martedì 12 novembre 2013

Medjugorje: Omelia della Santa Messa serale di padre Ljubo Kurtovc 10-11-2013

Fratelli e sorelle, 
Gesù poteva aiutare soltanto coloro che lo avvicinavano col cuore aperto, col cuore raccolto. Chi lo avvicinava col cuore falso, come i Sadducei nel Vangelo, vediamo subito che entrano in conflitto, ci sono incomprensioni. Davanti alla falsità Gesù è impotente. In un passo del Vangelo secondo Giovanni leggiamo: “Gesù, conosceva tutti e non aveva bisogno che qualcuno gli desse testimonianza su un altro. Egli infatti sapeva ciò che c’è in ogni uomo. L’uomo ha una terribile capacità di essere falso, ipocrita. Il profeta Geremia lo descrive dicendo: “Più fallace di ogni cosa è il cuore e difficilmente guaribile. Chi lo può conoscere?” Gesù, come Dio, conosce le profondità del cuore umano. Davanti a Dio non possiamo e non dobbiamo nasconderci.
Nel Vangelo abbiamo incontrato i Sadducei che vengono da Gesù con una domanda pensata prima e con il caso di una donna che si era sposata per sette volte: ha sposato sette fratelli! Teoricamente questo è possibile, ma i Sadducei hanno inventato questo caso. Siccome loro non credono nella risurrezione dei morti, entrano in dialogo con Gesù per metterlo alla prova e per scoprire la sua posizione in ciò che lui insegna. Hanno chiesto dunque a Gesù: “La donna nella risurrezione di chi sarà moglie, poiché tutti e sette l’hanno avuta in moglie? Siccome il loro cuore è chiuso, non credono nella risurrezione: per loro l’unica possibile eternità è nel generare i figli, di vivere nei figli, nella discendenza.
Gesù distrugge questo loro cerchio chiuso, allarga la vista e rivela come nella natura umana non è impressa una eternità limitata, biologica, ma un’eternità di Dio: Dio stesso! L’argomento di Gesù contro i Sadducei è la Sacra Scrittura, lo stesso Mosè, con il quale contesta i Sadducei che Dio è il Dio dei viventi e non dei morti: il Signore è il Dio di Abramo, il Dio di Isacco e il Dio di Giacobbe. Dio non è Dio dei morti, ma dei viventi! In questo sta l’ultimo motivo della Risurrezione, il segreto dell’Eternità: Dio appartiene a loro, Abramo, Isacco e Giacobbe. Lui è Dio dei vivi e i vivi appartengono a Lui. Può forse Dio dimenticare coloro attraverso i quali ha rivelato il suo Nome e il suo Amore? Può forse Dio dimenticare te, nel quale ha impresso la sua immagine? Questo collegamento è talmente forte che il Signore fa in modo che il loro nome, loro che Dio ama, diventano parte del suo nome, Dio che è più forte della morte. E’ talmente umile che considera i suoi amici parte di se stesso. Dio, legando così la sua eternità con la nostra eternità dimostra che ciò che vince la morte non è la vita, ma l’Amore, l’Amore di Dio, capace di risuscitare i morti, Dio di Abramo, di Isacco e di Giacobbe, Dio che è mio e tuo, che vive soltanto se Abramo, Isacco e Giacobbe vivono. Dio vive solo se io e tu viviamo.
Fratelli e sorelle, l’uomo è curioso. Nella nostra curiosità possiamo domandarci come sarà il Cielo? Nessuno di noi è stato nell'aldilà per raccontarci com'è il Cielo. Né la Bibbia, né Gesù descrivono il Cielo, non rispondono alla nostra curiosità, ma ci invitano ad aver fiducia nelle sue promesse dell’Eternità. Non siamo invitati a inventare il Cielo, ma siamo invitati a credere al Cielo, credere nella promessa di Gesù: “Vado a prepararvi un posto. Vado dal Dio mio e dal Dio vostro, dal Padre mio e Padre vostro,”
In un Messaggio la Madonna dice: “Cari figli, soltanto nella preghiera sarete vicini a me e al mio Figlio e vedrete come è breve questa vita. Soltanto nella preghiera, nascerà nel vostro cuore il desiderio per il Cielo.” Con i piedi per terra, ma con il cuore rivolto verso il Cielo. La beatitudine eterna non è semplice continuazione delle gioie terrene. L’altra vita è veramente un’altra vita, una vita diversa, vita di una qualità diversa. E’ compimento di tutte le aspettative umane, desideri umani, che l’uomo ha sulla terra: è immensamente di più, su un altro livello. “Ciò che l’orecchio non ha sentito, l’occhio non ha visto, il cuore desiderato, Dio ha preparato per coloro che gli credono.” Così dice la Sacra Scrittura!
Gesù dice e risponde ai Sadducei: “Quelli che sono giudicati degni della vita futura , della risurrezione dai morti non prendono né moglie né marito. Infatti non possono più morire perché sono uguali agli Angeli. Può sembrare che questa risposta di Gesù annulla la speranza di tanti coniugi che hanno sperimentato la morte del marito o della moglie. Il Sacramento del Matrimonio non termina con la morte, ma diventa trasformato, spirituale, dove non ci saranno più quelle difficoltà che accompagnano questa vita sulla terra. Come in Cielo non sono cancellati i rapporti tra i genitori e i figli, tra gli amici, perché con la morte la vita vien cambiata e non tolta, questo si può dire anche per il Sacramento del Matrimonio, che fa parte della vita umana. Che cosa dirà chi ha avuto un’esperienza forse negativa qui sulla terra? Nel Matrimonio hanno vissuto incomprensioni, sofferenze, ferite nel Matrimonio, nel passaggio dal nostro tempo all'Eternità il bene rimane e il male sparisce. In Cielo spariscono tutte le sofferenze, i dolori, le ferite che hanno fatto l’uno o altro. In Dio tutto sarà comprensibile, tutto sarà perdonato e scusato. Ciò che era una donazione autentica, un amore autentico non sparirà, ma rimarrà. Su in Cielo non ci sarà più competizione nell'amore, non ci sarà più gelosia, concorrenza, minacce gli uni agli altri, ma libertà, pace e amore,che soltanto il Signore può dare. Preghiamo il Signore per avere la grazia, per poterci decidere per il Cielo già qui sulla terra, perché in Cielo si entra già qui e non dopo la morte. Quando ci decidiamo per il bene, per ciò che è giusto, veritiero, ci siamo decisi per il Cielo e il Cielo, Dio stesso, può dimorare dentro di noi. 
Amen.
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