giovedì 10 dicembre 2009

Il Regno dei cieli soffre violenza e i violenti se ne impadroniscono

San Gregorio Magno (circa 540-604), papa, dottore della Chiesa
Omelia per l'Avvento n°20

Giovanni ci richiama a grandi opere con le parole: « Fate frutti degni di penitenza », e ancora: « Chi ha due tuniche, ne dia una a chi non ne ha ; e chi ha del cibo faccia altrettanto (Lc 3,8.11). Si può ormai capire che cosa voglia dire la Verità, quando dice : « Dai giorni del Battista a oggi il regno dei cieli è esposto alla violenza, e i violenti lo conquistano ».
E queste parole di divina sapienza devono essere studiate.
Come può subir violenza il regno dei cieli? Chi può farla questa violenza? E se il regno dei cieli può essere esposto alla violenza, perché lo è solo dal tempo del Battista e non da prima?
L'antica Legge... poteva colpire chiunque con la sua severità, ma non risuscitava nessuno attraverso la penitenza. Poiché però Giovanni Battista, precorrendo la grazia del Redentore, predica la penitenza affinché il peccatore, morto per la colpa, riviva attraverso la conversione, si capisce perché il regno dei cieli sia esposto alla violenza solo a partire da Giovanni Battista. Che cosa è poi il regno dei cieli se non la dimora dei giusti? Sono i giusti che hanno diritto al premio eterno; sono i miti, gli umili, i casti, i misericordiosi che entrano nella gioia celeste. Sicché quando un superbo, un dissoluto, un iracondo, un empio o crudele fa penitenza, riceve la vita eterna ed entra anch'esso in quel mondo precedentemente a lui estraneo. Così, dal tempo del Battista il regno dei cieli è esposto alla violenza e i violenti lo conquistano, perché colui che chiamò i peccatori alla penitenza, che altro fece se non insegnare a forzare il regno dei cieli?
Fratelli carissimi... riflettiamo anche noi su tutto il male che abbiamo fatto : impadroniamoci dell'eredità dei giusti attraverso la penitenza. Il Signore vuole accettare questa violenza da parte nostra : Egli vuole che ci impadroniamo in tal modo del Regno che non ci era dovuto in base ai nostri meriti.
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