mercoledì 3 febbraio 2010

Dio non accetta le raffazzonature

È difficile gridare all'orecchio di ciascuno con un lavoro silenzioso, attraverso il fedele compimento dei nostri doveri di cittadini, per poi esigere i nostri diritti e metterli al servizio della Chiesa e della società. È difficile..., ma è molto efficace. (Solco, 300)

Cominciare è di molti; portare a termine è di pochi. Fra questi pochi dobbiamo esserci noi, che cerchiamo di comportarci da figli di Dio. Non dimenticatelo: soltanto i lavori ultimati con amore, completati bene, meritano le parole di elogio del Signore, che si leggono nella Sacra Scrittura: Meglio la fine di una cosa che il suo principio (…)

Molti cristiani hanno smarrito la convinzione che l'integrità di Vita, richiesta dal Signore ai suoi figli, esige una cura autentica nell'adempimento dei propri compiti, che devono essere santificati, fino ai dettagli più minuti.Non possiamo offrire al Signore cose che, pur con le povere limitazioni umane, non siano perfette, senza macchia, compiute con attenzione anche nei minimi particolari: Dio non accetta le raffazzonature.. Non offrirete nulla con qualche difetto, ammonisce la Sacra Scrittura, perché non sarebbe gradito [Lv 22, 20], Pertanto, il lavoro di ciascuno, il lavoro che impiega le nostre giornate e le nostre energie, dev'essere un'offerta degna per il Creatore, operatio Dei, lavoro di Dio e per Dio: in una parola, dov'essere un'opera completa, impeccabile.A ben guardare, fra le molte lodi che di Gesù hanno intessuto coloro che ebbero modo di contemplare la sua vita, ve n'è una che, in un certo modo, le riassume tutte. Mi riferisco all'esclamazione, piena di meraviglia e di entusiasmo, che sorse spontaneamente dalla folla, testimone attonita dei suoi miracoli: Bene omnia fecit [Mc 7, 37], ha fatto tutto ammirevolmente bene: i grandi prodigi e le cose piccole, quotidiane, che non lasciano stupefatti, ma che Cristo ha compiuto con la pienezza di chi è perfectus Deus, perfectus homo [Simbolo Quicumque], perfetto Dio e uomo perfetto. (Amici di Dio, 55-56)

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