Giacobbe generò Giuseppe, lo sposo di Maria, dalla quale è nato Gesù, chiamato Cristo. Così fu generato Gesù Cristo: sua madre Maria, essendo promessa sposa di Giuseppe, prima che andassero a vivere insieme si trovò incinta per opera dello Spirito Santo. Giuseppe suo sposo, poiché era uomo giusto e non voleva accusarla pubblicamente, pensò di ripudiarla in segreto. Mentre però stava considerando queste cose, ecco, gli apparve in sogno un angelo del Signore e gli disse: «Giuseppe, figlio di Davide, non te- mere di prendere con te Maria, tua sposa. Infatti il bambino che è generato in lei viene dallo Spirito Santo; ella darà alla luce un figlio e tu lo chiamerai Gesù: egli infatti salverà il suo popolo dai suoi peccati». Quando si destò dal sonno, Giuseppe fece come gli aveva ordinato l'angelo del Signore e prese con sé la sua sposa
Per l’ebreo la storia si esprime in termini di genesi, di generazione.
Nella Bibbia c’è una sola storia, quella di una promessa fatta da Dio ad Abramo, padre dei credenti (cf. Is 51,1- 2), manifestatasi nel re Davide (cf. Is 9,6; 11, 1-9) e adempiuta in Gesù (cfr Gal 3,28-29).
La genealogia mette in evidenza la continuità tra la storia d’Israele e la missione di Gesù e ci prepara a capire il vangelo, secondo il quale la Chiesa fondata da Gesù (Mt 16,18) è il vero Israele di Dio e l’erede di tutte le sue promesse.
Al versetto 16 la struttura dell’albero genealogico bruscamente si spezza. Stando al susseguirsi delle generazioni precedenti, avremmo dovuto leggere: Giacobbe generò Giuseppe e Giuseppe generò Gesù. Leggiamo invece: «Giacobbe generò Giuseppe, lo sposo di Maria, dalla quale fu generato (da Dio) Gesù chiamato il Cristo».
Questo verbo in forma passiva «fu generato» (in greco
eghennethe ) esprime l’azione di Dio, che verrà richiamata
esplicitamente nel brano seguente: «Quel che è gene
rato in lei viene dallo Spirito santo» (Mt 1,20).
Nella genealogia di Gesù Cristo, Matteo ci ha dato una visione teologica del susseguirsi delle generazioni. Ora
prosegue questa sua concezione presentando il ruolo e la missione di Giuseppe dal punto di vista di Dio. Giuseppe
è un uomo giusto (v. 19). Il suo problema non è principalmente la situazione nuova che si è creata con la sua promessa sposa Maria, ma il suo rapporto
con questo bambino che sta per nascere e la responsabilità che egli sente verso di lui. Giuseppe è detto giusto perché sintetizza
nella sua persona l’atteggiamento dei giusti dell’Antico Testamento e in particolare quello di Abramo (cf. Mt 1,20-21 con Gen 17,19).
La giustizia di Giuseppe non è quella «secondo la legge» c
he autorizza a ripudiare la propria moglie, ma quella
«secondo la fede» che chiede a Giuseppe di accettare in Maria l’opera di Dio e del suo Spirito e gli impedisce di
attribuirsi i meriti dell’azione di Dio.
Di sua iniziativa Giuseppe non ritiene di poter prendere con
sé una persona che Dio si è riservata. Egli si ritira di
fronte a Dio, senza contendere, e rinuncia a diventare lo sposo di Maria e il padre del bambino che sta per nascere; per questo decide di rinviare segretamente Maria alla sua famiglia. Giuseppe è giusto di una giustizia che scopriremo nel seguito del vangelo, quella che si esprime nell’amore dato senza discriminazioni a chi lo merita e a chi non lo merita (Mt 5,44-48) ed è riassunto nella «regola d’oro»: «Tutto quanto volete che gli uomini facciano a voi, anche vo
i fatelo a loro» (Mt 7,12).
L’uomo giusto è misericordioso
come Dio è misericordioso.
La crisi di Giuseppe ha lo stesso significato dell’obiezione
di Maria in Luca 1,29. Maria era turbata perché non
sapeva che cosa significasse il saluto dell’angelo. Giuseppe è incerto perché non sa spiegarsi ciò che è avvenuto
in Maria. Maria può chiedere la spiegazione all’angelo, ma Giuseppe non sa a chi rivolgersi; per questo decide di
mettersi in disparte aspettando che qualcuno venga a liberarlo dalle sue perplessità.
Matteo mette in rilievo l’identità messianica di Gesù affermando la sua discendenza da Davide, al quale Dio aveva promesso un discendente che avrebbe regnato in eterno sulla casa di Giacobbe (cf. Lc 1,33; 2Sam 7,16).
Quindi, secondo la genealogia, Gesù è il discendente di Davide
non in virtù di Maria, ma di Giuseppe (v. 16). È per
questo che Matteo presenta Giuseppe come destinatario dell’annuncio con il quale gli viene dato l’ordine di prendere Maria con sé e di dare il nome a Gesù. Giuseppe, ricono
scendo legalmente Gesù come figlio, lo rende a tutti gli
effetti discendente di Davide. Gesù verrà così riconosciuto
come figlio di Davide (Mt 1,1; 9,27; 20,30-31; 21,9;
22,42).
Il nome di Gesù significa «Dio salva». La promessa di
salvezza contenuta nel nome di Gesù viene presentata in
termini spirituali come salvezza dai peccati (v. 21). Anche per Luca la salvezza portata da Gesù consiste nella remissione dei peccati (Lc 1,17). In queste parole c’è il netto
rifiuto di un messianismo terreno: Gesù non è venuto a
conquistare il regno d’Israele o a liberare la sua nazione dalla dominazione straniera.
La singolarità dell’apparizione dell’angelo consiste nel fatto che essa avviene in sogno.
Matteo forse presenta
Giuseppe secondo il modello del patriarca Giuseppe, viceré d’Egitto (Gen 37,5ss). La cosa importante è che
l’apparizione dell’angelo chiarisce con sicurezza che la direttiva viene da Dio.
Giuseppe, uomo giusto, si desta dal sonno e agisce.
L’
esecuzione descrive la sua obbedienza. Pur prendendo
con sé Maria, egli non la conosce. Il conoscere indica già in Gen 4,1 il rapporto sessuale.
L’imposizione del nome di Gesù ad opera di Giuseppe assicura di fronte alla legge la discendenza davidica del
figlio di Maria.
Padre Lino Pedron
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