché fusse cattivissimo tempo di neve, ghiacci, venti, me ne andai alla istessa hora senza patire scomodità alcuna per il viaggio ne mai più (Iddio gratia) ho inteso dolore di detta infermità. Il che reputo a gratia fattami dal Signore per la intercessione di detto padre fra Giuseppe”.

Giuseppe da Leonessa fu beatificato da Pp Clemente XII, il 22 giugno 1737, e canonizzato da Pp Benedetto XIV, il 29 giugno 1746.

Gli abitanti di Leonessa, ritenendo più giusto che le spoglie del santo riposassero nella città d'origine, una notte del 1639 perpetrarono il “sacro furto”, trasportandone il corpo nel paese natio. Ancora oggi le spoglie del santo riposano nella chiesa barocca di San Giuseppe a Leonessa.
Alla processione di aprile, con il cuore del santo, partecipano moltissime persone; i festeggiamenti in suo onore si ripetono anche la seconda domenica di settembre.
S. Giuseppe da Leonessa è stato proclamato patrono delle missioni in Turchia, il 12 gennaio del 1952, da Pp Pio XII.

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