venerdì 3 gennaio 2014

Ecco l’agnello di Dio

Gv 1,29-34 
Il giorno dopo, vedendo Gesù venire verso di lui, disse: «Ecco l'agnello di Dio, colui che toglie il peccato del mondo! Egli è colui del quale ho detto: «Dopo di me viene un uomo che è avanti a me, perché era prima di me». Io non lo conoscevo, ma sono venuto a battezzare nell'acqua, perché egli fosse manifestato a Israele». Giovanni testimoniò dicendo: «Ho contemplato lo Spirito discendere come una colomba dal cielo e rimanere su di lui. Io non lo conoscevo, ma proprio colui che mi ha inviato a battezzare nell'acqua mi disse: «Colui sul quale vedrai discendere e rimanere lo Spirito, è lui che battezza nello Spirito Santo». E io ho visto e ho testimoniato che questi è il Figlio di Dio». 

Per comprendere bene la testimonianza di Giovanni Battista, bisogna chiarire cosa significa il termine "giudei". Nel linguaggio del Vangelo di Giovanni, essi sono i capi religiosi che entrano in polemica con Gesù, sono gli avversari di Gesù e di Giovanni Battista, sono i rappresentanti del mondo che non crede. Essi vanno distinti dagli "israeliti", che sono invece quelli che ascoltano la parola di Gesù (cfr Gv 1,47) e sono i "poveri di Dio", il "resto d’Israele" che attende il Messia. 
La delegazione, composta da persone autorevoli, come sacerdoti e leviti, pone al Battista la fondamentale do- manda della sua identità: "Tu chi sei?". Giovanni confessa con schiettezza di non essere il Cristo, il Salvatore atte- so da Israele. A questa prima risposta negativa seguono altre domande deg li inviati: "Chi sei allora, sei Elia?...Sei tu il profeta?" (v. 21). Il Battista risponde con prontezza e decision e anche a queste domande. Egli non è Elia o il Profeta, personaggi attesi per il tempo messianico. Il disorientamento dei suoi interlocutori è grande. Agli inviati, che ancora una volta cercano una spiegazione sul- la sua identità, presenta sé stesso con le parole d’Isaia: "Voce di uno che grida nel deserto" (v. 23), e prepara la via al Cristo, vera salvezza. 
Egli è la voce che invita a ritornare nel deserto per preparare spiritualmente il cammino al Messia. Egli non richiama l’attenzione su di sé, ma su colui che sta per arrivare. I giudei, però, non sono soddisfatti delle sue risposte e gli domandano ancora: "Perché dunque battezzi, se tu non sei il Cristo, né Elia, né il Profeta?" (v. 24). Ed egli con la sua precisa risposta giustifica il suo operato e la sua missione: "Io battezzo con acqua" (v. 26). Giovanni prat ica questo rito perché ogni uomo si disponga ad accogliere la rivelazione del salvatore d’Israele. 
La definitiva conferma che egli non è il Messia, Giovanni la dà ai suoi interlocutori affermando che il Cristo è già presente in mezzo al popolo. Egli non accosta la sua persona a quella del Salvatore per fare un confronto, ma solo per mettere in risalto la grandezza e la dignità del Cristo . La sua vita ha dimensioni d’eternità e Giovanni non è de- gno di rendergli il più umile dei servizi, come quello di slacciare i sandali, che pure era un compito riservato agli schiavi. 
La subordinazione del Battista a Gesù è totale. Con la parola e con la vita egli offre al Messia una testimonianza che cerca di suscitare la fede di tutti verso il grande scono sciuto che vive tra gli uomini e che essi non conoscono. La sua umiltà e la sua fedeltà sono esemplari: egli allontana sempre più l’attenzione e lo sguardo da sé per orienta- re tutti verso il suo Signore. 
Padre Lino Pedron
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